Incontro con Tahar Lamri
A cura di Paola Cazzola e Attilia Cardi Liceo Ginnasio “L. Ariosto” - Ferrara

 

’L’incontro tra la classe 4 M, indirizzo scientifico autonomo, del Liceo Ginnasio L. Ariosto, con Tahar Lamri, scrittore algerino che vive da anni a Ravenna, è avvenuto al termine di un micropercorso, affrontato insieme alle docenti di italiano e di storia e filosofia, sul tema della multiculturalità e, di conseguenza, su quelli della tolleranza e dell’integrazione. In questa prima fase, avvenuta in classe e durante le ore curricolari, sono stati analizzati documenti di varia tipologia sull’argomento. In particolare nelle ore di italiano sono stati letti i racconti di Tahar Lamri Il pellegrinaggio della voce e Ma dove andiamo? Da nessuna parte, solo più lontano (in Parole di sabbia a cura di Francesco Argento, Alberto Melandri, Paolo Trabucco Edizioni Il Grappolo, 2002). Per quanto riguarda storia e filosofia si è lavorato maggiormente sulle differenze tra cristianesimo e islamismo.
La classe, pur mostrandosi in un primo momento piuttosto titubante, ha, poi, mostrato un crescendo di partecipazione, che ha avuto il suo momento più alto nell’incontro con lo scrittore, il quale, per la sua disponibilità e informalità, ha trasformato un momento istituzionale in un momento di crescita e di dialogo reciproco, grazie anche alla performance presentata.
A conclusione dell’esperienza ai ragazzi è stata richiesta la stesura di un saggio breve, come preparazione alla tipologia B della prima prova del Nuovo Esame di Stato, sui temi trattati.
Queste le consegne.

Tipologia B- Redazione di un Saggio breve

CONSEGNE

Sviluppa l’argomento in forma di saggio breve, utilizzando i documenti e i dati che lo corredono.
Interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base svolgi, argomentandola, la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Dà al saggio un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro).
Se lo ritieni, organizza la trattazione suddividendola in paragrafi cui potrai dare, eventualmente, uno specifico titolo.
Non superare le tre cartelle a carattere 12.


ARGOMENTO STORICO-SOCIALE: L’ IMMIGRAZIONE

Documenti allegati: varia tipologia.
- Intervista degli studenti del Liceo Umberto I di Napoli al giornalista Magdi Allam.
- Legge Bossi-Fini n.189 del 30\7\02.
- Lettera comparsa su Il Resto del Carlino del 26\11\03 contro gli immigrati.
- Le impronte della vergogna testimonianza di Maria (Cittadini del mondo).
- Principio di uguaglianza dei diritti e di non discriminazione da Carta Europea dei diritti dell’uomo e della città.
- Quotidiani imbarazzismi in bianco e nero da Kossi Komla-Ebri, Imbarazzatismi, Edizioni dell’Arco, 2002.

Destinazione Editoriale: opuscolo di argomento culturale, non specialistico, pubblicato a cura di un ente pubblico.

Titolo: I molti colori dell’Immigrazione.

“Insediamento e permanenza a carattere temporaneo o definitivo in un luogo di persone provenienti dall'estero o da altre regioni del territorio nazionale in cerca di lavoro ”(1). Quale definizione più semplice ed oggettiva di questa per descrivere un termine che in realtà implica innumerevoli sfaccettature e conseguenze nell’ambito della vita sociale, culturale, politica ed economica.
Quale fenomeno opposto all'emigrazione e conseguente a esso, in quanto ogni emigrazione da un territorio implica ovviamente l'immigrazione in un altro, ne ha le stesse caratteristiche Può essere cioè, internazionale o interna, volontaria o coatta, organizzata, stagionale, temporanea o permanente, ed è determinata da cause analoghe, politiche, religiose, razziali e soprattutto economiche. A questo fenomeno si deve in gran parte il popolamento di diverse regioni del globo, addirittura di continenti. Nel secolo scorso, Paesi extraeuropei, ricchi di terre fertili e di risorse naturali, ma scarsamente popolati, hanno incoraggiato con ogni mezzo l'afflusso di manodopera dal Vecchio Mondo sovrappopolato. È il caso degli Stati Uniti d'America che, dal 1850 al 1921, anno in cui, con il Quota Act, modificato nel 1924, veniva pienamente attuata una politica anti-immigratoria tesa a difendere il mercato nazionale del lavoro, accolsero più di 31 milioni di immigrati, oltre 27 milioni dei quali europei. In Europa sono meta degli immigrati i Paesi più industrializzati: la Francia, soprattutto negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, la Svizzera e la Germania negli anni più recenti, cui si è aggiunta l'Italia nel corso degli anni Ottanta.
Analizzando il fenomeno in questi termini, però, non traspaiono quelli che sono gli aspetti problematici e, dall’altra parte, vantaggiosi della questione.
Per la maggior parte degli italiani la parola immigrato viene direttamente collegata a guai. Come sostiene il giornalista Magdi Allam, “L’immigrazione […] è una realtà che viene percepita come una fonte di pericolo, come una fonte di sottrazione del lavoro ”(2). Infatti, l’Italia è caratterizzata da una mentalità “provinciale”, poco aperta alle novità soprattutto in ambito culturale, legata alle proprie tradizioni. Per questo motivo si sente minacciata dal fenomeno in questione che, pur non essendo una novità, in quanto presente all’interno del Mediterraneo dai tempi più antichi(3) , si avverte soltanto dagli inizi degli anni Novanta. L’immigrato è visto come una persona diversa, inferiore, che sottrae posti di lavoro, già scarseggianti per la stessa popolazione italiana, come un portatore di malavita e, nei casi estremi, come un colonizzatore che, se non viene controllato e gli si lascia la possibilità, imporrà presto la sua cultura, la sua religione, il suo modo di vivere. Si riscontra inoltre la frequente domanda: “Perché dobbiamo essere ospitali con loro, quando noi nel loro paese non riceveremmo nessun trattamento di riguardo o di minima tolleranza, rischiando quasi sicuramente la vita semplicemente a causa della nostra cultura?”. Per questi motivi, mentre la nazione vuole dare l’apparente visione sul piano internazionale di possedere una mentalità aperta, pronta ad accogliere le persone provenienti da territori in difficoltà, o in termini più specifici, di essere un Paese interculturale, multietnico e multiconfessionale, contemporaneamente al suo interno si trova, comunque, la stabile presenza della discriminazione. “La discriminazione razziale, etnica, religiosa, culturale, può essere diretta e indiretta, e mentre quella diretta si può attaccare con le normali legislazioni vigenti nei Paesi democratici, per sconfiggere la discriminazione indiretta servono cambiamenti culturali, nuovi concetti di uguaglianza di opportunità e reali possibilità di integrazione sociale ”(4).
Le norme sull'immigrazione sono una parte specifica della più generale legislazione sull'ingresso, la circolazione e il soggiorno degli stranieri in un Paese. Ogni Stato stabilisce liberamente quali siano le condizioni per cui gli stranieri possono entrare nel territorio nazionale per periodi limitati e per scopi vari. Se poi uno Stato ha un'immigrazione accentuata, allora subentra la necessità di regolamentare più specificamente l'ingresso degli stranieri a scopo di lavoro, talora limitandolo ad alcune categorie di lavoratori o condizionandolo. Basandosi su questo, per quanto riguarda la discriminazione diretta, sembra che la situazione sia regolata in modo da non causare differenze tra gli immigrati, confermando l’affermazione precedente, cioè che “la discriminazione diretta si può attaccare con le normali legislazioni vigenti nei Paesi democratici”. Ma prendendo in esame la legislazione italiana si trova subito un evidente esempio di contraddizione. Con l’introduzione della legge “Bossi-Fini ” (5) viene regolata e limitata in modo molto accentuato, rispetto alla precedente disposizione, l’introduzione di immigrati extracomunitari nel nostro Paese I punti fondamentali vanno dall’introduzione del “contratto di soggiorno”, cioè un permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro e, quindi, solamente alle esigenze degli imprenditori, passando per la limitazione delle possibilità di ricongiungimento famigliare, per arrivare, in definitiva, all’aumento dei casi in cui è prevista l’espulsione. Come si può eliminare la discriminazione diretta se lo stato, per primo, si comporta in modo discriminatorio, permettendo la libera circolazione dei cittadini appartenenti alla Comunità Economica Europea, mentre dall’altra parte “sbarra le porte” ai cittadini extracomunitari cercando di limitarne al massimo l’introduzione nel Paese? Si trovano, poi, altri casi, come la testimonianza di Maria, per quanto riguarda le modalità umilianti e offensive per il rinnovo del permesso di soggiorno, richieste oggi con l’introduzione della legge sopra citata, quali la schedatura e la conseguente rilevazione delle impronte digitali, che porta a identificare gli stranieri allo stesso piano dei criminali: “Adesso ero diventata una fotosegnalata, una in più, una da archiviare, loro avevano compiuto quello che chiedeva la legge e ne erano fieri […] I criminali ci saranno sempre e sono sicura che non andranno lì a depositare le loro impronte […] L’hanno chiamata l’impronta della vergogna, è vero, è la vergogna di questo Paese, che con questa legge razzista ci scheda come criminali, ci marchia come stranieri anzi stranieri per sempre”. Nelle sue parole è evidente l’umiliazione provata in quanto persona onesta e il conseguente disprezzo per un Paese considerato, prima di quel giorno, ospitale, sviluppato e soprattutto civile (6). A quanto pare la discriminazione diretta non è facilmente eliminabile tramite le legislazioni, ma spesso viene accentuata proprio da queste. La discriminazione indiretta, invece, si presenta anche in aspetti della vita quotidiana, come il lavoro, che divengono limitanti per gli immigrati, anche in casi nei quali la legge sembrerebbe giusta. Si parla in questo caso di razzismo istituzionale, un insieme di regole che sembrano o sono uguali per tutti, ma che risultano di fatto impossibili per gli stranieri. Un esempio è dato nel caso di “un bando pubblico formulato in una maniera tale da escludere gli stranieri esplicitamente dalla possibilità di partecipare; o c’è il vincolo della cittadinanza italiana, o c’è un requisito qualificativo o lavorativo impossibili da ottenere per uno straniero, oppure c’è un esame scritto non solo in italiano, ma che richiede un livello di conoscenza della cultura e della lingua italiana difficilmente raggiungibile da una persona che parla e scrive in italiano, ma non è secolarizzata in questo paese"(7).
Questo voluto mantenimento di profonde differenze nei confronti degli immigrati, soprattutto verso quelli provenienti da paesi nettamente più poveri del nostro o sottosviluppati, porta anche alla radicazione di stereotipi e luoghi comuni che si riscontrano nelle semplici situazioni della vita quotidiana. Siamo, così, condizionati dalle idee discriminati sugli stranieri, sulle persone con culture e tradizioni per noi “strane” e provenienti da luoghi spesso ignoti (8), che frequentemente anche chi è convinto di essere pienamente tollerante, mostra, inavvertitamente, atteggiamenti tipicamente razzisti. Sono esempi noti il caso di identificare automaticamente un nero nel parcheggio di un supermercato come colui che chiede il carrello (“Ehi bel negro, vuoi guadagnarti 500 lire?”), o un cosiddetto vù-cumprà (“No grazie, non compriamo niente!), o ancora un facchino (“Oh mi scusi, l’avevo presa per…”); fino ad arrivare a situazioni più gravi come il fatto di considerare solo il razzismo nella visione del “bianco che non ama il nero”, rimanendo stupiti e increduli se si viene messi di fronte al caso contrario, ritenendo quasi che non sia possibile un simile affronto alla nostra razza, o considerare una persona di colore per tanti anni alla pari di un membro della famiglia, ma rinnegarla immediatamente nel momento in cui mostra interesse verso i nostri figli (9).
Il nostro Paese deve mantenere la propria “identità nazionale”, ma uscire dall’ottica “provinciale”, deve rendersi conto che l’immigrazione non porta solo danni e svantaggi. Occorre che gli stessi italiani si ricordino che, non molti anni fa, sono stati a loro volta immigrati, in fuga dalla propria terra alla ricerca di lavoro negli Stati Uniti. Dovrebbero, quindi, cercare di capire quelle che sono le esigenze ed i punti di vista delle persone che oggi cercano aiuto e rifugio da noi, porsi nell’ottica di un’integrazione razziale che vada in una direzione costruttiva, basata su principi di giustizia e uguaglianza che, per molti stranieri, rimangono solo sulla carta(10) .
Nei più svariati campi si trovano vantaggi, addirittura miglioramenti per quanto riguarda la condizione della nostra nazione grazie all’introduzione degli stranieri, partendo dal fatto demografico: “L’immigrazione è nell’interesse reciproco.[…] l’Italia economicamente ha bisogno degli immigrati […] perché è il paese con il più basso tasso di natalità in Europa. […] il sistema sociale dell’Italia crollerebbe […]. L’immigrato ha bisogno dell’Italia, ma anche l’Italia ha bisogno dell’immigrato”. Per non parlare del piano sociale e culturale, “Per molti l’immigrato è il lavavetri, l’operaio che fa lavori di fatica, ma la realtà è che ci sono tanti giovani laureati, dei Premi Nobel, tanti letterati, artisti, scienziati ”(11). Tra questi, per esempio, vi sono scrittori, come Tahar Lamri che abbiamo potuto incontrare direttamente noi stessi i quali, affascinandoci con la loro arte, permettono la conoscenza e il conseguente avvicinamento a nuove culture per noi piene di misteri, occupando, in questo modo, un ruolo importante nei vari livelli del dialogo, religioso, culturale, economico e sociale. Molte di queste persone sono costrette ad emigrare, magari ad adattarsi a fare dei lavori che non sono consoni al loro titolo di studio e alle loro capacità, lavori che in molti casi gli italiani meno preparati si rifiutano di svolgere. Occorre sviluppare quello che è il rapporto di cooperazione, in ambito letterario, artistico e, più in generale, lo sviluppo tra le società civili, cioè il meglio di quanto queste sociètà possano offrire, per creare dei ponti solidi che uniscano le varie popolazioni, razze e culture.
Per concludere: “Dovremmo riuscire a guardare dall’alto e guardare con una visione plurimillenaria, quella che è stata la storia del Mediterraneo e, soprattutto, riuscire a porci in un’ottica che individui l’obbiettivo: una globalizzazione che, ormai, non si può più frenare, che va affrontata da una posizione di forza, che è quella in cui l’Italia, insieme agli apporti che avvengono dall’esterno, si presenta sul mercato della globalizzazione più forte sul piano economico, ma anche dei valori e della cultura”.

Monica Caselli classe 4M

1. Definizione presa dal Dizionario dell’Enciclopedia Omnia

2. “[…] le risorse dell’Italia vengono investite maggiormente nell’aspetto della repressione dei fenomeni di devianza, che crea l’immigrazione. E penso in particolare all’ingresso dei clandestini e ai fenomeni della malavita legati all’immigrazione” Riferimento tratto dall’intervista riguardante il Mediterraneo con il giornalista Magdi Allam, tenutasi al Liceo “Umberto I” di Napoli.
3 . “[…] gli scambi tra le due sponde del Mediterraneo […] sono iniziati dall’VIII secolo a.C., quando in Italia c’era una presenza di Cartaginesi e di Fenici, che erano insediati in Sicilia, in Sdegna, in Corsica, che successivamente, nell’VIII secolo, per due secoli e mezzo, ha visto gli Arabi presenti in Sicilia. Sono rapporti che sono proseguiti, non soltanto con guerre. Oggi quando parliamo di immigrazione come un fatto di novità, in realtà diciamo un falso. Le migrazioni sono un fenomeno che è sempre esistito”. Vedi nota 2.
4. Tratto da Principio di uguaglianza dei diritti e di non discriminazione, scritto dall’Associazione Cittadini del Mondo di Ferrara, del Gennaio 2003.
5. Legge n° 189 del 30/07/2002 del Parlamento Italiano.
6. .
“[…] lì in quel luogo non avevo depositato le mie impronte digitali, lì in quel posto degradante e grigio, avevano pestato la mia dignità e per un istante pensai al mio paese, alla mia famiglia, ai miei amici e a tutte quelle persone che amo; volevo dire loro di non chiamare più questo paese ospite un PAESE SVILUPPATO, UN PAESE CIVILE perché lo spettacolo di oggi non era una dimostrazione di civiltà e di democrazia, era un’offesa ai diritti della persona, un’offesa a quelli che lavorano e fanno una vita onesta”. Preso dalla testimonianza di Maria in Impronte della vergogna.
7. Vedi nota 4.
8. “Ah Togo! Nel tuo dialetto forse dire Togo, ma noi in italiano dire Congo. Tu capire? Congo!!”. Tratto da Kossi Komla-Ebri, Imbarazzismi. Quotidiani imbarazzi in bianco e nero, Edizioni dell’Arco, 2002.
9. “sa professore, a volte la gente è razzista senza saperlo, almeno finché non è coinvolta in prima persona. Supponiamo per esempio, che m’innamorassi di sua figlia e, contraccambiato, la chiedessi in sposa, lei cosa direbbe?”. Per questa ed i riferimenti precedenti presenti all’interno del testo vedi nota 8.
10. Riferimento tratto da vedi nota 4.

11. Riferimenti di questa parte di testo e la conclusione finale presi da vedi nota 2.

L’immigrazione

“…i cibi come patata, pomodoro, riso, melanzana e mais, hanno diversa provenienza, ma sono diventati costitutivi del Mediterraneo. Se ora si prova ad immaginare tutti gli scambi e i commerci, i viaggi e le guerre, le migrazioni e le stratificazioni culturali, che nei secoli hanno scandito la vita dei popoli del Mediterraneo, possiamo arrivare ad una conclusione simile anche per gli uomini. Nessun popolo può dirsi più Mediterraneo di un altro, perché ogni cultura vive di contaminazioni. L’identità di un popolo, come quella di una persona si costruisce insieme a quella degli altri…” (12)
Non dobbiamo dimenticare le origini dell’uomo e della sua primitiva natura nomade: è naturale spostarsi in cerca di una condizione più favorevole, come è altrettanto normale la curiosità, che porta alla volontà di dilatare i limiti.
Inizialmente lo faceva perché, non essendo in grado di dominare la natura, le fonti di sostentamento velocemente terminavano con l’aumento degli individui.
Proseguendo nella storia spostamenti di massa si ebbero solo con gli Ebrei, in cerca della terra “Promessa”da Dio e con altri fedeli appartenenti a minoranze religiose perseguitate.
Quando l’uomo diventa scienziato e riesce a sfruttare la natura, segue l’impulso colonizzatore, in cerca di ricchezze superflue e l’impulso conoscitivo come sfida alle mitologiche “colonne d’Ercole”. Con la nascita dei concetti di patria e proprietà privata, è aumentato il senso di appartenenza alla propria terra e ai connazionali, nonostante i diritti inalienabili fossero alla base di una società tollerante che credeva nell’uguaglianza dell’individuo.
Con lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione aerea, terrestre e marittima, veloci e accessibili alla maggioranza, si può parlare di immigrazione, non più di conquista e occupazione come in passato, anche se le guerre sono un problema ancora attuale.
L’incontro e la fusione di varie razze dipese, inoltre, dalle caratteristiche del territorio che popolavano. Ad esempio l’Africa è divisa dal deserto sahariano, ma nella valle del Nilo si formarono stirpi miste da popolatori dell’Africa bianca (nord) e da popolatori dell’Africa nera (sud).
Il Mediterraneo, che a volte fu barriera a volte fu causa di scambi culturali, è diviso tra un nord europeo cristiano e un sud africano islamico.
È la culla delle due religioni più diffuse: Cristianesimo e Islam.
Entrambe credono in un unico Dio, ma se per i cristiani è importante il libero arbitrio, quindi la volontà di scegliere e di partecipare alla vita di Dio che ripagherà il fedele donandogli beatitudine eterna nella vita dopo la morte, per l’Islam sono importanti i cinque pilastri, che devono essere rispettati durante la vita.(13) Il Cristianesimo, nonostante sia una scelta, è stato imposto con le crociate, con le conquiste o assunto come religione di Stato, ma oggigiorno non è più riscontrabile una situazione così sconcertante.
L’Islam certamente conta seguaci moderati laici, ecumenici o ortodossi tradizionalisti rispettosi dei valori della società che li ospita, ma esistono anche coloro che hanno un’ideologia integralista o estremista e credono nell’islamizzazione della società legittimando l’uso di mezzi anche violenti. (14)
Esistono due tipi di “esuli”: l’immigrato si sposta per necessità principalmente economica e difficilmente è disposto ad adattarsi alla vita che si conduce nel nuovo Paese; il migrante intraprende un viaggio conoscitivo o per motivi affettivi, consapevole di eventuali ostacoli e sacrifici, ma accetta ma, soprattutto, rispetta il nuovo modo di condurre la vita.
Magdi Allam sostiene l’esistenza di un processo di globalizzazione ormai innescato e impossibile da bloccare.(15)
È giusta, secondo me, una globalizzazione economica, ma non completamente culturale: bisogna essere tolleranti verso gli stranieri, tuttavia l’indigeno deve conservare le proprie origini e tradizioni per evitarne l’estinzione, mantenendo una mentalità aperta e assumendo un atteggiamento eclettico verso il nuovo.
L’esule deve essere migrante: infatti non è giustificabile, ad esempio, la richiesta di uno straniero di togliere il crocifisso da una scuola italiana.(16) L’’indigeno’, a sua volta, deve essere aperto: infatti non è altrettanto giustificabile la richiesta di togliere le scritte in arabo che identificano i reparti dell’ospedale S.Anna di Ferrara. (17)
In Italia le risorse sono investite per la maggior parte nella repressione dei fenomeni di devianza come l’ingresso dei clandestini e ai fenomeni della malavita legati all’immigrazione, mentre mancano gli investimenti nell’integrazione degli immigrati. (18)
La legge Bossi-Fini (19)deve essere interpretata come un tentativo di bloccare o ridurre le operazioni illegali e non persecuzione di stranieri onesti e indifesi.
Parole come “contratto di soggiorno”,riduzione della durata del permesso, limitazione espulsione e detenzione sembrano frutto di una società crudele, ma provvedimenti severi sono necessari per mantenere ordinato il sistema burocratico e sociale.
Conseguenza di questa legge e del regolamento italiano è, a volte, l’umiliazione, l’offesa della dignità della persona.
“..tutta la mano è diventata nera, mi sentivo sporca, umiliata, era impossibile dire di no, quell’uomo e i suoi gesti, quel luogo estraneo, tutti quegli uomini con le facce segnate dalla noia e dalla soddisfazione, erano più forti di me. Adesso ero diventata una fotosegnalata…” (20)
Maria, infatti, definisce la legge razzista e sostiene che gli stranieri schedati rimarranno estranei per sempre(21) , ma la carta d’identità è una schedatura anche se non prevede impronte.
A volte è lo stesso straniero a crearsi pregiudizi, interpretando nel modo sbagliato le leggi.
Maria forse è stata messa in difficoltà anche del comportamento freddo e inquisitorio dei suoi esaminatori, ed in questo caso non la si può biasimare.
A Ferrara opera un’associazione che ha come principio di base l’uguaglianza dei diritti e di non discriminazione degli abitanti indipendente dalla loro nazionalità (22) e che lavora coinvolgendo attivamente lo straniero, rendendolo oggetto e soggetto della collaborazione, per integrarlo pienamente nella società verso la costruzione di una società multietnica. (23)
Questo traguardo, sé sarà raggiunto, necessiterà di volontà, tempo e calma. (24)
L’immigrato può essere paragonato ad un organo trapiantato; il corpo con il tempo si deve abituare ad avere una parte nuova, mentre l’organo deve adeguarsi diverso da quello originale che ormai non può più mantenerlo.
Concludo dicendo che i Quotidiani imbarazzi in bianco e nero di Kossi Komla- Ebri (25) sono il modo migliore di affrontare la situazione attuale per uno straniero.
“Mentre era al supermercato con la moglie, dopo una abbondante spesa, portò i due carrelli vuoti al deposito, nello stesso momento un signore gli fece cenno di portare anche il suo.
Dopo averlo fulminato con uno sguardo, Kossi torna dalla moglie che, conoscendo la sua permalosità, si contorceva dalle risate e ogni volta che vanno a fare la spesa lei gli spinge il carrello dicendo:Ehi bel negro vuoi guadagnarti 500lire?” (26)
Kossi, medico-scrittore italo-togolese, ha dimostrato di essere una persona brillante e onesta, criticando con ironia l’ottusità di “certa gente”, non lamentandosi ma compatendo (?).
Penso che ognuno di noi a volte possa cadere in questi imbarazzismi, ma che solo conoscendo una persona la si possa giudicare, così se lo straniero non ha cattive intenzioni non viene ingiustamente discriminato, al contrario sarà dovere della legge provvedere.


Destinazione editoriale: Fascicolo scolastico di ricerca e documentazione.
QUADERNI DEL LICEO ARIOSTO – FERRARA – N.59

 

12. Intervista con il giornalista Magdi Allam che si è tenuta al Liceo UmbertoI di Napoli. Introduzione.
13. Cfr. CONFRONTO FRA ISLAM E CRISTIANESIMO dal sito www.

14. Vedi nota 1.Risposta alla domanda 8.
15. Vedi nota 1. Risposta alla domanda 11.
16. Realmente accaduto in Italia nel 2003, in Abruzzo.
17. Lettera indirizzata al direttore del giornale Il Resto del Carlino pubblicata mercoledì 26 novembre 2003 pag.XI
La parola ai lettori: La città rovinata
18. Vedi nota 1. Risposta alla domanda 12.
19. Cfr. LA BOSSI-FINI: UNA LEGGE CONTRO GLI IMMIGRATI da Cittadini del mondo Ferrara (La legge n.189 del 30-07-2002 modifica in numerosi punti la precede legge sull’immigrazione.)
20. IMPRONTE DELLA VERGOGNA(testimonianza) da Cittadini del mondo Ferrara
21. Maria è la ragazza che ha scritto la testimonianza delle IMPRONTE DELLA VERGOGNA.
22. Cfr.Carta europea dei diritti dell’uomo della città
23. Associazione Cittadini del Mondo: Scritto del gennaio 2003
24. Associazione Cittadini del Mondo: Scritto del gennaio 2003 “l’elaborazione di un piano…né facile né veloce.”
25. Imbarazzismi.Quotidiani imbarazzi in bianco e nero. di Kossi Komla-Ebri, Edizioni dell’Arco, 2002

26) Riassunto del paragrafo intitolato Bel negro, vuoi guadagnarti 500lire? tratto dal testo Imbarazzismi.Quotidiani imbarazzi in bianco e nero. di Kossi Komla-Ebri

Ambra Fioravanti classe 4M



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