Poeta,
nato a Ferrara intorno al 1538 continuò la tradizione letteraria
della sua famiglia, veronese di origine, che nel Guarino
aveva avuto uno degli esponenti di maggior spicco, gloria indiscussa
soprattutto per la città di Ferrara che alla sua morte, avvenuta
nel 1460, vide aprirsi un vuoto profondo nel campo degli studi e dell’educazione.
Dopo aver compiuto gli studi a Padova, nel 1557 successe allo zio
Alessandro nella cattedra di retorica e poetica dello Studio ferrarese
e nel 1567 entrò in qualità di gentiluomo presso la
corte di Ferrara, dalla quale fu incaricato di diverse missioni diplomatiche
a Roma, a Venezia ed in Polonia. Le sue rime furono molto apprezzate
anche a corte e intorno al 1580 diede inizio al "Pastor fido",
pubblicato però solo dopo alcuni anni nel 1589 a Venezia e
rappresentato nel 1595 a Crema. L’opera, che per il lussureggiare
delle immagini e la calda sensualità preannuncia già
il barocco, fu più volte rappresentata e molte furono le edizioni:
quella di Venezia del 1602 fu la ventesima ma nei secoli successivi
continuarono numerosissime. Compose anche alcune commedie come “L’idropica”
e alcune tragicommedie, dopo essersi volutamente esiliato a Padova
e nel Polesine, a causa di spiacevoli invidie di corte. Ritornato
a Ferrara solo alcuni anni dopo come segretario, ebbe però
alcuni screzi col duca Alfonso d’Este col quale si riconciliò
solo nel 1595, ma preferì poi trasferirsi in Toscana come segretario
del granduca. In questi anni pubblicò, oltre al Pasto fido
il “Segretario” dialogo sui doveri del segretario dei
principi e un volume di “Rime”, scrisse anche opere incomplete
o perdute come “Trattato sull’onore”, “Favorito
cortigiano” e “Ragion di stato”. Uomo collerico
e ambiziosissimo aveva trascorso la sua esistenza tra discordie famigliari
e liti giudiziarie di ogni genere, morì a Venezia il 7 ottobre
1612.