Ferrara .- Portomaggiore 16 - 17 - 18 aprile 2015
14°
Convegno Nazionale Franco Argento
culture e
letteratura dei mondi
"Confini
di luce
(lichtgrenzen)”
il
molteplice abitare dell'immaginario
PRESENTAZIONE
“Nel
nuovo spazio fisico e sociale,
l'altro non
è più altrove, ma è contiguo”
(Marc Augé, Il senso degli
altri,
Boringhieri, Torino, 2000)
CONFINI
DI LUCE (lichtgrenzen)
Il
9 novembre 2014, in occasione dei 25 anni dalla caduta del muro di
Berlino, è stata inaugurata l’opera creata dagli artisti
Christopher e Marc Brauder: un’installazione luminosa lunga più
di 15 chilometri che evoca il tracciato del muro, realizzata
da 8000 palloncini luminosi gonfiati a elio sospesi a 2 metri dal
suolo.
A
questa lichtgrenze
ci
siamo ispirati per intitolare questa edizione del convegno; quei
confini
di luce
ci sono parsi una efficace metafora dell’invito
all’attraversamento di spazi, luoghi, culture, come alternativa
“illuminata” alla chiusura, divisione, separazione che le
frontiere propongono.
Questo
invito all'attraversamento sembra essere raccolto in modo crescente
oggi: da un lato, in modo macroscopico, dai milioni di individui che
abbandonano il loro paese per ragioni di povertà o per sfuggire a
guerre e persecuzioni, dall'altro, in maniera sempre più
significativa, anche se non sempre statisticamente rilevante, dalle
tante persone che per ragioni di lavoro o per scelte personali
vivono vite all’incrocio di luoghi, culture, istituzioni
diversi, e per le quali sembrano assumere un significato inedito
questioni come nazionalità e integrazione.
Queste
esperienze di
uomini
e donne sempre in transito,
«fuori posto», (Edward
Said)
contribuiscono
a rendere “ogni
luogo e ogni linguaggio problematico, continuamente esposto alle
interrogazioni che arrivano dall'altrove”
(Iain
Chambers).
Multilocalismo
è l'espressione che la sociologia ha coniato per descrivere questi
fenomeni.
MULTILOCALISMO:
“il mantello di Arlecchino”
Carlo
Bordoni, sulla “Lettura”, supplemento del Corsera del 29
settembre 2013, parte da una definizione di multilocalismo visto nel
suo aspetto sociale: viene definito come la coesistenza, nello
stesso luogo, di identità e culture diverse, che non entrano in
conflitto, perché rinunciano alla pretesa di legarsi, in maniera
esclusiva, a quel territorio.
Come
esempio Zygmunt Bauman cita una strada di Kiev, in cui ha assistito
alla “contemporanea
celebrazione di più matrimoni, tutti con riti diversi. Accanto a una
chiesa cattolica c’erano una moschea, una sinagoga, una chiesa
ortodossa e una evangelica. Tutte
accomunate
dallo stesso clima festoso.” In questo senso il Multilocalismo
riguarda “diversi con la stessa patria” .
Questa
coesistenza è una dei possibili esiti di una “crescente
complessità in ambito locale”, come la definisce il sociologo
francese Alain Touraine, per il quale, in situazioni del genere, si
attenua pertanto anche il concetto di “integrazione”, visto che
non c’è (o sembra non esserci) una comunità / cultura prevalente.
A
questo significato sociale se ne può aggiungere anche uno
individuale, riguardante l’identità personale: alle identità
costruite nel luogo in cui viviamo, si aggiungono quelle dei luoghi
che amiamo, magari non avendoli mai visti, una specie di
‘salgarizzazione’, di luoghi in cui siamo nati, o che altri ci
hanno fatto conoscere.
“
Tutti
noi siamo alla ricerca di radici. Ho capito, però, che in molti casi
sono qualcosa di delicato e di sottile. In un paese nuovo, radice può
essere anche il bar in cui vai a fare colazione ogni mattina. Può
trattarsi di una finestra, dei resti di una parete in una città
devastata dalla guerra,, di un albero, di un divano”
dice Adriana Lisboa, autrice brasiliana del romanzo “Hanoi”.
Questo
pluralismo non è, però, garanzia di apertura verso altre identità:
può portare ad un’accettazione passiva dell’altro, senza avere
rapporti con lui. Leggendo le parole di Bauman e notando il nome
della città, Kiev, da lui scelta come esempio, viene da chiedersi
come sia possibile, da una parte una convivenza festosa fra matrimoni
di diversi culti, e dall’altra il cannoneggiamento fra ucraini e
russi, portatori di valori culturali comuni, al di là delle
diversità, finché è stata in piedi l’URSS.
Tornando
ad esaminare l’origine di‘multilocalismo’, si sente in questo
termine un ossimoro, come in ‘glocale’ (globale + locale); ma
l’ossimoro, con la sua contaminazione, il suo meticciamento di
parole diverse, contiene in sé la speranza e la prospettiva di un
superamento delle contrapposizioni fra elementi che in genere si
escludono irrimediabilmente, forzando i recinti (il povero ricco, il
giovane vecchio) che li limitano.
Ossimoro,
in greco, vuol dire ‘acuta follia’: una bella prospettiva per
inventarsi il cambiamento.
Ferrara, aprile 2015
Per
informazioni:
• tel.
3356542434
• E-mail: info.vocidalsilenzio@tiscali.it
PRESENTAZIONE
DEL CONVEGNO
COMUNICATOSTAMPA
GLI
AUTORI
con il contributo di
Comune
di Ferrara |
Provincia di Ferrara |
Regione
Emilia-Romagna
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