I cataloghi, semplici
e fredde liste di oggetti e nomi utili ad elencare e ordinare, possono
diventare regesti indispensabili quando sottendono poesia. Così
come ci sono sonorità stonate che si sperdono nella massa dei
rumori e non lasciano tracce, possono esistere “portatori di
voci” che nulla hanno a che fare col fastidio del chiasso. I
nove poeti migranti con cui ha colloquiato Bregola sono le “voci”
di questo catalogo. Li chiamano creoli o meticci; si nutrono di speranze
e attenzioni; donano versi nuovi nati da sedimentazioni e incroci,
da generosità e accoglienza.
Nove poeti che contribuiscono a formare quella che Armando Gnisci
si azzarda a definire la “Letteratura italiana del futuro”.
"Aria dell'anima" la chiama una di loro.
(Dalla
nota editoriale)
A
proposito: un’introduzione
Di Davide Bregola
“Sembra
che il poeta da noi considerato abbia
dato prova ben presto d’una certa sete di sapere
e l’abbia simpaticamente messa in luce, ciò che,
non occorre dirlo, è assai apprezzabile”
Robert Walzer,
Vita di poeta
Il progetto del libro Il
catalogo delle voci si è formato grazie alla benevolenza
di poeti e poetesse migranti. I primi contatti hanno preso forma a
partire da Maggio 2003, gli ultimi nell’autunno del 2004. Nel
definire le modalità dei colloqui avevo ben chiara la mia idea
di poesia. Sono un lettore di versi che non ne ha mai scritti nemmeno
ai tempi dell’adolescenza. Non ho nessuna necessità di
diventare poeta, semmai cerco di diventare un lettore più cosciente.
La poesia mi deve una continua testimonianza di verità. Cosa
vuol dire questo? Che nei miei incontri con i poeti ho cercato la
verità del nostro tempo, anche se è un’immagine
parziale.
“La verità del nostro tempo”, dice Raffaele La
capria, “non è qualche cosa di palese, come i fatti riferiti
dal giornale. Essa corre come un fiume sotterraneo sotto le apparenze
illusorie del presente”. (1)
Dico questo perché parto dall’assunto che che tutti,
per una ragione o per un’altra tendono a darci delle versioni
di verità che il più delle volte nascondono menzogne
più o meno interessate. La poesia, come qualsiasi altra forma
d’arte, se è di valore aiuta nel destreggiarsi in mezzo
a tutte le finzioni.
Sono andato alla ricerca di persone che fossero in qualche modo rappresentative
nel mondo culturale contemporaneo e che avessero pubblicato poesie
in antologie, plaquettes o riviste letterarie. Il modo di procedere
è stato scandito da: lettura dei loro libri di poesie, contatto
personale con ognuno di loro, telefonate, scambio di lettere, e-mail.
In alcuni casi ci siamo incontrati in assemblee pubbliche, convegni,
letture in biblioteca, poi i colloqui sono nati dopo aver trovato
un’intesa personale e intellettuale. Quandoo è stato
possibile, ci siamo rincontrati per parlare delle loro poesie, dei
maestri, delle influenze tra culture, della loro idea di poesia, dei
progetti. In altri casi abbiamo tenuto un dialogo a distanza con continue
sollecitazioni reciproche. Sono nati dei colloqui che hanno la piacevolezza
di lettura dei racconti di vita e l’intensità del saggio
poetico.
I poeti presi in considerazione sono, in ordine sparso: Vera Lucia
De Oliveira (Brasile), Arnold De Vos (Olanda), Marcia Theophilo (Brasile),
Alexandra Dadier (Francia), Rosana Crispim Da Costa (Brasile), Jean
Robaey (Belgio), Barbara Serdakowski (Polonia), Nader Ghazvinizadeh
(Iran), Gezim Hajdari (Albania).
Oltre al risultato dei nostri incontri in forma di conversazioni,
ogni poeta ha deciso di inserire poesie che ritiene tra le più
rappresentative della sua opera. In alcuni casi si tratta di versi
ripresi da libri pubblicati, in altri di testi inediti.
Oltre ai poeti migranti ho parlato anche con la poetessa e critica
Mia Lecomte che da anni segue la letteratura migrante e che con le
sue parole precise e la sua preparazione teorica è riuscita
a darmi un quadro il più possibile completo dell’arte
poetica contemporanea che questi scrittori, spesso in sordina, stanno
edificando con passione e capacità generatrici.
Il catalogo delle voci, assieme a Da qui verso casa,
Edizioni interculturali, Roma, 2002, in cui ho raccolto interviste
a narratori migranti, forma un dittico la cui intenzione principale
è di andare “a bottega” e imparare da loro ad apprezzare
con maggiore consapevolezza poesia e narrativa. D’ora in poi,
quando mi metterò alla prova, dovrò tener conto dei
dialoghi e delle amicizie che si sono instaurati nel tempo.
(Mantova,
27 ottobre 2004)
(1) Raffaele
La Capria, Letteratura e salti mortali, Mondadori, Milano,
2002
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