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Valori costituzionali e nuovi media
Archivio legislatura 2009 - 2014
Nell'ultimo consiglio comunale ho presentato a nome del gruppo del Partito Democratico un ordine del giorno sul "Testo Unico dei Servizi Media Audiovisivi e Radiofonici" (Decreto Romani) recentemente emanato dal Governo nazionale.
Voleva essere l'occasione per portare all'attenzione pubblica tematiche, quali i diritti della rete, troppo spesso esclusi dall'agenda politica.
Voleva essere l'occasione per discutere di come le forze politiche intendano declinare i valori democratici ed in particolare i nostri valori costituzionali rispetto ai nuovi media.
Qualcuno (come noi) sostiene che a determinate condizioni internet sia una grande risorsa per la democrazia.
Altrove sentiamo dire che a determinate condizioni internet possa essere un pericolo per la democrazia.
Probabilmente si tratta di affermazioni in entrambi i casi assennate: basta chiarire -appunto- quali siano queste condizioni.
Noi pensiamo che una di queste condizioni passi -ad esempio- attraverso una moderna legislazione del copyright e della proprietà intellettuale.
Un'altra passa attraverso una moderna nozione di "responsabilità editoriale" che riconosca prima di tutto le "responsabilità individuali" in relazione alle "responsabilità giuridiche" sui contenuti pubblicati e diffusi in rete.
Di tutto questo a Roma come a Ferrara con PDL e Lega non si può parlare.
Alla presentazione dell'OdG nessun consigliere dell'opposizione ha neppure pensato di rispondere.
Oggi pensiamo di avere scoperto il perchè: non sanno di cosa si stia parlando.
Non solo non conoscono la materia, ma non la vogliono conoscere.
Un fatto grave se si pensa che la "materia" abbraccia i servizi pubblici di radiodiffusione, il potere politico, la concorrenza economica, il pluralismo e la diversità culturale, lo sviluppo di nuove tecnologie, la trasparenza e direttamente ed indirettamente le condizioni di lavoro e le reti di relazioni sociali dei nostri concittadini.
È fuor di dubbio che il Decreto Romani sia un'iniziativa legislativa delicata attraverso la quale si stanno scrivendo regole destinate a disciplinare il sistema media italiano dei prossimi anni.
Ebbene, senza addure alcuna motivazione e senza discuterlo il centrodestra ha espresso voto contrario ad un ordine del giorno che richiamandosi all'articolo 11 della Carta dei principi fondamentali della UE e all'articolo 21 della Costituzione nazionale impegnava Governo ed Parlamento a -cito testualmente:
"Tutelare il diritto dei cittadini e delle loro organizzazioni a manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione.
Salvaguardare l'indipendenza della stampa in tutte le sue forme affinchè possa essere sempre meno soggetta ad autorizzazioni o censure.
Tenere fede ai principi democratici che individuano nei cittadini il fine dell'azione politica volta a garantire un pieno sviluppo delle libertà e delle responsabilità sociali ed individuali.
Individuare gli strumenti e le azioni necessarie ad assicurare una vera indipendenza dell'informazione e delle comunicazioni pubbliche dalla pressione politica e dalle forze del mercato."
Non riuscire a sottoscrivere impegni come questi è un fatto grave per una forza di governo, certamente indicativo della una scarsa ed insufficiente cultura liberale della destra italiana e perfettamente in linea con lo "spirito" talebano che ha animato la stesura del decreto Romani.