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Paola
Zanardi
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Gli Amici della Biblioteca Ariostea hanno accolto favorevolmente la proposta del sindaco Gaetano Sateriale di celebrare nel 2002 il V centenario dell’arrivo di Lucrezia a Ferrara in occasione del suo matrimonio con il duca Alfonso.
Ci siamo assunti il compito di collaborare con il personale della biblioteca Ariostea nell’allestire una mostra che raccogliesse le tracce della presenza della giovane dama spagnola nei documenti conservati presso l’istituzione bibliotecaria cittadina.
Le testimonianze librarie e manoscritte esposte presso la sala Ariosto della Biblioteca Ariostea, per quanto esigue, significativamente disegnano una trama storica, assai suggestiva da interpretare, in cui l’affascinante figlia del papa Alessandro Borgia gioca da protagonista.
Sono emersi e posti all’attenzione del pubblico alcuni documenti relativi alle cronache del tempo, opere dei grandi artisti che resero famosa la corte estense con dediche alla duchessa, progetti architettonici e piante di edifici costruiti per interessamento di Lucrezia, libri di predicatori e confessori dediti alla cura della sua anima.
Lucrezia fu accolta Ferrara con tutti gli onori secondo i rituali del tempo. Il suo passato non era facile da cancellare; la sua fama di donna tenebrosa e dedita al veneficio - fama in gran parte alimentata dalle polemiche antiborgiane assai forti nell’intricato panorama dei rapporti politici negli stati italiani rinascimentali - pesava sulla sua esile figura.
Chi ha cura della conservazione della memoria locale ha scavato e frugato negli archivi per trarre indicazioni, richiami, nomi, elementi per restituire alla seconda moglie di Alfonso un’immagine più rispettosa della verità storica.
Sulla base del materiale raccolto la mostra presenta alcune sezioni che individuano i diversi ruoli e compiti svolti da Lucrezia nella sua breve, ma intensa permanenza ferrarese. Testimoniate sono le sue funzioni politiche, nell’esercizio del potere durante le assenze del marito, la sua attenzione ai riti e ai culti della celebrazione della pietas cristiana, la devozione per i luoghi religiosi in conformità con la politica religiosa promossa dal suocero Ercole I, protettore di ordini religiosi, i libri dei personaggi colti e raffinati della sua corte, cui da buona dama rinascimentale non fece mancare il suo patronage, la sua passione per la musica, il teatro, la pittura, la poesia.
Dal quadro complessivo emerge un personaggio a tutto tondo, donna e dama di grandi doti, educata all’esercizio del potere e rispettosa delle regole cortesi. La spezzatura, atteggiamento improntato ai dettami del Cortegiano di Baldassarre Castiglione, aveva in lei una sua seguace. Il suo destino di donna l’aveva spinta a sottomettersi prima ai comandi paterni, poi agli obblighi maritali. Aveva conosciuto la vita di corte di molti ducati italiani, piccoli e grandi, e sapeva quanto la politica delle alleanze fosse vitale alla sopravvivenza delle famiglie e delle corti. Era consapevole di essere una pedina nello scacchiere italiano. A questo destino seppe sottomettersi con duttilità e prontezza. Certo, il suo mito di donna perversa e malvagia creato dalla cultura ottocentesca, alla ricerca di inquietanti tipologie femminili, poco aveva attinto dalla vera storia di questa figura più vittima che carnefice. A restituirle un vero volto sono state le ricerche del Gregorovius e di Maria Bellonci, ricordata in mostra con la prima edizione (1938) del suo fortunato volume Lucrezia Borgia, ma anche i contributi forniti da chi in semplicità e umiltà in questo anno lucreziano ha lavorato per raccontare una storia di vita. Anche la biblioteca Ariostea insieme alla sua associazione ha svolto la sua parte.