Giosuè Carducci

Personalità tra le più significative e rappresentative della poesia e della cultura del diciannovesimo secolo, tanto che si è potuto parlare non solo di una "scuola poetica" ma addirittura di una "età carducciana", nacque a Valdicastello in Maremma nel 1835. Appassionato lettore, fin dalla giovinezza, di testi latini attraverso i quali cominciò a delinearsi la sua formazione umanistica, si laureò presso la Scuola Normale di Pisa e si dedicò subito all’insegnamento. Nel 1860 gli fu assegnato l’insegnamento di eloquenza presso l’Università di Bologna, dove visse per tutto il resto della sua esistenza svolgendo un’imponente attività di studioso e di critico letterario. Approfondì, contemporaneamente, la sua conoscenza delle letterature straniere, soprattutto tedesca e francese. In quegli anni conferì un’impronta sempre più laica alla sua poesia, mentre le sue convinzioni politiche si orientarono in senso repubblicano e la sua attività letteraria fu soprattutto impegnata nella polemica politica; fu in quel periodo che Carducci consolidò la propria fama di poeta nazionale e di guida della coscienza culturale italiana attraverso un’ampia produzione, poi raccolta in "Rime nuove" e "Odi barbare" (1861-1889).
Durante il suo insegnamento che continuò fino al 1904, ebbe alunni insigni come Giovanni Pascoli, Alfredo Panzini, Renato Serra e Giuseppe Agnelli con il quale mantenne sempre rapporti culturali, di stima e di amicizia. Nominato senatore nel 1890, vinse il Premio Nobel per la letteratura nel 1906 e morì a Bologna il 16 febbraio 1907.