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Appunti sulla scuola
Archivio legislatura 2009 - 2014
I provvedimenti sulla scuola dei ministri Tremonti e Gelmini comportano due ordini di conseguenze:
Sul personale: il precariato a scuola è un male cronico tanto che non sono certo ragazzini i docenti precari. Quando da preside facevo le nomine, incontravo persone di 50 anni ancora con l’ansia del posto dopo 10, 15 anni di lavoro. A Ferrara sono circa 150 che non hanno riavuto la nomina, pari alla perdita di lavoro di una media industria, ma sembra che questo non abbia dato fastidio a nessuno.
Particolare è la situazione del personale amministrativo e ausiliario. I bidelli (personale ausiliario) hanno oggi funzioni fondamentali all’interno delle scuole, non solo pulizia e apertura e chiusura, ma sorveglianza e cura personale dei bambini e dei ragazzi e ragazze disabili, fotocopie, circolari, ecc. A Ferrara si è assistito al paradosso che, a causa del numero ridotto di addetti ausiliari non si sarebbero potute aprire alcune sedi staccate e dunque l’Ufficio Scolastico Provinciale ha dovuto proporre lo scambio fra personale amministrativo e personale ausiliario.
Cosa accadrà nel 2010 quando ci sarà il prossimo taglio?
Sugli allievi: non credo che ci vogliano specializzazioni particolari per capire che con meno ore di lezione e con un numero maggiore di allievi per classe non si può pensare di avere una qualità maggiore. In più sono state ridotte le ore in molte materie importanti: italiano, inglese, ed. tecnica, laboratori.
Uno dei problemi che vengono in primo piano con questo provvedimento è la sua iniquità relativa alle situazioni profondamente diverse del nostro paese. Se si leggono le cifre infatti si nota immediatamente che la sottrazione maggiore di personale è al sud, dove la situazione sociale, ambientale e logistica è peggiore.
Don Milani diceva che non c’è peggior ingiustizia che far parti eguali fra persone diverse e non ci vuole nemmeno una intelligenza molto acuta per capire che dove la crisi è maggiore lì occorrono i maggiori investimenti e il maggior impegno.
Con queste decisioni andiamo ad affondare il coltello nella parte più debole del sistema e facciamo un regalo alla camorra che ha in mano tutto il comparto della scuola privata, praticamente è come sparare sulla croce rossa.
Ciò di cui mi lamento di più è però l’eliminazione di due limiti:
1 quello del numero di allievi nelle classi con disabili
2 quello del numero di disabili per classe
In pratica oggi si possono riunire nella stessa classe molti allievi disabili indipendentemente dal numero totale degli allievi nella classe, mentre prima con un allievo disabile non si potevano avere classi con più di 25 alunni e con più di un allievo disabile non si potevano avere classi con più di 20 alunni.
Vorrei che qualcuno, chiunque, mi spiegasse la funzione di questa scelta se non quella di eliminare nei fatti l’esperienza dell’integrazione dei disabili nella scuola e mi giustificasse da un punto di vista etico la scelta di far cassa sulla pelle di bambini/e e ragazzi/e disabili e sulle loro famiglie.
Ancora don Milani diceva che la scuola non deve essere come un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Noi non vogliamo una scuola del privilegio, vogliamo invece un luogo di cultura dove si favorisca e si persegua la transizione sociale, non la mera riproduzione.
Vogliamo infine una scuola dell’integrazione, dove tutta l’infinita varietà delle differenze trovi attenzione e risposta, a partire dalle esigenze dei bambini e delle bambine disabili.
La capacità di capire ed accogliere quelle esigenze segna con forza la differenza fra la scuola di tutti e la scuola per pochi, ma soprattutto segna, individualmente, per ciascuno di noi, la differenza (come disse Vittorini) fra uomini e no, fra umanità e disumanità.