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I codici estense


 

 


La Spagna o Imprese di Carlo Magno
 

Biblioteca Ariostea - I codici Estensi
Classe II 132

Membr., guardie cart.; fascicoli legati; 1452-1453 desumibile; cc. III + 196 + III'; mm 265 x 195 (c. 1).

Carte: Cartulazione a cifre arabe scritta a lapis eseguita da M. B. (2003) e collocata nel margine inferiore esterno che ripristina la cartulazione precedente non più visibile dopo il restauro.

FASCICOLAZIONE: 20 quinterni (cc. 1-198).

FORATURA: per squadratura.

RIGATURA: tracciata ad inchiostro chiaro.

SPECCHIO RIGATO: tipo A. Derolez n. 21, c. 51r presa in esame: mm 187 x (7 + 105), marg. sup. 23, inf. 58, int. 28, est. 47.

RIGHE: in numero di 36; non utilizzato il primo rigo.

DISPOSIZIONE DEL TESTO: a piena pagina.

RICHIAMI: verticali.
datime (c. 8) [non coerente], e iugnendo (c. 19), Salamon (c. 39), Io ti farò (c. 49), poi nela (c. 59), Orlando che (c. 69), e una (c. 79), i son quel (c. 89), Incominçiarsi (c. 99), Legiendol (c. 109), Alora sonaron (c. 119), dicendo l'uno (c. 129), Ghion si fece (c. 139), giungnendo di[sse] (c. 149), dicendo conte (c. 159), per saçenti (c. 169), Orlando vede (c. 179), Orlando per (c. 189).

SCRITTURA E MANI: Scrittura semigotica appartenente ad un'unica mano. Inchiostro marrone. Alcuni versi sono stati ripassati ad inchiostro nero da altra mano posteriore.

DECORAZIONE: 1452-1453. Iniziali filigranate, ornate. Pagine ornate: 1, c. 1r. Presenza di oro. Miniature di scuola ferrarese realizzate da Giorgio d'Alemagna. Frontespizio riccamente miniato a c. 1r. Iniziale maggiore figurata a c. 1r (A) raffigurante Carlo Magno. Iniziali maggiori miniate alle cc. 1r (A), 9v (V), 17v (V), 23r (G), 35v (I), 41v (O), 64v (A), 70v (S), 76r (O), 94r (O), 99v (S), 118r (O), 124r (V), 129v (V), 136r (M), 148r (C), 153 (M), 158v (G), 170v (O), 188r (G), 193v (I). Alle cc. 12r, 47v [P], 59v, 82v, 88r, 105v, 112r [G], 142v, 164v, 176v [G], 182v [Q] sono state asportate le iniziali miniate. Iniziali minori rosse filigranate in viola alternate regolarmente ad iniziali minori blu filigranate in rosso cinabro. Segni di paragrafo blu e rosso cinabro usati alternativamente.

LEGATURA: 1900-1930. Coperta (mm 290 x 210) a mezza legatura in pelle marrone a piatti rigidi di faesite. Dorso mobile a cinque nervature fittizie con corona impressa al centro di cinque compartimenti con relativi motivi ornamentali impressi negli angoli. Decorazione della coperta: a secco. Il secondo compartimento riporta, tra due filetti paralleli di foglie dorate, il titolo impresso a lettere d'oro. Elementi metallici: fermagli in lamina di rame battuto.

RESTAURO: Il manoscritto è stato sottoposto a trattamento di restauro nell'aprile 2003 presso il Laboratorio di Restauro "Il Segnacolo" di C. Agù di Modena.

STORIA DEL MANOSCRITTO:
Prezioso codice estense intitolato La Spagna, o Imprese di Carlo Magno . E' un poema cavalleresco in ottave costituito da trentaquattro canti, scritto in lingua volgare, che Francesco Saverio Quadrio attribuì a Sostegno di Zenobi da Firenze. Il manoscritto, che appartenne al duca Borso d'Este, venne commissionato dal medesimo e confezionato a Ferrara entro l'anno 1453, come è attestato dai documenti pervenutici della Camera Ducale Estense. Dalle testimoniane documentarie emerge infatti che le miniature del codice furono eseguite da Giorgio d'Alemagna su incarico di Borso.
Il codice si apre con un frontespizio (c. 1r) a piena pagina con fregi riccamente decorati secondo lo “stile” che identifica la miniatura ferrarese. In evidenza l'iniziale figurata (A) incipitaria del poema in cui è rappresentato Carlo Magno in armatura, la cui tipologia fisica è certamente un richiamo a Pisanello. Mentre il fregio laterale sinistro della cornice presenta una piena decorazione, e solo nel suo angolo inferiore inserita in un oculo è raffigurata una lepre ripresa anch'essa dagli studi realizzati dal Pisanello, il fregio laterale destro presenta cinque medaglioni, il primo e il quinto a foggia rotonda, gli altri ovale. Nel primo medaglione è rappresentato il paraduro , steccato d'oro, con una zucca appesa in funzione di idrometro, i cui pali confitti nell'acqua svolgono un ruolo di protezione dalle acque del Po ed inoltre esprimono la continua esigenza di fare ricorso ad opere di bonifica e di tutela del territorio estense. Nel secondo è raffigurato il busto di profilo dell'imperatore di Bisanzio Giovanni VIII Paleologo, con il caratteristico copricapo ( skiadon o kamelaukion ), la cui effige è certamente stata esemplata sulla medaglia in bronzo eseguita da Pisanello. Il terzo medaglione mostra l' impresa del liocorno: animale fantastico che seduto sul bordo dell'acqua, all'ombra di una palma da datteri ( dattararo ) su un isolotto recintato da un graticcio di siepe - ulteriore impresa posta in maggiore evidenza al centro del fregio superiore - immerge il suo corno nelle acque purificandole e rendendole limpide. Il quarto medaglione raffigura, presumibilmente, il duca Borso d'Este, di profilo, con l'elmo sul capo sopra il quale è appoggiata un'aquila bianca. Chiude la serie, l'ovale in cui è raffigurato il batesmo , fonte battesimale esagonale munito di una ciotola che galleggia sulla superficie dell'acqua, che sta a simboleggiare la fede religiosa.
Nel bas de page due putti alati sorreggono lo stemma di Borso a scudo inquartato: nel primo e nel quarto quarto l'aquila nera dell'impero bicipite, coronata in campo oro; nel secondo e nel terzo quarto i tre gigli d'oro di Francia, con bordura inchiavata nei colori rosso e oro; al centro uno scudetto con l'arma del casato: l'aquila bianca (oramai non più visibile). Lo stemma così come è composto è risultato essere un elemento determinante ai fini della datazione del codice. Come riporta Giovan Battista Pigna, nell' Historia de Principi di Este , il 18 maggio dell'anno 1452 Borso venne insignito dall'imperatore Federico III, che si trovava in visita a Ferrara, del ducato di Modena e Reggio e della contea di Rovigo ed ottenne inoltre numerosi privilegi fra i quali la facoltà di apporre le due Aquile Imperiali incoronate al posto dei gigli di Francia, come sono disposte nello stemma. Ragion per cui il codice non può che essere stato commissionato a posteriori rispetto al conferimento dei privilegi ottenuti e propagandati da Borso, tuttavia deve essere stato confezionato entro il 9 ottobre 1453 come testimonia il Registro dei Debitori e Creditori della Camera Ducale Estense.
Portata a termine l'opera di alluminatura, il manoscritto venne affidato all'abilità di Nicolò Nigrisoli cartolaro affinché venisse rilegato in «brasilio stampato a la fiorentina et broca per suxo dito curame de oro fino, recapitolada de seda de più coluri, messa de oro fino cum 4 azuli de otone con li azuli de seda» come ci viene descritto dalle fonti documentarie. Testimonianza importante se si considera che è tutto ciò che ci resta della coperta originale; attualmente il codice presenta una legatura realizzata n el XX secolo, presumibilmente nel primo trentennio, con mezza coperta in pelle marrone a piatti rigidi di faesite.
I percorsi del codice, ricostruibili nelle sue linee essenziali, sono comunque connessi alla storia della casa d'Este. Difatti lo ritroviamo nell'inventario della libreria del duca Ercole I, redatto nel 1495 da Girolamo Giglioli. Da questo elemento si evince che, dopo la morte di Borso, il manoscritto confluì nella biblioteca privata del nuovo signore di Ferrara. Nel 1598, a seguito della devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio con la conseguente dipartita degli Estensi dalla città di Ferrara per raggiungere Modena, assurta a nuova capitale del Ducato oramai considerevolmente ridimensionato nei suoi territori, il codice, come del resto l'intero e cospicuo patrimonio librario ed archivistico, prese la via di Modena insieme agli Estensi. Poi il silenzio fino circa alla metà del Settecento quando il manoscritto, a testimonianza del Quadrio, che ce ne dà notizia nella sua opera Della storia e della ragione d'ogni poesia, ricompare nella raccolta dell'arciprete Girolamo Baruffaldi (1675-1755), prima di confluire nella Biblioteca Pubblica, ora Ariostea, ove è attualmente conservato.

Il secondo compartimento del dorso riporta, tra due filetti paralleli di foglie dorate, il titolo impresso a lettere d'oro: «IMPRESE DI CARLO MAGNO».



(cc. 1r-198v)

TITOLO AGGIUNTO: Imprese di Carlo Magno (sul dorso)

Si veda [ P. Cavalieri ], Codices..., pp. 234-235.


Testo
inc.: Altissimo Signore eterno lume/ (c. 1r)
expl.: Gloria Patri e Filio e Spirito Santo./ (c. 198v)



BIBLIOGRAFIA NON A STAMPA

Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea (BCAFe) , Codices Manuscripti Bibliothecae Pub. Ferrariensis, 1815, pp. 234-235. [= P. Cavalieri ]

BCAFe, Manoscritti della Biblioteca di Ferrara illustrati e descritti , in Busta Antonelli 5, scheda n. 511.

BCAFe, Catalogo Manoscritti Classe II, (dattiloscritto) n. 132.

 

BIBLIOGRAFIA A STAMPA

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