Doni e acquisizioni

Le deliberazioni del Maestrato dei Savi con le quali si approva la nascita dell’istituzione e la dote patrimoniale per il funzionamento e la crescita della biblioteca, sono esposte a campione: si concede alla biblioteca l’introito dell’Appalto del vetro, del tabacco e della zecca delle monete di rame.

Giungono in dono dall’Abate Carli alcuni dei cimeli più importanti della biblioteca: primo fra tutti il

  • manoscritto autografo (frammenti) dell’Orlando Furioso dell’Ariosto, per il cui trasporto da Roma il prelato fece costruire una sua scatola di legno, nella quale ancora oggi il manoscritto è conservato.
  • Altri cimeli di Torquato Tasso (Lettera autografa firmata, scritta dal poeta durante la sua permanenza forzata presso l'ospedale di Sant’ Anna, indirizzata a Luca Scalabrino. Esemplare appartenuto a Giovanni Andrea Barotti (1702-1772) è il manoscritto delle rime) e di
  • Matteo Maria Boiardo (Lettera autografa firmata, indirizzata al duca di Ferrara Ercole I d’Este, datata Reggio, 19 maggio 1493. La Biblioteca Ariostea possiede di Matteo Maria Boiardo il De laudibus Estensium carmina, in un esemplare manoscritto il cui epigramma di dedica al duca Ercole I d’Este è autografo e firmato dal poeta) sono posti a fianco dell’Ariosto come segnale della storia letteraria ferrarese custodita dalla Biblioteca Ariostea.

Vengono donati alla nascente biblioteca

  • Strabonis, De situ orbis [trad. di Guarino Veronese], sec. XV (1456),
    codice che era appartenuto al cardinale Bartolomeo Roverella (1406?-1476), che lo acquistò nell’atelier fiorentino di Vespasiano da Bisticci.
  • Cuba, Johann, Ortus sanitatis, Magonza, Jacob Meydenbach, 23 VI 1491,
    incunabolo corredato da numerose xilografie acquerellate a mano, collegato alla farmacopea e medicina che si studiavano nell’Ateneo ferrarese.
  • San Gerolamo, Epistole di San Hieronymo vulgare, Ferrara, Lorenzo Rossi, 12 X 1497.
    Incunabolo corredato da xilografie acquerellate a mano che riproducono l’architettura del codice rinascimentale. L’incunabolo appartenne al conte Ercole Antonio Riminaldi, padre del cardinale Giammaria, come è espresso nella nota di possesso ("Del Co. Ercole Antonio Riminaldi nobile patrizio ferrarese. Anno 1717"), e da questi donato alla biblioteca.

Con la Repubblica Cisalpina vengono applicate anche in Italia le norme francesi relative alla soppressione degli Enti Ecclesiastici, con i relativi espropri e vendite dei patrimoni. Fra i beni ecclesiastici erano incluse le opere d’arte e del pensiero. I volumi delle biblioteche dei conventi vengono offerti alla biblioteca che ne compie una scelta in base al pregio dell’esemplare o per completamento di serie già esistenti.

  • Aristoteles, Physica cum Commentariis Averrois, Padova, Lorenzo Canozi, 1472-1475

Miniatura ferrarese con fregi riccamente decorati. In alto, la vignetta raffigura una lezione tenuta da Aristotele ai suoi discepoli in vesti quattrocentesche. Nel bas de page inserito in una corona di lauro uno stemma araldico costituito da un cimiero a testa d’elefante nero con al collo il cercine e al di sotto l’elmo chiuso d’azzurro, con lambrecchini, sostenente uno scudo nel quale è rappresentato un castello a tre torri merlate finestrate di nero; ai lati le iniziali IO<hannes>. L. - Appartenuto a Battista Panetti, reca anche le postille di mano dell’umanista Ludovico Carbone che alla sua morte, nel 1485, lasciò la propria biblioteca privata al convento carmelitano di S. Paolo in Ferrara.

  • Gregorius IX, Decretales , Venezia, Battista Torti e Francesco de’ Madi, 7 IX 1484

Esemplare proveniente dal convento di S. Cristoforo della Certosa in Ferrara, come attestano la nota di possesso e l’emblema della Certosa, presente nel bas de page, inserito in una corona d’alloro. L’incunabolo fu acquistato in data 8 gennaio 1486 dal priore della Certosa, Paolo di Santa Agnese, come da lui stesso affermato in una nota manoscritta. Confluito in Biblioteca a seguito delle soppressioni conventuali di età napoleonica, alla fine del Settecento. Miniatura ferrarese con fregi riccamente decorati, nella bordura superiore e nel bas de page, a filigrana e sferette dorate ornati da fiori. In alto, la vignetta rappresenta il pontefice Gregorio IX benedicente, al centro, assiso su di un trono sorretto da due aquile, ai cui lati disposti simmetricamente stanno due cardinali.

  • AUGUSTINUS, AURELIUS (santo), De civitate Dei, sec. XV (1460-1474)

Prezioso codice appartenuto al vescovo Lorenzo Roverella che alla sua morte, avvenuta nel 1474, lo lasciò in eredità al monastero olivetano di S. Giorgio in Ferrara, da cui proviene. Il codice, che è di scuola ferrarese, è stato attribuito ad un miniatore vicino a Taddeo Crivelli. In evidenza la c. 1r in cui si nota l’iniziale istoriata (D) nel cui campo è raffigurata la Città di Dio rappresentata dal Castello Estense di Ferrara. Nel bas de page lo stemma dei Roverella.

  • Psalterium cum canticis (secc. XIII exeunte - XIV ineunte)

Codice appartenuto a Giovanni Aurispa e parzialmente postillato da Ludovico Carbone (1430-1485). Proveniente dal monastero olivetano di San Giorgio in Ferrara. Confluito in Biblioteca a seguito delle soppressioni conventuali di età napoleonica, alla fine del Settecento. Verosimilmente prodotto in Francia.

  • Theodorus (arcivescovo di Canterbury), Liber penitencialis quam compilavit Theodorus monachus cantuariensis episcopus distinguens modum singularum culparum et earum rimedia (cc. 1r-63v) sec. XV.

Codice proveniente dal convento di S. Domenico in Ferrara. Nel bas de page, all’interno di una cornice quadrata intrecciata a fondo azzurro, Santa Barbara mentre regge la torre, a memoria della sua prigionia, a tre finestre simbolo della Trinità. Il cartiglio sottostante enuncia "S. Barbara ora pro me".