INTRODUZIONE
Melita Richter Malabotta, Lorenzo Dugulin
Alla"città popolata da genti diverse" – come
in un tempo remoto scriveva UmbertoSaba - "Italiani nativi, Slavi
nativi del territorio, Tedeschi, Ebrei,Greci, Levantini, Turchi con
il fez rosso in testa", si sono sostituite ed aggiunte nuove
popolazioni migranti che hanno portato persone provenienti da mondi
diversi, lontani e vicini, che in questa città hanno trovato
riparo, un rifugio sicuro, la loro casa, un lavoro; uomini e donne
che qui hanno fondato le loro famiglie e intrecciato affetti...Oppure,
che non hanno scelto Trieste come meta ultima del loro peregrinare,
ma solo come un'area di transito, un ponte sospeso tra il mondo da
cui si salpa e quello in cui s'approderà in un futuro incerto.
Gli uni e gli altri vivono nella città e nei suoi dintorni
e alla sua vita contribuiscono non soltanto con il lavoro fisico o
intellettuale, con l'impegno quotidiano, ma con la loro presenza ne
modificano l'anima, portando con sé sfumature di gesti e di
atteggiamenti della loro cultura d'origine, talvolta coloriti, talvolta
appena percettibili da una lieve cadenza di voce... Di questa nuova
presenza la città si è accorta con sonnolenza, a volte
si è difesa, arroccata, altre volte invece, ha offerto la sua
faccia sorridente, il suo animo generoso. Raramente si è posta
la domanda: questi nuovi cittadini, che ne pensano della città?
Quali esperienze, quali giudizi elaborano?
Con la raccolta di scritti che presentiamo, abbiamo ritenuto opportuno
dedicare uno spazio dove accogliere la parola dello straniero, ascoltarla
e renderla visibile, pubblica. Ci siamo proposti di esprimere i sentimenti,
le esperienze e le opinioni per fissare almeno per un istante questo
rapporto con la città, consapevoli che esso non deve necessariamente
essere ridotto alla lineare relazione incontro/scontro tra le culture.
Spesso, esso molto di più; è un rispecchiarsi reciproco,
una premessa per la sintesi creativa della vita quotidiana.
E ci siamo interrogati: che cosa si prova in questa città,
lontani/vicini dalle rispettive patrie? Che cosa si impara, che cosa
si rimpiange in una città "straniera"? Qual è
la varietà di sentimenti, di rancori e di gioie che la città
regala? Quale immagine hanno i Triestini e le Triestine degli "stranieri"
e viceversa? Chi sono gli "stranieri" e chi sono gli "autoctoni"?
Vi è un vero interscambio tra "noi" e "loro"?
Quando "noi" diventiamo parte integrante di "loro"
e quando ed in che misura "loro" parte vibrante di "noi"?
Quando questa città diventa veramente "nostra"?
Alle domande che ci siamo posti abbiamo dato risposte attraverso le
schegge delle nostre vite riflesse, intrecciando le esperienze di
"noi stranieri" e di "noi autoctoni" affinché
la condivisione della città diventi il nostro destino comune.
La parola scritta e lo sguardo dell'altro sulla città, uno
sguardo altro non identificabile in una semplice appartenenza etnica,
testimoniano la voglia di cittadinanza di tutti quelli che credono
nelle potenzialità interculturali di Trieste.
In questa antologia proponiamo uno sguardo plurimo e "migrante"
sulla città di Trieste e l"'eterno" tema della lingua
e dell'identità che coinvolge non soltanto chi si sposta da
un paese all'altro, da una cultura all'altra.
Oltre a costituire l'elemento fondante dell'identità di una
persona, la lingua le lingue rappresentano il nesso forte con il passato
individuale e per molti l'unico legame con il paese d'origine, spesso
un paese lontano. Tutti serbiamo la pluralità dei linguaggi
della cui esistenza spesso non ci rendiamo conto; linguaggi e lingue
che a volte sono sedimentati nel profondo della memoria. Per esempio,
il linguaggio dell'infanzia non ci conduce soltanto nel nostro passato
individuale, ma ci fa ricordare la lingua della madre e quella del
padre, la lingua dell'intimità e la lingua dell'autorità,
la lingua degli affetti, della tenerezza, dell'ambito privato e la
lingua della razionalità, dell'intelletto. Il nostro sforzo
è stato quello di cercare di far emergere dallo scrigno della
memoria lingue e linguaggi diversi, delineando le loro aree e osservando
quali cerchi hanno segnato nella realtà nella quale viviamo,
contemplando allo stesso tempo come questi cerchi si intersecano vicendevolmente
e come si Sovrappongono uno all'altro, formando così la pluralità
dei fattori fondanti della nostra identità. Così facendo,
abbiamo scoperto che gli elementi che uniscono le esperienze degli
immigrati e quelle dei nativi sono più numerose di quanto si
possa scorgere a una prima vista.
Gli scritti che con la loro eterogeneità affrontano da diversi
punti di vista i temi proposti, sono suddivisi in due sezioni: "Sguardi"e"Parole".
Raccolti in tempi diversi, i primi ci sono pervenuti già nel
1999 nell'ambito di un appello alla scrittura lanciato dall'Associazione
culturale "Multietnica"; i secondi, che si riferiscono al
tema della "Lingua e identità" riuniti nella sezione
"Parole", sono stati raccolti in un arco di tempo più
lungo. Possiamo ritenerci soddisfatti che questo "appello alla
scrittura" abbia stimolato risposte di grande slancio che rivela
un sentito bisogno di scrivere e di raccontarsi, sia da parte degli
"immigrati" che degli "autoctoni", in un consapevole
tentativo di oltrepassare le frontiere.
Trieste,dicembre2004
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