Finalmente posso aprire il mio bagaglio

Ali Omar Ghedi

Quando lasciai Somalia, avevo due bagagli con me. In uno c'era tutto ciò che avevo bisogno durante il mio lungo viaggio. L'altro (non fisico), era la lingua italiana. Era un bagaglio che nessuno poteva separare da me e portavo con me anche nei posti più insoliti.
Per me, scrivere in italiano é una passione più che una scelta, perche è la lingua della mia infanzia, ma non ho mai avuto la possibilità di scrivere nel modo che volevo.
Giorni fa, sfogliando le pagine magiche dell'Internet, i miei occhi caddero sul sito"Voci dal silenzio" e cosi ho scritto al sito chiedendo informazione. Grazie alla risposta immediata di Paolo Trabucco, ho saputo tutto ciò che volevo ed eccomi qua che scrivo.
Io vengo da un ambiente in cui la lingua italiana era la lingua della Nazione Somala. Era insegnata nelle scuole, scritta nei documenti governativi e anche i segni stradali erano in italiano. Ma la luna di miele non durò molto.
Nel 1991, una guerra civile scoppiò in Somalia, la quale divise la nazione in piccoli frammenti, ognuno dei quali comandato da un "world lord"o un signore della guerra.
Durante questo tempo, Mogadiscio venne saccheggiato, distrutto, e beni pubblici e privati furono rubati. Niente s'è salvato. Anche i fili elettrici e le statue, libri delle scuole e arnesi agricoli vennero rubati e venduti al mercato nero da persone che non erano al corrente del valore di questi materiali per la società.
Da qui, inizia una massa di immigrazione senza precedenti. La maggior parte delle persone immigrate, erano intellettuali e avevano con loro culture della terra in cui sono nati e nello stesso tempo si esprimevano in diversi lingue, italiano incluso. Alcuni si sono trovati in Italia, altri sparsi nei quattro corni del mondo.
La letteratura italiana ha le sue radici in una civiltà antica, e deve esere protetta nella menti di quelli che hanno studiato e contribuito nell' avanzamento di tale letteratura.
È chiaro che la cultura degli immigrati e la letteratura italiana, insieme possono aprire una via di comunicazione tra l' Italia e il mondo esterno, pur sapendo che l'Italia non ha una storia coloniale lunga come l'Inghilterra o la Spagna.
Spero che professori, studiosi, uomini politici e il pubblico italiano, creino un ambiente favorevole in cui scrittori immigrati possano contribuire senza incontrare alcuna barriera di discriminazione qualsiasi. Dunque, voglio dire: Allargate il cerchio, in modo che partecipino tutti gli immigrati che vogliano scrivere in italiano.
A me sembra che il mondo no ha confini, visto che la globalizzazione è in pieno vigore.
Grazie a Paolo Trabucco, che mi ha fatto vedere la strada giusta da seguire, ho deciso di aggiungere la mia voce a quegli scrittori immigrati.
Pur essendo lontano da voi e non vivendo in Italia, credo che finalmente possa aprire il mio bagaglio e scrivere in quella lingua che ho sempre amato, "la lingua italiana".

L'autore


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