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sei in: index > ARCHIVIO: Legislatura 2009 - 2014 > Gruppo Partito democratico > Merli Simone > Attività del consigliere > Rosarno, la questione immigrati, il nuovo schiavismo - 12/01/2010
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Rosarno, la questione immigrati, il nuovo schiavismo

Archivio legislatura 2009 - 2014
La drammatica vicenda che si sta verificando in questi giorni a Rosarno, manifesta in quest’ultima escalation di violenza e degli spari verso la popolazione immigrata, la fase più acuta di una situazione che dura da anni e di cui tanti di noi non erano a conoscenza. Non è frutto dell’oggi o di fatti creatisi in queste ore, bensì di una grave e drammatica situazione umanitaria già denunciata in questi anni da diversi autorevoli commentatori e che viene a mio parere correttamente definita, "nuovo schiavismo". Il parallelismo 2immigrazione - criminalità" non è niente di più lontano da Rosarno. Associare i due termini significa non avere il coraggio e l’onestà intellettuale di parlare del vero problema che ci troviamo oggi a commentare e condannare.
In quel territorio (come in altri del Sud e non solo), gli immigrati, perlopiù africani, vivono in baracche di lamiera, dormono in spazi di fortuna, tra la totale mancanza di igiene e i topi; lavorano nella raccolta delle arance (che in questi giorni sono ovviamente ben attaccate agli alberi, non essendoci nessuno, oltre agli immigrati ora aggrediti ed altri "rispediti" - altro termine da bandire, poiché si sta parlando di Persone e non di pacchi - che svolge quella mansione) per 1 euro all’ora; bambini piccoli, figli di questi "nuovi schiavi", vivono in condizioni igienico sanitarie non precarie ma indecenti, non frequentano le scuole, in sintesi non possiedono neanche il diritto minimo dovuto alla loro infanzia, vittime indifese come sempre accade quando si parla di bambini.
Li si spara "al negro", "si fa giustizia", "si fa quello che al Nord non hanno il coraggio di fare", dicono coloro che si autodefiniscono ribelli, ma che io preferisco chiamare per quel che appaiono ai miei occhi, ovvero razzisti delinquenti, figli anche di un’epoca che non informa e non educa alla conoscenza delle dinamiche che regolano i flussi migratori ed alla solidarietà. E lo Stato ancora non sembra aver capito la gravità della situazione, malgrado l’importante presa di posizione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Quelle donne e quegli uomini ai quali c’è chi ha deciso di sparare per uccidere, non vengono tutelate, anzi, vengono "rispedite", proprio come pacchi non desiderati, credendo quindi di disinnescare una miccia, quando in realtà la bomba è già esplosa. E la bomba è quella di un Paese che sembra aver perso la linea guida della legalità e della tutela dei diritti umani, di un Paese che si fa vincere dalle diverse forme di criminalità organizzata, poiché dietro a questo "nuovo schiavismo", come scriveva anche Roberto Saviano, ci sono loro. Loro, le mafie, quelle che sfruttano la popolazione immigrata, la sottopagano, fanno vivere in condizioni indecenti, ed ora che chiedono diritti, solo diritti, nient’altro che diritti, gli sparano. E lo Stato interviene "rispedendo" senza dar l’idea di volerli tutelare, ma appunto di "rispedire". E domani, se tutti verranno "rispediti", qualcun’altro dovrà raccogliere le arance ed i pomodori, ed altri schiavi si creeranno, si sfrutteranno, non cambierà nulla, potrà solo cambiare la loro provenienza territoriale o di censo.
E non basta neanche utilizzare slogan, "questo non è il mio Paese", perché questo, nei fatti, è il nostro Paese, e di questo ce ne dobbiamo far carico tutti. Tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali, tutti coloro che hanno a cuore il destino comune del Paese. Perché parlare di Rosarno non significa non parlare di Ferrara, ognuno di noi, anche a quasi millecento km da quel posto, vede con i propri occhi come vengono trattati i "nuovi schiavi". Sì, qui, anche qui. E’ una questione culturale; è la malsana ed irriverente idea che l’immigrato possa esser trattato in modo peggiore, che ruba lavoro ai nostri giovani, che rende la comunità meno sicura senza distinzione alcuna.
Parliamone, fermi nella risposta all’illegalità, partendo da qui, con la speranza che il concetto sia condiviso al di là delle appartenenze e delle posizioni politiche che democraticamente di rappresentano. Per il bene di Tutti.
Ultima modifica: 30-01-2013
REDAZIONE: Gruppo Partito Democratico
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