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Crocefissi, Moschee, e....

Archivio legislatura 2009 - 2014
Nel momento in cui da più parti si levano gli scudi a difesa del crocefisso nelle scuole, contro ciò che la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha deciso (a mio avviso dimostrando miopia e discutibile arroganza) accogliendo un ricorso legato appunto alla presenza dei crocefissi in aula, presenza storica e significativa icona della nostra religione e conferma del nostro credo, si continua a fare becera demagogia. La religione Cristiano Cattolica ha finalmente, e non da ora, stretto importanti collaborazioni e dialoga permanentemente con le maggiori religioni monoteiste professate al mondo, dando significativi segnali di apertura, e ribadendo, a cinque anni dall’Istruzione Erga Migrantes Caritas Christi’, attraverso le parole di Papa Benedetto “non cedete al disprezzo del diverso” parole significative che in ottima sintesi centrano il problema contingente. Il “nostro” credo, la nostra religione non rifiuta e non condanna la professione di altre religioni! Il monsignor Mariano Crociata segretario generale della Cei ha recentemente affermato che i diritti degli immigrati, a partire da quello del culto religioso, non possano essere ridotti per «esigenze sociali» e ribadito l’esigenza di coniugare legalità ed accoglienza che, appunto, «deve avvenire nel rispetto delle leggi e della vita sociale e nazionale» ma che «una volta nel nostro territorio nazionale gli immigrati sono persone da accogliere e i cui diritti fondamentali vanno difesi e rispettati». Tra i diritti fondamentali da difendere, a nome della Cei, monsignor Crociata ha aggiunto, circa la possibilità di costruire nuove moschee in Italia, la difesa del diritto «a professare il proprio culto nelle forme che l’ordinamento democratico e costituzionale italiano prevede». Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante la sua recente visita ufficiale ad Abu Dabhi negli Emirati arabi uniti, implicitamente riconosce la legittimità della presenza di Moschee e luoghi di culto, proponendo che la predicazione avvenga in italiano, per evitare il rischio di istigazione all’odio ed alla violenza. Questo d’accordo con il principe ereditario Mohammed Bin Zayed, fermamente convinto che il Corano, e negli Emirati Arabi Uniti esiste una autorità dello Stato che verifica che le orazioni non contengano istigazioni all’odio, che le orazioni del Corano appunto debbano essere predicate nella lingua del paese in cui si trova il musulmano. D’altronde sono ormai anni che anche le nostre Messe vengono celebrate nella lingua del paese in cui ci si trova! Tornando al nostro paese anche il Papa nella Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, ha chiesto accoglienza e apertura verso gli immigrati, nel segno del dialogo, senza conflitti e sopraffazioni. Benedetto XVI ha invitato a pregare e ad agire perché l’accoglienza «avvenga sempre in modo pacifico e costruttivo, nel rispetto e nel dialogo». Ed allora perché non perseguire questo impegno? E parallelamente perché la locale comunità islamica non cerca di dare tranquillità a quei pochi o tanti nostri concittadini preoccupati che in Via Traversagno possa sorgere un Centro di Culto o Cultura (come sono vicine queste parole!) islamico? Questo darebbe la possibilità di ricevere informazioni diverse da quelle allarmistiche e propagandistiche che stiamo ricevendo, ci permetterebbe di elaborare un ragionamento non indotto ad arte ma obiettivo, ci permetterebbe di evitare la nascita, sull’onda di paure ed istigazioni, di un altro perfido muro sul quale, novello altare sacrificale, immolare altri innocenti. Il modo di isolare e rendere inoffensivi gli estremisti ci sono, le leggi pure. Prima di dire no a priori proviamo a capire, e soprattutto, ragioniamo con la nostra testa, in modo pacifico, costruttivo: nel rispetto e nel dialogo!
Ultima modifica: 30-01-2013
REDAZIONE: Gruppo Partito Democratico
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