"Sorci
verdi e musi gialli"
(due
letture di Alberto Melandri)
AAVV, Sorci verdi. Storie di ordinario leghismo (scheda bibliografica)
Edizioni Alegre, 2011
pagine 192 Euro14.00
Diciassette autori si sono uniti per scrivere diciassette
racconti di quotidiano razzismo, favorito da un partito politico, come la Lega
Nord, che ha consentito la dicibilità e la accettabilità sociale
di pensieri che la gente in precedenza si vergognava di esprimere pubblicamente.
Le affermazioni del cosiddetto sceriffo di Treviso, l’ex-sindaco Gentilini,
che suggeriva di far vestire gli extracomunitari da leprotti, per esercitarsi
nel tiro al bersaglio, o che incitava il pubblico che assisteva ai suoi comizi
ad eliminare ‘i figli degli zingari’ , le farneticazioni del deputato all’Europarlamento
Borghezio, che parla sempre degli stranieri, chiamandoli “Bingo-Bongo” o le
proposte del deputato Salvini che proponeva le carrozze separate per extracomunitari
sulla metropolitana si trovano all’interno di“Comizio”di Angelo Ferracuti che,
senza aggiungere nulla di suo, ha cucito delle citazioni degli esponenti leghisti,
solo materiale autentico: sappiamo bene dalla linguistica pragmatica che le
parole non sono solo pietre, ma vere e proprie azioni che possono provocarne
altre , sassi che rotolando possono moltiplicare le valanghe di xenofobia come
dimostrano il recente corteo di Torino, culminato nella devastazione di un campo
nomadi, provocato da una accusa di violenza inventata da una ragazza torinese,
e l’’uccisione dei due venditori senegalesi a Firenze, a opera di un militante
di estrema destra.
I racconti sono molto diversi fra loro e spaziano dalla autobiografia di un’aspirante
al titolo di Miss Padania (‘Polenta e salsiccia’ di Giulia Blasi) alla fantapolitica
(speriamo) dell’avvenuta secessione a Nord del Po, che separa la Padania doc
dal resto dell’Italia, che ha accolto esule a San Lazzaro di Savena la Giunta
Pisapia di Milano (‘Adige’ di Stefano Tassinari) e all’accostamento fra l’attentato
alla metropolitana di Madrid e l’ictus che ha colpito Bossi, due eventi accomunati
dalla data in cui sono avvenuti , 11 marzo 2004,( ‘Il deficiente’ di Girolamo
De Michele.)
Ogni ‘pezzo’ contiene spunti interessanti, anche se la tendenza alla esagerazione
caricaturale, propria delle satire di tutte le epoche, rischia di non affrontare
il nucleo politico centrale connesso al successo leghista ed alla contemporanea
emorragia di quadri e militanti passati dalla sinistra storica all’universodella
Lega, e che magari mantengono in tasca , accanto alla tessera col ‘sole delle
Alpi’ ancora quella della CGIL o addirittura della FIOM, come risulta da testi
come “I nuovi razzismi. Miserie e fortune della Lega Lombarda” di Vittorio Moioli
(Edizioni associate, 1990), “ La secessione leggera.Dove nasce la rabbia del
profondo Nord” di Paolo Rumiz (Feltrinelli 2001) e “Avanti Po. La Lega Nord
alla riscossa nelle regioni rosse” di Paolo Stefanini ( Il saggiatore, 2010)
o meglio ancora, per l’analisi delle radici culturali e degli intrecci di potere
della Lega , “Svastica verde” di Walter Peruzzi e Gianluca Paciucci ( Editori
Riuniti, 2011).
(Alberto Melandri, dicembre 2011)
Fabio Giovannini, Musi Gialli - Cinesi, giapponesi, coreani, vietnamiti e cambogiani: i nuovi mostri del nostro immaginario (scheda bibliografica)
Edizioni Stampa Alternativa
320 pagine, 14 euro
Il lavoro di Fabio Giovannini prende di petto un tema,
quello del pregiudizio contro i cinesi,e, più in generale, contro gli
asiatici del cosiddetto ‘Estremo Oriente’ (Giapponesi, Coreani, Vietnamiti,
Laotiani, Filippini, Cambogiani, Birmani), tanto diffuso in Italia e, più
in generale, nel cosiddetto Occidente, da essere entrato nel ‘buonsenso ‘ delle
barzellette, accanto ai carabinieri lenti di comprendonio e ai genovesi e scozzesi
avari.
Una riprova di questa larga diffusione di pregiudizi è costituita dal
fatto che non è solo un gaffeur come Berlusconi ad essere citato dall’autore
per la sua affermazione ( “Nella Cina di Mao i comunisti non mangiavano i bambini,
ma li bollivano per concimare i campi”) , ma è addirittura un campione
della letteratura civile di impegno come Roberto Saviano che all’inizio di “Gomorra”
presenta crani fracassati e cadaveri di cinesi con etichetta al collo che rovinano
giù da un container, un’immagine di disumanità che viene completata
da successivi riferimenti a gangster cinesi operanti in Italia. E’ ovvio che
non si possono negare le singole affermazioni dello scrittore campano, ma è
altrettanto ovvio che dare della comunità cinese SOLO un’immagine negativa
incoraggia e rafforza le diffidenze.
Giovannini parte citando un saggio di un docente tedesco di Storia moderna “Come
i cinesi divennero gialli” : la percezione dell’asiatico orientale come caratterizzato
dalla pelle gialla è un’attribuzione recente, risalente alla ‘classificazione
razziale’ di Linneo (XVIII secolo) : nè Marco Polo nè il gesuita
Matteo Ricci, ambasciatore culturale europeo che arrivò in Cina nel 1582,
nei loro resoconti,non riportano nessuna osservazione a proposito di una supposta
‘pelle gialla’, evidenziando solo delle differenze culturali.
Un ulteriore spartiacque è il 1941 per gli Stati Uniti: l’attacco a Pearl
Harbour fa moltiplicare i manifesti propagandistici che presentano i giapponesi
come dei ‘serpenti gialli’. Questa animalizzazione fa da sfondo alla campagna
di rastrellamento dei giapponesi-americani che vengono rinchiusi in campi di
concentramento fino alla conclusione della seconda guerra mondiale, e che giustifica
anche le bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Giovannini ha raccolto ed esaminato un vastissimo repertorio di fumetti, film,
articoli di giornali che hanno nutrito negli Stati Uniti , come in Europa l’immaginario
anti-orientale, dai film che avevano come protagonista il perfido Fu-Manchu
a quelli, della serie di James Bond, l’agente segreto che doveva spesso combattere
contro diabolici avversari con ‘gli occhi a mandorla”, dalle critiche ai pokemon
e ai cartoni giapponesi, accusati di presunte allusioni al satanismo e di propagandare
nei giovanissimi forme di violenza, come se solo dai prodotti targati ‘Oriente’
provenissero scene violente.
Ad integrazione dell’ottimo lavoro di Giovannini, metterei un romanzo di un
bravissimo scrittore italiano, Tommaso Pincio, che, però, rafforza i
pregiudizi anticinesi nel suo “Cinacittà”, ambientato in una Roma diventata
una metropoli abitata in prevalenza da cinesi che controllano con la loro mafia
il territorio , nel quale sono rimasti solo pochi italiani, fra cui il protagonista,
vittima della sua indolenza e schiacciato da malavitosi di origine orientale.
Pincio offre ulteriori materiali a tutti coloro che non cercano di avvicinarsi
alla realtà storico-culturale cinese col rispetto che la sua tradizione
millenaria richiederebbe, ma che ne vedono solo gli aspetti deteriori e negativi.
(Alberto Melandri, 30 dicembre 2011)