Christiana De Caldas Brito
500 temporali
Cosmo Iannone Editore, 2006
Pagine 158 Euro 11,00

Recensione di Yasmine Roberta Catalano

 

Dopo averci deliziato con i suoi racconti, Christiana de Caldas Brito ci propone il suo primo romanzo. Siamo nel 2000 e il Brasile si appresta a festeggiare i cinquecento anni della sua scoperta. Grazie a una sorta di uno zoom magico, veniamo subito catapultati in una delle tante favelas brasiliane, dove ogni giorno che passa è un giorno strappato alla miseria, alla droga, alla violenza. L’incipit ci proietta nel mezzo di un’azione che ha già il sapore del finale e, come in un film iniziato a metà, avvertiamo l’imbarazzo di averne perso un pezzo. C’è una bara, un tram carico di uomini e donne che “svuotano suoni sconnessi nei loro fazzoletti”. Poi l’azione precipita, arriva il temporale, poi uno sparo. “Il silenzio è un’altra sepoltura aperta, pronta a divorare la folla”. A questo punto l’autrice torna indietro e ci racconta il dietro le quinte di questa scena. Ed è così che conosciamo Pedro, il delinquentello che cerca di emergere dalla miseria attraverso la malavita e l’appoggio di personaggi loschi come Celsão; incontriamo la piccola Jussara, costretta a letto da un incidente mentre invoca allo schermo televisivo un miracolo che le cambi la vita, visto che “almeno con il telecomando poteva uscire da quello che non le piaceva”; incontriamo anche sua madre Iraci, che tenta di sopravvivere a miseria e dolore, e ancora Marlene, che racconta ai bimbi della favela le favole incantevoli che le narrava sua nonna per contrastare “un destino secco”, mentre sua madre Conceição si consuma di lavoro. C’è Moira, la donna ricca che stravolge il corso degli eventi e ci mostra un Brasile dalle classi sociali che stridono tra loro come unghie affilate su una lavagna: “la realtà era divisa in due livelli: i superiori e gli inferiori. Solo così si raggiungeva l’armonia”.
E poi c’è lei, la protagonista: Pioggia, tanto presente nella vita dei personaggi da determinarne il destino e le scelte, viene respirata così a fondo da essere percepita come una dei tanti abitanti della favela: “(…) prese l’ombrello, anche se non sembrava che venisse pioggia”.
Per ogni personaggio, per ogni storia, l’autrice riesce a usare colori diversi, attingendoli però tutti dalla tavolozza della pioggia: nubi, acqua, temporale, precipitazioni. Christiana si conferma autrice di estrema leggiadria, capace di sottigliezze e immagini felici di raro valore: “Moira e lei andavano d’accordo come il riso con i fagioli. (…) Secondo Diná, uno dei pochi miscugli ben riusciti tra bianchi e neri”. Gli ambienti sono descritti con tale maestria da dare la sensazione di trovarcisi, come nella descrizione della casa di Jussara, resa meglio di una fotografia, dove spiccano i tipici oggetti un po’ kitch che trionfano nelle vetrine delle case povere, impreziosita da irresistibili perle di saggezza come “Jussara non capiva come mai sua madre si metteva con quell’uomo. Un tram aveva bisogno di un conduttore, non una madre”.
Le storie dei personaggi sono inesorabilmente legate tra loro, ma così avviluppate da uscirne sfilacciate, strozzate, persino il paesaggio sembra parteciparvi: “Le finestre e le porte spalancate delle baracche sembravano tante bocche sdentate a ridere di lui”. La vita di ognuno sembra incastrarsi in quella dell’altro, pagina dopo pagina, come in un perverso gioco di scatole cinesi, sempre di più, sempre più a fondo, fino all’esplosione finale, quando la pioggia lentamente si preannuncia come un presagio, si respira tra le pieghe dei pensieri, e finalmente arriva, a lavare via i dolori, le amarezze e le ansie, i sogni infranti e quelli mai nati. Arriva il temporale: e porta via con sé la siccità di tante vite a perdere, come fossero detriti di melma, e fango e rabbia. Ed è quasi un sollievo, una certezza, perché “la libertà è come il temporale: può tardare ma prima o poi arriva.”
Una domanda all’autrice: anche lei, come la nonna di Marlene, racconta storie perché è triste?


Yasmine Roberta Catalano

 
 

Yasmine Roberta Catalano è nata nel 1975 a Roma. Di origine libanese, è maghrebina nell’anima. Ha vissuto quindici anni in Marocco ed è poi tornata a Roma dove si è laureata in Letterature Comparate. Collabora con diverse case editrici. Ha tradotto testi, pubblicato recensioni e saggi su numerose riviste letterarie. Ha vinto tre premi letterari giovanili. “Schegge di memoria. Gli italiani in Marocco”, (edizioni Senso Unico), è il suo primo libro.

Approfondimenti su Vocidalsilenzio:

Yasmine Roberta Catalano:

Schegge di memoria (scgeda bibliografica)

Recensione a Viviscrivi, di Christiana de Caldas Brito

Recensione a Sapessi Sebastiano… di Milton Fernàndez,

Recensione a Di qui e d’altrove di Angel Luis Galzerano


 

Approfondimenti su Christiana De Caldas Brito

L'autrice - il sito personale: www.miscia.com/christiana

Su Vocidalsilenzio:

Christiana de Caldas Brito, 500 temporali (scheda bibliografica)

Christiana de Caldas Brito, Amanda Olinda e le altre (scheda bibliografica)

Christiana de Caldas Brito, Qui e là (scheda bibliografica)

Testi e Racconti:

MENINA DE RUA / MENINA BEM

Io, polpastrello 5.423 (da Scrittori contro la Legge Bossi-Fini)

Interventi:
La scrittura e il senso (da Atti 1° Convegno Nazionale "Cuture e letteratura della migrazione" - Ferrara 19 - 20 aprile 2002)

La letteratura della migrazione e la pace (da Atti 2° Convegno Nazionale "Cuture e letteratura della migrazione" - Ferrara 10 - 11 - 12 aprile 2003)

Editing:un aiuto, non un’intrusione nella creatività dell' autore


Torna  alla prima pagina