La festa del ritorno
di Carmine Abate
Carmine Abate |
"Uno scrittore che si distingue per visione civile del mondo, impegno della memoria e originalitą di scrittura." (Vincenzo Consolo)
Un padre e un figlio. Il primo racconta la sua vita
di emigrante, sospesa tra partenze e ritorni, tra Francia
e paese. Il secondo ricorda il suo spaesamento e la sua
rabbia nei periodi senza il padre, ma anche l'incanto
dell'infanzia, immersa in un paesaggio vivido, esuberante.
Davanti a loro, un grande fuoco acceso sul sagrato, la
notte di Natale. Tutti e due hanno un segreto da nascondere, un segreto legato all'amore della figlia maggiore per un uomo misterioso. Un enigma che si svela poco a poco, fino all'inattesa conclusione. Ambientato in un paese arbėresh della Calabria, La festa del ritorno č insieme romanzo di formazione, storia d'amore, atto di denuncia verso le condizioni di vita che spingono tanta gente del Sud a cercare fortuna emigrando.
(da
"Tracce" pagine culturali del quotidiano "La
Provincia Cosentina" del 01.04.2004) I
personaggi di Carmine Abate, figli di una Calabria
simbolo del melting pot linguistico mediterraneo, parlano
in calabrese, arbėresh ed italiano mantenendo un
equilibrio narrativo straordinariamente efficace. Con un romanzo intenso, poetico,
appassionato, contraddistinto da una scrittura originale
e da una straordinaria efficacia narrativa, Carmine Abate
č tornato nelle librerie. La festa del ritorno, č il
titolo che il maggiore scrittore arbėresh, ha voluto
dare ad una storia di sentimenti forti, di legami
familiari autentici e di spasmodica attesa di un figlio
che con rabbia e preoccupazione aspetta il ritorno di un
padre emigrato in Francia. Lo scandire narrativo dello
scrittore di Carfizzi, č incentrato sulle partenze e sul
ritorno in paese di compare Tullio che racconta a Marco,
sotto il crepitio del fuoco, del suo duro lavoro
all'estero, lontano dalla famiglia. Marco tiene vive
nella mente le giornate trascorse con il padre per i
boschi, la rigogliosa campagna e le strade del dolce
borgo natio e dopo le sue improvvise partenze, segue
pedissequamente i suoi insegnamenti. Per Marco l'assenza
del padre si trasforma in un dolore cronico sotto pelle,
una spina invisibile che punzecchia il cervello. Questi
motivi segnano la crescita di Marco e stimolano la trama
narrativa di Carmine Abate. Un percorso narrativo fluido
e piacevole dove elementi di denuncia sociale come
l'emigrazione, il duro lavoro e l'abbandono del luogo di
origine, si intrecciano con i legami familiari e con
amori misteriosi (l'amore di Elisa, la figlia maggiore,
per un uomo misterioso dai capelli brizzolati che tutti
chiamano "il vecchio"). |