’L’incontro
tra la classe 4 M, indirizzo scientifico autonomo, del Liceo Ginnasio
L. Ariosto, con Tahar Lamri, scrittore algerino che vive da anni a Ravenna,
è avvenuto al termine di un micropercorso, affrontato insieme
alle docenti di italiano e di storia e filosofia, sul tema della multiculturalità
e, di conseguenza, su quelli della tolleranza e dell’integrazione.
In questa prima fase, avvenuta in classe e durante le ore curricolari,
sono stati analizzati documenti di varia tipologia sull’argomento.
In particolare nelle ore di italiano sono stati letti i racconti di
Tahar Lamri Il pellegrinaggio della voce e Ma dove andiamo? Da nessuna
parte, solo più lontano (in Parole di sabbia a cura di Francesco
Argento, Alberto Melandri, Paolo Trabucco Edizioni Il Grappolo, 2002).
Per quanto riguarda storia e filosofia si è lavorato maggiormente
sulle differenze tra cristianesimo e islamismo.
La classe, pur mostrandosi in un primo momento piuttosto titubante,
ha, poi, mostrato un crescendo di partecipazione, che ha avuto il suo
momento più alto nell’incontro con lo scrittore, il quale,
per la sua disponibilità e informalità, ha trasformato
un momento istituzionale in un momento di crescita e di dialogo reciproco,
grazie anche alla performance presentata.
A conclusione dell’esperienza ai ragazzi è stata richiesta
la stesura di un saggio breve, come preparazione alla tipologia B della
prima prova del Nuovo Esame di Stato, sui temi trattati.
Queste le consegne.
Tipologia
B- Redazione di un Saggio breve
CONSEGNE
Sviluppa
l’argomento in forma di saggio breve, utilizzando i documenti
e i dati che lo corredono.
Interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base
svolgi, argomentandola, la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti
alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Dà al saggio un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizzane
una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico
di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro).
Se lo ritieni, organizza la trattazione suddividendola in paragrafi
cui potrai dare, eventualmente, uno specifico titolo.
Non superare le tre cartelle a carattere 12.
ARGOMENTO STORICO-SOCIALE: L’ IMMIGRAZIONE
Documenti
allegati: varia tipologia.
- Intervista degli studenti del Liceo Umberto I di Napoli al giornalista
Magdi Allam.
- Legge Bossi-Fini n.189 del 30\7\02.
- Lettera comparsa su Il Resto del Carlino del 26\11\03 contro gli immigrati.
- Le impronte della vergogna testimonianza di Maria (Cittadini del mondo).
- Principio di uguaglianza dei diritti e di non discriminazione da Carta
Europea dei diritti dell’uomo e della città.
- Quotidiani imbarazzismi in bianco e nero da Kossi Komla-Ebri, Imbarazzatismi,
Edizioni dell’Arco, 2002.
Destinazione
Editoriale: opuscolo di argomento culturale, non specialistico, pubblicato
a cura di un ente pubblico.
Titolo:
I molti colori dell’Immigrazione.
“Insediamento
e permanenza a carattere temporaneo o definitivo in un luogo di persone
provenienti dall'estero o da altre regioni del territorio nazionale
in cerca di lavoro ”(1). Quale definizione più semplice
ed oggettiva di questa per descrivere un termine che in realtà
implica innumerevoli sfaccettature e conseguenze nell’ambito della
vita sociale, culturale, politica ed economica.
Quale fenomeno opposto all'emigrazione e conseguente a esso, in quanto
ogni emigrazione da un territorio implica ovviamente l'immigrazione
in un altro, ne ha le stesse caratteristiche Può essere cioè,
internazionale o interna, volontaria o coatta, organizzata, stagionale,
temporanea o permanente, ed è determinata da cause analoghe,
politiche, religiose, razziali e soprattutto economiche. A questo fenomeno
si deve in gran parte il popolamento di diverse regioni del globo, addirittura
di continenti. Nel secolo scorso, Paesi extraeuropei, ricchi di terre
fertili e di risorse naturali, ma scarsamente popolati, hanno incoraggiato
con ogni mezzo l'afflusso di manodopera dal Vecchio Mondo sovrappopolato.
È il caso degli Stati Uniti d'America che, dal 1850 al 1921,
anno in cui, con il Quota Act, modificato nel 1924, veniva pienamente
attuata una politica anti-immigratoria tesa a difendere il mercato nazionale
del lavoro, accolsero più di 31 milioni di immigrati, oltre 27
milioni dei quali europei. In Europa sono meta degli immigrati i Paesi
più industrializzati: la Francia, soprattutto negli anni precedenti
la seconda guerra mondiale, la Svizzera e la Germania negli anni più
recenti, cui si è aggiunta l'Italia nel corso degli anni Ottanta.
Analizzando il fenomeno in questi termini, però, non traspaiono
quelli che sono gli aspetti problematici e, dall’altra parte,
vantaggiosi della questione.
Per la maggior parte degli italiani la parola immigrato viene direttamente
collegata a guai. Come sostiene il giornalista Magdi Allam, “L’immigrazione
[…] è una realtà che viene percepita come una fonte
di pericolo, come una fonte di sottrazione del lavoro ”(2). Infatti,
l’Italia è caratterizzata da una mentalità “provinciale”,
poco aperta alle novità soprattutto in ambito culturale, legata
alle proprie tradizioni. Per questo motivo si sente minacciata dal fenomeno
in questione che, pur non essendo una novità, in quanto presente
all’interno del Mediterraneo dai tempi più antichi(3) ,
si avverte soltanto dagli inizi degli anni Novanta. L’immigrato
è visto come una persona diversa, inferiore, che sottrae posti
di lavoro, già scarseggianti per la stessa popolazione italiana,
come un portatore di malavita e, nei casi estremi, come un colonizzatore
che, se non viene controllato e gli si lascia la possibilità,
imporrà presto la sua cultura, la sua religione, il suo modo
di vivere. Si riscontra inoltre la frequente domanda: “Perché
dobbiamo essere ospitali con loro, quando noi nel loro paese non riceveremmo
nessun trattamento di riguardo o di minima tolleranza, rischiando quasi
sicuramente la vita semplicemente a causa della nostra cultura?”.
Per questi motivi, mentre la nazione vuole dare l’apparente visione
sul piano internazionale di possedere una mentalità aperta, pronta
ad accogliere le persone provenienti da territori in difficoltà,
o in termini più specifici, di essere un Paese interculturale,
multietnico e multiconfessionale, contemporaneamente al suo interno
si trova, comunque, la stabile presenza della discriminazione. “La
discriminazione razziale, etnica, religiosa, culturale, può essere
diretta e indiretta, e mentre quella diretta si può attaccare
con le normali legislazioni vigenti nei Paesi democratici, per sconfiggere
la discriminazione indiretta servono cambiamenti culturali, nuovi concetti
di uguaglianza di opportunità e reali possibilità di integrazione
sociale ”(4).
Le norme sull'immigrazione sono una parte specifica della più
generale legislazione sull'ingresso, la circolazione e il soggiorno
degli stranieri in un Paese. Ogni Stato stabilisce liberamente quali
siano le condizioni per cui gli stranieri possono entrare nel territorio
nazionale per periodi limitati e per scopi vari. Se poi uno Stato ha
un'immigrazione accentuata, allora subentra la necessità di regolamentare
più specificamente l'ingresso degli stranieri a scopo di lavoro,
talora limitandolo ad alcune categorie di lavoratori o condizionandolo.
Basandosi su questo, per quanto riguarda la discriminazione diretta,
sembra che la situazione sia regolata in modo da non causare differenze
tra gli immigrati, confermando l’affermazione precedente, cioè
che “la discriminazione diretta si può attaccare con le
normali legislazioni vigenti nei Paesi democratici”. Ma prendendo
in esame la legislazione italiana si trova subito un evidente esempio
di contraddizione. Con l’introduzione della legge “Bossi-Fini
” (5) viene regolata e limitata in modo molto accentuato, rispetto
alla precedente disposizione, l’introduzione di immigrati extracomunitari
nel nostro Paese I punti fondamentali vanno dall’introduzione
del “contratto di soggiorno”, cioè un permesso di
soggiorno legato al contratto di lavoro e, quindi, solamente alle esigenze
degli imprenditori, passando per la limitazione delle possibilità
di ricongiungimento famigliare, per arrivare, in definitiva, all’aumento
dei casi in cui è prevista l’espulsione. Come si può
eliminare la discriminazione diretta se lo stato, per primo, si comporta
in modo discriminatorio, permettendo la libera circolazione dei cittadini
appartenenti alla Comunità Economica Europea, mentre dall’altra
parte “sbarra le porte” ai cittadini extracomunitari cercando
di limitarne al massimo l’introduzione nel Paese? Si trovano,
poi, altri casi, come la testimonianza di Maria, per quanto riguarda
le modalità umilianti e offensive per il rinnovo del permesso
di soggiorno, richieste oggi con l’introduzione della legge sopra
citata, quali la schedatura e la conseguente rilevazione delle impronte
digitali, che porta a identificare gli stranieri allo stesso piano dei
criminali: “Adesso ero diventata una fotosegnalata, una in più,
una da archiviare, loro avevano compiuto quello che chiedeva la legge
e ne erano fieri […] I criminali ci saranno sempre e sono sicura
che non andranno lì a depositare le loro impronte […] L’hanno
chiamata l’impronta della vergogna, è vero, è la
vergogna di questo Paese, che con questa legge razzista ci scheda come
criminali, ci marchia come stranieri anzi stranieri per sempre”.
Nelle sue parole è evidente l’umiliazione provata in quanto
persona onesta e il conseguente disprezzo per un Paese considerato,
prima di quel giorno, ospitale, sviluppato e soprattutto civile (6).
A quanto pare la discriminazione diretta non è facilmente eliminabile
tramite le legislazioni, ma spesso viene accentuata proprio da queste.
La discriminazione indiretta, invece, si presenta anche in aspetti della
vita quotidiana, come il lavoro, che divengono limitanti per gli immigrati,
anche in casi nei quali la legge sembrerebbe giusta. Si parla in questo
caso di razzismo istituzionale, un insieme di regole che sembrano o
sono uguali per tutti, ma che risultano di fatto impossibili per gli
stranieri. Un esempio è dato nel caso di “un bando pubblico
formulato in una maniera tale da escludere gli stranieri esplicitamente
dalla possibilità di partecipare; o c’è il vincolo
della cittadinanza italiana, o c’è un requisito qualificativo
o lavorativo impossibili da ottenere per uno straniero, oppure c’è
un esame scritto non solo in italiano, ma che richiede un livello di
conoscenza della cultura e della lingua italiana difficilmente raggiungibile
da una persona che parla e scrive in italiano, ma non è secolarizzata
in questo paese"(7).
Questo voluto mantenimento di profonde differenze nei confronti degli
immigrati, soprattutto verso quelli provenienti da paesi nettamente
più poveri del nostro o sottosviluppati, porta anche alla radicazione
di stereotipi e luoghi comuni che si riscontrano nelle semplici situazioni
della vita quotidiana. Siamo, così, condizionati dalle idee discriminati
sugli stranieri, sulle persone con culture e tradizioni per noi “strane”
e provenienti da luoghi spesso ignoti (8), che frequentemente anche
chi è convinto di essere pienamente tollerante, mostra, inavvertitamente,
atteggiamenti tipicamente razzisti. Sono esempi noti il caso di identificare
automaticamente un nero nel parcheggio di un supermercato come colui
che chiede il carrello (“Ehi bel negro, vuoi guadagnarti 500 lire?”),
o un cosiddetto vù-cumprà (“No grazie, non compriamo
niente!), o ancora un facchino (“Oh mi scusi, l’avevo presa
per…”); fino ad arrivare a situazioni più gravi come
il fatto di considerare solo il razzismo nella visione del “bianco
che non ama il nero”, rimanendo stupiti e increduli se si viene
messi di fronte al caso contrario, ritenendo quasi che non sia possibile
un simile affronto alla nostra razza, o considerare una persona di colore
per tanti anni alla pari di un membro della famiglia, ma rinnegarla
immediatamente nel momento in cui mostra interesse verso i nostri figli
(9).
Il nostro Paese deve mantenere la propria “identità nazionale”,
ma uscire dall’ottica “provinciale”, deve rendersi
conto che l’immigrazione non porta solo danni e svantaggi. Occorre
che gli stessi italiani si ricordino che, non molti anni fa, sono stati
a loro volta immigrati, in fuga dalla propria terra alla ricerca di
lavoro negli Stati Uniti. Dovrebbero, quindi, cercare di capire quelle
che sono le esigenze ed i punti di vista delle persone che oggi cercano
aiuto e rifugio da noi, porsi nell’ottica di un’integrazione
razziale che vada in una direzione costruttiva, basata su principi di
giustizia e uguaglianza che, per molti stranieri, rimangono solo sulla
carta(10) .
Nei più svariati campi si trovano vantaggi, addirittura miglioramenti
per quanto riguarda la condizione della nostra nazione grazie all’introduzione
degli stranieri, partendo dal fatto demografico: “L’immigrazione
è nell’interesse reciproco.[…] l’Italia economicamente
ha bisogno degli immigrati […] perché è il paese
con il più basso tasso di natalità in Europa. […]
il sistema sociale dell’Italia crollerebbe […]. L’immigrato
ha bisogno dell’Italia, ma anche l’Italia ha bisogno dell’immigrato”.
Per non parlare del piano sociale e culturale, “Per molti l’immigrato
è il lavavetri, l’operaio che fa lavori di fatica, ma la
realtà è che ci sono tanti giovani laureati, dei Premi
Nobel, tanti letterati, artisti, scienziati ”(11). Tra questi,
per esempio, vi sono scrittori, come Tahar Lamri che abbiamo potuto
incontrare direttamente noi stessi i quali, affascinandoci con la loro
arte, permettono la conoscenza e il conseguente avvicinamento a nuove
culture per noi piene di misteri, occupando, in questo modo, un ruolo
importante nei vari livelli del dialogo, religioso, culturale, economico
e sociale. Molte di queste persone sono costrette ad emigrare, magari
ad adattarsi a fare dei lavori che non sono consoni al loro titolo di
studio e alle loro capacità, lavori che in molti casi gli italiani
meno preparati si rifiutano di svolgere. Occorre sviluppare quello che
è il rapporto di cooperazione, in ambito letterario, artistico
e, più in generale, lo sviluppo tra le società civili,
cioè il meglio di quanto queste sociètà possano
offrire, per creare dei ponti solidi che uniscano le varie popolazioni,
razze e culture.
Per concludere: “Dovremmo riuscire a guardare dall’alto
e guardare con una visione plurimillenaria, quella che è stata
la storia del Mediterraneo e, soprattutto, riuscire a porci in un’ottica
che individui l’obbiettivo: una globalizzazione che, ormai, non
si può più frenare, che va affrontata da una posizione
di forza, che è quella in cui l’Italia, insieme agli apporti
che avvengono dall’esterno, si presenta sul mercato della globalizzazione
più forte sul piano economico, ma anche dei valori e della cultura”.
Monica Caselli classe 4M
1.
Definizione presa dal Dizionario dell’Enciclopedia Omnia
2.
“[…]
le risorse dell’Italia vengono investite maggiormente nell’aspetto
della repressione dei fenomeni di devianza, che crea l’immigrazione.
E penso in particolare all’ingresso dei clandestini e ai fenomeni
della malavita legati all’immigrazione” Riferimento tratto
dall’intervista riguardante il Mediterraneo con il giornalista
Magdi Allam, tenutasi al Liceo “Umberto I” di Napoli.
3 . “[…] gli scambi tra le due sponde del Mediterraneo
[…] sono iniziati dall’VIII secolo a.C., quando in Italia
c’era una presenza di Cartaginesi e di Fenici, che erano insediati
in Sicilia, in Sdegna, in Corsica, che successivamente, nell’VIII
secolo, per due secoli e mezzo, ha visto gli Arabi presenti in Sicilia.
Sono rapporti che sono proseguiti, non soltanto con guerre. Oggi quando
parliamo di immigrazione come un fatto di novità, in realtà
diciamo un falso. Le migrazioni sono un fenomeno che è sempre
esistito”. Vedi nota 2.
4. Tratto da Principio di uguaglianza dei diritti e di non discriminazione,
scritto dall’Associazione Cittadini del Mondo di Ferrara, del
Gennaio 2003.
5. Legge n° 189 del 30/07/2002 del Parlamento Italiano.
6. .
“[…] lì in quel luogo non avevo depositato le mie
impronte digitali, lì in quel posto degradante e grigio, avevano
pestato la mia dignità e per un istante pensai al mio paese,
alla mia famiglia, ai miei amici e a tutte quelle persone che amo;
volevo dire loro di non chiamare più questo paese ospite un
PAESE SVILUPPATO, UN PAESE CIVILE perché lo spettacolo di oggi
non era una dimostrazione di civiltà e di democrazia, era un’offesa
ai diritti della persona, un’offesa a quelli che lavorano e
fanno una vita onesta”. Preso dalla testimonianza di Maria in
Impronte della vergogna.
7. Vedi nota 4.
8. “Ah Togo! Nel tuo dialetto forse dire Togo, ma noi in italiano
dire Congo. Tu capire? Congo!!”. Tratto da Kossi Komla-Ebri,
Imbarazzismi. Quotidiani imbarazzi in bianco e nero, Edizioni dell’Arco,
2002.
9. “sa professore, a volte la gente è razzista senza
saperlo, almeno finché non è coinvolta in prima persona.
Supponiamo per esempio, che m’innamorassi di sua figlia e, contraccambiato,
la chiedessi in sposa, lei cosa direbbe?”. Per questa ed i riferimenti
precedenti presenti all’interno del testo vedi nota 8.
10. Riferimento tratto da vedi nota 4.
11. Riferimenti di questa parte di testo e la conclusione
finale presi da vedi nota 2.
L’immigrazione
“…i cibi come patata, pomodoro, riso, melanzana e mais,
hanno diversa provenienza, ma sono diventati costitutivi del Mediterraneo.
Se ora si prova ad immaginare tutti gli scambi e i commerci, i viaggi
e le guerre, le migrazioni e le stratificazioni culturali, che nei secoli
hanno scandito la vita dei popoli del Mediterraneo, possiamo arrivare
ad una conclusione simile anche per gli uomini. Nessun popolo può
dirsi più Mediterraneo di un altro, perché ogni cultura
vive di contaminazioni. L’identità di un popolo, come quella
di una persona si costruisce insieme a quella degli altri…”
(12)
Non dobbiamo dimenticare le origini dell’uomo e della sua primitiva
natura nomade: è naturale spostarsi in cerca di una condizione
più favorevole, come è altrettanto normale la curiosità,
che porta alla volontà di dilatare i limiti.
Inizialmente lo faceva perché, non essendo in grado di dominare
la natura, le fonti di sostentamento velocemente terminavano con l’aumento
degli individui.
Proseguendo nella storia spostamenti di massa si ebbero solo con gli
Ebrei, in cerca della terra “Promessa”da Dio e con altri
fedeli appartenenti a minoranze religiose perseguitate.
Quando l’uomo diventa scienziato e riesce a sfruttare la natura,
segue l’impulso colonizzatore, in cerca di ricchezze superflue
e l’impulso conoscitivo come sfida alle mitologiche “colonne
d’Ercole”. Con la nascita dei concetti di patria e proprietà
privata, è aumentato il senso di appartenenza alla propria terra
e ai connazionali, nonostante i diritti inalienabili fossero alla base
di una società tollerante che credeva nell’uguaglianza
dell’individuo.
Con lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione aerea, terrestre e
marittima, veloci e accessibili alla maggioranza, si può parlare
di immigrazione, non più di conquista e occupazione come in passato,
anche se le guerre sono un problema ancora attuale.
L’incontro e la fusione di varie razze dipese, inoltre, dalle
caratteristiche del territorio che popolavano. Ad esempio l’Africa
è divisa dal deserto sahariano, ma nella valle del Nilo si formarono
stirpi miste da popolatori dell’Africa bianca (nord) e da popolatori
dell’Africa nera (sud).
Il Mediterraneo, che a volte fu barriera a volte fu causa di scambi
culturali, è diviso tra un nord europeo cristiano e un sud africano
islamico.
È la culla delle due religioni più diffuse: Cristianesimo
e Islam.
Entrambe credono in un unico Dio, ma se per i cristiani è importante
il libero arbitrio, quindi la volontà di scegliere e di partecipare
alla vita di Dio che ripagherà il fedele donandogli beatitudine
eterna nella vita dopo la morte, per l’Islam sono importanti i
cinque pilastri, che devono essere rispettati durante la vita.(13) Il
Cristianesimo, nonostante sia una scelta, è stato imposto con
le crociate, con le conquiste o assunto come religione di Stato, ma
oggigiorno non è più riscontrabile una situazione così
sconcertante.
L’Islam certamente conta seguaci moderati laici, ecumenici o ortodossi
tradizionalisti rispettosi dei valori della società che li ospita,
ma esistono anche coloro che hanno un’ideologia integralista o
estremista e credono nell’islamizzazione della società
legittimando l’uso di mezzi anche violenti. (14)
Esistono due tipi di “esuli”: l’immigrato si sposta
per necessità principalmente economica e difficilmente è
disposto ad adattarsi alla vita che si conduce nel nuovo Paese; il migrante
intraprende un viaggio conoscitivo o per motivi affettivi, consapevole
di eventuali ostacoli e sacrifici, ma accetta ma, soprattutto, rispetta
il nuovo modo di condurre la vita.
Magdi Allam sostiene l’esistenza di un processo di globalizzazione
ormai innescato e impossibile da bloccare.(15)
È giusta, secondo me, una globalizzazione economica, ma non completamente
culturale: bisogna essere tolleranti verso gli stranieri, tuttavia l’indigeno
deve conservare le proprie origini e tradizioni per evitarne l’estinzione,
mantenendo una mentalità aperta e assumendo un atteggiamento
eclettico verso il nuovo.
L’esule deve essere migrante: infatti non è giustificabile,
ad esempio, la richiesta di uno straniero di togliere il crocifisso
da una scuola italiana.(16) L’’indigeno’, a sua volta,
deve essere aperto: infatti non è altrettanto giustificabile
la richiesta di togliere le scritte in arabo che identificano i reparti
dell’ospedale S.Anna di Ferrara. (17)
In Italia le risorse sono investite per la maggior parte nella repressione
dei fenomeni di devianza come l’ingresso dei clandestini e ai
fenomeni della malavita legati all’immigrazione, mentre mancano
gli investimenti nell’integrazione degli immigrati. (18)
La legge Bossi-Fini (19)deve essere interpretata come un tentativo di
bloccare o ridurre le operazioni illegali e non persecuzione di stranieri
onesti e indifesi.
Parole come “contratto di soggiorno”,riduzione della durata
del permesso, limitazione espulsione e detenzione sembrano frutto di
una società crudele, ma provvedimenti severi sono necessari per
mantenere ordinato il sistema burocratico e sociale.
Conseguenza di questa legge e del regolamento italiano è, a volte,
l’umiliazione, l’offesa della dignità della persona.
“..tutta la mano è diventata nera, mi sentivo sporca, umiliata,
era impossibile dire di no, quell’uomo e i suoi gesti, quel luogo
estraneo, tutti quegli uomini con le facce segnate dalla noia e dalla
soddisfazione, erano più forti di me. Adesso ero diventata una
fotosegnalata…” (20)
Maria, infatti, definisce la legge razzista e sostiene che gli stranieri
schedati rimarranno estranei per sempre(21) , ma la carta d’identità
è una schedatura anche se non prevede impronte.
A volte è lo stesso straniero a crearsi pregiudizi, interpretando
nel modo sbagliato le leggi.
Maria forse è stata messa in difficoltà anche del comportamento
freddo e inquisitorio dei suoi esaminatori, ed in questo caso non la
si può biasimare.
A Ferrara opera un’associazione che ha come principio di base
l’uguaglianza dei diritti e di non discriminazione degli abitanti
indipendente dalla loro nazionalità (22) e che lavora coinvolgendo
attivamente lo straniero, rendendolo oggetto e soggetto della collaborazione,
per integrarlo pienamente nella società verso la costruzione
di una società multietnica. (23)
Questo traguardo, sé sarà raggiunto, necessiterà
di volontà, tempo e calma. (24)
L’immigrato può essere paragonato ad un organo trapiantato;
il corpo con il tempo si deve abituare ad avere una parte nuova, mentre
l’organo deve adeguarsi diverso da quello originale che ormai
non può più mantenerlo.
Concludo dicendo che i Quotidiani imbarazzi in bianco e nero di Kossi
Komla- Ebri (25) sono il modo migliore di affrontare la situazione attuale
per uno straniero.
“Mentre era al supermercato con la moglie, dopo una abbondante
spesa, portò i due carrelli vuoti al deposito, nello stesso momento
un signore gli fece cenno di portare anche il suo.
Dopo averlo fulminato con uno sguardo, Kossi torna dalla moglie che,
conoscendo la sua permalosità, si contorceva dalle risate e ogni
volta che vanno a fare la spesa lei gli spinge il carrello dicendo:Ehi
bel negro vuoi guadagnarti 500lire?” (26)
Kossi, medico-scrittore italo-togolese, ha dimostrato di essere una
persona brillante e onesta, criticando con ironia l’ottusità
di “certa gente”, non lamentandosi ma compatendo (?).
Penso che ognuno di noi a volte possa cadere in questi imbarazzismi,
ma che solo conoscendo una persona la si possa giudicare, così
se lo straniero non ha cattive intenzioni non viene ingiustamente discriminato,
al contrario sarà dovere della legge provvedere.
Destinazione editoriale: Fascicolo scolastico di ricerca e documentazione.
QUADERNI DEL LICEO ARIOSTO – FERRARA – N.59
12. Intervista con il giornalista
Magdi Allam che si è tenuta al Liceo UmbertoI di Napoli. Introduzione.
13. Cfr. CONFRONTO FRA ISLAM E CRISTIANESIMO dal sito www.
14. Vedi nota 1.Risposta alla domanda
8.
15. Vedi nota 1. Risposta alla domanda 11.
16. Realmente accaduto in Italia nel 2003, in Abruzzo.
17. Lettera indirizzata al direttore del giornale Il Resto del Carlino
pubblicata mercoledì 26 novembre 2003 pag.XI
La parola ai lettori: La città rovinata
18. Vedi nota 1. Risposta alla domanda 12.
19. Cfr. LA BOSSI-FINI: UNA LEGGE CONTRO GLI IMMIGRATI da Cittadini
del mondo Ferrara (La legge n.189 del 30-07-2002 modifica in numerosi
punti la precede legge sull’immigrazione.)
20. IMPRONTE DELLA VERGOGNA(testimonianza) da Cittadini del mondo Ferrara
21. Maria è la ragazza che ha scritto la testimonianza delle
IMPRONTE DELLA VERGOGNA.
22. Cfr.Carta europea dei diritti dell’uomo della città
23. Associazione Cittadini del Mondo: Scritto del gennaio 2003
24. Associazione Cittadini del Mondo: Scritto del gennaio 2003 “l’elaborazione
di un piano…né facile né veloce.”
25. Imbarazzismi.Quotidiani imbarazzi in bianco e nero. di Kossi Komla-Ebri,
Edizioni dell’Arco, 2002
26)
Riassunto del paragrafo intitolato Bel negro, vuoi guadagnarti 500lire?
tratto dal testo Imbarazzismi.Quotidiani imbarazzi in bianco e nero.
di Kossi Komla-Ebri
Ambra Fioravanti classe 4M