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Nelle
prime composizioni poetiche legate al suo apprendistato tra il Seminario
di Faenza e l’Università di Ferrara, il giovane Monti si adegua ai modelli
che gli offriva la tradizione ferrarese entro gli orizzonti dell’Arcadia.
L’incontro con i grandi poeti italiani, oltre che con gli scrittori
d’oltralpe, avrà luogo più tardi, sullo sfondo di queste prime realizzazioni
compiute all’insegna dei cari maestri ferraresi (Varano e Minzoni),
di quel Frugoni che aveva dominato le esperienze poetiche degli anni
faentini, e di quei lirici emiliani che, come il Savioli e il Mazza,
avevano anticipato con le loro forme nitide e ben misurate le eleganti
movenze del Neoclassicismo. La scelta dei modelli, in particolare delle
“visioni” del Varano, già ora rivela l’autentica inclinazione della
natura montiana verso un fare poetico vissuto come un’ onda eloquente,
ricca di suoni e di colori, quale si manifesterà nella sua esuberante
pienezza nelle successive esperienze poetiche.
L’attività poetica del Monti a Roma inizia con la Prosopopea
di Pericle. L’ode celebra la rinascita neoclassica della cultura
romana, all’insegna di quel Papa, Clemente XIV, che aveva riformato
l’Università di Ferrara al tempo degli studi del giovane Monti. Così
il poeta può agevolmente rivolgersi a quegli intellettuali romani che,
seguendo nelle ricerche di antiquariato la linea tracciata dal Winckelmann,
erano divenuti saturi di neoclassicismo. |