Nel
settembre di questo anno gli eredi diretti di Vincenzo Monti offrivano
in dono alla Municipalità il cuore del poeta, due quadri che lo ritraevano,
il secrétaire “dell’immortale Poeta”, un esemplare del Dizionario
della Crusca con le postille autografe del poeta. Ma la cessione
venne impugnata dall’erede di Costanza. Nel documento che riassume le
vicende di questa donazione si legge “Certa Signora Pikler Gibellini,
zia materna della Costanza Monti Perticari congiunta in grado di parentela
più prossima, insorse a pretendere la eredità della Costanza Monti e
chiamò in giudizio il nostro Comune, rivendicando il dono offerto di
cui è cenno superiormente. La Pikler ottenne sentenza favorevole, stante
la niuna opposizione da parte degli eredi, i quali però emettendo rinuncia
alla eredità, vollero l’espressa condizione si rispettasse la consegna
fatta degli effetti del Poeta. La causa intanto procedeva, e quantunque
presentasse probabilità di buon esito, la Magistratura venne consigliata
ad una transazione colla Pikler, alla quale offrivasi scudi quattrocento,
con che però essa abbandonasse ogni pretesa sulle cose del Monti. La
proposta transazione fu portata al Consiglio e nella seduta delli 26
settembre 1845 venne accolta al massimo dei voti”. L’acquisto, che ne
seguì, fu rogato nel marzo 1852 a seguito dell’instrumento del notaio
Giovanni Montanari del 19 febbraio 1846. |
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Le reliquie di Monti fin dal primo momento vennero custodite nella pubblica biblioteca dell’Università, “come in un tempio sacrato alle patrie glorie”, ad eccezione dell’urna col cuore: per intercessione dell’Arcivescovo, il card. Dalla Genga, fu riposto nella Cella degli Uomini Illustri in Certosa. Qui rimase fino all’agosto del 1884, quando, prelevato dal sepolcro, fu nuovamente collocato in biblioteca Una
incredibile dispersione fu operata della biblioteca privata del Monti,
venduta dalla Pikler Gibellini, ma documenti e lettere inedite ancora
oggi si possono rintracciare in varie case ferraresi, ultima testimonianza
del legame vitale che il poeta mantenne con la città. Una parte della
biblioteca di Vincenzo Monti pervenne al libraio tipografo ferrarese
Domenico Taddei, dal quale l’Ariostea acquistò diverse opere mancanti
alla raccolta “Prime edizioni”. Fogli volanti e opuscoli, raccolti da
monsignor Giuseppe Antonelli, giunsero con l’acquisizione delle sue
carte, formalizzata alla fine del 1884. L’ultimo acquisto effettuato
dalla biblioteca sul mercato antiquario di autografi montani risale
al 1994. |