Sommario sezioni

salta i contenuti principali a vai al menu

Interrogazione chimica

Archivio legislatura 2009 - 2014
Premesso che:

Le situazioni di Montefibre e di Vinyls Italia a Porto Marghera rappresentano i casi più urgenti ed immediati delle crisi più generale che sta vivendo l’industria chimica ormai da anni; inoltre si tratta di due crisi aziendali non possono essere considerate soltanto nello specifico delle due situazioni seppur rilevanti ma che, al contrario, devono essere inquadrate nel contesto molto più ampio e molto più preoccupante della situazione dell’industria chimica in Italia.

Come ampiamente noto, infatti, i processi e le produzioni dell’industria chimica risultano strettamente interconnessi, tanto a livello di singolo stabilimento, quanto a livello di più stabilimenti anche territorialmente lontani. Valga su tutti l’esempio della cosiddetta Chimica Padana che comprende gli stabilimenti petrolchimici di Marghera, Mantova, Ferrara e Ravenna.
La cessazione di una produzione in uno di questi stabilimenti, ed in particolare di Porto Marghera, rischia di generare il famigerato effetto domino con la conseguente chiusura, a cascata, di altre lavorazioni o addirittura di interi stabilimenti.

Il caso di Vinyls appare grave in termini sociali, ma forse ancor più grave dal punto di vista industriale.

Vinyls Italia, dell’imprenditore trevigiano Fiorenzo Sartor, dopo essere subentrata INEOS ha dichiarato fallimento e si è aperta la procedura di Amministrazione Straordinaria con la nomina dei tre Commissari.

Le difficoltà sembrano essere legate alla fragilità dell’imprenditore Sartor la cui principale impresa (SAFI specializzata in ponteggi) fattura circa 30 milioni di all’anno a fronte di 80 milioni di crediti vantati da ENI per la fornitura di materia prime non pagati da INEOS; circa 200 milioni di investimenti necessari per l’adeguamento degli impianti; un costo rilevante delle materia prime che ha scatenato l’accusa di Sartor, nei confronti dell’ENI, di gonfiamento dei loro costi (l’ENI, ovviamente, dal canto suo ha risposto che si tratta di costi di mercato).

I destini dei cicli del Cloro e della filiera CVM – PVC sono destinati a generare ricadute a cascata anche sui siti di Ferrara, Mantova e Ravenna con immediate conseguenze sull’intero sistema della chimica padana che produce il 40% del valore dell’intera chimica italiana (57 Miliardi di).

I Commissari nominati dal Tribunale di Venezia hanno due anni (12 mesi prorogabili di altri 12) per attuare il piano di salvataggio nell’ambito della procedura di Amministrazione Straordinaria prevista dalla Prodi bis, la legge pensata per il salvataggio delle imprese di dimensioni medio grandi.

Le condizioni per il salvataggio ci sono tutte come riconosciuto dal Tribunale di Venezia che ha riconosciuto l’esistenza di notevoli potenzialità aziendali sul piano operativo e strutturale; la società, infatti, costituisce un patrimonio unico in Italia sul piano delle competenze, degli impianti e delle professionalità.
Vinyls (e prima di essa, INEOS) costituisce l’unico produttore in Italia di PVC il cui mercato viene considerato dagli analisti e dagli osservatori economici in buone condizioni.

Il Piano di salvataggio prospettato dai Commissari prevede:
- investimenti per realizzare l’ammodernamento degli impianti anche attraverso la definizione di Accordi di Programma;
- la realizzazione di una maggior integrazione dei cicli produttivi del Cloro e del PVC da perseguire anche attraverso un accordo con le due società dell’ENI (polimeri Europa e Sindyal) responsabili della fornitura di materie prime (Cloro e acetilene) necessari alla produzione di CVM e quindi di PVC;
- un accordo con l’ENEL per il contenimento dei costi energetici.

Per quanto concerne lo stabilimento di Ferrara si segnalano le situazioni di difficoltà di

- Nylco e P-Group, legate ad una crisi profonda che rischia di determinare condizioni di insolvibilità per il possibile perseguimento dei crediti da parte dei fornitori; verrebbe così compromessa la continuità produttiva e sarebbe messo a rischio il progetto di rilancio industriale attraverso l’aggregazione delle due realtà;
- Polimeri Europa, legate, in generale alla scelta scellerata di ENI di disimpegnarsi progressivamente dal settore della chimica industriale;
- Basell, legate alle difficoltà di Lyondell Basell. Basell a Ferrara realizza polipropilene e per questo deve approvvigionarsi di propilene dall’impianto Polimeri Europa di Marghera (che produce anche etilene, materia prima che sta alla base di molti cicli industriali di Marghera plastiche PVC ex INEOS e di Mantova (polistirolo). E’ evidente, quindi, che un eventuale venir meno della produzione Basell di Ferrara produrrebbe una conseguenza a cascata sulla produzione di etilene con immediate conseguenze sui livelli produttive occupazionali di Marghera e Mantova;
- Yara, legate al rischio dell’utilizzo stagionale degli impianti; la presenza di tale azienda è fondamentale tanto per la specificità della sua produzione di fertilizzanti per un settore come quello dell’agricoltura, dominante nella pianura padana, quanto per la garanzia di raccordo con il petrolchimico di Ravenna per la produzione di ammoniaca; la produzione ferrarese permette la riduzione dei costi per il sito romagnolo, che altrimenti rischierebbe la chiusura;
- Syndial, legate allo stato di sottoutilizzo rispetto alle potenzialità delle strutture; si attendono ancora le autorizzazioni per la bonifica di tutte le aree superficiali, ma i programmi analitici della società non guardano oltre il 2009;
- Estelux, legate alla stasi degli investimenti; se il progetto avesse preso avvio in questa fase, avrebbe potuto dare un contributo significativo di sviluppo, sia per le imprese edili e meccaniche, che per il rafforzamento industriale del petrolchimico.


Per un possibile superamento della crisi nel quadrante della chimica, è evidente che solo l’intervento di ENI può sbloccare la situazione.

La sua situazione di Bilancio dell’ENI evidenzia una straordinaria disponibilità economica che le consentirebbe di assumere un ruolo di primo piano nel settore dell’industria chimica: nel 2008 ENI chiude con un utile netto di 10,2 miliardi di euro, in aumento del 7,7%; il cash flow ha raggiunto il livello record di 21,8 miliardi consentendo di finanziare investimenti tecnici e in acquisizioni di 18,9 miliardi di euro a supporto della crescita.

Come noto i settori in cui ENI sta investendo la quasi totalità delle proprie risorse sono quelli energetici (idrocarburi e gas naturale) dove la società non lesina investimenti per l’acquisto, ad esempio, della quota di maggioranza della belga Distrigas NV, Burren Energy, First Calgary Petroleum, Hewett Unit; è stata potenziata l’attività esplorativa in Angola, Congo, Croazia, Egitto, Libia, Nigeria, Alaska ecc;
inoltre, il 31 ottobre 2008 è stato definito il progetto di sfruttamento del giacimento di Kashagan in Kazakhstan.

Ad una attività così ampia ed intensa nel settore energetico fa da riscontro una attività nel settore petrolchimico caratterizzata da diversi anni a questa parte da disinteresse, disimpegno e dismissioni.

Questi i dati industriali che testimoniano il declino della petrolchimica targata ENI:

2006 2007 2008
produzioni migliaia di tonnellate 7.072 8.795 7.372
Vendite di prodotti petrolchimici Migliaia di tonnellate 5.276 5.513 4.684
Tasso di utilizzo medio degli impianti % 76,4 80,6 68,6


Per quanto concerne la situazione dell’industria chimica dell’area padana vanno richiamati i seguenti elementi la cui attuazione è necessaria al mantenimento e alla valorizzazione dell’industria chimica e dei suoi livelli occupazionali:

1) la necessità, per il Governo, di convocare immediatamente il Tavolo Nazionale della Chimica mantenendo fede agli impegni assunti in tutti i precedenti incontri ed al fine di dare risposte concrete all’affermazione del Ministro Scajola circa l’importanza strategica dell’industria chimica per il Paese;
2) in particolare, il comunicato stampa del Tavolo Nazionale del 22 aprile 2009, intitolato Sette decisioni concrete per il rilancio, aveva stabilito, tra gli obiettivi, di perseguire: a) l’attivazione di tavoli territoriali per accelerare l’attuazione degli Accordi di Programma già in essere; b) la sottoposizione alla Conferenza Stato Regioni del decreto per la bonifica e la reindustrializzazione dei siti inquinati; c) l’aumento delle risorse per finanziare l’innovazione tecnologica del settore chimico; d) l’accelerazione dell’adeguamento ambientale delle imprese chimiche al Regolamento Reach con la messa a disposizione di appositi strumenti e risorse; e) un intervento per la riduzione del costo dell’energia per le imprese chimiche;
3) la necessità di un coinvolgimento dell’ENI nell’industria chimica ed in particolare per i processi produttivi integrati ed interconnessi; tale coinvolgimento deve avvenire attraverso l’ingresso di ENI nell’industria chimica e per mezzo della presentazione di uno specifico Piano Industriale;
4) la definizione di un Accordo di Programma generale, e di specifici Accordi di Programma locali stipulati tra Enti Pubblici ed imprese per sbloccare l’annosa questione delle bonifiche dei siti inquinati;
5) il rispetto e l’attuazione degli Accordi di Programma definiti per Ferrara ed in particolare di quello del 9 dicembre 2008 che, oltre a richiamare quello del 2001, prevede di perseguire gli obiettivi di costruire e mantenere nel Polo Chimico di Ferrara condizioni ottimali di coesistenza tra tutela dell’ambiente e sviluppo nel settore chimico, che consentano un miglioramento dell’impatto ambientale a fronte di un rafforzamento degli impianti produttivi e dei servizi () Promuovere l’insediamento di nuove attività industriali, anche appartenenti a nuovi settori produttivi () individuare strumenti in grado di realizzare in prospettiva anche un consolidamento dei livelli occupazionali anche attraverso l’opportunità di sviluppo di nuovi operatori industriali da realizzare attraverso specifici investimenti individuati in un apposito allegato (Allegato 1);
6) la necessità di vincolare le aree attualmente interessate da impianti produttivi e stabilimenti ad uso esclusivamente produttivo industriale al fine di evitare la dismissione delle aree industriali per perseguire finalità speculative sulle stesse;

tutto ciò premesso e considerato, si interroga la Giunta di Ferrara per conoscere con risposta scritta e urgente quali azioni intende assumere ed in quali tempi per il perseguimento degli obiettivi indicati nei punti precedenti.
Ultima modifica: 27-10-2011
REDAZIONE: Gruppo Rifondazione Comunisti Italiani
EMAIL: gruppo-rifondazione@comune.fe.it
salta le informazioni sul Comune di Ferrara e vai al sommario delle sezioni di questa pagina
COMUNE DI FERRARA
Piazza del Municipio, 2 - 44121 Ferrara
Centralino: +39 0532 419111
Fax: +39 0532 419389
Codice fiscale: 00297110389