Vocidalsilenzio - Un'altra cronaca è possibile |
da Il
Manifesto, 17 ottobre 2009
DA
DOMANI PASSAPAROLA
di
Mihai
Mircea Butcovan*
Hai appena comprato questo giornale in edicola o all'autogrill.
O forse te lo ha passato un amico. O forse lo hai trovato dimenticato da qualche
parte, su un tavolo. Forse stai per andare alla manifestazione antirazzista
a Roma oppure sei già di ritorno. E, anche se sei rimasto a casa, passaparola.
Dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno.
Basta con le indignazioni periodiche. Ieri per la violenza sulle donne. Ieri
per i morti nelle missioni di pace. Ieri per le morti bianche. Oggi per il
razzismo dilagante. Ma poi cosa succederà domani? Due settimane fa
al festival di Internazionale a Ferrara c'erano migliaia di persone in fila
ordinata per indignarsi, insieme a Saviano, contro le mafie. Moltissimi giovani,
davvero tanti. Per contenerli tutti, anche quelli che non erano a Ferrara,
ci sarebbe voluto uno stadio e una diretta tv nazionale. Due cose che invece,
nel nostro paese, sono utilizzate per ammaestrare la gente al consumismo ottimista
e acritico. Molti italiani non sapranno mai dei giovani in coda a Ferrara
per ascoltare Saviano. Sapranno invece di quelli che allo stadio cantano cori
razzisti legittimati, con la scusa del tifo innocente, anche da qualche (dis)onorevole.
Sapranno del disprezzo per le donne, legittimato da certi programmi televisivi
e dalle dichiarazioni di altri politici fallocratici, dai modelli di maschilismo
sostenuti persino da qualche tradizione ecclesiastica. Modelli di machismo
che poi fomentano movimenti celoduristi e fascistoidi, aggressioni razziste
e omofobe.
Ci indigniamo per le morti bianche, una volta all'anno, con delle statistiche.
Ci indigniamo per le morti nel mediterraneo, appena due volte all'anno, incuranti
delle statistiche. Ci siamo indignati per la violenza sulle donne, tutte le
volte che ci hanno detto di farlo, contro gli immigrati, in barba alle statistiche.
«L'ha detto il telegiornale» cantava Jannacci. Anche per la fame
nel mondo ci indigniamo, qualche volta, purché «rimanga a casa
sua». Tanto anche stasera la tv parlerà alla gente di calcio,
di veline, di motoGp e vincite ai giochi d'azzardo nazionali. Forse il telegiornale
dedicherà appena qualche secondo all'indignazione di qualcuno contro
il razzismo. Così molta gente continuerà a vivere di pallone,
pettegolezzi e scommesse. Come se il razzismo quotidiano fosse una cosa che
non la riguarda.
Allora la nostra indignazione deve diventare quotidiana. Facciamo sapere ad
amici, conoscenti, colleghi perché ci indigniamo. Rubiamo qualche minuto
alle discussioni sul calcio, sul motoGp e sulle veline e facciamo quello che
buona parte della televisione non fa. Informiamo soprattutto quelli che pensano
che le morti bianche siano cosa che mai toccherà alle loro famiglie.
Informiamo quelli che pensano che la violenza sulle donne sia «roba
da immigrati» e che la mafia sia «roba del sud». Informiamo
quelli che non s'accorgono dello smantellamento progressivo della pubblica
istruzione che ricadrà sul futuro dei loro figli. Informiamo quelli
che pensano che la «democrazia in pericolo» e la «restrizione
della libertà di stampa» siano invenzioni di farabutti. Facciamolo
ovunque, tutti i giorni, al costo di perdere qualche amico. Diffondiamo le
motivazioni che ci spingono a partecipare ad una presa di posizione più
che mai indispensabile. Coinvolgiamo anche chi è rimasto a casa ma
facciamolo tutti i giorni. Contro la cattiveria e contro l'avarizia. Contro
il culturame televisivo omologatore, per una nuova cultura dell'indignazione.
Da manifestare quotidianamente.
Hai appena comprato questo giornale in edicola o all'autogrill. O forse te
lo ha passato un amico. O forse lo hai trovato dimenticato da qualche parte,
su un tavolo. Forse stai per andare alla manifestazione antirazzista a Roma
o sei già di ritorno. E, anche se sei rimasto a casa, passaparola.
Passaparola! Dobbiamo lasciare segni tangibili del nostro impegno.
*ĞL'osservatore
romenoğ