Federico
Bernagozzi |
Nato
in una famiglia di modeste condizioni a Borgo Crispo di Portomaggiore
(Ferrara), il 29 luglio 1859 nel possedimento dei conti Aventi, una
delle più antiche casate ferraresi, fin da piccolo espresse
una forte inclinazione per il disegno. Fu il conte stesso, figura
estrosa ed originale che, apprezzando queste doti così precoci,
volle che fosse il pittore Giuseppe Mazzolani
a dargli le prime lezioni e fu proprio da lui che il giovane Federico
ereditò una forte predilezione per la ritrattistica, diventando,
alla morte di Giovanni Pagliarini nel
1878, il miglior ritrattista ferrarese. A spese sempre del conte,
di alcuni suoi amici facoltosi e del Comune di Portomaggiore partì
per Firenze dove poté studiare all’Accademia. La città
toscana era, in quel momento, il centro più importante della
vita artistica nazionale e qui egli trascorse gli anni determinanti
per la sua formazione sentimentale e professionale. Perfezionatosi
ad una delle migliori scuole artistiche, dove entrò sicuramente
in contatto con i rappresentanti dei macchiaioli e dove si andava
elaborando il nascente naturalismo verista, ritornò a Ferrara.
Durante questo periodo eseguì molti ritratti dal vero ad amici,
a famigliari (Ritratto del padre, Busto della madre) ed a committenti
"Ritratto del conte Luigi
Gulinelli", ma spesse volte anche ricopiati banalmente da
fotografie. Si cimentò inoltre come pittore di paesaggi con
buoni risultati, ma non andò oltre alcuni esperimenti di breve
durata. Scarso fu l’impegno artistico di quel periodo, distratto forse
dagli avvenimenti esterni in una città che sul finire del secolo
vide nascere pittori illustri come Mentessi, Boldini, Previati ed
assistette però impotente anche alla loro fuga, chi a Milano,
chi a Parigi, chi a Londra. La miseria, il degrado, le condizioni
economiche generali della provincia ferrarese, infatti, impedirono
lo sviluppo della cultura che in quegli anni subì una forte
involuzione, senza che mai si riuscissero a trovare gli stimoli per
un rinnovamento. Si svilupparono i primi scioperi ed i primi tentativi
di uscire, con le leghe e le lotte sindacali, dall’arretratezza e
dalla povertà delle campagne e Federico Bernagozzi si sentì
impegnato nell’attività politica con uno slancio spesso superiore
a quello dimostrato nell’attività pittorica. La passione per
il movimento socialista e la forte ribellione del suo temperamento
lo allontanarono lentamente dalla vita artistica, senza che mai riuscisse
a trasformare questa potente carica in forza creativa. Mancanza di
ambizione, indolenza, scarsa fiducia nelle proprie capacità
(rifiutò anche l’invito di Boldini di seguirlo a Parigi) lo
costrinsero sempre entro gli schemi di una pittura sovente banale
nonostante le sicure doti naturali. Morì il 1 febbraio 1916. |