Marica Peron

I luoghi di culto più cari
alla religiosità di Lucrezia
e le loro trasformazioni nel tempo:

i conventi di S. Silvestro,
S. Bernardino e Corpus Domini.

 

 

I complessi di S. Silvestro e di S. Bernardino non esistono più da lungo tempo.

La loro primigenia destinazione a luoghi di culto subì con il trascorrere del tempo, il verificarsi di avvenimenti e sconvolgimenti storici e politici determinanti, quali: il periodo dell’occupazione napoleonica (ma anche la Restaurazione e l’Unità d’Italia) che sull’onda dei principi emanati dalla rivoluzione francese introdusse la soppressione degli ordini religiosi e ne decretò, insieme a molti altri complessi e comunità di fede, la loro chiusura e l’incameramento dei beni con altra destinazione d’uso, prevalentemente ad accasermamento militare, poi, in successione, ad uso civile.

Al loro posto trovano attualmente ubicazione manufatti che fanno parte del complesso dell’Arcispedale S. Anna, sul fronte di Corso Giovecca e via Mortara, edificati a partire dal 1910, anno di fondazione del nostro attuale nosocomio costruito in sostituzione dell’obsoleto ospedale che sorgeva nel centro della città, in prossimità del castello.

La vicenda relativa alla trasformazione e perdita dei due monasteri può essere seguita fra gli atti conservati nell’Archivio Storico del Comune di Ferrara.

A seguito del provvedimento del 3 Nevoso anno VII Repubblicano [23.12.1798] emanato dalla Repubblica Cisalpina, fu dichiarato lo stato laicale delle suore e il loro allontanamento, dopo la soppressione dei due ordini religiosi, e la conseguente demanializzazione dei loro beni, per cui i conventi di S. Silvestro e S. Bernardino vengono destinati ad ospitare le truppe di occupazione.

Il complesso conventuale di S. Silvestro, totalmente o almeno in parte rimane destinato ad uso militare fin dal 1798, ma conservava nella chiesa opere d’arte.

L’Agenzia dei Beni Nazionali del Basso Po riferisce alla Municipalità Centrale che "Ben volentieri aderisco ai vostri inviti per la Chiesa di S. Silvestro[…] Mi è però impossibile di darla a vostra disposizione entro la giornata d’oggi, essendovi delle pitture preziose, ed altro Mobili da levarsi. Nonostante io darò tutte le disposizioni, perché al più presto venghi evacuata. Vi faccio poi riflettere, o Cittadini, che vi sono degli Altari, uno di Marmo, e due di Legno, che lasciandoli, sicuramente sarebbero esposti ad essere rovinati…Soggiungo di più esservi la Chiesa interna di maggior ampiezza dell’Esterna, quale al presente si trova chiusa, e se al comando Militare potesse essere sufficiente sul momento questa si potrebbe mettere alla di lui disposizione". [3.6.1801]

A stretto giro di corrispondenza viene assicurata dalla Municipalità la diramazione di ordini per lo sgombero immediato della chiesa esterna di S. Silvestro

Con il passare degli anni, a seguito di incalzanti sconvolgimenti storico-politici, gli immobili non più utilizzati per fini militari vengono posti in vendita. E’ il caso della chiesa di S. Silvestro e del suo campanile per i quali il proprietario dell’epoca chiede alla Commissione d’Ornato l’autorizzazione ad abbatterli in quanto cadenti (Ferrara, 19 gennaio 1848): "Il sottoscritto Felice Munari essendo divenuto proprietario della così detta Chiesa di S. Silvestro in Giovecca e dell’annesso Campanile si trova nella necessità di passare alla sua demolizione attesoche trovasi in pessimo stato…Dimanda quindi il relativo permesso estensivo anche al Campanile, che non essendo più integro per avergli tolta la cupola in passato non presenta che un cattivo aspetto contrario al bell’Ornato…"

L’Ingegnere e Architetto della Comunità di Ferrara, Giovanni Tosi, avversa la richiesta di demolizione della chiesa e campanile, che verrà realizzata nel 1912, giustificando la sua opinione con motivazioni di ordine estetico ed urbanistico (Ferrara, 23 febbraio 1848): "La demolizione domandata della Chiesa e Campanile di S. Silvestro osservata dal lato semplicemente di ornamento artistico non presenterebbe difficoltà atteso che in esso edificio non vi sono cose d’arte che ne richiedono la conservazione. Non è così però a mio moderato avviso se si risguarda come monumento storico patrio, la cui conservazione può interessare alla nostra storia, come ci conviene deplorare la demolizione fatta di consimili edifici. Osservata poi la cosa relativamente al pubblico ornato ritengo che fosse sempre una perdita, poiché gli edifici che alti si erigono ed ammirati portano sempre un gradevole effetto all’occhio dell’osservatore, specialmente al presentarsi di questo ad una qualche distanza dei medesimi"

Il complesso di S. Bernardino, da tempo non utilizzato come luogo di culto e cessato il suo utilizzo a caserma, divenuto proprietà di tale Pietro Savergnini, nel 1823 viene fatto oggetto di un importante intervento di ristrutturazione per destinarlo ad uso abitativo privato: " … la demolizione di una parte interna dell’ex Convento di S. Bernardino, ed anche la esecuzione della nuova fabbrica sulla strada della Giovenca a seconda del presentato disegno …"

Analoga, ma per rilevanti aspetti, diversa, la sorte toccata al monastero del Corpus Domini, luogo di culto particolarmente caro a Lucrezia e a molti Estensi, che lo sostennero finanziariamente e lo elessero a luogo della loro ultima dimora.

Il vasto complesso si snodava tra le vie Savonarola, Pergolato, Campofranco e Praisolo e inglobava l’ex Casa Romei acquisita per donazione della famiglia nel XV secolo, fu anch’esso soppresso nel 1798, ma le monache poterono farvi ritorno dopo pochi anni.

Con l’Unità d’Italia la proprietà passò al Demanio dello Stato che destinò l’ex Casa Romei a sede museale, cedendo, nel contempo, al Comune di Ferrara una porzione del fabbricato facente parte del secondo chiostro, intermedio fra le vie Savonarola e Pergolato, e lasciando la rimanente alla primitiva utilizzazione a luogo di culto e di preghiera da parte delle suore di clausura.

Gli importanti lavori di trasformazione vennero realizzati solo nel primo decennio del XX secolo. Nel 1908 la Municipalità adattò la propria porzione di fabbricato, su progetto dell’Ingegnere Capo Giacomo Duprà, a sede delle Scuole Tecniche maschili e femminili intitolate a "Teodoro Bonati"; una destinazione all’uso scolastico per la qualificazione professionale certamente, all’inizio del secolo scorso, fu innovativa e importante per l’istruzione dei giovani ferraresi, e la stessa, pur con modifiche di indirizzo, si mantiene vitale ormai da un secolo.

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