PREMIO PER LA LETTERATURA MIGRANTE PER L’INFANZIA 2009

Sono partito dall’altra parte del libro per incontrarti

 

Fascia 7-10
SI DICE DI ME di Clementina Sandra Ammendola
Divertente e originale. Il pretesto di un vecchio tango argentino per raccontare di una mucca, una mucca migrante: forse la migliore tra le mucche perchè viene dalle Pampas, dove ci sono "mucche di molte razze" che possono pascolare insieme. Ma la nostra mucca non crede davvero di essere la migliore: "siamo tutti più o meno simili e abbiamo più o meno fortuna nella vita". E così leggiamo di mucche indiane e olandesi: gli animali più importanti del mondo, sempre costretti a migrare...
Attraverso ironia e ritmo ecco che ci viene raccontata la condizione di tanti migranti. Accompagnano bene il testo le illustrazioni di Gabriela Rodriguez Cometta, argentina anche lei, come l'autrice., ricordando le parole che sono state lette ad alta voce, anche senza l'aiuto di un adulto.

SI DICE DI ME
di Clementina Sandra Ammendola

Si dice di me.
Si dice che sono abbastanza scema e che non sono fiera di me stessa. Dicono che quando cammino muovo la coda soltanto per spaventare o per mettere in fuga le mosche. Si dice che solo faccio muuuu, che sono ruminante, che ho due corna e che ho quattro stomaci.

Si dice di me.
Si dice che le mucche si dividono in due categorie: utili e sacre. Le mucche utili danno latte, cuoio e bistecche. Le mucche sacre fanno parte della religione di alcuni popoli e non si possono mangiare. Le mucche, secondo me, siamo gli animali più importanti al mondo. E sempre abbiamo dovuto migrare, lasciando la propria Terra.

Si dice di me.
Si dice - degli scienziati tedeschi lo hanno scoperto recentemente - che le mucche si orientano a Nord, da sole: si dirigono a Nord, dormono a Nord, mangiano a Nord e non si perdono. Gli scienziati non sanno bene da dove, le mucche, abbiamo imparato ad orientarci. Dicono che siamo o che abbiamo una bussola; forse una bussola interna che sempre ci porta altrove.

Si dice di me.
Si dice che ci sono le mucche sacre, che sono sempre esistite. E per i popoli antichi, rispettosi della legge degli Dei, le mucche sono un regalo proprio dei loro Dei e non si possono mangiare e chi le maltratta va in prigione. Le mucche sacre hanno più fortuna di quelle utili. Nell’India ancora oggi possono girare libere per le strade e le persone si spostano al loro arrivo.

Si dice di me.
Si dice che la mucca utile più famosa è l’olandese. È una mucca che ha migrato per molti paesi perché è molto carnosa e da latte in quantità incredibile: fino a otto mila litri nei trecento giorni di mungitura. Si può dire che è molto generosa.

Si dice di me.
Si dice che tra le mucche utili c’è la “madrina” ed è quella che conduce, guida le altre. Le altre sono chiamate “comune” e sono appunto comuni e devono seguire la madrina che ha una specie di campanello legato al collo. E la seguono per non perdersi e per non rimanere da sole.

Si dice di me.
Si dice che quando una mucca è grossa e bella può vincere dei Premi; fanno una sfilata nelle Fiere e una mucca che appartiene ad una razza, alla razza migliore, vince. Le razze si mescolano. Poi dicono che io, che provengo dall’Argentina, sono la migliore del mondo.

Dicono che sono la migliore perché, nelle Pampas – enormi distese di pianure – ci sono molte mucche e di molte razze e tutte abbiamo tanto spazio per pascolare e mangiamo i quadrifogli e tanta erba fresca, dicono, e il nostro latte e la nostra carne diventano più buoni. Ma io non so se sono la migliore, anzi. Credo che tutte e tutti siamo abbastanza simili e abbiamo più o meno fortuna nella vita.
Con le mucche si fa il dolce di latte, la crema mou per intenderci. Il dolce più buono al mondo, per gli argentini. Tutti gli argentini, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, adulti tutti, sono capaci di mangiarsi delle cucchiaiate di dolce di latte, in breve tempo, e mangiano finché il contenitore è vuoto. Lo divorano, diciamo, perché a loro piace molto. Dicono che ogni abitante argentino consuma circa tre chilogrammi di dolce di latte in un anno.

Da noi, in Argentina, raccontano che tanti tanti tanti anni fa, nel 1930 credo, una mucca si presentò a scuola, nella Quebrada de Humahuaca, al Nord del Paese. La maestra si spaventò e non la voleva tra i banchi. I bambini ridevano e ridevano così tanto che nessuno studiava più. La gente del quartiere arrivava in bicicletta, a cavallo, a piede, a vedere la mucca studiosa, così la chiamavano. La mucca studiosa era coraggiosa e rumiava la lezione e imparava tutte le lettere. E Maria Elena, una poetessa argentina, ha scritto una canzone per lei.
La mucca studiosa e coraggiosa ha potutto migrare nelle pampas di Buenos Aires. E così ha conosciuto un toro che veniva dall’Italia, dal Piemonte, era nato proprio a Torino e la mucca e il toro hanno messo su famiglia, come si dice.
La mucca studiosa e coraggiosa è diventata la madrina delle mucche comuni e, mentre pascolavano, raccontava molte storie che aveva letto a scuola. Poi ruminava a loro della terra italiana del suo toro e di tutta la nostalgia che provava il toro perché era diventato vecchio e non poteva più tornare nella sua Terra.
Allora alcune mucche comuni hanno voluto andare a scuola e poi hanno sentito molta voglia di migrare e sono arrivate fino al fiume più grande dell’Argentina, il Rio de la Plata, in cerca di una nave.
Con la nave e con un po’ di paura, siamo riuscite ad attraversare l’Oceano e siamo arrivate al porto di Genova. Poi, con molta emozione, siamo arrivate alla Terra del nonno, proprio a Torino. E ci siamo messe a pascolare e a fare tanto latte, tanto cuoio e tante bistecche.

Si dice di me.
Si dice che quando una mucca va a scuola non è più la stessa e può diventare, in un certo senso, una migrante per sempre. Con le lettere, contenute in tanti libri, si aprono dei mondi e si attraversano tanti confini e si scrivono delle storie. E io sono contenta che la mia nonna, cioè la mucca studiosa e coraggiosa, sia andata a scuola. Altrimenti non potrei scrivere, come ora, tutto quello che si dice di me.


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