Doni e acquisizioni
Le
deliberazioni del Maestrato dei Savi con le quali si approva
la nascita dell’istituzione e la dote patrimoniale per il funzionamento
e la crescita della biblioteca, sono esposte a campione: si concede alla
biblioteca l’introito dell’Appalto del vetro, del tabacco e della zecca
delle monete di rame.
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Vengono donati alla nascente biblioteca
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Con la Repubblica Cisalpina vengono applicate anche in Italia le norme francesi relative alla soppressione degli Enti Ecclesiastici, con i relativi espropri e vendite dei patrimoni. Fra i beni ecclesiastici erano incluse le opere d’arte e del pensiero. I volumi delle biblioteche dei conventi vengono offerti alla biblioteca che ne compie una scelta in base al pregio dell’esemplare o per completamento di serie già esistenti.
Miniatura ferrarese con fregi riccamente decorati. In alto, la vignetta raffigura una lezione tenuta da Aristotele ai suoi discepoli in vesti quattrocentesche. Nel bas de page inserito in una corona di lauro uno stemma araldico costituito da un cimiero a testa d’elefante nero con al collo il cercine e al di sotto l’elmo chiuso d’azzurro, con lambrecchini, sostenente uno scudo nel quale è rappresentato un castello a tre torri merlate finestrate di nero; ai lati le iniziali IO<hannes>. L. - Appartenuto a Battista Panetti, reca anche le postille di mano dell’umanista Ludovico Carbone che alla sua morte, nel 1485, lasciò la propria biblioteca privata al convento carmelitano di S. Paolo in Ferrara. |
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Esemplare proveniente dal convento di S. Cristoforo della Certosa in Ferrara, come attestano la nota di possesso e l’emblema della Certosa, presente nel bas de page, inserito in una corona d’alloro. L’incunabolo fu acquistato in data 8 gennaio 1486 dal priore della Certosa, Paolo di Santa Agnese, come da lui stesso affermato in una nota manoscritta. Confluito in Biblioteca a seguito delle soppressioni conventuali di età napoleonica, alla fine del Settecento. Miniatura ferrarese con fregi riccamente decorati, nella bordura superiore e nel bas de page, a filigrana e sferette dorate ornati da fiori. In alto, la vignetta rappresenta il pontefice Gregorio IX benedicente, al centro, assiso su di un trono sorretto da due aquile, ai cui lati disposti simmetricamente stanno due cardinali.
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Prezioso codice appartenuto al vescovo Lorenzo Roverella che alla sua morte, avvenuta nel 1474, lo lasciò in eredità al monastero olivetano di S. Giorgio in Ferrara, da cui proviene. Il codice, che è di scuola ferrarese, è stato attribuito ad un miniatore vicino a Taddeo Crivelli. In evidenza la c. 1r in cui si nota l’iniziale istoriata (D) nel cui campo è raffigurata la Città di Dio rappresentata dal Castello Estense di Ferrara. Nel bas de page lo stemma dei Roverella.
Codice appartenuto a Giovanni Aurispa e parzialmente postillato da Ludovico Carbone (1430-1485). Proveniente dal monastero olivetano di San Giorgio in Ferrara. Confluito in Biblioteca a seguito delle soppressioni conventuali di età napoleonica, alla fine del Settecento. Verosimilmente prodotto in Francia.
Codice proveniente dal convento di S. Domenico in Ferrara. Nel bas de page, all’interno di una cornice quadrata intrecciata a fondo azzurro, Santa Barbara mentre regge la torre, a memoria della sua prigionia, a tre finestre simbolo della Trinità. Il cartiglio sottostante enuncia "S. Barbara ora pro me". |