Melèmi

di Helene Paraskeva

Meltèmi

di Helene Paraskeva
LietoColle, 2009
Euro 10,00

In copertina disegno di Angelo Giannini.

All'interno, opera di Giorgio De Chirico - Donna bionda di spalle.

 

 

"Il meltèmi è il vento secco che proviene dal nord-nordest del Mar Egeo, a volte anche dal nordovest. È un vento piacevole, che rinfresca le calde giornate in un appuntamento estivo, immancabilmente, ogni anno. Per questo si chiama anche etesio, cioè annuale.

Forte quanto basta, il meltèmi modera il caldo e ti lascia vivere l'estate ma può anche diventare imprevedibile e allora supera i limiti e scate­na incendi sulla terra e burrasche in mare. È un vento che non viene comandato da Eolo, competente in materia di venti, bensì da Apollo, ispirato alla luce, demiurgo della poesia, spesso in armonia con il cosmo ma qualche volta anche furente".

Ho scritto molti di questi versi in contemplazione prolungata nel tem­po, anche a distanza di anni. Altri versi, invece, sono fuggiti e si sono insediati clandestinamente sulla carta, impulsivi e incontrollabili, ap­profittando della burrasca.

H.P.

.....

 

Quando immigrai in Italia, a metà degli anni settanta, il mio paese, la Grecia, non apparteneva ancora alla Comunità Europea. Entrò a far parte quando la Comunità diventò Unione Europea, anni dopo. In quel periodo, da immigrata da un paese "in via di sviluppo" o ex­tracomunitaria, ho vissuto la precarietà, ho subito la discriminazione e l'emarginazione ma ho incontrato anche la comprensione, l'affetto, l'amicizia e la solidarietà.

Anche dopo, da cittadina europea, la mia condizione non si è modifica­ta da un giorno all'altro. Ancora la gente mi chiede "Ma che sei venuta a fare in Italia?".

Riflettendo parecchio sulla questione e partendo dall'esperienza perso­nale, ma non solo, ritengo che l'immigrazione sia anche una questione esistenziale ed emotiva. L'immigrato si sente un nomade, un precario dell'esistenza, un "non-ancora".

Sono un'immigrata, quindi, per definizione e per esistenza.

Sono anche un'insegnante, ma imparo ancora dal contatto quotidiano con gli adolescenti. Alcuni di loro sono stranieri, provenienti da tutti i Paesi del mondo, "emergenti" e non. Alla mia esperienza personale di immigrazione si aggiunge anche quella dei miei alunni. Ma gli ado­lescenti tutti hanno qualcosa di fresco da dire, sono più "veri" degli adulti, meno conformisti. Con loro mi confronto, mi metto in discus­sione, qualche volta ci litigo anche, ma non mancano le volte che mi sento "trascinata", affascinata. Gli adolescenti raramente mi lasciano indifferente. Credo che questa mia "intensa vita emotiva" alimenti la fonte di ispirazione poetica.

H. P.

 

XENITIÀ

Xenitià non è parola facile.

Vuol dire migrazione,

essere lontani da ogni luogo

e volto amato.

Xenitià è fare il pieno

di bisogno in ginocchio,

erranti sulla soglia,

pellegrini della nostalgia

con i piedi gonfi.

Persino nella terra che mi ha fatto,

quando torno,

scopro che non sono

più com'ero prima.

E quella strada,

quel cammino

non mi appartiene più.

Sono un alieno con pretese.

Xenitià, subisco i tuoi frastuoni,

voci confuse ascolto,

sono tante.

e spesso mi domando

perché non mi capisci,

perché la mia umanità

ti sfugge e non mi riconosci.

ROMA

Fra capitelli e laterizi

da fornaci antiche, giocano

sull'erba spensierati

i gatti.

E in auto sportive

le gattare arrivano

inseguite a vista dai gabbiani,

spie dal fiume,

che sperano in un invito a cena.

Badanti e colf con buste imperiture,

colorate, transitano

e la Capitolina - faccia di bronzo -

rassicura i figli:

"Sono migranti, passano come gli stormi".

NELLA CITTA' BALCANICA

Mi ritrovai alla fermata dell'autobus

numero desolato, quella sera,

i manifesti dei film d'altri tempi

strappati

e sabbia del lungomare negli occhi

infiammati.

Scuoteva, sbatteva impazzito,

al vento il cancello di casa

sconsolato e fiero,

ballava

al ritmo di selvaggia percussione

nella città crudele,

nella città che non si arrende

e non perdona,

nella città balcanica.

SCRIVI

Scrivi

giacché piove sempre

vicende lievi, irrilevanti,

sottigliezze delicate

che nessuno vuol sapere

e nessuno chiede.

Elabori

nel temporale

idee folli, rintronanti

e spedisci

spiegazioni ridondanti.

Stendi

tele di racconti impermeabili

per confortarti dallo scroscio,

per sostenere il rovescio

per giustificare il diluvio

di fattori universali.

Butti giù

tutto per volare

di nuovo fra le nuvole

lasciate dietro,

nel nubifragio tetro.

Ma

nella fuga anneghi

e l'uragano si attorciglia,

e ti trascina

e ti rovescia su di me.

RICETTA

Per ridere ci vuole

tutto l'apparato:

prima di tutto i denti,

labbra color ciliegia,

narici ammaestrate

alla felicità

e le papille svelte

a riconoscere

l'essenza evanescente

della gioia.

 

IL LAMENTO DELLA SIGNORA JACK-ILL

Con la passione nuda,

istintiva,

di un vecchio film in bianconero,

raccoglievamo riso con le mani

e con le gambe e il cuore nudi

in mezzo all'acqua ci amavamo,

mentre gioia e sospiri

volteggiavano sciolti nel vento.

Anche se mi tradisci più del tradimento,

con quella voglia ottusa,

con quella smania di uscire nella notte

di violenza buia,

alzati! Andiamo via!

Usciamo giovani ancora,

freschi, prima dell'alba,

per una gita al mare,

per la scampagnata,

o anche a correre in città

ridendo stanchi a squarciagola

dietro l'autobus perso

ancora, e non importa.

Approfondimenti su Vocidalsilenzio:

L'autrice

l Tragediometro e altri racconti (scheda bibliografica)

Antologia Pubblica (scheda bibliografica)

Nell'uovo cosmico (scheda bibliografica)

Meltèmi (scheda bibliografica)

Nell'uovo cosmico, intervista a Helene Paraskeva

Introduzione a “il tragediometro e altre storie” (atti 2° Convegno nazionale "Culture e letteratura della migrazione" - Ferrara 2003)

Introdurre la citta’ degli imperatori (atti 4 ° Convegno nazionale "Culture e letteratura della migrazione - Città, identità, culture" - Ferrara 2005)

Poesie (tratte dalla raccolta Meltèmi)

 


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