Arte di fare il bagno
di Nader Ghazvinizadeh
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I Ciclisti Abbiamo nella gola Il
libro Arte di Fare il Bagno, prima opera "solista" di Ghazvinizadeh,
ripercorre, in trenta poesie,
Postfazione Solo ad aprire
la nostra finestra sul mondo, per le notizie che ci arrivano - e anche
non tutte ma solo una parte - e ci colpiscono giorno dopo giorno, come
una sventagliata di mitra, questo mondo sembra affogato in una menlma
viscida, in un mare di fuoco. Violenza inesorabile ovunque. Spietatezza
e indifferenza ostentata, aggressività tempestosa solo per conquistare
potere e accontentare tutte le voglie; suscitate o insinuate. E' vero
- ed è giusto dirlo - chenon tutti sono frantumati dentro a questo
dissesto, e si comportano con affaticata equità e non calpestano
frettolosi le ore (o le foglie) della loro vita; ma è anche vero
che quanto sopra rapidamente enunciato consegna i più dei viventi
dentro a questo quadro dissennato e furibondo.
Arte di fare il bagno è l'arte di godersi i momenti magici e ripetibili che la vita ci offre. La mitizzazione di una realtà comprendente il modello (il cinema con il suo catalogo d'improvvisazioni) e l'esperienza trasfigurata, - poiché per l'appunto resa mitica, - in forme di compiaciuta esaltazione. Nader Ghazvinizadeh è un poeta epico. Conosce le regole del mondo che vive, ma ciò non gli impedisce di godere e magnificare la vita che gli si offre, di farne arte: "fu in quell'attimo che mi trovai sul palcoscenico / retrobottega, avanspettacolo". Le poesie di questo libro funzionano nel momento in cui questa trasfigurazione si compie, non come retorica di un mondo, ricostruito a pezzi separati, ma come momento di piacere mitico nel presente. Si capisce allora come l'urbanistica e il calcio, più che passioni per il poeta, giochino un ruolo importante in queste poesie. La prima, per il fascino di una scienza, che ci rapporta ai luoghi e ci da una mappa del nostro "sentire", il calcio invece per quell' imprevedibile darsi e sottrarsi, per l'obliquità di movimento, - proprio come in un dribbling - insita nel vivente. Naturalmente qui è l'ispirazione, la deduzione improvvisa a risultare determinante. Per questo devo rilevare che accanto a notevoli poesie, ce ne sono altre non riuscite, dove sembra evidente che il poeta si è lasciato sfuggire il momento decisivo e subentra dunque la retorica o uno sguardo fotografico non riscattato. Ma le poesie che funzionano, - e sono proprio tante per un esordio - lo fanno proprio perché per dirla con Nader "tra il silenzio e quel che non diciamo / c'è un fiume del quale non parliamo." Il fiume è la vita, che come il calcio è gitana. Il poeta non si limita solo ad essere il Mister, che coordina, suggerisce, inventa, ma al contrario è lui stesso a scendere in campo, a parlare il linguaggio delle cose di cui partecipa, a giocarsi la "matta". Il mito e l'epica sono tutte lì, nel mondo amato ed esaltato nel presente e quindi non ricostruito a posteriori, dove anche nei meccanismi più imbarazzanti, l'"arte" è partecipare dell'avventura "e si gode l'ora dei moscerini / il vino di sera nelle città in fiera" e le storie diventano i lineamenti stessi del poeta.
di Alex Caselli (da www.daemonmagazine.it)
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approfondimenti su Vocidalsilenzio:
Metropoli, edizioni cfr - poiein, 2011(scheda bibliografica)