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La
partecipazione della classe IV L Indirizzo linguistico - autonomia al
“Progetto culture e letterature della migrazione” è
stata inserita all’ interno di un percorso multidisciplinare scelto
dal C.d.C. che aveva come tema “ La diversità, l'altro”.
Gli studenti hanno affrontato la lettura di scrittori maghrebini francofoni,
autori post-coloniali di lingua inglese e, per quel che riguarda gli
scrittori migranti, hanno analizzato Tahar Lamri, in particolare “Il
pellegrinaggio della voce” e “ Ma dove andiamo? Da nessuna
parte, solo più lontano”.
L’esperienza, oltre a fornire esempi di analisi letteraria, è
stata estremamente formativa nel creare curiosità ed interesse
verso culture diverse e nell’attivare negli studenti uno sforzo
di comprensione dell’ altro, fondamentale nella prospettiva di
una realtà multietnica.
Culture
Occidentale et Culture Arabe. Est-il possible de créer des liens
d’entente ? Lettre à une amie
Chère
Eve,
Il
y a environ un mois, j’ai participé à une conférence
donnée par Tahar Lamri; cette occasion est devenue le point de
départ pour mes réfléxions à propos des
rapports qui lient le monde occidental à la culture islamique.
A partir des textes que nous avons lus, je peux affirmer qu’il
est malheuresement très difficile d’établir un rapport
de tolérance et de respect entre les deux cultures. Il y a toujours
un « choc culturel » provoqué par la rencontre de
deux personnes qui appartiennent à deux cultures différentes:
chacun a sa propre identité, qui dévient à la fois
un prétexte pour un conflit , au lieu d’être le point
de départ pour un rapport fécond d’échange
mutuel. J’ai lu un texte tiré de L’invention du désert
de Tahar Djaout qui nous donne un exemple clair des heurts culturels
entre la culture islamique et la culture occidentale: le protagoniste,
un homme religieux arabe, en se promenant sur les Champs-Elysée,
est tiraillé entre la curiosité pour une sexualité
affichée et un conflit tout intérieur qui se traduit dans
la naissance de l’intégralisme. Cet exemple fait partie
d’une production littéraire récente mais on peut
également trouver le contact entre ces deux cultures dans la
nouvelle de Maupassant Allouma ; le texte raconte la relation scandaleuse
et passionnelle entre un français et un femme arabe, celle-ci
vue comme un être inférieur. A mon avis le problème
fondamental lié à ces deux cultures est constitué
par le monde qui nous entoure et qui nous oblige, à travers les
médias, à penser et à nous comporter d’une
certaine manière ; très souvent les modèles et
les styles de vie proposés par les deux cultures entrent en conflit.
Tahar Lamri nous a expliqué une des différences fondamentales
entre la culture islamique et la nôtre: dans le premier cas la
culture est trasmissible, c’est–à -dire que les parents
sont les dépositaires de la connaissance transmise à leurs
enfants. Dans notre culture, qu’il a appelée « communicative
» on est ouvert au dialogue et il n’existe pas une hiérarchie
culturelle rigide. En conclusion la culture occidentale à tendance
à vouloir soumettre les autres à sa volonté; il
faudrait que l’Occident change d’avis et qu’il se
mette au même niveau que les autres cultures afin d’instaurer
une relation pacifique, autrement le conflit persistera. Nous croyons
être libres dans ce monde, dans une société où
l’image représente tout et où notre liberté
est « indirectement » conditionnée, dans un monde
qui se cache derrière le mot « démocratie ».
Il faudrait que les peuples établissent entre eux une union étroite
pour partager un futur pacifique fondé sur des valeurs communes.
Salut et à bientôt.
P.S J’espère que nos réfléxions ne seront
pas seulement des simples mots et que l’avenir nous réservera
un monde meilleur !
Clara
Zangirolami Classe 4 L
Un
pomeriggio speciale
Finalmente
un pomeriggio tutto per me: niente impegni, solo la voglia di camminare
tra la folla del centro senza una meta precisa. Uno sguardo alle vetrine
senza la minima idea di ciò che avrei potuto acquistare, lasciando
che i miei occhi si soffermassero sulle persone che incontravo, immaginando
cosa potessero fare o quale tipo di vita potessero condurre. Un gioco
di fantasia, come se l’aspetto, la camminata, i gesti potessero
rivelarmi momenti di esistenza uguali o diversi dalla mia.
“Mi aiuti?”
Mi girai cercando con lo sguardo la persona che mi aveva indirizzato
la richiesta. Era un ragazzo paraplegico, cercava di entrare in un bar,
ma lo scalino gli impediva l’accesso, così lo aiutai ad
entrare. “Grazie” mi disse con un sorriso che lasciava trasparire
una grande dignità. Non era un grazie dignitoso…quasi altero.
Mi presentai: “Claudia”. Il ragazzo allungò la mano
“Andrea” “Beviamo qualcosa” gli proposi. “Sono
entrato proprio per questo!” rispose.
“Caffè?!” azzardai
“Caffè!”:
Mentre facevo l’ordine al barista Andrea si avvicinò al
tavolino dove lo raggiunsi con i due caffè. Lo stereo diffondeva
musica e fu proprio la musica l’argomento della nostra conversazione.
Scoprimmo che i nostri gusti erano molto simili e questo incentivò
la conversazione fino al momento in cui Andrea si fece serio.
“Prima dell’incidente suonavo la batteria”
“Mi dispiace” risposi senza sapere come proseguire pensando
a me stessa impossibilitata a suonare la batteria. Andrea mi porse la
mani e disse “A me dispiace non poterla più suonare, ma
la vita se con una mano, toglie con l’altra dà” “Certo
che bisogna sempre trovare il lato positivo delle cose” risposi
“Ma se io dovessi smettere di suonare per qualsiasi motivo sarebbe
una tragedia”. Mi bloccai. Quella parola “Tragedia”mi
era proprio scappata! Andrea si mise a ridere. Gli chiesi scusa per
quanto avevo detto, ma lui mi interruppe quasi subito “Vedi la
tragedia è quando i perde la speranza, la tragedia è quando
non si può più vedere il sole o progettare il nuovo giorno…”
“Che cos’è il sole per te?” gli chiesi pensando
alla mia vita inchiodata a una carrozzina. “Il sole è cambiare
strumento per esempio!Vedi, uno scalino come quello che mi impediva
di entrare qui è un ostacolo…non la fine della vita! Così
come il non poter suonare la batteria è solo la possibilità
di allargare i miei orizzonti”. A questo non avevo mai pensato.
Da quando avevo spinto la sua carrozzina dentro al bar un pensiero mi
tormentava la mente: come può una persona vivere a metà?!
Andrea doveva aver percepito questo mio pensiero perché ricominciò
a parlare “Attorno a me esistono milioni di ostacoli! Metti per
esempio che adesso io avessi bisogno di andare i bagno: dovrei chiederti
di accompagnarmi! Se dovessi salire sull’autobus dovrei chiedere
di essere alzato, perché gli autobus sono costruiti per le persone
cosiddette “normali”. Eppure io l’autobus lo prendo
perché sono una persona normale! Non penso, non vivo, non agisco
come il resto dell’umanità?”. Stavo prendendo coscienza
della sua normalità eppure mi era difficile pensare a quella
sua vita disagiata, a quel suo esistere tra mille ostacoli. “Sai,
se vuoi posso insegnarti a suonare la chitarra!” esclamai. “Claudia
molte persone per soffocare i loro sensi di colpa di fronte alle situazioni
come la mia, cercano di fare qualcosa. Tu ora sei a disagio e la tua
offerta è un po’ come se dovessi metterti in pace con la
tua coscienza. Prova a vedermi come un tuo compagno di classe, o come
un tuo collega di chitarra!” “Hai ragione…una gaffe
dietro l’altra…!” “No figurati…è
normale ma sappi che seduti su questa carrozzina si affinano le percezioni,
si leggono parole non scritte, s’impara a dialogare con le sensazioni.
Non ti scusare, è come se io avessi sei sensi e tu i soliti cinque…”
Era vero. Mi resi conto che le parole erano solo una piccolissima parte
di ciò che lui percepiva da quella comunicazione. “E’
vero” dissi “Sono a disagio come se volessi fare qualcosa
per te” “L’unica cosa che puoi fare è non sentirti
a disagio. Anche tu sei seduta, e quindi siamo pari!” Ero seduta,
ma avrei potuto alzarmi in qualsiasi momento, lui no. Ancora una volta
mi lesse nel pensiero “Vuoi che usciamo a fare due passi?”
“Come vuoi!” risposi meravigliata “Devi solo aiutarmi
a scendere lo scalino, poi posso spingere la carrozzina da solo e procederemo
insieme”. E fu proprio così. Uscimmo dal bar e percorremmo
insieme un bel tratto di strada chiacchierando. Davanti ad una fermata
dell’autobus Andrea si fermò e disse “Questa è
la mia fermata, ora vado a casa...mi lasci il tuo numero?” “Certo!”risposi
allora “333….” Non mi lasciò finire. “Il
tuo numero mi serve per chiamarti. Ora che abbiamo camminato insieme
potrò venire da te a lezione di chitarra!” Due uomini lo
aiutarono a salire sull’autobus. Rimasi a pensare ora che abbiamo
camminato insieme….
Claudia Gamberoni 4 L
Rapporti tra paesi orientali e occidentali
Dopo
la conferenza con Tahar Lamri, abbiamo potuto considerare una possibilità
di dialogo tra mondo islamico e cultura occidentale, pensiamo sia necessario
premettere che religione e politica sono due cose distinte e devono
essere separate.
Da una ventina d’anni Paesi come Francia, Inghilterra, Germania,
Italia hanno dovuto affrontare il problema dell’immigrazione.
Come conseguenza dell’arrivo di un nuovo popolo, nei nostri Paesi
è giunta anche un’altra cultura e un’altra religione
che oggi sono ormai entrate a far parte della nostra vita quotidiana.
Oggi i musulmani sono da noi percepiti come comunità separate
che si oppone o quanto meno non si impegna per raggiungere una parziale
integrazione.
La parola integrazione è una punta di diamante, può avere
mille sfaccettature. A nostro parere l’integrazione delle minoranze
non è un processo di assimilazione culturale forzata, bensì
la possibilità per coloro che emigrano di mantenere la propria
identità nel paese ospite. È necessario che le minoranze
si riapproprino della loro storia, del loro destino, della loro tradizione
anche nei Paesi non di origine.
Spesso noi Europei tendiamo ad accettare le minoranze solo se esse si
propongono di assimilare la nostra cultura. Tutto questo è sbagliato,
perché la storia ha dimostrato che l’imposizione forzata
di una cultura non fa altro che scatenare gli istinti peggiori dell’uomo.
È anche vero però che chi emigra ha il dovere di rispettare
la società e le usanze dei paesi accoglienti e soprattutto devono
accettare e rispettare le leggi e le politiche autoctone.
Le potenze europee dovrebbero affermare il loro potere non solo attraverso
il controllo economico, ma principalmente esse devono mostrare alle
popolazioni meno fortunate che nei nostri Paesi esiste la democrazia,
dove tutti vengono rispettati in modo che culture e persone diverse
possano interagire per creare un mondo migliore.
Giulia
Tebaldi, Elisa Mangoni 4L
Luci e ombre
Vento
e sabbia
sassi…
La mia mente vuole sapere
il mio cuore vuole sentire
Te.
uomo nel deserto.
Il tuo volto immobile,
fiero,
il tuo silenzio pieno di parole
mi affascinano
entrano in me,
scavano nella mia anima
come la sabbia sulle rocce
Il sole è la tua guida
Il vento le tue ali
e io vorrei volare
con te
ma non posso…
sono solo il custode
del tuo segreto
in un sogno.
Elisa Mari, Giada Buttini 4L
Lettera dal deserto
Ferrara 7 aprile 2003
Caro
Mohammed,
sono
appena ritornata in Italia e mi sento di scriverti dopo una lunga permanenza
nel tuo paese natale per condividere con te le mie riflessioni.
Tutto mi sembrava così familiare forse perché avevo accanto
una persona che conoscevo, ma allo stesso tempo,ero tremendamente ansiosa.
Quando quella mattina abbiamo attraversato insieme il deserto, ho provato
un senso di smarrimento che mi ha paralizzata, ma vedendoti procedere
così sicuro mi sono rassicurata. Ho capito , finalmente, l’importanza
che dai alla parola “libertà”. Il nostro modo di
vivere frenetico ed egoista ti aveva reso malinconico, ma in quei luoghi
ho visto che hai riacquistato forza e serenità.
Sbagliano coloro che credono che “voi” siate totalmente
diversi da “noi” europei e che non esistono punti d’incontro
tra questi due “mondi”; basta trascorrere soltanto alcuni
giorni in quegli spazi infiniti per eliminare i pregiudizi e immergersi
completamente in quel mondo.
Attraverso un più approfondita conoscenza della vostra cultura
e tradizioni riesco a capire e a giustificare i disagi che provate quando
cercate di inserirvi in un ambiente che non vi appartiene. Confido in
un tuo ritorno in Europa, spero di riabbracciarti presto,
Roberta
Melissa Andreotti 4L
Racconti
del deserto
Da
giorni siamo in viaggio. Attorno a noi solo rocce, sabbia e sassi immobili
da secoli e mutevoli in un attimo a seconda dei raggi del sole e dei
giochi del vento.
Ad un tratto, improvvisamente, si leva attorno a noi una nube di polvere
e tra granelli quasi iridescenti ci appare un uomo a cavallo. E’
alto con un turbante nero che gli copre il capo ed il volto da cui spuntano
occhi scuri, attenti e penetranti. Il portamento è fiero e la
sua figura emana potenza rispetto. Ci viene incontro e senza una parola
ci fa capire che dobbiamo seguirlo.
Dopo un cammino – non saprei quanto lungo- riparandoci dal vento
con i cammelli, arriviamo in un paesaggio quasi lunare. Al di là
di un gruppo di dune il vento cessa all’improvviso e ci troviamo
in un accampamento di Tuareg. Tende a righe in circolo le une vicino
alle altre; ci accolgono. Entriamo e un profumo di the alla menta, spezie
e datteri ci avvolge. Sempre senza dire una parola ci fanno cenno di
sedere su folti tappeti e con un breve inchino ci viene offerto cibo
e the. Sembra di essere in un mondo irreale dove non ci divide la lingua,
il colore della pelle, le usanze…sembra un sogno.
E purtroppo mi sveglio, mi rendo conto che un sogno, un bellissimo sogno,
ma porterò sempre con me nel cuore il ricordo di ciò che
poteva essere e di ciò che potrebbe essere stato.
Arianna Vivarelli, Valeria Patarini 4L
L’immigrazione
e i suoi problemi
La
conferenza tenuta da Tahar Lamri presso la scuola ci fa riflettere su
quale sia la condizione di un immigrato che lascia il suo Paese natale
per cercare fortuna altrove. Probabilmente egli è stato uno degli
immigrati più fortunati, in quanto è riuscito a stabilirsi
nel nostro Paese aiutato sicuramente dalla sua capacità di scrivere
e dalla sua predisposizione ad accogliere culture del tutto diverse
dalla sua.
Molti suoi connazionali, ma anche molti africani in generale, seguono
lo stesso percorso, mentre altri non lasciano il loro Paese perché
legati alla religione e ala cultura ed hanno il timore di perdere i
loro valori venendo in Italia, un Paese culturalmente e religiosamente
del tutto diverso dal loro, ma tollerante nei confronti di altre religioni
o culture.
C’è da premettere però che nessun italiano o europeo
immigra in un qualsiasi Paese di religione musulmana, dunque la mancanza
di un’immigrazione reciproca impedisce una conoscenza approfondita
delle culture e di conseguenza viene a mancare un dialogo tra le due
civiltà.
Questo problema non riguarda solamente i rapporti Europa-Africa, ma
la si può estendere a tutto il mondo, in quanto troviamo difficile
stabilire contatti con chi ci sembra lontano dal nostro modo di pensare.
L’immigrazione però ha sicuramente un obiettivo diverso
da quello di far avvicinare due società, ma magari sfruttandola
in maniera positiva si potrebbe creare quel dialogo che manca da anni,
manifestando in ognuno di noi una sensazione di arricchimento culturale
e personale.
Questo sistema può essere efficace solamente se l’impegno
delle società è reciproco e affidandosi alla speranza
forse un giorno sarà realizzabile
Chiara Marchetti 4 L