Sguardi e parole migranti

a cura di Melita Richter Malabotta e Lorenzo Dugulin

 

Melita Richter Malabotta e Lorenzo Dugulin (a cura di)
Sguardi e parole migranti
Coordinamento delle associazionie delle comunità di immigrati della provincia di Trieste, Trieste, 2005
Pagine 79 Euro 7,00

 


"Sguardi e parole migranti" è la prima pubblicazione realizzata dal Coordinamento delle Associazioni e delle Comunità degli Immigrati della Provincia di Trieste grazie al contributo dell'Assessorato regionale alle identità linguistiche ed ai migranti, all'istruzione, alla cultura, allo sport, alle politiche della pace e della solidarietà.

Testi di

Silvia Bassani, Carmen Ceppa Plalumbo, Leonor Delgado Franzot, Lorenzo Dauglin, Isabella flego, Michele Gangale, Marina Giovannelli, Sik Hoe Koh (Suzy), Kenka Lekovich, Paola Mazzaroli, Claudia Mitri, Bojan Mitrovic, Marija Mitrovic, Gabriella musetti, Branka Novakovic, Jaquie Palavra , Vesna Paravic, Betina Liliàn Prenz, Melita richter Malabotta, Balla serigne Thioune, Mauro Vivian

 

INTRODUZIONE

Melita Richter Malabotta, Lorenzo Dugulin

Alla"città popolata da genti diverse" – come in un tempo remoto scriveva UmbertoSaba - "Italiani nativi, Slavi nativi del territorio, Tedeschi, Ebrei,Greci, Levantini, Turchi con il fez rosso in testa", si sono sostituite ed aggiunte nuove popolazioni migranti che hanno portato persone provenienti da mondi diversi, lontani e vicini, che in questa città hanno trovato riparo, un rifugio sicuro, la loro casa, un lavoro; uomini e donne che qui hanno fondato le loro famiglie e intrecciato affetti...Oppure, che non hanno scelto Trieste come meta ultima del loro peregrinare, ma solo come un'area di transito, un ponte sospeso tra il mondo da cui si salpa e quello in cui s'approderà in un futuro incerto.
Gli uni e gli altri vivono nella città e nei suoi dintorni e alla sua vita contribuiscono non soltanto con il lavoro fisico o intellettuale, con l'impegno quotidiano, ma con la loro presenza ne modificano l'anima, portando con sé sfumature di gesti e di atteggiamenti della loro cultura d'origine, talvolta coloriti, talvolta appena percettibili da una lieve cadenza di voce... Di questa nuova presenza la città si è accorta con sonnolenza, a volte si è difesa, arroccata, altre volte invece, ha offerto la sua faccia sorridente, il suo animo generoso. Raramente si è posta la domanda: questi nuovi cittadini, che ne pensano della città? Quali esperienze, quali giudizi elaborano?
Con la raccolta di scritti che presentiamo, abbiamo ritenuto opportuno dedicare uno spazio dove accogliere la parola dello straniero, ascoltarla e renderla visibile, pubblica. Ci siamo proposti di esprimere i sentimenti, le esperienze e le opinioni per fissare almeno per un istante questo rapporto con la città, consapevoli che esso non deve necessariamente essere ridotto alla lineare relazione incontro/scontro tra le culture. Spesso, esso molto di più; è un rispecchiarsi reciproco, una premessa per la sintesi creativa della vita quotidiana.
E ci siamo interrogati: che cosa si prova in questa città, lontani/vicini dalle rispettive patrie? Che cosa si impara, che cosa si rimpiange in una città "straniera"? Qual è la varietà di sentimenti, di rancori e di gioie che la città regala? Quale immagine hanno i Triestini e le Triestine degli "stranieri" e viceversa? Chi sono gli "stranieri" e chi sono gli "autoctoni"? Vi è un vero interscambio tra "noi" e "loro"? Quando "noi" diventiamo parte integrante di "loro" e quando ed in che misura "loro" parte vibrante di "noi"? Quando questa città diventa veramente "nostra"?
Alle domande che ci siamo posti abbiamo dato risposte attraverso le schegge delle nostre vite riflesse, intrecciando le esperienze di "noi stranieri" e di "noi autoctoni" affinché la condivisione della città diventi il nostro destino comune.
La parola scritta e lo sguardo dell'altro sulla città, uno sguardo altro non identificabile in una semplice appartenenza etnica, testimoniano la voglia di cittadinanza di tutti quelli che credono nelle potenzialità interculturali di Trieste.
In questa antologia proponiamo uno sguardo plurimo e "migrante" sulla città di Trieste e l"'eterno" tema della lingua e dell'identità che coinvolge non soltanto chi si sposta da un paese all'altro, da una cultura all'altra.
Oltre a costituire l'elemento fondante dell'identità di una persona, la lingua le lingue rappresentano il nesso forte con il passato individuale e per molti l'unico legame con il paese d'origine, spesso un paese lontano. Tutti serbiamo la pluralità dei linguaggi della cui esistenza spesso non ci rendiamo conto; linguaggi e lingue che a volte sono sedimentati nel profondo della memoria. Per esempio, il linguaggio dell'infanzia non ci conduce soltanto nel nostro passato individuale, ma ci fa ricordare la lingua della madre e quella del padre, la lingua dell'intimità e la lingua dell'autorità, la lingua degli affetti, della tenerezza, dell'ambito privato e la lingua della razionalità, dell'intelletto. Il nostro sforzo è stato quello di cercare di far emergere dallo scrigno della memoria lingue e linguaggi diversi, delineando le loro aree e osservando quali cerchi hanno segnato nella realtà nella quale viviamo, contemplando allo stesso tempo come questi cerchi si intersecano vicendevolmente e come si Sovrappongono uno all'altro, formando così la pluralità dei fattori fondanti della nostra identità. Così facendo, abbiamo scoperto che gli elementi che uniscono le esperienze degli immigrati e quelle dei nativi sono più numerose di quanto si possa scorgere a una prima vista.
Gli scritti che con la loro eterogeneità affrontano da diversi punti di vista i temi proposti, sono suddivisi in due sezioni: "Sguardi"e"Parole". Raccolti in tempi diversi, i primi ci sono pervenuti già nel 1999 nell'ambito di un appello alla scrittura lanciato dall'Associazione culturale "Multietnica"; i secondi, che si riferiscono al tema della "Lingua e identità" riuniti nella sezione "Parole", sono stati raccolti in un arco di tempo più lungo. Possiamo ritenerci soddisfatti che questo "appello alla scrittura" abbia stimolato risposte di grande slancio che rivela un sentito bisogno di scrivere e di raccontarsi, sia da parte degli "immigrati" che degli "autoctoni", in un consapevole tentativo di oltrepassare le frontiere.


Trieste,dicembre2004


 

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