Museo Nazionale dell'Architettura
Via xx settembre 152
Ferrara
Tel. 0532742332
Dal 6/03/ al 6/05/03
Aperto dal martedì alla domenica
Orario 10-13 15-18

La città di Ferrara sta predisponendo un nuovo strumento urbanistico per diverse ragioni: la necessità di risolvere alcuni nodi del Prg vigente, l’opportunità di collocare, entro un quadro generale di riferimento, le trasformazioni di importanti parti di città già inserite in sei ambiti di riqualificazione urbana (PRU-PRUSST), facendo riferimento alla nuova Legge regionale che ne prevede l’articolazione in Piano Struttura, Piani Operativi e Regolamento Urbanistico Edilizio.

La mostra inaugurata il 6 marzo illustra la Bozza del Documento Preliminare del Piano Strutturale del Comune di Ferrara.

Proponendosi di restituire lo stato del lavoro in corso essa assume il ruolo di tappa intermedia rispetto al percorso assai più articolato che porterà tra qualche mese, alla presentazione del documento preliminare, base fondamentale per l’avvio della Conferenza di Pianificazione ed alla redazione del PSC. Di conseguenza non costituisce ne un’anticipazione e nemmeno una sintesi, ma una prima verifica della struttura logica e del livello di condivisione dell’impostazione generale del lavoro.

La mostra cerca di precisare temi e questioni su cui poggia il processo di definizione del Psc.

1. La forma, il ruolo e le modalità d’implementazione dei nuovi strumenti urbanistici previsti dalla nuova Legge urbanistica regionale: Piano Strutturale, Piani Operativi Comunali e Regolamento Urbanistico Edilizio.

2. Conoscenza/progetto.

La struttura del lavoro sottende l’idea di un particolare rapporto fra conoscenza, indagine ed attività progettuale. Da un lato, le attività di analisi non rappresentano solamente una fase preliminare del lavoro, ma si sviluppano, con una propria autonomia, per l’intero percorso di costruzione del Piano Struttura. Dall’altro, l’attività di progettazione, considerata come una particolare forma di indagine, viene avviata fin dalla fase iniziale, contribuendo alla precisazione di temi e problemi e alla conoscenza dei diversi ambiti urbani.

3. Tempo del piano/tempo di trasformazione della città.

Questi due tempi sono stati considerati inscindibili e contestuali all’interno del processo di pianificazione. In questo senso abbiamo cercato di far interagire la formulazione del quadro d’insieme strutturale delle politiche urbane con la necessità di avviare la progettazione di nodi problematici in alcuni "luoghi sensibili", oggetto di discussioni, in cui è possibile cogliere alcune specifiche "occasioni" di trasformazione urbana.

Si è trattato di affrontare contemporaneamente differenti scale di progettazione, tra l’orizzonte generale di riferimento e le esigenze immediate e particolari, tra i tempi del progetto e quelli della trasformazione urbana, costruendo un quadro di coerenze possibili e indagando quali strumenti utilizzare, quali soggetti coinvolgere e quali procedure seguire.

4. Ambiente come questione trasversale.

La continua interazione tra uomo e ambiente, tra la vita di una comunità e il suo spazio, promuove l’integrazione disciplinare e si oppone alle settorialità entro cui si tende spesso a ridurre la questione ambiente.

Per questa ragione abbiamo cercato di incrociare le riflessioni relative al funzionamento ambientale con quelle relative alle diverse parti e sistemi territoriali, sovrapponendo quanto più possibile le diverse conoscenze e i diversi saperi in modo da stabilire fra loro legami e relazioni virtuose. L’indagine relativa all’ambiente non viene confinata, quindi, ad una specifica parte o scala del lavoro.

5. Area vasta tra descrizione e progetto.

Cercare di riconoscere il ruolo svolto da Ferrara in un contesto più ampio ha significato contemporaneamente interrogarsi su quale posto occupi nell’area padana, quali scenari sia possibile immaginare e quali siano le strategie necessarie al loro perseguimento. Per questa ragione abbiamo affidato alla riflessione sull’area vasta il compito di creare un’interfaccia tra gli sforzi di descrizione e conoscenza della città e del territorio di Ferrara e le esplorazioni progettuali e di tenere costantemente in tensione descrizione e progetto, interpretazione ed immaginazione.

6. Ascolto e partecipazione come principio di lavoro.

L’ultima questione riguarda la partecipazione alla costruzione del piano della società locale che viene intesa come soggetto attivo con cui condividere continuamente interpretazioni e scelte entro un processo di pianificazione che si configura non tanto come un programma prestabilito di cui siano chiare fin dall’inizio tutti gli obiettivi, quanto piuttosto come un percorso che si articola durante le varie fasi di lavorazione.

 

Il percorso di lavoro seguito in questi mesi ha attraversato diverse fasi: dall’indagine sulle morfologie fisiche, economiche e sociali della città al suo funzionamento ambientale, dalla conoscenza dei fenomeni alla costruzione di scenari in grado di costituire l’orizzonte di riferimento di progetti specifici, dalla ricognizione sullo stato della pianificazione esistente alla definizione di un processo di partecipazione sugli obiettivi del Piano Strutturale che attraverso numerosi incontri e discussioni con gruppi sociali, associazioni di categoria ed il forum di Agenda 21 locale ci ha permesso di evocare interpretazioni, attese e, complessivamente, di rendere evidente l’immaginario collettivo della città.

La mostra cerca di restituire interamente questo percorso, ed inoltre si propone come primo sforzo di raccolta e sintesi di un sapere sulla città tanto ricco, plurale e articolato, quanto frammentato e diffuso tra enti e settori diversi e sovente distanti.

 

 

Il percorso della mostra si articola nelle seguenti tappe:

Ascolto della società locale

Quadro conoscitivo. Un atlante di Ferrara e del suo territorio

Geografie 1: come è fatta Ferrara

Geografie 2: come funziona Ferrara

Geografie 3: come sta cambiando Ferrara

Strategie

Strategie d’area vasta: i territori di Ferrara

Strategie del piano: Posterplan

Scelte del piano

I "telai strutturali" del nuovo piano

Esplorazione di luoghi sensibili. Le macroaree

 

Ascolto e partecipazione

La necessità di accompagnare la redazione dei piani con attività di ascolto e partecipazione è ormai condivisa, e la nuova legge urbanistica regionale richiede di concertare con le associazioni economiche e sociali gli obiettivi strategici e di sviluppo e garantire "la consultazione dei cittadini e delle associazioni… in ordine ai contenuti degli strumenti (di pianificazione)". La redazione del Psc è di Ferrara è segnata, fin dall’inizio, da alcune diverse attività di ascolto e partecipazione.

Settimana dell’ambiente. La costruzione di una prima "mappa dell’ambiente".

Consapevoli che a Ferrara relativamente alle questioni ambientali è maturato un sapere diffuso e radicato nella società locale, quale iniziale operazione di partecipazione, tra il 19 e il 22 giugno 2002, abbiamo incontrato le associazioni che si occupano di questo tema, organizzando al MusArc una "settimana dell’ambiente". Un ciclo di incontri operativi, nel corso del quale abbiamo cercato di delineare un’immagine condivisa dell’ambiente ferrarese, provando a chiarire quali sono i luoghi o i temi più problematici, e una prima "mappa dell’ambiente".

Questa prima attività è stata seguita da un seminario pubblico, tenuto il 20 settembre 2002, nel corso del quale si è cercato da un lato di osservare come questi temi siano trattati oggi in altre esperienze di pianificazione e dall’altro di discutere alcuni specifici aspetti e problemi del territorio ferrarese.

Incontri bilaterali con le forze economiche. Immagini ed azioni.

Attraverso una serie d’incontri con le forze economiche locali (associazioni imprenditoriali e di categoria, sindacati, ecc.) invece, avendo come riferimento il Documento degli obiettivi, si è discusso della struttura socio-economica di Ferrara, provando a delineare alcune prime immagini della situazione attuale e cercando di definire alcuni possibili scenari e prime azioni per il futuro.

Passeggiate con le circoscrizioni. La costruzione di una "carta dei beni comuni".

Successivamente, per riflettere in forma collettiva e condivisa intorno all’idea di bene comune, e a partire dall’idea che oggi sia indispensabile per il "tecnico" riconoscere e valorizzare la competenza degli abitanti riguardo al proprio ambiente di vita (conoscenza ordinaria, non professionale, non tecnica, ma "esperta" perché derivante dall’esperienza quotidianamente) abbiamo chiesto alle Circoscrizioni di fare delle passeggiate guidandoci alla "scoperta" dei luoghi e delle aree considerate "beni collettivi" della comunità. A partire da queste passeggiate stiamo costruendo una "mappa dei beni comuni", dei luoghi collettivi e che costituiscono base identitaria della società.

Forum Agenda 21. Confronto sulle proposizioni guida e il Poster Plan.

Quale ulteriore attività, abbiamo invitato il Forum di Agenda 21 Locale a discutere alcune prime ipotesi del Psc.

Sabato 9 novembre 2002 abbiamo presentato l’indice del piano e introdotto le ipotesi fondamentali che ne stanno alla base illustrando il "poster plan".

Sabato 23 novembre 2002 abbiamo invece lavorato in gruppi sulle varie "proposizioni guida". I diversi soggetti sociali hanno discusso con noi queste prime ipotesi del Psc, mirando in particolare ad alcuni obiettivi: articolarle e precisarle alla luce della propria esperienza; confrontarle e verificarle rispetto al piano d’azione di Agenda 21; eventualmente condividerle elaborando uno o più documenti.

Da queste giornate sono emerse diverse considerazioni ed un rapporto fatto di "cose da fare e cose da non fare".

Nel loro insieme, queste attività sono legate all’ipotesi che in molti contesti (e tra questi sicuramente Ferrara), a proposito delle questioni ambientali e territoriali si trovi un sapere diffuso e radicato nella società locale. Un sapere che può costituire la base essenziale per attivare non solo sporadiche forme di partecipazione, ma un vero e proprio Urban Center inteso come un luogo stabile di confronto collettivo.

 

 

Quadro conoscitivo: Un Atlante di Ferrara e del suo territorio

Oggi si riconosce un ruolo sempre più importante alla conoscenza e descrizione dei caratteri della città e del territorio, dei loro meccanismi di funzionamento, degli elementi di stabilità e resistenza alla trasformazione. Da un lato, i consistenti e pervasivi processi di cambiamento che hanno investito la città ed il territorio sembrano aver messo in luce l’inadeguatezza delle conoscenze accumulate nei decenni precedenti, rendendo necessarie nuove campagne di indagine, dall’altro, la sensibilità nei confronti delle questioni ambientali ha sospinto ad osservare con occhi nuovi gli stessi territori, mettendo in azione inediti strumenti d’analisi.

Anche gli apparati legislativi hanno registrato queste sollecitazioni: un insieme di nuove leggi urbanistiche regionali, e tra queste la legge regionale n. 20/2000 dell’Emilia Romagna, sottolineano l’importanza del "quadro conoscitivo" all’interno dell’elaborazione dei nuovi strumenti urbanistici.

L’attenzione posta sulla conoscenza come momento "fondativo" e "strutturale" e la contemporanea scomposizione in fasi temporali dello strumento di pianificazione (piano strutturale seguito da piani operativi) hanno indotto a pensare anche alla necessità di costruire apparati conoscitivi dinamici, continuamente aggiornabili e verificabili. La forte enfasi posta sulla possibilità di convogliare tutti gli sforzi di indagine e conoscenza entro un SIT (sistema informativo territoriale) nasce, anche, da queste premesse.

In linea con questa tendenza, nel costruire l’apparato analitico-descrittivo ("quadro conoscitivo") del PSC di Ferrara, si è cercato da un lato di predisporre un insieme di materiali che restituiscano descrizioni ed immagini del territorio immediatamente utilizzabili ed anche progressivamente aggiornabili, dall’altro di passare da un insieme di ricerche-indagini-analisi atte ad argomentare le scelte di piano, alla costruzione di una serie di immagini-descrizioni del territorio attorno a cui organizzare la discussione tra i soggetti che partecipano alla definizione, implementazione e gestione del piano.

L’insieme di questi materiali possono anche essere opportunamente organizzati e gestiti attivando un nuovo centro di documentazione e confronto sulla città, un "Urban Center" che metta questo patrimonio a disposizione di tutti.

Questo insieme di considerazioni ci ha portato a riconoscere la necessità di articolare la conoscenza e descrizione del territorio ferrarese muovendo da più punti di vista:dall’alto ma anche dall’interno, sguardi zenitali e "tecnici", ma anche sguardi dal basso costruiti assieme alla società locale, arrivando a comporre una sorta di atlante, un repertorio di carte e immagini che cerca di restituire la complessità del territorio, un apparato verbo-visivo che non pretende di "rispecchiare" la realtà, ma di illustrarne alcuni caratteri salienti evocandone anche funzionamento, tempi e modalità d’uso.

Questo atlante, costituito da una sequenza di mappe ("stratigrafie") che provano a smontare la complessità del territorio nominandone gli elementi e da testi che propongono alcune ipotesi interpretative, è ordinato in tre capitoli riconducibili ad altrettante "geografie" formali, funzionali e temporali.

 

Geografie 1: come è fatta Ferrara

Il territorio comunale di Ferrara si estende per 400 chilometri quadrati. Dimensione e grana Osservando questo vasto territorio si possono riconoscere e mettere in relazione strati di materiali diversi (incrociare l’orografia con il reticolo delle acque per chiarire il delicato equilibrio idraulico, incrociare la trama stradale con i tessuti edificati per riconoscere differenti principi insediativi) evidenziando articolate forme di organizzazione del territorio, testimonianze di usi ed economie differenti.

Rispetto ad altre aree della valle padana, ad altri territori caratterizzati da un’industrializzazione e urbanizzazione diffusa, Ferrara presenta ancora insediamenti relativamente compatti e si differenzia dal modello insediativo che ha connotato la via Emilia, la costa adriatica, molte parti del Veneto e del nord-est più in generale. Alla porosità dei territori della dispersione, Ferrara oppone una grana più grossa, un’alternanza tra spazi urbani e rurali, tra parti più che tra singoli elementi.

Il territorio di Ferrara è assai difficile da rappresentare. A prima vista sembra piatto e poco articolato ma, come suggerisce Moreno Po, il ferrarese "va letto in Braille, Un territorio da leggere in Brailletoccato con le mani, perché é sottile… non lo riesci a cogliere attraverso rappresentazioni tradizionali". Una lettura attenta, sostenuta dal sapere di geologi, idrogeologi, storici, agronomi, rivela allora un paesaggio ricco di forme, un territorio che svela la sua natura di straordinario supporto "storicamente determinato": un piano corrugato, ricco di "valli" e "crinali", articolato in "terre alte" e "terre basse", una sorta di telo non perfettamente teso. Piccole pendenze e dislivelli, cui corrisponde una precisa geografia degli insediamenti, che si attestano sui lievissimi rilievi come se fossero crinali di un paesaggio collinare.

A far apparire "rugosa" la superficie del territorio di Ferrara contribuisce anche la vegetazione. Una mappatura della vegetazione arborea consente di riconoscere alcune forme che, per la loro forza espressiva, la loro stabilità e la relazione con le condizioni geomorfologiche, possano essere considerate "strutturali": la vegetazione riparia e i pioppeti lungo il Po, le "gallerie verdi" lungo le strade extraurbane, la rete del verde urbano, gli elementi sparsi (filari di pioppi italici, alberi isolati, ecc.) che si stagliano sull’orizzonte contribuendo a definire le linee di fuga dello sguardo e a "misurare" uno spazio dominato dalle ondulazioni del suolo: alvei e paleoalvei, dossi e catini interfluviali, terrapieni e ventagli di rotta.

La vegetazione contribuisce così ad articolare il territorio in diversi paesaggi: il paesaggio del Po (il bosco ripario e le scarpate erbose dei grandi argini che segnano l’orizzonte come una maestosa opera di land art) il paesaggio delle bonifiche (spazi dilatati, canali, argini, idrovore ma anche la nebbia) il paesaggio delle "terre vecchie" (canali sinuosi, canne di palude, pioppi e salici, case coloniche, piccoli nuclei edilizi).

Attraverso un’analisi non solo tipologica, ma che considera diversi aspetti (il rapporto edificio-strada, la densità, gli spazi aperti, ecc.) è possibile riconoscere parti, tessuti e frammenti nella struttura insediativaIl sistema residenziale di Ferrara. "Specie di spazi" che diventa tanto più importante osservare se pensiamo che una quota rilevante degli interventi futuri debba riguardare le parti già edificate.

Agli isolati compatti del centro medievale, si affiancano il tessuto poroso dell’Addizione Erculea, l’intervento Ina-Casa di viale XXV Aprile, il rione Giardino, parti di "città pubblica" caratterizzati dalla ripetizione di alcuni tipi edilizi, brani di case a schiera con giardino privato, gruppi di palazzine, sequenze di case minime lungo strada, gruppi di case isolate su lotto. Emergono poi i centri del forese, non semplici frazioni di Ferrara, ma specifici paesi che formano complessi ed articolati insiemi urbani: il sistema Casaglia-Ravalle-Porporana e quello Francolino-Pescara-Sabbioni, il sistema Cocomaro di Focomorto-Cona-Codrea-Quartesana, i due centri Contrapò-Baura e la sequenza Viconovo-Albarea-Villanova-Denore, l’articolato sistema Fossanova-Gaibanella-S.Egidio-Gaibana-Marrara-Monestirolo, i due centri di S. Martino e S. Bartolomeo.

 

Geografie 2: come funziona la città

Riflettere sull’idea di funzionamento della città e del territorio, significa interrogarsi sulla quantità di servizi ed attrezzature Attrezzature e servizipresenti in un dato contesto, sulle logiche della loro localizzazione e soprattutto sui ritmi d’uso, sui diversi tempi di vita che attraversano ogni giorno la città: il tempo del bambino scandito dai ritmi scolastici, quello del commerciante scandito dall’orario dei negozi, quello del giovane che vive la città di sera, ecc.

Queste mappe rappresentano la distribuzione dei diversi servizi, degli "attrattori" di popolazione, e possono essere osservate per la capacità di evocare flussi e percorsi, ritmi e pulsazioni della vita urbana, immaginando le diverse popolazioni che, mettendo in relazione questi diversi luoghi, garantiscono nei diversi momenti del giorno vitalità, e quindi sicurezza, alla città e al territorio. Queste mappe costituiscono però anche una prima individuazione di luoghi che rivestono un importante significato per la società ferrarese: un ospedale, una scuola o una fabbrica non sono solo delle attrezzature tecniche che devono erogare un servizio, ma diventano progressivamente anche dei luoghi urbani, spazi che vengono caricati di senso, che entrano nella memoria collettiva diventando parte inalienabile della città.

Questi luoghi sono variamente distribuiti sul territorio e disegnano differenti geografie ed organizzazioni spaziali. Ad esempio, mentre alcuni servizi (scuole dell’obbligo, consultori familiari, ecc.) sono omogeneamente distribuiti sull’intero territorio comunale, altri (università, ospedale, ecc.) giustamente determinano dei poli, dei luoghi di centralità. Geografie diverse sono riconoscibili anche tra le varie parti della città, tra il centro antico in cui alcuni servizi pubblici si trovano a stretto contatto e quasi si sovrappongono, i quartieri residenziali in cui i servizi diventano quasi degli elementi regolarmente distribuiti, ed i centri del forese caratterizzati da sequenze di attrezzature e servizi allineati lungo le strade.

Luoghi e pratiche d’uso ad essi connesse, contribuiscono a disegnare la città, dando vita a successioni di punti Attività commerciali e ufficiregolarmente distribuiti, a sequenze, ad assi tematici (come una strada di negozi) o ad aree e nodi di concentrazione (come l’area dei musei, il centro politico-amministrativo, l’area artigianale).

Se questi servizi sono dei materiali fondamentali nella definizione dello spazio urbano (la città è tale anche perché vi si trovano, variamente distribuite, numerose attività), allora devono essere trattati come "questione urbana", la loro progettazione e localizzazione diventa strategia fondamentale nella definizione di un efficiente, e contemporaneamente vivibile, ambiente urbano. Uno spazio civile nel quale, come ai tre principi di Serendip, possa capitare di "scoprire qualcosa per caso mentre ne sto cercando un’altra", un ambiente che permetta percorsi programmati ma anche libere "derive", che consenta di vagare facendo casualmente piacevoli e inattese scoperte, connettendo tra loro cose e funzioni diverse.

In questa prospettiva può essere osservata anche la rete stradale, per verificare non solo se riesce a "smaltire" il traffico - come se questo fosse sempre e solo una quantità da "evacuare" e non anche una misura del ruolo di una città - ma anche se consente una corretta lettura della città, distinguendo gli assi di attraversamento dalle strade di accesso, le strade urbane (dove si trovano diverse funzioni, diverse modalità di trasporto ed un traffico intenso ma lento) dalle strade di quartiere e di accesso alle residenze. Sapendo che l’aumento del volume di traffico è una delle caratteristiche specifiche di questa fase di sviluppo e, di conseguenza, la corretta gestione della mobilità e dell’accessibilità è una condizione indispensabile per garantire efficienza ed elevate prestazioni in una struttura urbana che voglia svolgere in pieno il proprio ruolo di centro civico e di servizi.

 

Geografie 2: come funziona l’ambiente

L’indagine del funzionamento della città e del territorio implica un atteggiamento responsabile e consapevole, attento ai rischi insiti nelle trasformazioni del sistema insediativo e nelle dinamiche ambientali.

La disattenzione e l’ingenerosità che hanno caratterizzato le trasformazioni di città e territori in questi decenni obbligano ad avere oggi una maggiore conoscenza della consistenza, localizzazione e grado di vulnerabilità delle risorse naturali presenti sul territorio, delle condizioni di sostenibilità degli insediamenti rispetto alla quantità e qualità delle acque superficiali e sotterranee, Lo stato dell'ariadella criticità idraulica ed idrogeologica del territorio, del livello di impermeabilizzazione dei suoli, dell’approvvigionamento idrico e della capacità di smaltimento dei reflui e, infine, dell’inquinamento dell’aria causato da polveri, emissioni chimiche o onde elettromagnetiche.

La maggiore conoscenza di ognuno di questi elementi diventa essenziale per immaginare futuri possibili, per avviare ragionevoli strategie e azioni di trasformazione sostenibile del territorio: aria, acqua, suolo e sottosuolo (e lo stato di rischio connesso a queste risorse) diventano perciò altrettanti elementi dai quali partire per far funzionare correttamente le nostre città ed i nostri territori e immaginare nuove prospettive di sviluppo sostenibile, in grado di garantire migliori standard di sicurezza e benessere ambientale.

Le mappe che seguono rappresentano lo stato di salute del territorio di Ferrara e sono state costruite assieme ai consulenti per i temi geologici, idrogeologici e per la Valutazione di Sostenibilità del Piano, con l’aiuto di Arpa, dei Consorzi di bonifica, di Acosea e della Provincia di Ferrara. Oltre a descrivere la situazione esistente, cercano di esprimere già alcuni primi giudizi, valutando il grado di vulnerabilità di alcune risorse e indicando, a volte implicitamente, le misure necessarie per una corretta messa in sicurezza del territorio. Messa in sicurezza che costituisce uno dei caratteri strutturali di questo piano, che si vuole confrontare con il tempo lungo delle trasformazioni e con la loro sostenibilità.

Riconoscendo, ad esempio, che per quanto riguarda l’allagabilità da fiumi, Acqua 1l’analisi degli eventi storici è utile ma non sufficiente poiché da allora molte cose sono cambiate (la forma delle piene, la morfologia dell’alveo, degli argini e del territorio) e che il rischio da esondazioni si può scomporre in diverse componenti: la probabilità che hanno le varie parti del territorio di venire allagate, le sequenze di allagamento, l’energia che potrebbero avere, ecc., rendendo necessari interventi diversificati.

La conoscenza e comprensione del funzionamento ambientale del territorio è stata condotta anche attraverso le indagini avviate per la Valutazione Preventiva di Sostenibilità Ambientale e Territoriale (Valsat) che hanno cercato di contabilizzare, con valutazioni quali-quantitative, le trasformazioni subite nel tempo dalle diverse componenti ambientali e le modificazioni probabili modificazioni future derivate dall’attuazione degli strumenti urbanistici.

Attraverso la rappresentazione sintetica dello stato dell’ambiente, la definizione di soglie di sostenibilità, l’individuazione delle azioni che dovrebbero essere messe in atto ai fini del miglioramento della sostenibilità ambientale, il funzionamento del territorio di Ferrara è stato analizzato e valutato, facendo riferimento ad un limitato numero di indicatori sintetici, capaci di riassumere in sé tutta una serie di informazioni complesse.

Un’analisi comunque diacronica degli indicatori, interessata a ricostruire il quadro di utilizzo di ciascuna risorsa, a valutare se le passate trasformazioni del territorio abbiano migliorato o peggiorato il sistema ambientale. Entro un’idea di sostenibilità intesa non come il raggiungimento tout-court di un valore definito a priori, bensì come ricerca del progressivo miglioramento nel tempo degli indicatori ambientali.

 

Geografie 3: come sta cambiando Ferrara

Le mappe e i dati che seguono cercano di illustrare com’è cambiato il territorio di Ferrara negli ultimi decenni, quali "geografie della trasformazione" sia possibile riconoscere, quali dimensioni degli interventi e degli operatori. Questi materiali costituiscono strumenti indiziari attraverso cui ricostruire i processi di trasformazione della città, riconoscere obiettivi, tempi e strategie dei diversi attori sociali, pensando che i caratteri fisici della città sottendono specifiche storie, possono essere visti come stratificazione di regole, di tecnologie e di progetti che politici e costruttori, committenti e promotori, intellettuali e progettisti hanno, di volta in volta, messo in atto.

Le tavole illustrano le trasformazioni Le trasformazioni del costruitoche è possibile cogliere confrontando la carta del 1985 con la situazione attuale. Queste mappe consentono di riconoscere alcuni fenomeni. Ad esempio, le parti del territorio ferrarese "colonizzato" da nuovi insediamenti, tra le quali si possono distinguere le edificazioni ai bordi della città, soprattutto a sud-est, prevalentemente caratterizzate dall’addizione di nuovi quartieri che si attaccano al tessuto esistente mantenendo però una propria autonomia formale, oppure i nuovi insediamenti isolati nel territorio, che si configurano sia come consolidamento del capoluogo sia come contenuto ampliamento delle frazioni.

Accanto a ciò, il fenomeno meno consistente, ma comunque interessante, dell’incremento attraverso l’aggiunta di singoli edifici, prevalentemente nel territorio esterno al centro abitato, nelle frazioni e lungo le strade principali. Infine è riconoscibile, all’interno del tessuto insediativo esistente, un processo di consolidamento, di completamento e densificazione della città.

Un’analoga "geografia delle trasformazioni" si delinea indagando il processo di trasformazione della rete stradale, rilevando quante strade e in che modo sono state costruite negli ultimi quindici anni, quali parti della città e del territorio di Ferrara abbiano coinvolto.

Prevalgono, in questo caso, interventi di aggiunta di piccoli pezzi, di rettifiche o varianti di tracciati precedenti, piuttosto che nuove realizzazioni. Si riconoscono, nella maggior parte dei casi, strade di lottizzazione che si agganciano alla trama esistente o brevi tratti che si insinuano nel territorio agricolo, riconducibili ad una più complessiva strategia di dilatazione della rete esistente.

Osservando i dati relativi alle concessioni edilizie rilasciate, si possono fare alcune altre considerazioni.

Per quanto riguarda i fabbricati residenziali, tra il 1985 e il 2001 sono state rilasciate concessioni per 3.322.087 mc di nuovi fabbricati (media annuale di 195.417mc) e di 345.517 mc di ampliamenti (media annuale di 20.325 mc). Da questi primi dati emerge da un lato la discontinuità, che fa registrare ad esempio un picco nel 1988 con 328.147 mc e per converso il 1995 con soli 95.624 mc, andamenti che possono essere messi in relazione con più generali processi di pianificazione (adozione di nuovi piani, ecc.), dall’altro alcune modifiche nella dimensione degli alloggi: dalla metà degli anni novanta si registra un aumento degli alloggi di piccole dimensioni (da 46 a 75 mq).

Per quanto riguarda l’edilizia non residenziale (capannoni industriali attrezzature pubbliche, ecc.), oltre all’andamento irregolare della curva può essere interessante notare il valore degli ampliamenti che, stando alla superficie coperta, raggiungono in media ogni anno la metà (14.003 contro 31.264) del valore dei nuovi interventi. Interessante è anche il dato relativo alle destinazioni d’uso degli edifici, dal quale si può cogliere un segnale dell’articolazione della struttura economica di Ferrara: se il 46% dei fabbricati è destinato ad attività industriali e artigianali (potrebbe essere interessante, tra l’altro, scomporre questo primo dato), un altro 25% è destinato a commercio e riparazione beni e un non trascurabile 10% alle attività agricole.

 

Geografie 3: letture del Prg vigente

Sullo sfondo delle trasformazioni che hanno interessato Ferrara e il suo territorio, si collocano scelte, progetti e politiche urbane, tra cui l’ultimo piano regolatore generale, che hanno cercato di affrontare diverse questioni come la presenza di un patrimonio di aree dismesse industriali non periferiche, la necessità di accogliere funzioni terziarie in forte crescita, e l’idea di ridefinire la forma urbis attraverso nuove addizioni residenziali.

Il Prg vigente cerca di ridisegnare la forma urbana attraverso l’attribuzione di indici fondiari Indici fondiaridifferenti alle varie parti della città. La fascia di insediamenti lungo il Volano, l’asse di via Bologna e la grande area dismessa dell’Eridania emergono come i nuovi condensatori, aree da assoggettare a ristrutturazione urbanistica e fondiaria, con indici di 4-5 mc/mq, dove possono localizzarsi soprattutto le funzioni proprie di una nuova economia post-industriale. A queste aree viene contrapposto il tessuto minuto di case e palazzine con giardino, cui viene attribuito un indice compreso tra 3 e 2 mc/mq. Piccoli condensatori vengono previsti anche in alcune frazioni per rafforzarne l’identità urbana.

Allo stesso modo, il piano esercita una distinzione dei caratteri dei diversi tessuti insediativi, disegnando una città nella quale si distinguono le aree di impianto storico del nucleo entro le mura, dei borghi, delle corti coloniche e delle ville rurali, gli insediamenti di edilizia pubblica (cui viene riconosciuto un grado di strutturazione significativo) e, per converso, le parti composte di case, villini e palazzine dove si registra invece l’assenza di un legame fra i tessuti urbani e i tipi edilizi, prevedendo quindi una decisa politica di ristrutturazione urbanistica.

Per quanto riguarda la capacità edificatoria, il piano regolatore vigente prevedeva Grado di strutturazione dei tessuti residenzialiun’espansione residenziale in zone omogenee C per 4.037.083 mq; di questi ne sono stati attuati 2.841.365 mq (pari al 70%), parzialmente attuati risultano invece essere 412.826 mq (pari al 10%), mentre rimangono ancora da attuare aree per una superficie complessiva di 782.891 mq (pari al 20%).

Per quanto riguarda le aree produttive, risultano parzialmente attuate aree per una superficie di 2.760.735 mq, mentre rimangono da attuare 965.881 mq.

La capacità residua del piano vigente risulta quindi cospicua: 78 ettari destinati ad aree residenziali e 97 ettari ad attività produttive.

L’attuazione degli standard previsti nelle aree di espansione residenziale (zone C) e produttive (zone D) ha seguito, ovviamente, l’andamento attuativo dei relativi ambiti di Prg, quantitativamente rilevante nel centro urbano, più debole nel forese. Di conseguenza, si è andata ulteriormente divaricando la dotazione di servizi fra il centro e le frazioni, soprattutto quelle più lontane. Qualitativamente, salvo poche eccezioni, prevalentemente nei comparti più ampi, gli standard di verde, e più in generale gli spazi pubblici, risultano notevolmente frazionati e marginali rispetto agli insediamenti ed incapaci di costituire tessuti e reti di connessione, dimostrando l’inefficacia degli strumenti normativi e gestionali attualmente posti a tutela della qualità insediativa.

E’ rilevante invece la realizzazione in corso delle infrastrutture viabilistiche, sia da parte comunale che da parte di altri enti pubblici, tanto che il quadro infrastrutturale di settore è sostanzialmente in via di completamento e per alcuni aspetti, quali la ferrovia suburbana, addirittura più avanzato delle previsioni di Prg. Risorse importanti sono state poi impiegate per l’attrezzatura, il miglioramento e la qualificazione delle aree a servizi acquisite in passato: basti pensare ai lavori di restauro delle Mura e del relativo vallo, all’arredo del Parco Urbano, al restauro dei parchi Massari e Pareschi da parte del Comune; alla realizzazione del Polo Scientifico Tecnologico e della Facoltà di Architettura da parte dell’Università.

 

 

Strategie d’area vasta: i territori di Ferrara

Risulta complesso stabilire oggi quale sia l’ambito territoriale di una città, quale sia la regione che influenza e da cui è, a sua volta, influenzata.

Stabilire i possibili confini di una "regione" ferrarese e di un suo ambito territoriale chiaro significa confrontarsi con il sistema insediativo della pianura Padana che, pur non funzionando ancora come un’unica grande megalopoli, pure appare articolato in ambiti urbani dai confini sempre più vaghi e da relazioni in continua evoluzione.

Negli anni recenti numerosi studi hanno evidenziato lo sviluppo policentrico lineare attestato lungo la via Emilia, la forte crescita del sistema insediativo ed economico veneto caratterizzato da un assetto policentrico e soprattutto da un’elevata dispersione, la formazione di una grande area metropolitana tra Milano e la Brianza e un ulteriore articolato sistema insediativo che si sviluppa lungo quasi tutto l’asse pedemontano da Novara a Pordenone. A questo quadro possiamo aggiungere alcune città (Ferrara, Cremona, Mantova, Rovigo in particolare) che appaiono relativamente isolate da questi sistemi e che tendono a sentirsi prive di un loro preciso ruolo.

D’altro canto però, Ferrara sembra aver reagito a questa sorta di relativo isolamento, sviluppando e articolando la propria struttura economico-produttiva, tanto che, oggi, la dinamica compresenza di diversi settori produttivi sembra aver assunto carattere positivo proprio.

Accanto al polo chimico oggi si deve riconoscere l’importanza della piccola e media impresa, delle attività artigianali e di servizio alla produzione, ed in generale di imprese di altri settori produttivi che si sono sviluppate nelle diverse zone industriali e artigianali presenti nel territorio comunale. Va sottolineato lo sviluppo delle attività turistico-culturali, il ruolo dell’Università, nonché l’importanza delle numerose attività commerciali che conferiscono a Ferrara un ruolo di centro attrattore, per finire con il peso ormai assunto dal settore dei servizi pubblici e privati.

Oggi Ferrara sembra quindi essere un centro urbano abbastanza articolato, con una struttura economica che non dipende da un unico settore produttivo e che offre vari servizi di tipo turistico/culturale, sanitario e scolastico sia ad un immediato intorno composto anche dei comuni contermini, sia ai diversi gruppi sociali che usano il territorio definendo specifiche reti di relazione. Il ruolo turistico, ad esempio, la inserisce in una rete, alternativa all’asse Roma, Firenze, Venezia, composta da un articolato sistema policentrico di "città d’arte" come Mantova, Ravenna, Parma, Verona e Treviso.

Osservando il sistema insediativo e le relazioni che Ferrara intrattiene con l’esterno, sembra possibile riconoscere almeno due diverse immagini che non si negano a vicenda, ma che, anzi, si integrano e devono essere considerate complementari.

Ferrara "piccola capitale"

Il territorio ferrarese appare ancora caratterizzato dalla netta distinzione dialettica città/campagna. Probabilmente ci troviamo di fronte ad un territorio, che, riprendendo una definizione più volte proposta da Patrizio Bianchi, possiamo indicare come "grande delta", descrivibile ancora in termini "christalleriani", nel quale sono riconoscibili chiare e precise gerarchie urbane tra la città principale e una serie di centri satellite che svolgono ruoli tra loro differenti.

Ferrara città in rete.

Ferrara è però, oggi, anche una città inserita in una pluralità di reti di relazione che coprono ambiti ben più vasti, specificiFerrara città in rete e differenziati.

Ad esempio, possiamo dire che uno dei territori di Ferrara è determinato dal "raggio d’influenza" della sua Università su un territorio vasto che copre le province contermini, che la collega direttamente a Padova e Bologna e la inserisce nel sistema delle città universitarie italiane.

Ma Ferrara è anche strettamente collegata a Mestre, Mantova e Ravenna dalla filiera del petrolio, costituendo il nodo di un altro specifico sistema produttivo.

Queste due immagini complementari si sovrappongo, definendo il profilo di quella che, forse, possiamo considerare una tipica città media europea, che diversi studiosi indicano come specifica del nostro continente, con particolare ricchezza e qualità non riscontrabili altrove.

Ferrara dovrebbere guardare a questa rete di città per trarre suggerimenti ed indicazioni utili per la messa a punto di un modello di sviluppo che non insegua miti di grandeur ma, al contempo, non consideri il suo relativo isolamento, la sua alterità, dettata dalla diversità dall’insediamento lineare emiliano e dalla dispersione veneta, come un deficit. Si dovrebbe inseguire un modello di sviluppo sostenibile per il futuro di Ferrara che crei una città efficiente, capace di garantire ai suoi cittadini e alle diverse popolazioni che la abitano, la visitano e la usano, una qualità dell’ambiente di vita tale da attrarre e produrre ricchezza e prosperità.

Appare evidente infatti che, accanto al continuo miglioramento dei servizi specializzati offerti direttamente alle persone (servizi sociali e sanitari, scuole, ecc.), le città dovranno sempre più rispondere ad una diffusa e articolata domanda di "benessere urbano", dovranno saper offrire alle diverse reti e filiere produttive cui vogliono appartenere un buon ambiente di vita, considerato come supporto indispensabile per l’avvio di nuove dinamiche, anche e soprattutto di "sviluppo senza crescita", cioè con particolare attenzione al consumo di risorse non rinnovabili per evitare la dissipazione dell’ ambiente e del suolo.

Tra le grandi metropoli (Londra, Parigi, Berlino, ecc.) in competizione per garantirsi la presenza delle grandi attrezzature, degli aeroporti, dei musei, delle principali istituzioni economico-finanziarie, ecc. e la dispersione insediativa che interessa regioni sempre più ampie in tutta Europa, molte città medie (Nantes, Montpellier, Salisburgo, Lerida, ecc.) negli anni più recenti hanno avviato politiche urbane integrate centrate sul ridisegno degli spazi pubblici e collettivi, sul recupero delle aree dismesse, sul potenziamento del trasporto pubblico, ecc., volte a migliorare la vivibilità complessiva della città, a garantire livelli di vita più elevati, maggiore confort urbano, pensando che ciò sia intrinsecamente collegato alla possibilità di avviare nuove fasi di sviluppo.

 

Strategie del piano: Posterplan

Sembra difficile, e al limite contraddittorio oggi, entro una società dominata dall’incertezza, nella quale l’orizzonte del futuro si è sempre più ridotto e in tutti i settori, dall’economia alla politica, grande attenzione è posta sugli elementi congiunturali, riflettere intorno all’idea di Piano strutturale.

Stando alle indicazioni della nuova legge urbanistica regionale e al dibattito disciplinare, il PSC deve essere teso non solo all’"individuazione e tutela delle risorse naturali", ma al riconoscimento delle "invarianti" che connotano un dato contesto, deve delineare la politica territoriale dell’amministrazione comunale ed essere contraddistinto dalla lunga durata, avere carattere di indirizzo generale precisando forme e modalità di sviluppo sostenibile, ed infine, presentarsi come scenario strategico complessivo ed insieme selezione di precisi progetti prioritari.

Un insieme di caratteri che il PSC dovrebbe perseguire, nonostante lo spazio che abitiamo sia in continua trasformazione e, come una sorta di palinsesto, sia soggetto a continue riscritture e reinterpretazioni che ne rendono complessa la ricerca di invarianti.

Contemporaneamente, l’osservazione della forma e dei processi di trasformazione della città, di quell’insieme di spazi e paesaggi caratterizzato da una crescita urbana rallentata e dalla cospicua presenza di aree dismesse, suggerisce di pensare all’articolazione e non necessariamente alla gerarchizzazione della città secondo un valore decrescente dal centro verso l’esterno, di leggere meno drammaticamente la riduzione di una sua futura dilatazione, ipotizzando possibili modelli di sviluppo basati sul riuso e la riqualificazione degli spazi piuttosto che sulla loro espansione.

Il nuovo piano tende allora a definire gli elementi essenziali e portanti della città, la sua struttura insediativa e ambientale, ma soprattutto cerca di mettere a punto una strategia di sviluppo sostenibile.

Il Posterplan, una sorta di ideogramma, di manifesto del piano, ne evoca le principali strategie e le rappresenta in forma di testi, proposizioni guida e disegni, nuove immagini.

Il Posterplan costituisce il tentativo di evidenziare alcune prime opzioni, scelte di base: lavorare sulla città esistente, espandere il centro antico, costruire nuove reti e connessioni.

Senza pretendere di congelare la città in una forma definita ma tentando di immaginarne l’ossatura portante attraverso uno schema aperto che lavora soprattutto su alcuni possibili livelli: la connessione del sistema ambientale, delle parti urbane e dei luoghi di centralità.

1.La città verde 2.La città dell'automobile 3.Nuove centralità
 
4. PosterPlan

Proposizione 1: lavorare sulla città esistente.

Non ricercare nuove "addizioni" urbane, ma trasformare il processo di metamorfosi della città esistente in un valore.

Lavorare sulla città esistente non vuol dire rinunciare ad immaginare nuovi futuri, oppure costruire la città a misura della società esistente, ma partire da un progetto che si sviluppi tra le sue pieghe e che sia capace di esplorare le potenzialità inscritte nei diversi contesti per riscattare l’immagine, spesso preconcetta, che si ha della città contemporanea.

Proposizione 2: espandere il centro.

Esportare, nelle parti di città esterne, la qualità, densità e frammistione di funzioni che connotano il centro antico.

Espandere il centro antico non significa quindi allargare la fascia di vincoli a tutela di un territorio più ampio, ma, al contrario, far appartenere anche le parti di città esterne alle mura alla vitalità e ricchezza di opportunità che oggi caratterizza il centro antico.

Proposizione 3: immaginare nuove reti e connessioni.

Riconnettere i segmenti di rete ed i frammenti urbani.

Non si tratta di riconnettere tutto con tutto, ma ci sembra importante dare continuità alle reti ecologiche-ambientali ai frammenti di spazi collettivi, provare cioè a riconnettere ciò che lo sviluppo dei decenni passati ci ha consegnato spesso in modo frammentato.

 

I "telai strutturali" del nuovo piano

L’articolazione, la pluralità e l’eterogeneità degli spazi e dei loro usi, costituiscono importanti caratteri della città e del territorio contemporaneo. Contrariamente alla pratica di azzonamento che cerca di ricondurre questi caratteri entro insiemi omogenei e chiaramente specializzati, entro parti di città funzionalmente distinte e separate, oggi appare necessario riconoscere le potenzialità della frammistione, della mixitè di attività e soggetti. Precisando i ruoli che gli spazi e le funzioni, dando luogo a specifici sistemi, devono svolgere: le prestazioni che devono garantire, i materiali con i quali dovrebbero essere costruiti.

Il sistema insediativo, quello della mobilità e quello della produzione evocano possibili modi d’uso del territorio, ci parlano del funzionamento della città, rappresentano una sorta di descrizione critica della realtà, ma delineano anche possibili scenari per la trasformazione e lo sviluppo. I sistemi, così come proposti, diventano inoltre quasi dei "telai strutturali", disegni che cercano di chiarire le principali scelte del piano e definirne le parti più stabili.

L’ambiente non viene rappresentato come sistema autonomo perché va considerato quale questione generale, che con le sue differenti declinazioni, si ritrova in tutti i sistemi. Il verde, "attraversando" e sovrapponendosi ai tre sistemi diventa infrastruttura (elemento di connessione, rete ecologica), città alternativa (grande parco che oppone il suo specifico disegno a quello della città), risorsa (elemento fondamentale per garantire l’equilibrio idraulico del territorio). La città costruita si definisce e si completa attraverso una città alternativa, la città verde, che lega le differenti parti urbane tramite una rete di connessione che, da un lato garantisce il mantenimento dei caratteri e della qualità dei luoghi, dall’altro introduce nuovi ed inediti ambiti entro cui si possono sviluppare nuovi servizi.

Il sistema residenziale

Nonostante "dentro" e "fuori" le Il sistema residenzialemura siano ancora categorie denotative di ambiti molto differenti, oggi è necessario riconoscere una più articolata struttura della città.

A partire da qui, tra gli obiettivi del nuovo piano si colloca l’idea di "espandere il centro", di allargare la qualità del centro alle parti contigue, di espanderne i caratteri urbani portando verso l’esterno l’attenzione per la qualità dello spazio pubblico che normalmente si riserva al centro storico.

Un ruolo importante in questa strategia va attribuito agli ambiti di riqualificazione urbana (Po di Volano, Foro Boario-area ferroviaria, ecc.), ai possibili nuovi luoghi dell’abitare (ambiti nei quali ritrovare tracce di città futura) e al consolidamento dei centri del forese.

Il sistema della mobilità

A Ferrara la riflessione attorno a questi temi si sta articolando da tempo. Il sistema della mobilità Alle previsioni del Prg vigente si sommano gli studi del piano urbano del traffico e la recente realizzazione di importanti opere. A queste ipotesi sono legate anche alcune immagini della mobilità (grande U e piccola U), ormai consolidate nell’immaginario cittadino.

In continuità con tali operazioni, e partendo dal presupposto che le reti infrastrutturali costituiscono uno dei principali materiali per la definizione dell’identità di una città, il piano cerca di definire una visione d’insieme riflettendo sulle diverse modalità di connessione, mirando a precisare il ruolo di ciascuna rete e a farne funzionare correttamente i diversi elementi (accessi e nodi d’interscambio, ecc.).

Il sistema della produzione

La struttura economico-produttiva di Ferrara appare oggi caratterizzata dalla pluralità, dalla compresenza di più settori rilevanti. Il sistema produttivoA partire da tali considerazioni, ed entro una logica di sviluppo sostenibile, la conferma e il rafforzamento di questa struttura polifunzionale diviene uno degli obiettivi principali del piano: l’articolazione dei tipi di attività risponde, da un lato, alla necessità di diversificare le attività a difesa da eventuali crisi settoriali, dall’altro, permette politiche di insediamento coerenti con la specificità di Ferrara.

Il sistema della produzione è perciò leggibile come un insieme di scelte che confermano e rafforzano le strutture produttive riconosciute.

 

 

Esplorazione di luoghi sensibili. Le macroaree

La necessità, all’interno del piano, di indagare con maggiore precisione alcune parti di territorio, nasce dalla consapevolezza che i caratteri di frammentarietà ed eterogeneità riconosciuti nella città contemporanea non sono governabili sempre nello stesso modo. D’altro canto, la continuità dell’attività edilizia e amministrativa e, quindi, la necessità di governare le trasformazioni del territorio anche durante la costruzione del piano evidenziano temi e questioni che, pur derivando anche da percorsi esterni al nuovo strumento urbanistico, devono tuttavia essere verificati e collocati all’interno dei suoi obiettivi principali.

A partire dall’attenzione che in questi anni la società locale, le forze economiche, gli attori politici hanno dedicato alla città, esercitando un’azione di selezione nei confronti di alcuni temi e di alcune aree in particolare, oltre che dalle questioni emergenti dai programmi e politiche urbane che l’amministrazione si è impegnata a sostenere (progetti di legislatura, Pru, Prusst, ecc.), sono stati individuati alcuni "luoghi sensibili" sui quali avviare più approfondite riflessioni ed esplorazioni progettuali. Luoghi che costuiscono un insieme di risorse ed opportunità che la città deve necessariamente considerare nella definizione di ipotesi di pianificazione generale.

Il percorso intrapreso costituisce allora il tentativo di confrontarsi con i tempi di trasformazione della città e del territorio entro cui la costruzione del PSC diviene, almeno in parte, contestuale alla sua stessa attuazione, oltre che una prima verifica della rispondenza delle previsioni strutturali con risorse e opportunità reali.

I "luoghi sensibili" individuati comprendono temi e problemi tra loro differenti.

La riqualificazione del centro1. Fissare nuove politiche per il centro storico indirizzate non solo al recupero e il restauro di edifici, monumenti e spazi aperti, ma, anche, alla messa a punto di modi d’uso e di assetti spaziali legati ad un ulteriore possibile sviluppo. Si tratta cioè di forzare il passaggio da "centro con un unico centro", in cui il sistema spaziale Duomo-Castello rappresenta il punto nevralgico della città storica, a "centro policentrico" in cui altre aree ed edifici di rilievo concorrono ad articolare l’intera porzione di città interna alle mura.

Il nuovo ospedale di cona2. Definire uno scenario adeguato all’insediamento del nuovo polo opedaliero di Cona, il quale, attraverso un progetto di suolo adeguato, può costituire una importante occasione per disegnare un nuovo e più articolato paesaggio. In questo senso, le questioni legate all’accessibilità all’area, allo smaltimento e alla difesa dalle acque e alle consistenti quantità di parcheggi previste possono tradursi in un disegno fondato sui movimenti di terra.

La riqualificazione di Via Bologna3. Per l’ambito di via Bologna ridefinire il bordo nord (fascia del Volano) per ampliare il sistema di relazioni con la città storica ed il fiume, caratterizzare in senso ambientale alcune grandi aree (ippodromo, Foro Boario, ex assi ferroviari, area della fiera, parco sud) all’interno di un sistema di parchi urbani che, comprendendo le aree a ridosso delle mura, si colleghi con il parco nord e quindi con il Po grande, risignificare l’asse di via Bologna in funzione dei diversi ruoli che esso può assumere, chiarire le relazioni di compatibilità ed incompatibilità tra le aree produttive presenti e il più minuto tessuto residenziale che caratterizza il quartiere.

Zona Ovest4. Infine, per l’ambito a nord-ovest, stabilire una relazione più forte tra le diverse parti urbane che lo compongono e tra queste e il resto della città, contestualizzando le ipotesi di riuso del polo chimico e dei nuovi insediamenti legati alla trasformazione di grandi aree industriali.

Per ciascuno di questi luoghi sono state elaborate mappe che simulano gli esiti delle ipotesi di trasformazione avanzate con il duplice scopo di verificarne il funzionamento ma anche di avviare la discussione con la società locale fin dalla fase iniziale di elaborazione del piano strutturale.

 

 

Gaetano Sateriale, sindaco

Raffaele Atti, assessore all’urbanistica e edilizia

Claudio Fedozzi, capo settore territorio e sviluppo economico

Ufficio di Piano

Antonio Barillari, coordinatore

Pasquale Cocca, Paolo Padovani, Paolo Perelli, Enrico Simoni, Raffaela Vitale.

Con Andrea Ansaloni, Franco Beneventi, Barbara Bonora, Fabio De Luigi, Paolo Lunati, Patrizia Masola, Cristiano Rinaldo, Sandra Sarasini.

ISP iuav studi e progetti srl

Marino Folin, coordinatore

Carlo Magnani, responsabile generale del Piano con

Stefano Munarin, Daniele Paccone, Maria Chiara Tosi, consulenti generali e coordinatori del gruppo di lavoro

Mario Spinelli, direttore

Luca Borsa, Michele D’accordi, Barbara Leoncin, Massimo Marchetti, Maria Rosaria Pastore,

Sara Ragni, Marco Scanferlin.

 

Analisi geologiche

Marco Bondesan

Analisi idrogeologiche

Alessandro Gargini con

Andrea Messina, Monica Pasini, Leonardo Piccinini, Arianna Zanella, Federica Biavati, Igor Maccanti,

Igor Villani.

Valutazione di Sostenibilità Ambientale

Giovanni Campeol con

Sandra Carollo, Lisa Corte, Viviana Botta, Cinzia Lodi Lancellotti

Analisi archeologiche

Chiara Guarnieri, Claudio Negrelli con Dario Deserri.

Analisi socio-economiche

Patrizio Bianchi con

Luigi Salmaso, Gianfranco Franz, Simona Boari, Rosa Arboretti, Francesca Frassoldati

Alla redazione della Bozza del documento preliminare hanno inoltre contribuito:

Servizio statistica comune di Ferrara

Arpa

Consorzio generale di Bonifica

Acosea

Agea

Provincia di Ferrara