Busto
di
antico romano
Busto
di
Giovanni Martinelli
Cardinale Alessandro
dei Duchi d'Este
Ritratto
di
Ferrante Borsetti
Ritratto di
Girolamo Savonarola
Busto di
Leopoldo Cicognara
Busto
di
Giosuè Carducci
Globo celeste
Calco della mano di
Aldo Ferraresi
Ritratto
di
Ludovico Ariosto
Busto di
Vincenzo Monti
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Usciamo dal Teatro anatomico
e vedremo in alto, alle nostre spalle, un busto dell’Ariosto che vigila
sullo scalone d’onore, costruito da Antonio Foschini nel 1779, salendo
il quale possiamo ammirare alcune lapidi dedicatorie poste alle pareti
per dare lustro e fama all’Università dove compirono i loro
studi Copernico, Pannonio e Paracelso e dove si celebrano nomi famosi
come quello appunto dell’Ariosto e di Antonio Saffi. Se guardate verso
l’alto, potrete vedere una lapide più grande delle altre, sormontata
dallo stemma del pontefice Pio VI, posta in segno di gratitudine per
averne permesso la costruzione.
L’angioletto in marmo, a metà dello scalone, regge un libro
a perenne ricordo che qui inizia un luogo di studio e ci invita ad
un rispettoso silenzio, ma con un cenno della mano ci incoraggia a
salire non senza però esserci soffermati ad ammirare quattro
busti di antichi romani,
forse imperatori, severi nelle loro toghe ma raggianti nei loro marmi
policromi.
Al primo piano, salito lo scalone, gli
stucchi alle pareti fanno da cornice a
due busti di antiche
donne romane e, più
in alto su due mensole, a due busti
d'insigni personaggi ferraresi, Giovanni
Martinelli e Luigi Borsari.
Dalla grande porta aperta che immette sull'atrio tra queste sculture,
s'intravede una grande sala, la "storica" Sala-studio, entrata
ormai nella memoria di tanti ferraresi che per lunghi anni qui hanno
studiato e che ora a volte tornano per rivederla con nostalgia. Le
pareti sono interamente ricoperte di scaffali dove si allineano libri
antichi e in alto, sopra ad essi, caratteristica dominante di questa
sala, diciannove
quadri raffiguranti i cardinali legati del periodo pontificio
incorniciano il soffitto a volte. La sala ora è chiusa al pubblico,
in attesa di essere restaurata.
Ritornando nel vestibolo, sul suo lato
destro si apre l’entrata della Sezione Periodici, una lunga sala illuminata
da una serie di ampie finestre che rischiarano, sul muro opposto,
parti di affresco sovrapposte a frammenti di decorazione a graffito
dei primi anni del XV secolo. Una grande porta ci fa entrare e, sulla
sinistra, il primo ritratto
dell'Ariosto ci accoglie un po’ scuro nei suoi toni di colore
ma perfettamente inserito nello sfondo colorato della parete da cui
il nome di Sala Rossa, dove tutto sembra alludere al ruolo e all’attività
svolti da questa Università. Se alzate lo sguardo, infatti,
sulla volta del soffitto affrescato, potete ammirare l’allegoria dell’Università
con la data 1391, anno in cui Alberto d’Este la fondò. Ora
abbassatelo leggermente e vedrete lungo il suo perimetro scorrere,
in un’elegante successione, cinquantasei medaglioni bronzei con i
ritratti dei pontefici.
Sulla parete di sinistra appare il ritratto
di Ferrante Borsetti e, sul
camino di marmo, il
ritratto di un decano,
uditore della Sacra Rota.
Lo stupore che potrà avervi colto
nel contemplare questa splendida sala sarà certamente rinnovato
nell’ammirare quell'adiacente che raggiungiamo attraversando una saletta
di collegamento, dedicata al nostro poeta Corrado
Govoni, sotto lo sguardo severo di Girolamo
Savonarola; di fronte è
appeso un Crocefisso
donato di recente alla biblioteca.
La volta del soffitto affrescato con scene
allegoriche monocrome, opera di Giuseppe
Antonio Ghedini, poste agli angoli dell’affresco centrale, con
la "Sapienza" che domina dall’alto ed i raffinati affreschi
parietali con scene di caccia, ci dice che siamo nella Sala dei falconi
dove, in un angolo vicino alla finestra, è posto un altro busto
di Leopoldo Cicognara
di dimensioni più piccole della copia che abbiamo visto all’entrata.
Seguiteci in questo percorso ora verso
altre sale dove potrete notare, lungo le pareti, intervallati da stemmi,
numerosi medaglioni affrescati con ritratti di personaggi illustri,
quasi tutti professori dell’Università e su quella di sinistra,
le sei
incisioni dell’Apocalisse che
fanno parte della recente donazione Boari Ghè.
In fondo a questa lunga sala ecco il
busto
raffigurante Giosuè Carducci
che, quasi defilato, sembra sorvegliare, con il suo aspetto bonario,
i ragazzi che qui si fermano a studiare. Il silenzio ovattato che
finora ci ha accompagnato ci fa ritenere che qualcosa di solenne ci
sta aspettando nell’altro salone.
Infatti, oltrepassata la porta, sulla
sinistra si affaccia maestoso il grande monumento
funebre di Ludovico Ariosto
che gelosamente custodisce le ceneri del poeta qui trasportate nel
1801.
Tre
grandi globi arredano questo
lato e, se procediamo lentamente, possiamo ammirare da lontano, nel
centro della sala e nel pallore delle sue sembianze, il
busto di Antonio Frizzi.
Ci sentiamo osservati! Sopra agli antichi scaffali che custodiscono
i libri che formarono il patrimonio originario della biblioteca universitaria,
scorgiamo, infatti, numerosi busti di letterati e personaggi illustri
che, "custodi fedeli" di questo luogo, ci seguono con lo
sguardo.
Il calco della mano di Aldo Ferraresi,
nella modernità del piedistallo e della sua teca ci dice che
questo è l’ultima donazione pervenutaci; di recente acquisizione
è, poco più in là, anche il grande medaglione
celebrativo del Tasso.
Ci avviciniamo alla fine
della sala, dalla quale intravediamo una stanza azzurra decisamente
più piccola dove gli studiosi in assoluto silenzio consultano
i testi antichi.
Ma, prima di entrare, fermiamoci qui ad ammirare, appoggiato ad un
cavalletto, un altro
ritratto di Ludovico Ariosto
e, al di sopra, le lapidi che ricordano due grandi benefattori della
nostra biblioteca, il cardinale Giovanni Maria Riminaldi e il suo
segretario Giuseppe Carli che, grazie alla loro generosità,
arricchirono di libri e opere d’arte questo palazzo.
Spostiamoci un attimo però, quel tanto che basta per guardare
fuori dalla finestra, perché da qui si può ammirare,
dall’alto, il giardino sottostante, dove alberi secolari creano, durante
i caldi mesi estivi, lunghe ombre ristoratrici per chi vuole soffermarsi
a leggere all’aperto e rievocano tempi lontani quando, da giardino
rinascimentale che abbelliva l’edificio, assunse poi una valenza puramente
scientifica trasformandosi in Orto Botanico con piante di varie specie,
anche esotiche, ad uso esclusivo della Scuola Botanica.
Entriamo ora nella Sala Caretti dove, pronti ad accoglierci incontriamo
altri due uomini insigni, il già citato Giuseppe Carli, la
cui immagine campeggia in un
bassorilievo
al centro della parete ed il poeta Vincenzo Monti, rappresentato in
un bel busto
appoggiato ad un mobile e di fianco appeso alla parete, un
moderno acquerello,
altro omaggio al noto poeta ferrarese.
Bisogna ritornare sui nostri passi, attraversare ancora queste belle
sale per scendere lo scalone e, attraversato di nuovo il cortile,
passare ancora per il fornice e salire per raggiungere i piani riservati
agli uffici.
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Busto di
donna romana
Busto di
Luigi Borsari
Ritratto
di
Ludovico Ariosto
Ritratto
del decano
G.Paolo Tolomeo
Crocefisso
L'Apocalisse
Collezione Boari Ghè
Monumento
funebre di
Ludovico Ariosto
Busto di
Antonio Frizzi
Medaglione di
Torquato Tasso
Bassorilievo
di
Giuseppe Carli
Omaggio
a
Ludovico Ariosto
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