Incontro con Tahar Lamri
A cura di Alessandra Bondioli e Clara Boccafogli - Liceo Classico “L.Ariosto” - Ferrara

 

La partecipazione della classe IV L Indirizzo linguistico - autonomia al “Progetto culture e letterature della migrazione” è stata inserita all’ interno di un percorso multidisciplinare scelto dal C.d.C. che aveva come tema “ La diversità, l'altro”.
Gli studenti hanno affrontato la lettura di scrittori maghrebini francofoni, autori post-coloniali di lingua inglese e, per quel che riguarda gli scrittori migranti, hanno analizzato Tahar Lamri, in particolare “Il pellegrinaggio della voce” e “ Ma dove andiamo? Da nessuna parte, solo più lontano”.
L’esperienza, oltre a fornire esempi di analisi letteraria, è stata estremamente formativa nel creare curiosità ed interesse verso culture diverse e nell’attivare negli studenti uno sforzo di comprensione dell’ altro, fondamentale nella prospettiva di una realtà multietnica.

Culture Occidentale et Culture Arabe. Est-il possible de créer des liens d’entente ? Lettre à une amie

Chère Eve,

Il y a environ un mois, j’ai participé à une conférence donnée par Tahar Lamri; cette occasion est devenue le point de départ pour mes réfléxions à propos des rapports qui lient le monde occidental à la culture islamique. A partir des textes que nous avons lus, je peux affirmer qu’il est malheuresement très difficile d’établir un rapport de tolérance et de respect entre les deux cultures. Il y a toujours un « choc culturel » provoqué par la rencontre de deux personnes qui appartiennent à deux cultures différentes: chacun a sa propre identité, qui dévient à la fois un prétexte pour un conflit , au lieu d’être le point de départ pour un rapport fécond d’échange mutuel. J’ai lu un texte tiré de L’invention du désert de Tahar Djaout qui nous donne un exemple clair des heurts culturels entre la culture islamique et la culture occidentale: le protagoniste, un homme religieux arabe, en se promenant sur les Champs-Elysée, est tiraillé entre la curiosité pour une sexualité affichée et un conflit tout intérieur qui se traduit dans la naissance de l’intégralisme. Cet exemple fait partie d’une production littéraire récente mais on peut également trouver le contact entre ces deux cultures dans la nouvelle de Maupassant Allouma ; le texte raconte la relation scandaleuse et passionnelle entre un français et un femme arabe, celle-ci vue comme un être inférieur. A mon avis le problème fondamental lié à ces deux cultures est constitué par le monde qui nous entoure et qui nous oblige, à travers les médias, à penser et à nous comporter d’une certaine manière ; très souvent les modèles et les styles de vie proposés par les deux cultures entrent en conflit. Tahar Lamri nous a expliqué une des différences fondamentales entre la culture islamique et la nôtre: dans le premier cas la culture est trasmissible, c’est–à -dire que les parents sont les dépositaires de la connaissance transmise à leurs enfants. Dans notre culture, qu’il a appelée « communicative » on est ouvert au dialogue et il n’existe pas une hiérarchie culturelle rigide. En conclusion la culture occidentale à tendance à vouloir soumettre les autres à sa volonté; il faudrait que l’Occident change d’avis et qu’il se mette au même niveau que les autres cultures afin d’instaurer une relation pacifique, autrement le conflit persistera. Nous croyons être libres dans ce monde, dans une société où l’image représente tout et où notre liberté est « indirectement » conditionnée, dans un monde qui se cache derrière le mot « démocratie ». Il faudrait que les peuples établissent entre eux une union étroite pour partager un futur pacifique fondé sur des valeurs communes.
Salut et à bientôt.
P.S J’espère que nos réfléxions ne seront pas seulement des simples mots et que l’avenir nous réservera un monde meilleur !

Clara Zangirolami Classe 4 L

Un pomeriggio speciale

Finalmente un pomeriggio tutto per me: niente impegni, solo la voglia di camminare tra la folla del centro senza una meta precisa. Uno sguardo alle vetrine senza la minima idea di ciò che avrei potuto acquistare, lasciando che i miei occhi si soffermassero sulle persone che incontravo, immaginando cosa potessero fare o quale tipo di vita potessero condurre. Un gioco di fantasia, come se l’aspetto, la camminata, i gesti potessero rivelarmi momenti di esistenza uguali o diversi dalla mia.
“Mi aiuti?”
Mi girai cercando con lo sguardo la persona che mi aveva indirizzato la richiesta. Era un ragazzo paraplegico, cercava di entrare in un bar, ma lo scalino gli impediva l’accesso, così lo aiutai ad entrare. “Grazie” mi disse con un sorriso che lasciava trasparire una grande dignità. Non era un grazie dignitoso…quasi altero.
Mi presentai: “Claudia”. Il ragazzo allungò la mano “Andrea” “Beviamo qualcosa” gli proposi. “Sono entrato proprio per questo!” rispose.
“Caffè?!” azzardai
“Caffè!”:
Mentre facevo l’ordine al barista Andrea si avvicinò al tavolino dove lo raggiunsi con i due caffè. Lo stereo diffondeva musica e fu proprio la musica l’argomento della nostra conversazione. Scoprimmo che i nostri gusti erano molto simili e questo incentivò la conversazione fino al momento in cui Andrea si fece serio.
“Prima dell’incidente suonavo la batteria”
“Mi dispiace” risposi senza sapere come proseguire pensando a me stessa impossibilitata a suonare la batteria. Andrea mi porse la mani e disse “A me dispiace non poterla più suonare, ma la vita se con una mano, toglie con l’altra dà” “Certo che bisogna sempre trovare il lato positivo delle cose” risposi “Ma se io dovessi smettere di suonare per qualsiasi motivo sarebbe una tragedia”. Mi bloccai. Quella parola “Tragedia”mi era proprio scappata! Andrea si mise a ridere. Gli chiesi scusa per quanto avevo detto, ma lui mi interruppe quasi subito “Vedi la tragedia è quando i perde la speranza, la tragedia è quando non si può più vedere il sole o progettare il nuovo giorno…” “Che cos’è il sole per te?” gli chiesi pensando alla mia vita inchiodata a una carrozzina. “Il sole è cambiare strumento per esempio!Vedi, uno scalino come quello che mi impediva di entrare qui è un ostacolo…non la fine della vita! Così come il non poter suonare la batteria è solo la possibilità di allargare i miei orizzonti”. A questo non avevo mai pensato. Da quando avevo spinto la sua carrozzina dentro al bar un pensiero mi tormentava la mente: come può una persona vivere a metà?! Andrea doveva aver percepito questo mio pensiero perché ricominciò a parlare “Attorno a me esistono milioni di ostacoli! Metti per esempio che adesso io avessi bisogno di andare i bagno: dovrei chiederti di accompagnarmi! Se dovessi salire sull’autobus dovrei chiedere di essere alzato, perché gli autobus sono costruiti per le persone cosiddette “normali”. Eppure io l’autobus lo prendo perché sono una persona normale! Non penso, non vivo, non agisco come il resto dell’umanità?”. Stavo prendendo coscienza della sua normalità eppure mi era difficile pensare a quella sua vita disagiata, a quel suo esistere tra mille ostacoli. “Sai, se vuoi posso insegnarti a suonare la chitarra!” esclamai. “Claudia molte persone per soffocare i loro sensi di colpa di fronte alle situazioni come la mia, cercano di fare qualcosa. Tu ora sei a disagio e la tua offerta è un po’ come se dovessi metterti in pace con la tua coscienza. Prova a vedermi come un tuo compagno di classe, o come un tuo collega di chitarra!” “Hai ragione…una gaffe dietro l’altra…!” “No figurati…è normale ma sappi che seduti su questa carrozzina si affinano le percezioni, si leggono parole non scritte, s’impara a dialogare con le sensazioni. Non ti scusare, è come se io avessi sei sensi e tu i soliti cinque…” Era vero. Mi resi conto che le parole erano solo una piccolissima parte di ciò che lui percepiva da quella comunicazione. “E’ vero” dissi “Sono a disagio come se volessi fare qualcosa per te” “L’unica cosa che puoi fare è non sentirti a disagio. Anche tu sei seduta, e quindi siamo pari!” Ero seduta, ma avrei potuto alzarmi in qualsiasi momento, lui no. Ancora una volta mi lesse nel pensiero “Vuoi che usciamo a fare due passi?” “Come vuoi!” risposi meravigliata “Devi solo aiutarmi a scendere lo scalino, poi posso spingere la carrozzina da solo e procederemo insieme”. E fu proprio così. Uscimmo dal bar e percorremmo insieme un bel tratto di strada chiacchierando. Davanti ad una fermata dell’autobus Andrea si fermò e disse “Questa è la mia fermata, ora vado a casa...mi lasci il tuo numero?” “Certo!”risposi allora “333….” Non mi lasciò finire. “Il tuo numero mi serve per chiamarti. Ora che abbiamo camminato insieme potrò venire da te a lezione di chitarra!” Due uomini lo aiutarono a salire sull’autobus. Rimasi a pensare ora che abbiamo camminato insieme….

Claudia Gamberoni 4 L


Rapporti tra paesi orientali e occidentali

Dopo la conferenza con Tahar Lamri, abbiamo potuto considerare una possibilità di dialogo tra mondo islamico e cultura occidentale, pensiamo sia necessario premettere che religione e politica sono due cose distinte e devono essere separate.
Da una ventina d’anni Paesi come Francia, Inghilterra, Germania, Italia hanno dovuto affrontare il problema dell’immigrazione. Come conseguenza dell’arrivo di un nuovo popolo, nei nostri Paesi è giunta anche un’altra cultura e un’altra religione che oggi sono ormai entrate a far parte della nostra vita quotidiana. Oggi i musulmani sono da noi percepiti come comunità separate che si oppone o quanto meno non si impegna per raggiungere una parziale integrazione.
La parola integrazione è una punta di diamante, può avere mille sfaccettature. A nostro parere l’integrazione delle minoranze non è un processo di assimilazione culturale forzata, bensì la possibilità per coloro che emigrano di mantenere la propria identità nel paese ospite. È necessario che le minoranze si riapproprino della loro storia, del loro destino, della loro tradizione anche nei Paesi non di origine.
Spesso noi Europei tendiamo ad accettare le minoranze solo se esse si propongono di assimilare la nostra cultura. Tutto questo è sbagliato, perché la storia ha dimostrato che l’imposizione forzata di una cultura non fa altro che scatenare gli istinti peggiori dell’uomo. È anche vero però che chi emigra ha il dovere di rispettare la società e le usanze dei paesi accoglienti e soprattutto devono accettare e rispettare le leggi e le politiche autoctone.
Le potenze europee dovrebbero affermare il loro potere non solo attraverso il controllo economico, ma principalmente esse devono mostrare alle popolazioni meno fortunate che nei nostri Paesi esiste la democrazia, dove tutti vengono rispettati in modo che culture e persone diverse possano interagire per creare un mondo migliore.

Giulia Tebaldi, Elisa Mangoni 4L


Luci e ombre

Vento e sabbia
sassi…
La mia mente vuole sapere
il mio cuore vuole sentire
Te.
uomo nel deserto.
Il tuo volto immobile,
fiero,
il tuo silenzio pieno di parole
mi affascinano
entrano in me,
scavano nella mia anima
come la sabbia sulle rocce
Il sole è la tua guida
Il vento le tue ali
e io vorrei volare
con te
ma non posso…
sono solo il custode
del tuo segreto
in un sogno.

Elisa Mari, Giada Buttini 4L


Lettera dal deserto
Ferrara 7 aprile 2003

Caro Mohammed,

sono appena ritornata in Italia e mi sento di scriverti dopo una lunga permanenza nel tuo paese natale per condividere con te le mie riflessioni.
Tutto mi sembrava così familiare forse perché avevo accanto una persona che conoscevo, ma allo stesso tempo,ero tremendamente ansiosa.
Quando quella mattina abbiamo attraversato insieme il deserto, ho provato un senso di smarrimento che mi ha paralizzata, ma vedendoti procedere così sicuro mi sono rassicurata. Ho capito , finalmente, l’importanza che dai alla parola “libertà”. Il nostro modo di vivere frenetico ed egoista ti aveva reso malinconico, ma in quei luoghi ho visto che hai riacquistato forza e serenità.
Sbagliano coloro che credono che “voi” siate totalmente diversi da “noi” europei e che non esistono punti d’incontro tra questi due “mondi”; basta trascorrere soltanto alcuni giorni in quegli spazi infiniti per eliminare i pregiudizi e immergersi completamente in quel mondo.
Attraverso un più approfondita conoscenza della vostra cultura e tradizioni riesco a capire e a giustificare i disagi che provate quando cercate di inserirvi in un ambiente che non vi appartiene. Confido in un tuo ritorno in Europa, spero di riabbracciarti presto,

Roberta

Melissa Andreotti 4L

Racconti del deserto

Da giorni siamo in viaggio. Attorno a noi solo rocce, sabbia e sassi immobili da secoli e mutevoli in un attimo a seconda dei raggi del sole e dei giochi del vento.
Ad un tratto, improvvisamente, si leva attorno a noi una nube di polvere e tra granelli quasi iridescenti ci appare un uomo a cavallo. E’ alto con un turbante nero che gli copre il capo ed il volto da cui spuntano occhi scuri, attenti e penetranti. Il portamento è fiero e la sua figura emana potenza rispetto. Ci viene incontro e senza una parola ci fa capire che dobbiamo seguirlo.
Dopo un cammino – non saprei quanto lungo- riparandoci dal vento con i cammelli, arriviamo in un paesaggio quasi lunare. Al di là di un gruppo di dune il vento cessa all’improvviso e ci troviamo in un accampamento di Tuareg. Tende a righe in circolo le une vicino alle altre; ci accolgono. Entriamo e un profumo di the alla menta, spezie e datteri ci avvolge. Sempre senza dire una parola ci fanno cenno di sedere su folti tappeti e con un breve inchino ci viene offerto cibo e the. Sembra di essere in un mondo irreale dove non ci divide la lingua, il colore della pelle, le usanze…sembra un sogno.
E purtroppo mi sveglio, mi rendo conto che un sogno, un bellissimo sogno, ma porterò sempre con me nel cuore il ricordo di ciò che poteva essere e di ciò che potrebbe essere stato.

Arianna Vivarelli, Valeria Patarini 4L

L’immigrazione e i suoi problemi

La conferenza tenuta da Tahar Lamri presso la scuola ci fa riflettere su quale sia la condizione di un immigrato che lascia il suo Paese natale per cercare fortuna altrove. Probabilmente egli è stato uno degli immigrati più fortunati, in quanto è riuscito a stabilirsi nel nostro Paese aiutato sicuramente dalla sua capacità di scrivere e dalla sua predisposizione ad accogliere culture del tutto diverse dalla sua.
Molti suoi connazionali, ma anche molti africani in generale, seguono lo stesso percorso, mentre altri non lasciano il loro Paese perché legati alla religione e ala cultura ed hanno il timore di perdere i loro valori venendo in Italia, un Paese culturalmente e religiosamente del tutto diverso dal loro, ma tollerante nei confronti di altre religioni o culture.
C’è da premettere però che nessun italiano o europeo immigra in un qualsiasi Paese di religione musulmana, dunque la mancanza di un’immigrazione reciproca impedisce una conoscenza approfondita delle culture e di conseguenza viene a mancare un dialogo tra le due civiltà.
Questo problema non riguarda solamente i rapporti Europa-Africa, ma la si può estendere a tutto il mondo, in quanto troviamo difficile stabilire contatti con chi ci sembra lontano dal nostro modo di pensare.
L’immigrazione però ha sicuramente un obiettivo diverso da quello di far avvicinare due società, ma magari sfruttandola in maniera positiva si potrebbe creare quel dialogo che manca da anni, manifestando in ognuno di noi una sensazione di arricchimento culturale e personale.
Questo sistema può essere efficace solamente se l’impegno delle società è reciproco e affidandosi alla speranza forse un giorno sarà realizzabile


Chiara Marchetti 4 L



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