Intervista a Valentina Acava Mmaka
 
a cura della Redazione

Potresti raccontare la tua storia personale e, in particolare, la tua esperienza africana?

Dall'età di otto mesi ho vissuto in Sud Africa fino ai tredici anni. Era il periodo dell'apartheid, il mio primo impatto con una società civile. E' stata l'esperienza più intensa della mia vita di bambina. Poi dopo una parentesi in Europa, ho continuato a vivere in Africa, Sud Africa e da ultimo in Africa Orientale dove è la mia casa.
L'Africa occupa tutta la mia vita, anche quando sono in Italia o in altri paesi del mondo. Dedico gran parte della mia attività di scrittrice e mediatrice culturale all'Africa. Scrivo dell'Africa per farla conoscere al di fuori degli stereotipi e dei luoghi comuni che la ingabbiano in un'immagine non vera, non realistica. Il mio impegno di donna e scrittrice è quello di raccontare le verità su un continente confinato ai margini del dramma o dell'esotismo. L'Africa è una terra drammatica, ma anche generosa e dolce, è oppressa, ma capace di rinnovarsi attraverso la sua grande umanità.

Sì, ma l'Africa è anche terra di contraddizioni profonde, di lotte tribali e di conflitti etnico religiosi insanabili, come dimostrano gli eventi del Congo, della Sierra Leone e della Costa d'Avorio, o quelli meno recenti della Nigeria, del Ruanda e del Burundi...

E' vero l'Africa è teatro di molte contraddizioni, però anche su questo vorrei fare delle precisazioni, quei conflitti a cui ci si riferisce sono il frutto di ciò che l'Occidente produce nei paesi del Terzo Mondo. Il terzo mondo è e continuerà ad essere terzo mondo fino a quando l'occidente non smetterà di sfruttarlo, di incrementare rapporti di sudditanza basati sulla corruzione e sull'omicidio. Non scordiamoci che i paesi citati posseggono grandi ricchezze naturali e che la popolazione di quegli stessi paesi muore di fame.
Ricordiamoci che l'occidente è responsabile di fornire armi ai paesi africani e che quelle che i media fanno passare per guerre tribali e religiose in realtà hanno a che fare con ben altro.
Ricordiamoci che mentre l'Occidente promuove all'interno dei propri stati la democrazia e la giustizia, al di fuori dei suoi confini tollera conflitti, corruzione, asservendosi eserciti e giudici collaborativi.
In Africa si muore di Aids, di fame, di malattie che qui vengono sconfitte con un semplice vaccino, questo perché i brevetti sulle medicine sono inaccessibili, la terra è sfruttata dalle grandi multinazionali che hanno incentivato in molti paesi la monocultura, lasciando morire di fame intere popolazioni che in altre condizioni potrebbero benissimo produrre ciò di cui hanno bisogno.
Per l'Africa la soluzione ai problemi va trovata dagli africani in Africa, ma prima di questo occorre che l'occidente si decolonizzi e smetta di tenere in ostaggio l'Africa e tutto il Terzo Mondo attraverso il FMI, la Banca Mondiale, il WTO. Prima di globalizzare l'economia occorre decolonizzare i diritti umani: la vita, la salute, l'istruzione.


Tu svolgi, insieme a tuo marito, attività interculturale nella scuola, cercando di raccontare "la verità su un continente confinato ai margini del dramma e dell'esotismo". Come viene percepita dai docenti e dagli studenti la diversità culturale?

Di questa domanda ti ringrazio perché la questione che sollevi mi sta molto a cuore. Girando a lungo nelle scuole italiane mi sono confrontata con ogni tipo di classe, dalle scuole materne ai licei e il primo dato che ho potuto rilevare con una certa uniformità, è la grande carenza che ancora oggi sia la scuola che la famiglia ha sulle tematiche dell'intercultura e della diversità. Sebbene viviamo in quella che si definisce una società multietnica in cui l' "altro" è parte della nostra vita quotidiana, non si sono concretizzati ancora i presupposti perché questa società multiculturale diventi una società interculturale, dove gli uomini interagiscano e dialoghino. Non basta la tolleranza per costruire una società armoniosa basata sul confronto, occorre superare la soglia di accettazione, passare al coinvolgimento. E ci si arriva attraverso il dialogo. Con il dialogo si supera la semplice accettazione, si supera la conflittualità, necessaria peraltro, si trova la mediazione.
Ho notato che la incomunicabilità tra scuola e famiglia è un punto di sblocco fondamentale. Le famiglie non si confrontano con la realtà scolastica, o perché non viene fornito loro lo spazio necessario o perché vi è comunque una accettazione passiva di ciò che ai figli viene insegnato. In casa si dialoga poco, le attività di studio all'interno della scuola sono troppo fissate entro schemi tradizionali, a volte persino obsoleti. Questo non giova ai ragazzi che devono vedersela con una società in repentino cambiamento, dove le necessità, i comportamenti, le soluzioni richiedono risposte diverse e nuove.
Credo che l'informazione sia fondamentale, una informazione che spesso non è quella convenzionale, intendo una informazione che sia motivata dalla curiosità e dall' impegno del singolo individuo. Oggi a questo tipo di informazione tutti possono accedere. A cosa servono le tecnologie come internet se poi non è possibile superare conflitti e tensioni in modo pacifico basandosi sul dialogo?
Dialogando con gli studenti mi sono resa conto, spesso, che la loro curiosità, la loro voglia di sapere, è frenata da quella comune tendenza limitativa ad accettare ciò che viene loro suggerito o indirettamente "imposto" da una serie di automatismi. La società globalizzata ha causato una sorta di appiattimento del pensiero critico e della scelta individuale, e questo si ripercuote anche sul sistema di comportamenti sociali, tra cui l'incontro con l'alterità.

I temi che stiamo trattando, la lotta al degrado ecologico, civile, culturale, economico, la difesa della dignità umana, della diversità come valore positivo, della giustizia e della pace ritornano con insistenza nelle tue opere letterarie. Una delle soluzioni narrative che contraddistingue i tuoi testi è quella fiabesca. E' un tipo di letteratura che ti risulta particolarmente congeniale o trovi che il linguaggio universale della favola sia un veicolo più adatto di altri per la promozione di queste tematiche?

Sebbene la mia produzione letteraria spazi dalla poesia al teatro alla narrativa, la scelta di parlare di temi di attualità, e soprattutto da un contesto e da una ambientazione prevalentemente africana, attraverso la favola, mi serve da una parte per far conoscere meglio l'Africa in occidente, dall'altra perché credo che la favola, la magia, la fantasia siano veicoli privilegiati, per arrivare alle radici di questioni urgenti che riguardano tutti noi. C'è un proverbio della tribù dei Luyia (Kenya Nord occidentale) che dice "i saggi parlano parole semplici". E' un bel proverbio e soprattutto merita attenzione oggi, in una società dove la comunicazione spesso relega a grandi parole vuote o a immagini senza corpo, il compito di dirci cosa accade. Quindi una favola, oggi, sa essere più efficace dei grandi discorsi, che spesso vengono manipolati per nascondere la verità.
Molti miei lettori sono giovani, di questo sono profondamente contenta perché è da loro che deve partire la spinta in avanti di un futuro basato sul dialogo e la comprensione di nuove problematiche sociali. La lettura è un impegno, un piacevole impegno che scolpisce la nostra mente e la nostra anima e la favola ha un grande valore educativo che favorisce la conoscenza di sé e lo sviluppo della propria personalità. Quindi il percorso che compie un ragazzo o un bambino che legge è fondamentale per la sua crescita. Tanti altri miei lettori sono adulti di ogni età che riscoprono l'autenticità di una narrazione che parte dalle origini, dai "luoghi" più profondi della nostra coscienza. Mi piace definire le mie favole per lettori senza età.
La favola è poi figlia del racconto orale, e mi è molto caro, sia perché sono cresciuta in Africa ascoltando infinite storie di miti e personaggi favolosi da storytellers eccezionali, sia perché essa mi consente di far vivere la cultura animista cui sono profondamente legata. La natura ha una vitalità, un linguaggio che per molti indigeni costituisce un'interlocutrice importante per comprendere gli eventi della vita quotidiana. E' una grande ricchezza che le società occidentali non conoscono.
Credo che la fantasia, che in un mio libro descrivo come un'enorme conchiglia guidata dal respiro del mare, sia un veicolo privilegiato per comprendere meglio la realtà, leggere il mondo con i suoi problemi attraverso di essa può darci la lucidità necessaria a creare prospettive e soluzioni creative che contemplino tutti indistintamente, senza discriminazioni di sorta, senza imposizioni, senza ideologia, semplicemente con la nostra capacità critica di individuare le cause di ciò che affligge l'umanità.

(Ferrara - Roma - Africa, Febbraio 2004)

   


 

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