La
lettura dei racconti e lo scambio comunicativo con la scrittrice Gabriella
Ghermanti hanno saputo coinvolgere ed entusiasmare gli alunni, tanto
che si è avvertita l’esigenza di individuare strategie
che, in modo insolito ed accattivante, stimolassero la creatività
e la capacità di osservazione; da qui l’idea di catturare
immagini, di cogliere atmosfere, di fissare colori e suoni per giungere
ad una piena conoscenza di sé, all’attenzione dell’altro,
alla capacità di confronto ed abbandono di posizioni individualistiche.
Sono stati affrontati opportuni e diversificati momenti di incontro,
nella consapevolezza che soltanto da una sistematica comunicazione potevano
scaturire dialoghi e possibilità di interscambio, tutti con una
finalità comune: la volontà di narrare e di ascoltare
sentimenti, desideri, lunghe o brevi esperienze esistenziali tra persone
di età diverse e di differenti culture. Sensazioni, immagini,
fantasie: attimi che gli alunni hanno saputo trasmettere e far amare
con i versi suggestivi delle loro poesie. L’attesa, il dubbio,
la nostalgia: disposizione d’animo di chi deve abbandonare la
propria terra mentre, inquieto ed angosciato, ne riassapora i ricordi
ed i profumi, anelando a qualcosa di altro, di trovarsi soli…Esperienze
spesso insondate, inespresse o anche sconosciute che hanno portato gli
alunni verso nuovi interlocutori, verso nuove situazioni, verso nuove
scoperte nella certezza che una “cittadinanza” nasce se
popolata di donne e di uomini dai codici variopinti e dalle menti plurali,
possibile soltanto attraverso il dialogo, il confronto e la costruzione
da parte di ognuno di noi.
Aprendo
la finestra dell’amore
Resto sola
e apro una finestra.
Un vento di pensieri del passato
mi assale.
È un luogo segreto,
sepolto nel tempo dei ricordi;
un vecchio film
dove la libertà accende la fantasia.
Apro un vecchio diario,
ingiallito dal tempo…
Parole, gesti, pensieri d’amore.
Trasportata da una realtà fatata,
travolta da forza vitale:
gioia, certezza, bellezza.
Apro la finestra magica,
volo all’interno della stanza dell’amore,
dei ricordi.
Apro le mie ali al vento
E mi lascio portare dalla corrente.
Una realtà fatata,
in cui la vita appare del tutto diversa…
Una dolce melodia.
Posso chiudere la finestra:
sento freddo.
Serena
Accorsi, classe 4. G
Dimenticare
Le lancette
di un orologio,
il battito del cuore,
la neve sui tetti…
Perdersi
in piccole cose per…
cercare di dimenticare.
Lucia
Zaccaria, classe 4 G
Il
Pagliaccio
Sogno di volare
in un cielo limpido,
sogno di cantare
il mio vero “io”,
sogno di ballare
su un palcoscenico,
senza spettatori;
sogno di non recitare,
di non essere
un pagliaccio…
divertente
solo per gli altri.
Silvia
Guglielmi, classe 5. G
Dolci attimi
La notte nel cuore,
amari momenti,
solitudine.
Secondi infiniti
scalfiscono l’anima…
Un gesto,
un sorriso,
uno sguardo.
Una speranza torna a brillare.
Durerà?
Non più di un battito,
non più di un lampo.
Speranza…
Vana illusione.
Torna il buio,
in un cuore già spento.
Marco
Veronesi, classe 5. G
L’Infinito
Basta veramente poco
per viaggiare nell’infinito.
Chiudere gli occhi
Lasciarsi andare,
immaginare.
nuova vita,
nuova esistenza,
nuovo volto.
Basta veramente poco:
chiudere gli occhi,
pensare..
Nuovo mondo,
nuove persone…
Nuovo infinito…
Filomena
Gravina, classe 4 G
Ombre
Ombre che corrono su un muro.
Sole che tramonta.
Luna che sorge.
Stella su un filo.
Luce immaginaria.
Voci che si sovrappongono.
Pensieri simmetrici
a desideri inaccessibili.
Giochi di forza
tra luci e ombre.
Una guerra vinta da nessuno,
dove la luna
ruba la luce
e dona le ombre.
Valentina
Battaglia, classe 4 G
Il Silenzio dell’Obbedienza
Donne orientali velate,
alture prosciugate dal sole,
bisogni antichissimi
di rispetto e di libertà.
Granate svampanti dorate,
missionarie dovunque di pace:
abitudine antica ad essere
sempre silenziose obbedienti.
Donne velate del sud,
case bianche squadrate
abbracciate su colline assolate,
le finestre che guardano il mare.
Esplosione di vampe di fuoco,
assordante boato di fiamme,
fumi che s’alzano con polveri e
preghiere: e ritorna il silenzio.
Ritornano a casa,
dal cielo, con ali e bandiere:
erano – l’avevano ricordato partendo –
“Usi ad obbedir tacendo”:
non avevano
aggiunto di più.
S’era fermato così il loro dire.
Il resto del mondo è:
“E tacendo morire”.
Anna
Masotti, classe 5 G
Rispetto
Trovare rispetto,
cercando rispetto.
Imporre rispetto,
trascurando rispetto.
Conservare rispetto,
portando rispetto.
Chiara Ramponi, classe 5 G
Solitudine
…Rumore…
è la noia
che picchia dentro al cuore.
Illusioni
che la mente crea,
bizzarra idea…
Lacrime dolci
che parlano dolore,
nel tepore della notte:
immagine di quell’uomo
che cerca felicità,
trovando nel mondo
crudeltà.
Manuela Mantovani, classe 5 G
Lettera
ad un bambino lontano
Caro
amico,
non essere triste. Tu hai un padre e una madre che ti vogliono bene,
una casa che ti ripara, dei bei vestiti che ti tengono caldo, un pallone
con cui giocare. Hai tutti i giorni un piatto caldo, che a volte butti
via, hai un libro su cui imparare.
Caro amico, io vorrei essere come te.
Vorrei smettere di cercare il mio cibo tra le immondizie, vorrei poter
tornate a casa e trovare i miei genitori pronti a donarmi un sorriso…Vorrei
averla una casa!
Vorrei che mio padre e mia madre mi sgridassero perché non ho
preso un bel voto a scuola…Ma vorrei esserci andato a scuola.
Vorrei giocare con i miei amici, correre, rotolare in un prato, fermarmi
a guardare il cielo infinito e sentirmi libero.
Vorrei cantare e far sentire la mia esile voce più volte ignorata.
Vorrei poter ridere, essere felice ed avere il diritto a non soffrire
più.
Vorrei vivere la mia giovane età.
Amico mio mi hanno tolto il diritto di sperare ma una cosa mi è
rimasta…
…la libertà di sognare.
Laura
Fornasini, classe 4 G
Cortometraggio:
Suli
E
la campana suona di nuovo, come ogni anno. E come ogni anno una folla
di bambini muniti come soldati del loro bagaglio, è accompagnata
dai genitori che attendono impazientemente che varchi l’ingresso
della scuola ed entri nelle classi.
Bambini sbuffanti, chi piange, come ogni anno, chi serio e pensoso,
insofferente all’idea di ricominciare di nuovo. Una bambina scalcia,
piange e si dispera urlando mentre la madre la tira per un braccio nel
vano tentativo di farla entrare nell’aula. Tutti eccitati o agitati,
tutti, tranne uno: Suli.
Suli non è come gli altri bambini, non grida, non si agita, non
pensa; il suo sguardo vuoto, lo conduce lentamente all’ingresso
dell’Istituto. Dietro di lui la madre, giovane donna seria e fiera,
lo osserva pazientemente. Suli è etiope, ha solo sette anni,
le poche parole italiane che conosce gliele ha insegnate sua madre durante
il corso dell’estate perché non si trovasse in difficoltà
a scuola.
È piccolo, Suli, non conosce il nostro paese, da mesi non vede
più la sua terra, la sua gente, la famiglia. Nel nostro paese
fa freddo, non c’è il caldo solare africano, non vi sono
terre sconfinate e ristretti villaggi di contadini e commercianti: l’Italia
è immensa, e Milano così caotica da non riuscire a percepire
l’aria che si respira.
Sulla soglia dell’aula, Suli si ferma, immobile e serio osserva
la classe di compagni che lo squadrano con aria stupefatta: non è
ricco come gli altri, è solo insicuro, ogni cosa gli pare estranea,
ogni parola, ogni viso, ogni sensazione. La maestra tenta di farsi capire,
gesticola, buffamente si esprime e i compagni sghignazzano.
Suli non sa forse che è già entrato nelle mire di scherzi
ed intolleranze di almeno metà della classe.
Si siede in fondo al banco, isolato. L’intervallo lo trascorre
da solo, ha per merenda solo due mandarini, nessuno gli offre nulla,
e nessuno finora gli ha rivolto la parola. Non comprende Suli, non capisce
l’indifferenza di questa gente, che tutto vede e tutto ignora,
che tutto pensa di conoscere e tutto rifiuta. Non ci sono valori, né
calore, vede e sente intolleranza.
Mangia in compagnia di un peluche i suoi mandarini, volge lo sguardo
verso la porta e nota un bambino incuriosito. È solo anche lui,
diverso da Suli, ha la pelle chiara, albina, i suoi capelli sono di
un biondo intenso e gli occhi di un azzurro chiarissimo, non è
ricco ma emarginato. Si avvicina al bambino etiope, tra i due vi sono
sguardi intensi e significativi; Suli gli offre gentilmente uno spicchio
di mandarino, il compagno lo accetta volentieri. Entrambi non riescono
ad esprimersi correttamente ma i loro sguardi sono eloquenti, ridono,
immediatamente entrano in confidenza e in amicizia. L’uno non
sa la provenienza dell’altro, così davanti ad un atlante
appeso alla parete dell’aula, giocano ed indicano i loro paesi
di origine; Suli mostra l’Etiopia e Anatoli, il nuovo compagno,
gli indica l’Ucraina. Sono distanti fra loro, è vero, ma
resi così vicini da una solida amicizia instaurata in breve tempo.
La campana suona e Anatoli deve far ritorno alla sua classe: non sanno
come salutarsi, come dirsi arrivederci, ma sono sicuri di rivedersi.
I compagni di Suli fanno ritorno in classe e lo guardano con occhi diversi,
sono stupiti dal vederlo così felice, spensierato ma, con indifferenza,
tornano ai loro libri.
Beatrice
Giovannoni, classe 5 G
Uomo
Era solo un vecchio all’angolo di una strada.
In cambio di un sorriso
regalava una poesia.
Nei grigi inverni,
solo un soldo chiedeva.
Per tutti era il barbone
ma Nikita era il suo nome
e sotto quel corpo,
malato e sporco,
c’era un’anima degna di rispetto.
Così ci ha lasciati:
seduto in quell’angolo tra le sue poesie
chiedendo solo di…
…essere considerato un Uomo.
Laura
Fornasini, classe 4 G
Tutto
il mondo in una parola: vivi
Non importa che tu sia bianco o nero.
Non importa che tu sia uomo o donna.
Non importa a quale religione tu appartenga.
Importa solamente che tu sia vita e che,
come tutti gli esseri umani,
vengano rispettati i tuoi diritti,
che tu possa vivere serenamente,
sentirti libero ed uguale agli altri.
Annalisa
Zerbetto, classe 3 G
Rifugio
Nel cielo stellato si specchia un’anima
sola,
profondità di un oceano
che non può esser più segreta.
Passa il tempo,
rimango sola
nel rifugio di una parola.
Gaia
Bazzanini, classe 5 G
Certezze
Le certezze svaniscono…
Tutto torna in una dimensione sconvolta…
Irrazionale…
Nicola
Delvecchio, classe 5 G
Real
Dream
Giganteschi aerei sorvolano la mia testa,
sono veloci, grandi e potenti,
ma io vedo montagne altissime,
prati fioriti,
oceani in burrasca,
ma gli aerei sono ancora lì,
pronti a decollare.
Il mio pensiero
Mi fa viaggiare,
scoprire e sognare.
Non essere il sogno della mia vita
diventa la realtà dei miei sogni.
Mauro
Ventura, classe 5 G
L’acqua
di un fiume
Nella vallata di questa scoscesa vetta,
vivono insetti, piante, colori;
si fondono assieme, si mimetizzano,
quasi si nascondono;
non cambiano mai senza chiedere permesso,
restano lì come in un quadro su tela,
come l’acqua in un fiume;
ma poi arriva la piena
che, con impetuosità,
spazza tutto, spezza il quadro,
ed in lontananza si intravede un essere umano.
Mauro
Ventura, classe 5 G
Il
vento dell’oceano
Le foglie
ondeggiano
sotto le carezze del vento.
Raggi di sole si insinuano
nelle pareti…
Bagliori luccicanti
rompono la penombra.
Folate di vento oceanico
allontanano i miei ricordi…
Odori, colori e sapori
si radicano nel cuore.
Natascia
Girotto, classe 5 G
Fuggi
senza voltarti
Trepidante silenzio
leggiadro soffio…
il mio pensiero vaga.
Non proverò più a raggiungerti,
lo sforzo è vano.
La mia anima ha perso la sua identità…
Combatto
e perdo.
Sono alla deriva del nulla,
e tu, insensibile essere umano,
fuggi senza voltarti.
Beatrice
Giovannoni, classe 5 G
Fantasticare,
sognare, pensare
Quando sei triste
pensi a fatti strani,
spaventosi,
orribili…
Fantastichi,
sogni,
pensi.
Allora trovi la forza
per andare avanti,
apprezzi la vita,
le dai un senso…
e ti ritrovi a fantasticare,
sognare,
pensare.
Sara
Caselli, classe 4 G
Come
fiori di campo
Come siamo?
Diversi.
Chi è il diverso?
Io o Tu?
Forse entrambi,
con tante diversità…
Ma mi chiedo:
“C’è diversità tra noi?”
NO
Siamo come i fiori di una vasta e immensa prateria,
tu una splendida viola profumata…
io semplice bocciolo di margherita…
così uguali e così diversi…
eppure entrambi nello stesso campo infinito,
come una rosa e un gelso,
significati…
importanze diverse…
così pure alle nostre fragili e brevi vite
vengono attribuite importanze diverse
quando in realtà
non comprendiamo
quanto siamo simili…
tra noi
e…
ai fiori di quella prateria…
Elena
Ferioli, classe 5 G