-
L’obiettivo
della mostra è mettere in relazione linguaggi diversi ( fotografia,
poesia, saggistica, musica) e di farli convivere all’interno
di un dialogo tra le culture. La mostra fotografica è composta
di primi piani di uomini e donne africani ed in un’ottica
interculturale, alle fotografie di Bernardino Venanzi si sono ispirati
due scrittori, Cheikh Tidiane Gaye e Donata Testa, che le hanno
commentate elaborando brevi testi.
L’obiettivo di questa mostra è dunque l’incontro
e lo scambio di linguaggi e punti di vista diversi sulla realtà
del continente africano da realizzare con la partecipazione di molteplici
soggetti le cui esperienze e competenze pur diversificate si concentrano
nel medesimo ambito.Lo sguardo degli oratori è rivolto al
continente africano, ma tale convergenza è solo apparente
e le differenze che si delineano sono un riflesso della ricchezza
e della molteplicità dell‘Africa. La prima differenza
sostanziale è geografica: gli oratori guardano ciascuno ad
una parte diversa del continente africano (Venanzi fotografa volti
del Kenya, Gaye nasce e si forma in Senegal, Donata Testa ritrova
tradizioni e riti africani in un contesto periferico italiano ).
Inoltre chi guarda ha un background diverso: solo Cheikh
Tidiane Gaye
ha il punto di vista dell’autoctono, ma anche nel suo caso
le linee di confine si sbiadiscono e si confondono: l’Autore
è nato in Senegal, ma è diventato poeta in Italia.
Le sue raccolte di poesie (Il Canto di Djali, Ode Nascente) realizzano
l’idea di “crocevia multiculturale” che l’Autore
indica come il fulcro della sua poetica. A proposito della sua poesia
e di quello che rappresenta il "tesoro" della doppia
identità, l’Autore dice:"Partorendo i miei versi
in lingua italiana con canoni spesso attinti nella mia storia espressiva
culturale, non faccio che portare qualcosa di nuovo per rendere
più ricca una letteratura che nella Storia ha marcato l'umanità.
L'uso della lingua italiana non ci spinge all'abbandono delle nostre
realtà culturali. Le consolida e le incrementa semmai".
Bernardino Venanzi
si occupa di intercultura, ha fatto diversi viaggi in Africa
e ha collaborato a molti progetti volti all’insegnamento della
lingua italiana agli immigrati e al loro aggiornamento professionale.
Nel suo lavoro fotografico lo straniero è l’ interlocutore
privilegiato per il suo sguardo “sovversivo” portatore
di un’alterità radicale. Ha allestito diverse mostre
che hanno come protagonisti le comunità immigrate e le minoranze
che si organizzano nell’ambiente urbano tra le quali: Scatta
il riscatto (2008), Roma is white no longer, and it will never be
white again (2009), Libera-Azione (2010). Più strettamente
legata all’Africa è la mostra itinerante sui tassisti”
Boda Boda: l’Africa che lavora”allestita nel 2006 e
che ha partecipato a manifestazioni e feste interculturali.
Donata Testa è insegnante di Lettere presso
l’Istituto Superiore Vittone di Chieri e autrice di un romanzo
e di raccolte di racconti (Bagagli a mano, Il luogo del cuore).
In qualità di insegnante ha realizzato diversi progetti di
scambio e di cooperazione con il Senegal e il Burkina Faso: il progetto
denominato Riso, to e tagliolini nella sua prima fase che ha come
prosecuzione Da rifiuto a risorsa nella sua seconda fase. L’Africa
è presente nel suo romanzo Il luogo del cuore, dove l’incontro
tra due civiltà diverse viene riportato ad una dimensione
privata, all’incontro tra una donna bianca e un uomo senegalese.
Il rispetto è possibile laddove esiste un sentimento paritario
che unisce le persone e supera le differenze.Le conoscenze e le
memorie personali dei vari artisti vengono rielaborate e reinterpretate
come da un’orchestra intera. Il risultato è una musica
contaminata, meticcia, di grande impatto e coinvolgimento emotivo.
La convivenza tra linguaggi appartenenti a orizzonti culturali diversi
offre l’immagine di un universo possibile in cui le differenze
si annullano e diventano il punto di partenza per uno scambio culturale
e una reciproca conoscenza.
|