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La relazione tra benzina e cultura
Archivio legislatura 2009 - 2014
Spesso la politica crea insolite e curiose relazioni che giungono al paradosso: stavolta vengono messe assieme cultura e benzina.
Notizia degli ultimi giorni: l’afflitto (ex) ministro Bondi, dimostrando addirittura di avere migliori doti poetiche rispetto a quelle politiche, ha abbandonato il timone del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, incapace di fronteggiare il cinico Tremonti, lasciando il posto a Galan. Notizia immediatamente successiva: il Governo torna sui suoi passi dopo mesi di proteste del mondo della cultura, il Consiglio dei Ministri il 23 marzo approva il DL 149 ed assegna al MIBAC 236 milioni (149 al Fondo Unico per lo Spettacolo, 80 per la tutela e il recupero del patrimonio storico, architettonico, artistico e archeologico e 7 destinati agli istituti culturali) oltre a rinnegare l’aumento di un euro sul biglietto del cinema finalizzato al finanziamento delle misure di agevolazione fiscale in favore dell'industria cinematografica.
Se da un lato le sollevazioni del mondo della cultura a qualcosa son servite (ma proprio non è più accettabile la strategia del Governo di fare ogni volta dei proclami per poi accorgersi di aver fatto un errore e fare marcia indietro) anche se ci riserviamo di vedere come saranno investiti i fondi del FUS, a quali enti e con quali finalità saranno distribuiti, c’è qualcosa che proprio non va. Tali investimenti infatti saranno recuperati ponendo una nuova accisa sulla benzina, invece di fare ricorso a risparmi di spesa o di cercare forme di copertura alternative.
Con le accise, dal ’35 lo Stato accumula fondi per le emergenze dalla guerra in Etiopia ad una serie di disastri e terremoti fino al contratto degli autoferrotranvieri del 2004. Oggi questa nuova imposta piove nel momento peggiore per le tasche degli italiani: il prezzo della benzina, giunto a livelli altissimi (si viaggia tra l’1,5€ al litro al nord ad oltre 1,6 al sud), viene giustificato dal ministro Romani come la conseguenza del diverso cambio euro/dollaro rispetto a due anni fa. Viene omesso di dire, però, che essendo aumentato da novembre il divario del prezzo industriale della benzina rispetto agli altri paesi europei, lo Stato sta incassando sempre più gettito Iva e quindi aumenta ciò che finisce nelle sue tasche. E ovviamente il Governo nulla fa per evitare questa sua situazione di vantaggio; anzi, ci impone una nuova accisa.
La nuova accisa introdotta riafferma l’incultura del governo in tema di cultura: una spesa –non un investimento– che se proprio ci deve essere deve risultare fastidiosa ed onerosa.
Ai cittadini vengono chiesti, ogni giorno di più, maggiori sacrifici. Paghiamo di più per avere sempre meno dallo Stato. Il Governo si dimostra drammaticamente incostante, incapace di mantenere un indirizzo politico, di fare scelte strutturali ed attuare le riforme (quelle vere, capaci di dare nuovo impulso all’economia, non quelle che si riducono solo a tagli pesanti e lineari o quelle finalizzate a tutelare gli interessi di pochi, pochissimi, spesso di un solo uomo) che aveva promesso.