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Ferrara   11  -  12 aprile  2024
22° Convegno Nazionale Franco Argento  
Culture e letteratura dei mondi

“INTERMINATI SPAZI”
 E SE NON CI FOSSERO  CONFINI?  
Lingue e culture in movimento

PRESENTAZIONE

 

 
“Si può dire che Leopardi sia «smarrito» solo perché non                                si accontenta mai di alcun approdo”
                               
                                        Alberto Folin
, Interminati spazi.    
                                Leopardi e  L’infinito, Donzelli, 2021 


“Lei non è del Castello, lei non è del paese, lei non è            nulla. Eppure, anche lei è qualcosa, sventuratamente,           è un forestiero, uno che è sempre di troppo e sempre            fra i piedi, uno che vi procura un mucchio di grattacapi”.
                               
                                                     
Franz Kafka, Il Castello

                      

“I confini dell’anima non riusciresti a trovare, per               quanto cammini percorrendo ogni strada: così                      profonda  ne è la misura”.

                                                                Eraclito, 22B45 DK


“La frontiera corre sempre nel mezzo. Di qua c'è il               mondo di prima. Di là  quello che deve ancora venire,          e che forse non arriverà mai.”
                                   
                                Alessandro Leogrande, La Frontiera

INTERMINATI SPAZI”

Il tema del confine  rinvia a infinite sfumature di significato a seconda dei contesti in cui lo si considera. Come testimonia il carattere interdisciplinare dei border studies, il confine può essere osservato attraverso diverse lenti: quella della geografia, della storia, della geopolitica, delle norme giuridiche, ma anche quelle dell’antropologia culturale, della diverse scienze umane (sociologia, psicologia, linguistica...), fino alle rappresentazioni artistiche e letterarie. Costituisce inoltre, sul piano simbolico, una dimensione individuale e interiore: si pensi ai “confini” culturali, religiosi, di genere in cui ciascuno di noi si può imbattere.

Globalizzazione e nuove tecnologie ci avevano fatto immaginare un mondo nel quale i confini sarebbero diventati sempre più fluidi. Ma se ciò è diventato vero per bit, merci e denaro, per gli esseri umani la libertà di circolazione si è ridotta. Si è materializzata una nuova “età dei muri” che amplifica le tragedie della migrazione, in Europa, sul Mediterraneo, lungo il confine tra gli Stati Uniti e il Messico, nelle acque settentrionali al largo dell’Australia. E in nome dei muri e dei confini deflagrano conflitti nel cuore dell’Europa e nel Medio Oriente.

Le disuguaglianze economiche globali sono in crescita. La FAO stima che nel 2022 il 29,6% della popolazione mondiale si è trovato in situazioni di moderata o severa insicurezza alimentare, 2,2 miliardi di persone non avevano accesso all’acqua potabile, 1,5 miliardi non avevano accesso a strutture igieniche sanitarie di base; 32,6 milioni di persone si sono trovate ad abbandonare, anche solo temporaneamente, la loro dimora abituale a causa di disastri ambientali, mentre 28,3 milioni di persone sono sfollate a causa di guerre, conflitti e violenze. La letteratura scientifica avanza poi l’ipotesi che a causa dei mutamenti climatici nei prossimi 50 anni vaste aree del pianeta potrebbero risultare inabitabili per alcuni miliardi di persone.
Di fronte a questi scenari, che non sono “emergenziali” ma un dato strutturale del nostro tempo, la risposta degli stati è sempre più quella di proteggere i propri confini se non con muri reali con muri legali: come l’invenzione del reato di “immigrazione clandestina”, che legittima pratiche di espulsione e “respingimento”, in contraddizione con lo spirito della nostra Costituzione, di alcune normative internazionali (Convenzione di Ginevra, Convenzione europea dei diritti umani...), ma soprattutto del più comune senso di umanità.
I confini sono concepiti dall’uomo, sono strutture artificiali. Il senso di specificità e “identità” che i confini sembrano designare, non sono, a volte, che il prodotto di una rappresentazione.
Ambrose Bierce, scrittore e polemista americano del secolo scorso, così definisce il confine: «linea immaginaria tra due nazioni, che separa i diritti immaginari dell’una dai diritti immaginari dell’altra» (Il dizionario del diavolo, Sugarco, Varese, 1995).
Nessuno nasce illegalmente o migrante. È su questo fulcro che le idee astratte di giustizia, identità e appartenenza acquisiscono il volto concreto di storie e vite, drammaticamente urgenti e immediate. Ciò che viene tenuto fuori – corpi estranei, altre storie e culture – al fine di mantenere il presunto ordine omogeneo di chi è dentro ora insiste per avere la propria parte nella narrazione”. (Iain Chambers, Paesaggi migratori, 1994, 2018, Meltemi).
La sacralizzazione, il culto e l’ossessione dei confini, senso del dominio e concezione proprietaria del territorio contribuiscono a fondare il pregiudizio che differenze fra culture e modi di vita si fondino su qualche principio naturale e originario, mentre spesso sono solo il frutto di determinazioni storiche, a volte relativamente recenti.
In nome di questa idea di stato entrano nel nostro lessico quotidiano, attraverso la lente del telegiornale, le immagini dei morti che affollano il mediterraneo nel tentativo di attraversare un confine, e ci abituiamo gradualmente a considerare “normale” che una persona possa essere internata senza che abbia commesso alcun reato, ma per il solo fatto di essere straniero.
Ma in questo cortocircuito “La stessa sintassi dello stato, della nazione, della cittadinanza e dell’identità, è direttamente contestata dalle storie clandestine del migrante e dalla sua presenza “illegale” e “fuori posto”. I meccanismi che apparentemente ci fissano nella nostra “casa” sono qui drammaticamente esposti in tutta la loro violenza arbitraria”. (Iain Chambers, “il passato che non passa”, in Presente imperfetto. Eredità coloniali e immaginari razziali contemporanei, a cura di Giulia Grechi e Viviana Gravano, Mimesis Edizioni, 2016).
Se, come invita a fare la filosofa Donatella Di Cesare, provassimo a rovesciare i termini, potremmo convenire che “il problema è lo Stato-nazione, non le migrazioni”.
Se guardiamo ai fenomeni migratori esclusivamente in un’ottica statocentrica, cioè a partire solo da quel che avviene all’interno dei confini di una nazione [...],il miglior risultato possibile non può che essere quello dei porti chiusi. Il problema sono i flussi migratori o lo Stato nazione che è una forma politica assolutamente obsoleta? Dobbiamo ribaltare la prospettiva. Il sovranismo nasce esattamente qui: dalla volontà di tenere in vita lo Stato-nazione, mentre si dovrebbe guardare, nel contesto della globalizzazione, a forme politiche post-nazionali […]
L’alternativa è proprio la comunità. Ma non quella fondata sull’identità e l’immunizzazione, ma una comunità fondata sull’ospitalità. Dobbiamo anche superare il diritto d’asilo per guardare a un’ospitalità che diventi un dato costitutivo delle nostre società ”. (Donatella Di Cesare, “Una politica oltre la nazione”, 26 Maggio 2019, https://jacobinitalia.it/una-politica-oltre-la-nazione/)

E SE NON CI FOSSERO CONFINI?
I geografi solitamente distinguono il significato dei termini «confine » e «frontiera»: col primo si intende una linea divisoria tra due territori, segnata sul terreno da un tratto continuo e di solito riconosciuta internazionalmente; col secondo si fa riferimento a un’area che separa due territori, non sempre delimitata con precisione e soggetta a variazioni, ridefinizioni e spostamenti.
Nelle sue riflessioni a proposito di confini e migrazioni, il filosofo Massimo Cacciari propone l’alternativa tra limen e limes. Il primo termine significa “porta” da cui per definizione si entra e si esce; il secondo indica viceversa una barriera, dunque, più nettamente, richiama una chiusura. “Oggi - sostiene Cacciari - siamo obbligati a decidere se il confine è limen o limes, soglia o barriera, luogo dove ci trinceriamo o dove arriva lo sguardo, la volontà e il desiderio” (“Riflessioni su cambiamenti confini limiti”, conferenza XXI Congresso Nazionale della Societa' Italiana di Psicopatologia, Roma 22-25 febbraio 2017).
Per mettere più a fuoco l’orientamento attraverso il quale vorremmo svolgere le nostre “indagini di confine”, ci piace rinviare alla testimonianza della sociologa e scrittrice Melita Richter, che nell’edizione del 2007 del convegno ci diceva:
Il confine presume la diversità che sta al di là dell’area da esso delimitata. Si tratta di una diversità reale o artificiale […] Il confine si pone come violenza in ogni tessuto che attraversa. E come se il continuum di forme geografiche, culturali, linguistiche non esistesse ed in ogni punto la realtà potesse essere spezzata e separata in almeno due gruppi opposti […]
Vorrei distanziarmi da una simile interpretazione del confine e avvicinarmi a un concetto diverso, alla “soglia”. La soglia [...] è il confine visto nella prospettiva dinamica del suo superamento”.
Ed è con questa lente che Melita Richter ci accompagnava alla lettura, o rilettura, di classici autori “di confine” come Claudio Magris, Fulvio Tomizza, ma aprendo ad interessanti suggestioni, che noi vorremmo riprendere, portate dalla letteratura degli scrittori migranti.

LINGUE E CULTURE IN MOVIMENTO
Se si assume il concetto di “soglia”, di “limen” come prospettiva culturale, si può percepire come milioni di donne e uomini expats, emigrati, rifugiati, déracinés che scavalcano confini contribuiscono a costruire culture composite, che si intrecciano secondo traiettorie inedite, alimentandosi di mescolanze di linguaggi, stili e generi (letteratura, musica, teatro graphic novel, street art, cinema, arti visive...) e l’esito di questa fertile produzione poetica orienta verso una continua ridefinizione del nostro tempo.
La sessantesima edizione della Biennale d’arte di Venezia, che si terrà dal 20 aprile al 24 novembre 2024, avrà come titolo Stranieri ovunque. Tale condizione di estraneità sarà espressa in una miriade di lingue, con parole lampeggianti nella fredda luce del neon, simbolo di ulteriore distacco e lontananza.
L’espressione Stranieri Ovunque – sostiene il Curatore brasiliano Adriano Pedrosa - ha (almeno) un duplice significato. Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri”.
La società civile è quasi sempre più avanti della sua rappresentanza politica. Oggi nel mondo ogni tradizione è simultaneamente anche spazio di traduzione: “la macchina del confine è un’architettura interattiva”. E questi ‘confini’, come ci insegna la metropoli moderna e ‘globalizzata’, non sono là fuori nella frontiera, sul limes, nei luoghi lontani ed esclusi dal centro; al contrario, corrono attraverso il cuore della vita metropolitana, sentiti, gustati e ascoltati nelle sue letterature, musiche, arti, cibi” (Iain Chambers, italia mediterranea:altre mappe, altre storie, altre modernità, 2009)
Nel corso del convegno cercheremo di fare emergere questa sintassi collettiva, ma anche di portare il racconto in prima persona di personalità che operano sui territori di confine a vario titolo: giornalisti, scrittori, artisti, esperti di diritti umani, volontari che si occupano dell’accoglienza dei migranti.
Ne parleremo con Alessandra Ballerini: avvocata, specializzata in Diritti umani e immigrazione.
Si occupa di affidi di minori, di tutela di emarginati e di donne. È inoltre giornalista pubblicista e scrittrice; ha pubblicato La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi (Zolfo, 2023).
Narine Abgarjan, scrittrice, accompagnata dalla sua traduttrice in Italiano Claudia Zonchetti. Narine è nata in Armenia, ha vissuto a Mosca e ora vive da esule in Germania. Il suo più grande successo, E dal cielo caddero tre mele (Francesco Brioschi Editore, 2018) è stato tradotto in tutto il mondo e si è aggiudicato il prestigioso premio Jasnaja Poljana.
Riccardo Bottazzo è giornalista e scrittore. Nelle sue inchieste si è occupato di discriminazioni e questioni ambientali. Nel libro Disarmati (Altreconomia, 2023), racconta le vicende dei Paesi che hanno rinunciato alle forze armate.
Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi sono i fondatori dell’Associazione “Linea d’ombra” di Trieste, con la quale soccorrono e si “prendono cura” dei migranti che varcano il confine provenienti dalle rotte balcaniche. Alla Piazza di Trieste, palcoscenico di questa attività di solidarietà, è dedicata la mostra fotografica di Luca Greco, fotografo, cooperante, sindacalista, che si potrà vedere alla Galleria del Carbone nella settimana di svolgimento del Convegno, da sabato 6 a sabato 13 aprile.
Valerio Evangelista, scrittore italiano trapiantato in Bulgaria e Nicolino Sapio, fotoreporter italiano naturalizzato svizzero, hanno da poco dato alle stampe KM 21. Dove le ciliegie tacevano, (Töpffer edizioni, 2024), un romanzo ambientato in Bosnia che sulla base di precise ricostruzioni dà voce ai testimoni degli orrori e delle pulizie etniche avvenute durante le guerre civili nella ex Jugoslavia.
Tahar Lamri, giornalista, autore teatrale, animatore culturale, appartiene alla prima generazione degli scrittori stranieri che hanno pubblicato libri scrivendoli direttamente in lingua italiana.
Nader Ghazvinizadeh, dopo avere pubblicato alcune raccolte di versi (Arte di Fare il bagno, 2004, Metropoli, 2011) si è dedicato alla narrativa con le raccolte di racconti I Cosmonauti, 2015 e Addio Vint, 2019. Cura i testi degli spettacoli messi in scena dal “Burattinicio Mangiafoco”, teatro dei burattini di sua moglie Margherita Cennamo.
Le ragazze e i ragazzi di OCCHIOAIMEDIA, una redazione di giovani nata nel 2010 all’interno dell’associazione multietnica “Cittadini del Mondo di Ferrara”. Il gruppo di giovani si è dato il ruolo di analizzare gli articoli della stampa e segnalare quelli che mirano a denigrare e discriminare le minoranze etniche, senza rispettare il codice deontologico instaurato dall’ODG (Ordine Dei Giornalisti) e dalla Associazione Carta di Roma.
Dedichiamo questo convegno alla memoria di Ousmane Sylla, il 22enne il cui corpo è stato trovato esanime nella mattinata di domenica 4 febbraio all’interno del CPR di Ponte Galeria, nella periferia di Roma. Si è impiccato con un lenzuolo annodato a una grata. Adorava disegnare, giocare a calcio e cantare canzoni ispirate alla cultura rasta, in slang giamaicano e in sousou, la sua lingua madre.
                                   
                                                                                                                               Paolo Trabucco
                                                                                                                    Cies Ferrara, aprile 2024
Una piccola guida bibliografica:

Alessandra Ballerini, La vita ti sia lieve. Storie di migranti e altri esclusi, Zolfo , 2023
Narine Abgarjan, E dal cielo caddero tre mele, Francesco Brioschi Editore, 2018;
Simone, Francesco Brioschi Editore, 2022
Riccardo Bottazzo, Disarmati. Paesi senza esercito e altre strategie di pace, Altraeconomia, 2023
Luca Greco, le Strade dell’Apartheid, Mondo Nuovo Edizioni, 2022
Gian Andrea Franchi, Il diritto di Antigone, Ombre corte, 2022
Nader Gazvinizadeh, Metropoli, Edizioni CFR, 2011; I cosmonauti, Pendragon, 2015; Addio Vint, Bebert edizioni, 2019
Tahar Lamri, “Il pellegrinaggio della voce” e “Ma dove andiamo? Da nessuna parte solo più lontano” in Parole di sabbia (a cura di Franco Argento, Alberto Melandri, Paolo Trabucco), Edizioni Il Grappolo, 2002;
I sessantanomi dell’amore, Fara Editore, 2006
Occhioaimedia (a cura di), Nel mio paese nessuno è straniero, Edizioni Il razzismo è una brutta storia, 2012
Marco Aime e Davide Papotti, Confini. Realtà e invenzioni, Edizioni Gruppo Abele, 2023
Alessandro Ricci, La geografia dell’incertezza, Exorma, 2018
Donatella Di Cesare, Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione, Bollati Boringhieri, 2017
Alessandro Leogrande, La frontiera, Feltrinelli, 2015
Iain Chambers, Paesaggi migratori, Meltemi, 1994, 2018
Iain Chambers e Marta Cariello, La questione mediterranea, Mondadori, 2019


 



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