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Intervento in Consiglio Comunale sul Polo Ospedaliero di Cona

Archivio legislatura 2009 - 2014
Intervento in Consiglio Comunale del 2 marzo 2010 sul Polo Ospedaliero di Cona

Oggi siamo stati convocati per avere informazioni su uno degli eventi più importanti a cui tutta la comunità ferrarese è chiamata a partecipare, ognuno per le proprie competenze e responsabilità: la messa in funzione del nuovo complesso ospedaliero di Ferrara quale presidio di riferimento provinciale dotato di n. 876 posti letto e delle più moderne tecnologie assistenziali.
Stiamo parlando di una sede di attività di assistenza, di didattica e di ricerca esercitate in convenzione tra il Servizio Sanitario Regionale e L’Università degli Studi di Ferrara con gestione diretta da parte della Direzione Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, ma soprattutto stiamo parlando dell’ospedale più grande della regione con una disponibilità di spazio per posto superiore a quanto previsto per i due ospedali di recente costruzione o ristrutturazione (Modena e Bologna) con un costo per metro quadrato nettamente inferiore.
A dispetto delle evidenze di una totale inadeguatezza dell’attuale struttura del S. Anna che non è più in grado di garantire idonei livelli assistenziali in relazione alla vetustà della struttura ma soprattutto agli assetti organizzativi da questa imposti capisco la tentazione da parte di chi è stato sempre contrario al nuovo ospedale di fare dietrologia su scelte, sui tempi e su ancora tanti altri problemi che inevitabilmente una operazione di siffatta portata presenterà nel prossimo futuro se contestualizziamo questa giornata in una fin troppo evidente campagna elettorale che offre all’opposizione argomenti di facile presa sui cittadini e con minimo sforzo rispetto all’impegno necessario per elaborare proposte e stimolare un dibattito costruttivo sull’argomento.
Ma siccome, con la nuova legislatura, abbiamo inaugurato una nuova stagione di collaborazione e di confronto sui problemi che stanno a cuore più ai cittadini che alle compagini di schieramenti politici sono a chiedere a tutti i colleghi presenti, compresi quelli della maggioranza evidentemente, una disponibilità ad individuare insieme un percorso che a fronte delle problematiche più o meno sentite e reali che un trasloco di un ospedale comporta sia in grado di dare le risposte più opportune e finalizzate al miglioramento del grado di efficienza ed efficacia della gestione complessiva dei servizi.
Noi siamo convinti che l’ospedale di CONA non sia un incubo, neanche un sogno, ma una certezza e da questa certezza vogliamo partire per capire, insieme a tutti gli attori protagonisti di questo evento di portata straordinaria, complessa e sicuramente difficile, quali difficoltà e quali soluzioni sostenere perché il nuovo ospedale diventi operativo nel minor tempo possibile.
Ma il nostro compito, da questi banchi, non è quello di entrare nel merito delle scelte tecniche rispetto alle quali sono già in campo competenze e responsabilità ben precise, bensì quello di sostenere e supportare un processo di trasformazione di una capacità di rispondere in modo adeguato, etico, deontologico e nuovo alla domanda crescente di salute, che va valutata e orientata, recuperando i valori e i principi della legge 833/78, affermando l'esigenza di efficacia e appropriatezza della risposta sanitaria e sociale per un pieno utilizzo delle risorse del sistema a tutela di equità, eguaglianza e compatibilità del sistema socio – sanitario.
Il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna è un esempio di qualità dei servizi e di equilibrio tra investimento nella medicina di territorio e rete ospedaliera, tra punti di accesso e centri di forte specializzazione. E se è vero che a livello regionale la sfida dell’appropriatezza, la razionalizzazione della rete ospedaliera e della farmaceutica hanno permesso di ottenere un sostanziale equilibrio tra spesa sanitaria e risorse destinate, nella provincia di Ferrara molto è stato fatto ma ancora molto rimane da fare in questa direzione.
Da tempo la regione ha segnato un grande discrimine tra ciò che è compito della politica, indicare gli obiettivi e gli indirizzi e ciò che è compito dei professionisti, cioè organizzare i servizi e scegliere le competenze e le professionalità migliori.
E la politica regionale da tempo si è espressa verso una rete di servizi, organizzata secondo livelli d’intensità di cura (ospedale per acuti, post-acuzie, lungodegenze, assistenza territoriale) che si confrontano attraverso la condivisione di regole e di meccanismi di funzionamento di servizi diversi posti a capo sia delle aziende sanitarie sia agli enti locali territoriali. In questo panorama di percorsi assistenziali integrati ecco che il nuovo ospedale, con la sua complessità organizzativa e tecnologica non può non essere considerato all’interno di una rete ospedaliera a valenza non solo provinciale ma anche regionale e nazionale secondo il modello hub and spoke, dove negli hub, caratterizzati da un continuo e cospicuo incremento della tecnologia e delle professionalità specializzate deve concentrarsi la casistica più complessa mentre gli spoke assicurano l’assistenza per tutti gli altri casi. Credo, dunque, che sia da questo presupposto che dobbiamo partire se vogliamo davvero dare un contributo al cambiamento: realizzare il modello hub and spoke comporta una ulteriore determinazione provinciale del quadro quantitativo e tipologico dell'offerta, dal momento che per alcune discipline, pur non essendo necessaria una elevata centralizzazione della produzione, è comunque opportuno evitare duplicazioni provinciali, potenzialmente inefficienti e a rischio di sviluppare livelli di attività insufficienti a garantire un adeguato livello qualitativo oltre a rappresentare un consumo inappropriato di risorse. Allora diventa indispensabile sviluppare strategie di alleanze, anche e soprattutto interaziendali, focalizzate al conseguimento di un'equità di accesso e di livelli qualitativi elevati, nella stessa logica di messa in rete dei servizi in modo che le competenze necessarie a dare risposta alle necessità assistenziali dei cittadini siano accessibili in modo equo su tutto il territorio provinciale, oltre che regionale. E la politica deve farsi promotrice di questo processo di condivisione ed integrazione: vedete è naturale che questo dibattito rischi di travalicare lo stesso ambito comunale ma non possiamo non richiamare gli amministratori locali e non solo, ad una riflessione congiunta su come rafforzare la rete dei servizi a Ferrara pena il collasso del sistema sanitario.
Sappiamo tutti che gli ospedali di piccole dimensioni, proprio a causa dell’assenza di strutture ad elevata qualificazione tecnologica, possono rappresentare elementi di rischio per determinate tipologie di pazienti e ciò a prescindere dal valore professionale del personale sanitario e dall’altra, sappiamo anche che è sempre più inderogabile la spinta a realizzare sul territorio nuclei di cure primarie, strutture dove la presenza 24 ore su 24 di professionisti, siano in grado di garantire una prima risposta sanitaria ai bisogni assistenziali dei cittadini. Ebbene, la vera sfida che il futuro ci riserva è proprio questa: come costruire una organizzazione sanitaria integrata nel territorio capace di individuare e di intercettare maggiormente ed ancor più efficacemente, il bisogno di salute dei cittadini, garantendo la fruizione appropriata e condivisa dei servizi territoriali e ospedalieri; organizzazione che non può non essere pensata in termini quanto meno provinciale (se non addirittura di aree vaste)
Il progressivo accentuarsi dei problemi inerenti alla sostenibilità economica del S.S.N. a fronte di crescenti esigenze di qualificazione dei servizi sanitari offerti, comporta inoltre una assunzione di responsabilità a tutto campo anche da parte dei professionisti a cui il nuovo ospedale richiede una disponibilità al cambiamento ed alla collaborazione interprofessionale ed è nostro dovere accompagnare e sostenere questo cambiamento che deve però essere interpretato come una opportunità e non come un ostacolo. Il cambiamento è sempre visto con diffidenza ma non può essere un alibi per l’immobilismo.
Le regioni e la maggior parte dei cittadini, il governo attuale meno, riconoscono che il Sistema Sanitario Nazionale nel suo complesso garantisce la risposta ai bisogni di salute dei cittadini nel rispetto dei principi etici e ritengono improrogabile avviare una forte innovazione nella organizzazione e nella gestione del Sistema Sanitario: l’ospedale nuovo di Cona ci dà l’opportunità di
rendere compatibili i processi di specializzazione con la necessità di presa in carico del paziente nella sua globalità garantendo una continuità ed una unitarietà del processo assistenziale e questa opportunità va assolutamente colta, interpretata e governata ma guai a misconoscerla: sarebbe davvero un errore che pagheremo cari tutti compreso gli elettori del centro destra.

Ultima modifica: 30-01-2013
REDAZIONE: Gruppo Partito Democratico
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