Giovanni
Battista Aleotti
Monumento funebre a Ludovico Ariosto
Giovanni
Battista Aleotti (Argenta 1546-Ferrara 1636)
Monumento funebre a Ludovico
Ariosto, 1610
Scultura in marmo
La tomba, progettata dal famoso architetto argentano e della quale
si conservano ancora i disegni, fu trasportata, sotto la direzione
delle maestranze municipali, a Palazzo Paradiso dal convento di
San Benedetto insieme all’urna contenente le ceneri del poeta. Nella
cappella della chiesa è rimasta un’epigrafe, ricordo della
tomba qui conservata dal 1612 al 1801, anno della traslazione. La
salma dell’Ariosto, infatti, fu sepolta prima provvisoriamente in
un punto non precisato del monastero, poi nel 1572 venne costruito
un mausoleo sempre nella stessa chiesa dove rimase finché
non fu eretto, su disegno dell’Aleotti, quello che ora si trova
nella sala della Biblioteca. L’esecuzione in pregevoli marmi di
Verona è di Alessandro Nani
di Mantova. Su un alto basamento "a specchiature" s’innalzano
quattro colonne di marmo nero con quattro capitelli corinzi in marmo
bianco che sostengono l’architrave, la quale a sua volta porta un
frontone al cui centro, circondato da due serafini, spicca il busto
del poeta coronato di alloro, scolpito nell’alabastro sempre dallo
stesso Nani e racchiuso in una nicchia. Nella parte superiore prevale
il colore chiaro per dare maggiore luce e slancio verso l’immagine
del poeta, come i festoni e le statue ai lati che rappresentano
la Fama e la Poesia. In alto il monumento si chiude con una cornice
arcuata da cui pendono grappoli di frutta e al cui centro campeggia
uno scudo con lo stemma della famiglia Ariosti. Al centro si trova
una lastra con due iscrizioni celebrative, la prima dettata da Battista
Guarini, l'altra "di un dotto gesuita". Nel basamento,
una terza iscrizione di Girolamo Baruffaldi junior ricorda il trasferimento
del mausoleo. La parete sullo sfondo è riccamente affrescata
con figure allegoriche e, nella parte superiore, un tripudio di
angeli sorregge un pannello verde; ai lati, dipinti, due bacili
sostenuti da colonne in bronzo dorato riccamente decorate e poste
su tripodi sui quali è rappresentata l'effige del poeta,
bruciano una fiamma sempre viva. Le decorazioni pittoriche del monumento
furono affidate a Giuseppe Santi
il quale diede "un grande esempio di decorazione eroico-romantica;
e si guardi la qualità pittorica dell'armatura, ad esempio,
davvero ariostesco dossesca, la rapidità sciolta della narrazione,
dei dettagli assai belli delle fiamme e faci e fiori e drappeggi.
Il Santi risolve il problema oratorio in modo antirettorico, semmai
scenografico..." (Savonuzzi, 1971).