La collezione montiana della Biblioteca Ariostea

Il poeta muore il 13 ottobre 1828 nella villa dell’amico Luigi Aureggi dove aveva trovato ospitalità, quasi in povertà, senza essere più tornato a Ferrara. Il mese successivo, a nome della città che si riconosceva come quella che gli aveva dato i natali, pur non possedendo le sue spoglie mortali, il Gonfaloniere Piergentile Varano si fa promotore dell’iniziativa pubblica di ergergli un monumento nella nuova Certosa Monumentale, nella Cella degli Uomini illustri. Si voleva dare segno tangibile della “ammirazione singolare tributata dalla Patria a sì celebre Figlio” e nel contempo ricordare che il Monti stesso aveva espresso il desiderio di “compiere a Ferrara la di lui mortale carriera”. La statua a grandezza naturale sarà ultimata da Giuseppe Ferrari nel 1839 e innalzata nel giugno 1840, accolta con grande favore dai cittadini.

Nel settembre di questo anno gli eredi diretti di Vincenzo Monti offrivano in dono alla Municipalità il cuore del poeta, due quadri che lo ritraevano, il secrétaire “dell’immortale Poeta”, un esemplare del Dizionario della Crusca con le postille autografe del poeta. Ma la cessione venne impugnata dall’erede di Costanza. Nel documento che riassume le vicende di questa donazione si legge “Certa Signora Pikler Gibellini, zia materna della Costanza Monti Perticari congiunta in grado di parentela più prossima, insorse a pretendere la eredità della Costanza Monti e chiamò in giudizio il nostro Comune, rivendicando il dono offerto di cui è cenno superiormente. La Pikler ottenne sentenza favorevole, stante la niuna opposizione da parte degli eredi, i quali però emettendo rinuncia alla eredità, vollero l’espressa condizione si rispettasse la consegna fatta degli effetti del Poeta. La causa intanto procedeva, e quantunque presentasse probabilità di buon esito, la Magistratura venne consigliata ad una transazione colla Pikler, alla quale offrivasi scudi quattrocento, con che però essa abbandonasse ogni pretesa sulle cose del Monti. La proposta transazione fu portata al Consiglio e nella seduta delli 26 settembre 1845 venne accolta al massimo dei voti”. L’acquisto, che ne seguì, fu rogato nel marzo 1852 a seguito dell’instrumento del notaio Giovanni Montanari del 19 febbraio 1846.

 

 

 

 

Le reliquie di Monti fin dal primo momento vennero custodite nella pubblica biblioteca dell’Università, “come in un tempio sacrato alle patrie glorie”, ad eccezione dell’urna col cuore: per intercessione dell’Arcivescovo, il card. Dalla Genga, fu riposto nella Cella degli Uomini Illustri in Certosa. Qui rimase fino all’agosto del 1884, quando, prelevato dal sepolcro, fu nuovamente collocato in biblioteca

Una incredibile dispersione fu operata della biblioteca privata del Monti, venduta dalla Pikler Gibellini, ma documenti e lettere inedite ancora oggi si possono rintracciare in varie case ferraresi, ultima testimonianza del legame vitale che il poeta mantenne con la città. Una parte della biblioteca di Vincenzo Monti pervenne al libraio tipografo ferrarese Domenico Taddei, dal quale l’Ariostea acquistò diverse opere mancanti alla raccolta “Prime edizioni”. Fogli volanti e opuscoli, raccolti da monsignor Giuseppe Antonelli, giunsero con l’acquisizione delle sue carte, formalizzata alla fine del 1884. L’ultimo acquisto effettuato dalla biblioteca sul mercato antiquario di autografi montani risale al 1994.