Incontro con gli scrittori migranti
A cura di Maria Cristina Meschiari - Liceo Ginnasio "L.Ariosto" - Ferrara

L’incontro con gli scrittori migranti è stato occasione non solo per l’approccio a nuove tematiche e per riflessioni su problematiche sociali, ma anche per la sperimentazione di tipologie testuali.
Ad esempio, le sezioni dei Tre silenzi di Christiana de Caldas Brito, autrice di cui la classe ha letto e analizzato Amanda Olinda Azzurra e le altre e che ha avuto modo di incontrare, sono state riscritte in prima persona come monologo interiore dei personaggi cui sono dedicati, in vista di una trasposizione teatrale.
L’approfondimento sulle forme e le problematiche della letteratura della migrazione, svolto attraverso la lettura di saggi e articoli (di cui si fornisce bibliografia), ha invece dato origine alla stesura di recensioni e relazioni.
Si presentano qui due testi.
Il primo è stato elaborato da Elisa Cazzanti a partire dal Marta, sezione di apertura dei Tre silenzi di Chistiana de Caldas Brito; il secondo è stato redatto da Giulia Lavinia Benetti.
Si precisa che è stato proposto come spunto una partecipazione immaginaria al convegno "Culture e letteratura della migrazione", svoltosi a ferrara il 10-11 e 12 aprile 2003, sia perché i tempi non permettevano agli alunni la partecipazione reale, sia perché si riteneva utile dare la possibilità agli allievi di consultare testi scritti, modello a propria volta per la tipologia testuale in esame.
I testi a cui si è fatto riferimento sono: 1) Intervento di Christiana de Caldas Brito (tenutosi in realtà presso il liceo “Ariosto”), 2) Jarmila Ockayová, Al di là della parola, tratto dal sito www.disp.let.uniroma1.it/kuma/sezioni/poetica/Ockaiova.htm (fotocopia), 3) Intervista a Roberta Sangiorgi "Parole senza confini: la letteratura d’immigrazione" (fotocopia), 4) Armando Gnisci, Prefazione a Parole di sabbia, a cura di F. Argento, A. Melandri, P. Trabucco, Edizioni Il grappolo, 2002 (fotocopia).

Bibliografia:
- Christiana de Caldas Brito, Amanda Olinda Azzurra e le altre, Lilith edizioni, Roma, 1998;
- Jarmila Ockayová, Al di là della parola, in www.disp.let.uniroma1.it/kuma/sezioni/poetica/ Ockaiova.htm;
- Armando Gnisci, Prefazione a Parole di sabbia, a cura di F. Argento, A. Melandri, P. Trabucco, Edizioni Il grappolo, S. Eustachio di Mercato S. Severino, 2002;
- Orsola casagrande, La lingua degli altri, in “Diario”, 03/12/1998;
- Oreste Pivetta, Multiculturalismo, voci di razza, in “Effe, 2;
- Intervista a Roberta Sangiorgi, Parole senza confini: la letteratura d’immigrazione (a cura della redazione Volontarimini).

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Variazione su Tre silenzi di Christiana de Caldas Brito
Marta

Chi è quell’uomo? Cosa vuole da me… Si sta avvicinando… È sempre più vicino… E ora che fa? Si siede vicino a me. Ora mi dirà qualcosa – immagino si presenterà, chiederà il mio nome… Perché non parla? Fissa il mare, è immobile, sembra non respirare nemmeno. Cosa faccio io ora? Come mi devo comportare di fronte a questo sconosciuto? Forse devo chiedergli cosa vuole da me… Forse devo iniziare io il discorso… Ma no, è meglio lasciare le cose come stanno… Mia madre me lo diceva sempre: “È meglio adeguarsi e accettare ciò che la vita dà senza chiedere di più”… Però, chissà come sarà la sua voce? Chissà quali saranno i suoi pensieri?
Fisso anch’io il mare… Com’è dolce il tempore del sole questa mattina!

Sono già parecchie mattine che quest’uomo sconosciuto si siede accanto a me sulla spiaggia umida… La sua silenziosa presenza non mi turba affatto… Sto bene con lui accanto… Ieri ho fissato a lungo quel cartellone nell’ufficio postale: si raccomandava di mantenere la distanza di cortesia…
Quest’uomo sarà scortese, allora? Si siede così poco distante da me!

Che faccio… lo guardo? No, è meglio non osare… Continuo a contemplare il mare, sì, è meglio così… Sto sbirciando con la coda dell’occhio, non riesco a resistere… La tentazione è troppo forte… Non resisto, devo guardare il suo viso… Il suo profilo… Sto esplorando con i miei occhi il profilo del suo viso… I suoi lineamenti sono marcati… Il naso è perfetto, forse un po’ sporgente… Le sue labbra… Le sue labbra… Non si vedono, sono coperte da una folta barba scura… Forse è proprio quell’ispida barba a ricoprire il suo silenzio così ricco di sentimento… Mia madre non mi avrebbe mai permesso di osservare il viso di questo sconosciuto…
I suoi consigli sono sempre stati molto chiari…

Speriamo di rivederlo questa mattina… Il pensiero che lui non venga mi tormenta ogni mattina… Eccolo, lo sento arrivare… Sento il fruscio della sabbia muoversi sotto le sue bianche scarpe… Ecco, ancora un altro giorno passato insieme condividendo il mare e chiacchierando con i nostri più assoluti silenzi…
Mi sembra di conoscere quest’uomo da una vita… Da questi silenzi mi sembra di aver imparato molto di lui…

Forse è solo frutto della mia immaginazione.

Elisa Cazzanti - classe 1 Q


Nuovi orizzonti: la letteratura d’imigrazione

Il 10 aprile 2003 si è tenuto a Ferrara “Culture e letteratura della migrazione”, convegno che ha messo in luce quanto la letteratura d’immigrazione stia entrando a far parte della nostra realtà quotidiana, esprimendo nuove idee e infrangendo barriere che fino a poco fa sembravano insormontabili.
L’aspetto più straordinario di questa produzione letteraria è il fatto che sia scritta in una lingua – l’italiano – entrata da poco nella quotidianità di questo scrittori.
Già, perché la lingua non è solo grammatica o pronuncia, una lingua è molto di più. Gli odori, le sensazioni, le emozioni e le esperienze legate ad essa la fanno diventare in qualche modo viva, un modo per esprimere idee e sentimenti ancor prima di un modo di comunicazione e di interazione.
Esistono italiani che scrivono in cinese? Inglesi che scrivono in turco o Francesi in finlandese? La risposta è no. È uno dei motivi per cui gli scrittori immigrati vengono amati da una cerchia di pubblico. Ristretta, certo, ma ancora per poco. La scrittura di immigrazione diventerà un tutt’uno con quella “nazionale”, come è già successo in altri Paesi. La gente è curiosa, vuole sapere cosa può venire fuori da questi immigrati che usano l’italiano per parlare di sé, delle loro esperienze, creando nuovi generi e aprendo nuovi orizzonti.
Nel caso della brasiliana Christiana de Caldas Brito, intervenuta al convegno, nei suoi racconti le parole giocano tra loro, danzano e seguono una logica dettata dal cuore. Talvolta si assiste ad un miscuglio di italiano e portoghese, lingua madre della Caldas Brito, e si creano nuove parole.
Nell’intervento di Jarmila Ockayová, scrittrice ceca, si comprende come i migranti siano “costretti” a scrivere in italiano: perché italiano è tutto ciò che li circonda. “È italiana la colonna sonora dei suoni e delle voci che accompagna le mie giornate, il cielo che guardo… E poi ho la sensazione di non essere nemmeno io a scegliere: ogni personaggio che invento vuole raccontarsi da sé… L’interlocutore, per essere palpitante vivo e presente, non può stare a 1000 Km di distanza.”
Non è facile, però, convivere con il retaggio della vecchia cultura sovrapposto alla realtà di tutti i giorni. La Ockayová pone il problema di quanto sia difficile essere accettati, non come immigrato in sé, ma come immigrato che “osa” scrivere in italiano. “Non importa quanto sia consistente il tuo bagaglio culturale, né tanto meno viene considerata la padronanza linguistica.”
Interessante è l’evoluzione delle tematiche affrontate nei racconti. “All’inizio – dice Roberta Sangiorgi, presidente dell’Associazione Interculturale Exs&Tra – i sentimenti che dominavano le narrazioni erano soprattutto la rabbia: racconti in cui l’immigrato era vittima di episodi di razzismo. Nei racconti più recenti si vede invece la voglia di proporre da parte degli immigrati, si ipotizzano delle modalità per una convivenza futura.”
La Sangiorgi affronta anche un problema relativo alla distribuzione di questi libri. Purtroppo vengono pubblicati da piccole case editrici e difficilmente raggiungono le librerie.
Effettivamente nelle librerie non c’è traccia di questi testi, ed è un vero peccato: i lettori, stanchi dei soliti best seller, sarebbero incuriositi da queste opere, che riscuoterebbero un discreto successo.
Molto spesso, infatti, la letteratura d’immigrazione diventa letteratura e basta: ci sono tematiche e stili che superano questo argine e meriterebbero di essere valorizzati.
Lo scrittore migrante rappresenta il più fenomenale caso di integrazione sociale. Abbandonando la propria terra d’origine, si trova costretto ad affrontrare un enorme cambiamento, come una pianta sradicata dal suo terreno e piantata altrove.
Attraverso la scrittura vengono esorcizzati dubbi e paure che difficilmente emergerebbero nella vita di tutti i giorni. A noi capirli, e valorizzarli per quello che sono, abbandonando per un volta gli stereotipi, e cercando di recepire il loro messaggio.

Giulia Lavinia Benetti - classe 1Q



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