Nota
dell'autore
L'Africa non è una buona alunna
dell'Europa e degli stati Uniti non solo per la pesantezza delle politiche
di globalizzazione e mondializzazione ma anche per le guerre etniche,
tribali e civili che incancreniscono il suo sviluppo.
Tuttavia, occorre
riconoscere che questa terra non è nata per ricevere da altre
civilizzazioni i loro modi di pensare e di vivere.
L’Africa ha molto da
offrire, da dare, soprattutto in questo periodo di conflitti dove ogni
stato sostiene di detenere la culla della civiltà e dove l’uomo ha perso
molti valori e qualità che lo identificavano come tale e che l’Africa
mantiene.
Le ragioni per affrontare questa tematica, per scavare nel
mio passato e nelle mie origini sono infatti molteplici, soprattutto per
uno scrittore africano residente in Europa. Questo libro non descrive i
problemi che affrontano gli immigrati, la precarietà delle loro condizioni
di vita che nessuno oggi ignora, ma vuole elevarsi al di là di questa
realtà per identificarsi e farsi conoscere meglio.
Chi siamo noi? La
risposta non è così semplice come potrebbe pensare l’Occidente. E’ allora
un dovere e una necessità servirsi delle nostre origini, dei nostri
costumi e iscriversi nell’ottica dell’identificazione della cultura
africana e della diaspora nera in generale. Questa vasta e ricca cultura
non perirà e gli autori africani contemporanei avranno sempre la
possibilità di rivolgersi all’umanità intera come riferimento. Una cultura
ricca di stile, di figure e di metafore…
Non deve forse, lo scrittore
africano, attenersi alle sue caratteristiche e rifiutarsi di farsi
travolgere da altre tecniche di scrittura e d’espressione?
La matrice
linguistica del libro ricorda il modo di parlare e di raccontare del griot
(1) che, per il suo ruolo primordiale e il suo peso nella società
africana, ha sempre sollevato le coscienze, i cuori e fatto conoscere le
leggi a tutti.
Mery principessa albina è l’espressione di un popolo e
di una generazione che ha accettato di far rivivere una cerimonia antica,
parte integrante di una cultura che tende a sparire, e che partecipa a
plasmare l’uomo come modello di quella società. Quest’opera riflette senza
mezzi termini l’esistenza di una “agorà africana” simboleggiata dalla
cerimonia dell’iniziazione.
Un lettore di libri gialli e d’azione forse
non andrà oltre le prime pagine di questo libro, ma occorre osservare che,
nel campo letterario africano, coltivare il suo passato di meraviglia e le
sue realtà multidimensionali richiede un interesse incommensurabile, in
primo luogo per l’africano che si emancipa e si avvicina sempre più alla
cultura occidentale divenendo ibrido. Il resto del mondo, così
indifferente alla realtà del mondo nero, è l’altro, l’Occidente che
“ignora” e “si disinteressa” delle altre culture.
La tecnologia è nata
per il benessere dell’umanità tutta; la cultura invece è nata come modo di
pensare, di gestire i rapporti e i sentimenti diversi dei
popoli…
Tuttavia è illuminante che partendo dalle nostre realtà,
l’Africa potrebbe riprendersi a trovare soluzioni ai suoi problemi.
L’Africa che si disseta col sangue, una terra dove le danze e i canti
tacciono. Bambini senza speranza attesi al varco della perdizione, dal
contatto con l’Occidente che fa dimenticare le loro radici e le loro
realtà…In questo modo l’Africa non solo dimentica se stessa a causa della
mondializzazione, ma gli africani stessi “interrano” i loro costumi senza
rendersene conto. Questi africani dimenticano anche che la loro cultura
può offrire molto all’uomo contemporaneo, soprattutto in questo mondo in
pieno mutamento.
Mery principessa albina è un racconto che si svolge
attraverso “l’agorà africana” cioè la capanna dell’uomo dove si inserisce
l’iniziazione, o l’allontanamento dalla famiglia, al fine di infondere le
virtù cardinali riconosciute agli africani come l’ospitalità, il reciproco
rispetto, il coraggio, l’amore, il perdono…
La parte lirica è alla base
di questo libro. In africa la parola è sacra e poetica e, anche non
volendo poeticizzare, l’autore africano vi è costretto, perché lo stile
propende sempre verso la poesia. Ed ecco un’altra caratteristica da
invidiare alla letteratura africana.
Forse il lettore italiano scoprirà
un nuovo tipo di scrittura, basata su un modo di narrare opposto a quello
conosciuto nei paesi di tradizione scritta come l’Occidente. Per meglio
avvicinarsi al ritmo, alla forma, al suono, alla parola, che stanno alla
base della narrazione orale e che caratterizzano il continente africano,
il lettore dovrà armarsi di pazienza. Infatti, se la narrazione orale ha
come obiettivo quello di salvaguardare e conservare l’intera ricchezza
della diaspora nera in generale, niente giustificherebbe la modifica o
l’abbandono dello stile considerato la base della tradizione orale. Non
esiste un popolo bambino, tutti i popoli sono adulti.
Ogni popolo
dovrebbe conservare ciò che ha di più prestigioso, dal suo stile scritto
alla scultura, prima di aprirsi agli altri popoli. Questa particolarità
della scrittura africana costituisce una costante, una sua caratteristica
innegabile, e costituirà il punto di partenza dell’universalità – poiché i
nostri padri hanno da sempre lottato per non citare altri che Aimé Césaire
e L.S.Senghor.
L’accesso alla modernità che caratterizza quest’epoca
metterà in discussione la nostra tradizione orale, ricca ee grandiosa
eredità secolare? A mio avviso, ancorarsi alla cultura orale diventerà
l’unica arma, non solo per identificarsi, ma per far rinascere quella
dignità tanto ridicolizzata ma che avrà sempre un posto nel concerto dei
popoli.
Sono lontano dalla mia terra e dalle sue difficoltà ma se parlo
trasformando le mie parole in versi o in righe, libero la mia lingua e il
mio spirito dalle prigioni della sofferenza. Spero che la mia voce verrà
sentita.
La luce che esplode sotto il grande baobab nella piazza grande
del villaggio che porta alle decisioni importanti, alla vita serena, al
rispetto reciproco, alla pace, alla libertà d’espressione…questa è la vera
Africa, una razionalità innata. L’Africa esiste e continua a
esistere.
Leo Frobénius ha di nuovo ragione: “L’Africa è civilizzata
sino al midollo spinale”.
Cheikh Tidiane Gaye
(1) In Senegal, cantastorie,
giudice e depositario della storia del territorio e delle leggende
tradizionali. E’ la figura sociale più importante dopo il re, a cui spesso
fa da consigliere.