salta i contenuti principali a vai al menu
OdG A SOSTEGNO del REFERENDUM CONTRO LA COSTRUZIONE DI CENTRALI NUCLEARI
Archivio legislatura 2009 - 2014
Prot. n. 27647/11
PREMESSO CHE
- l'articolo 1 della costituzione prevede che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione;
- il referendum popolare è uno strumento di democrazia partecipata diretta previsto dall'articolo 75 della Costituzione Repubblicana.
CONSIDERATO CHE
- nel 1987 il popolo italiano a larghissima maggioranza si espresso attraverso un referendum abrogativo per la chiusura delle centrali nucleari;
- nel 2009 a distanza di poco più di vent’anni, il Governo nazionale ha deliberato il riavvio del programma di sviluppo del nucleare ai fini energetici.
CONSIDERATO
- che le energie rinnovabili quali fotovoltaico, eolico ecc. sono un alternativa valida e sostenibile, sia ambientalmente che economicamente, ai combustibili fossili ed all'energia nucleare;
- che l’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica (fonte http://www.protezionecivile.it);
- che secondo il Rapporto Italia 2010 edito dall'Eurispes, la Green Economy in Italia sta crescendo nonostante la crisi economica;
- che il nuovo rapporto dell'UNEP (programma Onu per l'Ambiente) spiega che investire circa l'1,25% del Pil globale ogni anno nell'efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili potrebbe tagliare la domanda di energia ricavabile da combustibili fossili del 9% nel 2010 e quasi del 40% entro il 2050, riducendo così in modo rilevante le preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti, l'inquinamento e, non ultimo, i cambiamenti climatici conseguenti alle emissioni in atmosfera di gas serra;
- che l’impatto occupazionale del nucleare in Italia è valutato in 10 mila posti di lavoro, per la maggior parte concentrati nella fase di costruzione delle centrali (8-10 anni).
- che centrare gli obiettivi europei obbligatori al 2020 per le fonti rinnovabili secondo uno studio della Bocconi, comporterebbe un aumento dell'occupazione in Italia fino a 250 mila posti di lavoro.
VISTO
- che i rischi di incidenti anche gravi nelle centrali nucleari sono tutt’altro che trascurabili, come dimostrano i casi del 1979 negli Stati Uniti a Three Miles Island o nel 1986 in Ucraina a Chernobyl e quanto accaduto recentemente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima;
- che incidenti nucleari come quello giapponese provocano oltre che gravi danni ambientali anche gravi danni economici come dimostra il blocco delle importazioni di cibo proveniente dalle aree interessate dall'incidente giapponese;
- che a seguito di quanto accaduto in Giappone diversi paesi tra i quali la Germania hanno espresso chiaramente l'intenzione di abbandonare la produzione di energia da fonte nucleare;
- che ad oggi non vi è alcuna soluzione sicura al problema del sconfinamento delle scorie nucleari, che restano radioattive anche per decine e decine di migliaia di anni;
- che le centrali nucleari costituiscono un obiettivo ad altissimo rischio anche per possibili attentati terroristici che potrebbero provocare gravissime conseguenze sulla salute della popolazione;
- che l’uranio, usato come combustibile, è un elemento che si estrae da giacimenti limitati e secondo molti esperti andrà esaurendosi nei prossimi 50 anni;
- che in termini relativi il peso del nucleare nella produzione globale di elettricità è sceso dal 17,2% del 1999 al 13,5% del 2008 (International Energy Agency, 2010);
- che le stime più recenti fatte negli Stati Uniti dimostrano che al 2020 il costo del kilowattora nucleare da nuovi impianti sarà maggiore del 75% rispetto a quello del gas e del 27% rispetto all’eolico.
TENUTO CONTO
- che la Corte Costituzionale nel dichiarare l’illegittimità dell'art. 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010 riguardante la localizzazione delle centrali nucleari e dei depositi di stoccaggio delle scorie, ribadisce l’obbligo del parere preventivo delle Regioni interessate ripristinando le competenze delle Regioni e degli enti locali;
- che la risoluzione n° 556 del 2010 approvata dall'Assemblea Legislativa dell'Emilia Romagna impegna la Giunta regionale ad attivarsi per riaffermare l’indisponibilità dell’Emilia Romagna ad ospitare una centrale nucleare sul proprio territorio;
- che la moratoria sul nucleare "dispone la sospensione, per un periodo di 12 mesi, delle procedure riguardanti la localizzazione e la realizzazione di centrali e impianti nucleari sul territorio italiano", ritardando e non modificando il programma di sviluppo del nucleare ai fini energetici del Governo italiano;
- che la decisione del Governo di svolgere la tornata referendaria nei giorni 12 e 13 giugno 2011 evitando di associare in unico appuntamento elettorale la consultazione referendaria con l’appuntamento amministrativo di maggio 2011, causerà un aggravio di spesa per lo Stato superiore a 300 milioni di euro.
DICHIARA
il totale disaccordo e l’indisponibilità dell'Amministrazione Comunale di Ferrara all'installazione o alla attivazione di una centrale nucleare sul proprio territorio.
IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
- a sensibilizzare la cittadinanza sul tema del referendum contro il nucleare per incentivarne la partecipazione;
- ad opporsi, con l'adozione di atti propri dell'Ente Locale, alla disponibilità del proprio territorio per la costruzione di centrali nucleari;
- ad incentivare ulteriormente le forme di energia alternative ed ogni iniziativa a favore del risparmio energetico;
- ad attivarsi con urgenza d’intesa con la Regione Emilia Romagna presso il Governo per far si che quest'ultimo si impegni al fine di ottenere una moratoria europea contro il nucleare.
- ad aderire al Patto dei sindaci per l’energia sostenibile attivato dall’Unione Europea, come impegno concreto per la pianificazione energetica da fonti rinnovabili ed il cammino verso l’autosufficienza energetica