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Intervento in Consiglio Comunale sullo Sport del 04/07/2011

Archivio legislatura 2009 - 2014
La richiesta del Consiglio Straordinario sullo Sport per coincidenza è arrivata nel momento in cui le vicende di una società ferrarese hanno riempito le pagine dei quotidiani locali chiamando spesso in causa non solo la nostra Amministrazione in particolare ma tutto il movimento sportivo in generale, lasciando intendere che il “mancare” di una Società sportiva (in questo caso meglio specificare non A.S.D. ma S.r.l.) possa significare il crollo del movimento sportivo.
Nonostante si metta sempre tutto sullo stesso piano esistono due tipologie di sport, anzi tre. Lo sport professionistico e quello dell’Associazionismo Sportivo, che a sua volta è rappresentato da un sano Sport agonistico e dallo sport così detto “per tutti”. Entrambe queste branche (professionismo e associazionismo), seppur completamente diverse tra loro, hanno un legame stretto in quanto una alimenta l’altra e viceversa. Da una parte un favoloso veicolo pubblicitario che suscita interesse, crea emozioni, cattura l’immaginario dei bambini e degli adolescenti offrendo loro, quando tutto funziona per il meglio, degli esempi tecnici e morali da seguire (perciò aiuta ad avvicinare i giovani allo sport) alimentando nel contempo un indotto economico importante. Dall’altra una miriade di società che avviano allo Sport tanti ragazze e ragazzi, in pratica un vero e proprio serbatoio che mantiene vivo il primo e che quotidianamente è costretto a sgomitare per sopravvivere. La reale differenza è dovuta al fatto che mentre il professionismo necessita di enormi capitali e presta il fianco alla legge del mercato, il dilettantismo in pratica si autofinanzia e gestisce gli sponsor minori che in realtà non sono in cerca di visibilità ma compiono una funzione sociale. Ormai è risaputo e riconosciuto da tutti: lo sport che avvia i giovani alle varie discipline, se considerato nella sua trasversalità, significa salute, prevenzione, benessere, socializzazione, integrazione, economia, ecc.. Questa seconda tipologia è portata avanti da un mondo che ancora oggi si fonda esclusivamente sul volontariato per quanto riguarda la dirigenza e offre, tra l’altro non sempre, esigui rimborsi, disciplinati dalle leggi 133/99, 342/00 ed infine dall’art. 90 della legge 289/02, a tecnici ed atleti. Questo settore oggi è stato colpito profondamente dalla crisi economica e sta pagando conseguenze forse irreversibili.

Purtroppo anche la persona più sprovveduta di questo mondo non può non aver notato che in campo nazionale il professionismo sportivo (soprattutto del calcio ma ahimè ormai scimmiottato un po’ da tutte le altre discipline), da troppi anni non è più solo terra di magnati benefattori, se non in qualche sporadico caso, ma al contrario è terreno dove “sguazzano” personaggi che con lo sport non c’entrano nulla ma ci si buttano dentro o per coprire delle bancarotte (alcune leggi promulgate per salvare il calcio la dicono lunga) o per tenere in scacco le amministrazioni locali con ricatti in cui molto spesso gli ultras, probabilmente inconsciamente, fungono da braccio armato.
Questa premessa è doverosa per porre una domanda: dove sta scritto che per sostenere questa tipologia di attività, e i contratti da milioni di euro dati (a volte promessi) ai professionisti che vi militano, un’amministrazione locale debba intervenire per finanziarla?
Un’Amministrazione Locale ha il dovere di favorire, di rendere appetibile un progetto sportivo professionistico serio che coinvolga una città, ma dal punto di vista etico, a mio modesto avviso, deve sentire ancora di più il dovere di non dirottare risorse dirette o indirette perché in primo luogo ciò significherebbe toglierle ad altri settori ben più importanti del welfare compreso ovviamente lo sport dilettantistico che, come ricordavo poco fa, ha una funzione sociale di inestimabile valore. In secondo luogo poi non sarebbe altro che finanziare una vera e propria impresa, perché le società professionistiche oggi si possono inquadrare solo così, e anche questo non mi risulta essere una delle prerogative che deve avere una Amministrazione Pubblica, anzi è vietato per legge.
Purtroppo le società ferraresi di alto livello, mi riferisco principalmente alla Spal, al Basket Club e alla pallavolo dell’epoca Barbieri, hanno dovuto sottostare a queste leggi di mercato gonfiate dalla situazione nazionale appena descritta ed inevitabilmente, in presenza di esigue risorse, sono andate in crisi. Mettere dei puntelli a questo declino è assolutamente assurdo ed antieconomico perché si finisce per penalizzare tutta quella parte di attività promozionale che per il tessuto sociale di una comunità, come detto, ha un valore inestimabile. Il mio pensiero è: questa attività (mi riferisco a quella professionistica) ha diritto di esistere solo se l’imprenditoria nazionale o locale riesce a reggerla.

La pallavolo ferrarese, dopo aver disputato alcuni anni fa i play off scudetto, ha subito una crisi molto simile a quella che sta vivendo il basket oggi. Ha tentato invano di sopravvivere con un unico risultato di essersi riempita di debiti e di aver lasciato, oltre a debiti pesantissimi, solo ceneri dalle quali è stato difficilissimo ripartire per portare nuovamente in palestra tanti ragazzini a fare uno sport sano ed educativo. Purtroppo vedo molte analogie tra quella situazione di ieri e quella di oggi del basket….

Non più tardi di tre anni fa il Comune di Ferrara, per assecondare la richiesta della lega Pro del Basket che esigeva per disputare la serie A1 un palazzetto da 3500 posti (mentre quello di Ferrara ne aveva circa 3100 ed andava comunque benissimo andando in deroga a questa assurda pretesa), ha speso più di due milioni di euro. Non sto poi nemmeno a prendere in esame l’ipotesi sciagurata di chi aveva proposto di costruirne uno nuovo con i risvolti che ne sarebbero derivati. Chi ha seguito quella vicenda ed è stato al palazzetto di recente, anche alla luce dei fatti, può facilmente affermare che quel denaro pubblico poteva essere investito meglio.

Se lo Sport professionistico, al quale beninteso, come citavo in premessa, riconosco tutti gli aspetti positivi che sa creare quando funziona in modo corretto, vuole esistere, deve camminare con le proprie gambe e non con quelle di tutti noi soprattutto oggi che si sa bene quanto incida pesantemente la crisi economica sui più deboli, sulle imprese, sul lavoro, sui giovani, sui precari, e su tutto il welfare in generale.

Detto questo, che ritengo sia stata una doverosa premessa per iniziare una discussione sgombra di equivoci, cercherò di analizzare brevemente alcuni aspetti salienti da tenere in stretta considerazione per salvaguardare lo Sport e tutto il movimento sportivo in generale della nostra città.

I GIOVANI
Impossibile non partire da qui, sono il futuro di una comunità, tutti si riempiono la bocca di questo termine ma non sempre con giusta ragione. Deve essere chiaro, e spero sia chiaro anche a chi ha denigrato la convocazione di un Consiglio straordinario sullo Sport, che un bambino non solo ha il diritto di fare sport ma ha il diritto di farlo bene. E deve essere altrettanto chiaro che esiste solo un modo di fare sport nelle varie fasce dell’età evolutiva, qualsiasi sia la disciplina o le discipline a cui si avvicinino, qualunque sia l’ambiente di riferimento, pertanto la discussione deve essere assolutamente sgombra da discorsi campanilistici. La fascia d’età più importante, anche e soprattutto per il contesto politico in cui stiamo discutendo, è quella dai 6 ai 10 anni, un’età in cui se il bambino si avvicina correttamente allo sport, o per meglio dire alla cultura sportiva, abbiamo la certezza che sarà in futuro un adulto sano. Dico questo portando dei fatti: proprio a Ferrara uno studio del Dott. Gianni Mazzoni (Centro Studi Biomedici applicati allo Sport dell’Università di Ferrara) su un cospicuo numero di bambini (2151) che hanno avuto la fortuna di praticare l’attività motoria in modo corretto nella scuola primaria (o elementare che dir si voglia) ha prodotto dei risultati che sono in controtendenza ai dati nazionali riguardanti l’obesità infantile che penso tutti sappiate essere considerata la piaga sociale del XXI secolo.
Il problema consiste nel fatto che non tutti i bambini hanno l’opportunità di crescere sani. Molti hanno la fortuna di avvicinarsi alle società sportive dove ci sono anche dei veri e propri centri di eccellenza, tanti altri invece questa opportunità non ce l’hanno. L’unico modo che si ha per raggiungerli tutti (e questo dovrebbe essere certamente un compito della politica) è fare in modo che persone qualificate e capaci stimolino ciò che in loro è già innato come qualsiasi altra materia della scuola primaria. Una volta inserito questo benevolo virus del movimento troveranno poi tutto un mondo di gente capace e piena di passione che li avvierà ad un qualcosa che li accompagnerà tutta la vita aumentando il loro benessere e la propria autostima. Questa attività (quella rivolta ai giovani) deve essere un’attività organizzata e regolamentata nel rispetto di quel codice etico e morale non scritto di autodisciplina che accetta necessariamente chiunque si avvicini allo sport agonistico inteso nella sua forma corretta.

GLI IMPIANTI
Certamente uno degli argomenti più importanti di questa nostra discussione. Io mi soffermo solo su quello che mi interessa particolarmente sperando ci si ritorni comunque sopra. L’impianto sportivo rappresenta la vita stessa di una società sportiva e dei suoi associati. E’ assolutamente vitale perché non è solo uno spazio dove si fa attività ma è un luogo sano di incontro, di socializzazione, dove intere famiglie vivono emozioni, discutono, trovano opportunità importanti per educare i loro figli. Partendo da queste considerazioni, che sono vere e proprie tangibili realtà, se si facesse un “bilancio sociale”, se si facesse una classifica dei mondi che contribuiscono a mantenere un capitale sociale nella comunità, lo sport sarebbe probabilmente al primo posto. Ecco allora che diventa facile capire il valore che può acquistare una convenzione che permetta ad un impianto sportivo di diventare anche la sede sociale di una società sportiva ed il ritrovo per i suoi associati. Le Amministrazioni Locali hanno il dovere di salvaguardare e gestire questo patrimonio in modo intelligente e trasparente. In passato mi sono già espresso su questo: lo strumento delle convenzioni è uno strumento fantastico che permette di dare linfa vitale a chi opera senza grandi mezzi nello sport e allo stesso tempo di mantenere in “salute” con l’indispensabile manutenzione ordinaria il patrimonio immobiliare comunale. Questo mondo fatto di volontari infatti è in grado non solo di mantenere pulite le palestre a loro spese ma anche di eseguire tutti quei lavori di piccola manutenzione che evitano il deperimento delle strutture. Sono in grado di affermare che il Comune di Ferrara operi già da tempo in questo senso ma se si può trovare o aggiungere strumenti per migliorare anche questi aspetti ci si deve assolutamente spendere ancora di più.
Poi ci sono tutti quegli impianti gestiti dalla Commissione Palestre che danno in concessione in fasce orarie le palestre stesse alle società sportive. Qua non ho alcun timore nell’affermare che l’Amministrazione deve dotarsi di un Regolamento Comunale che disciplini tale materia e credo che la Commissione Comunale competente, sentite le necessità di tutti i soggetti sportivi che ne possano far richiesta, debba essere convocata per dotare di questo strumento gli addetti ai lavori. Un regolamento che in modo intelligente e pratico tenga in considerazione e premi chi lavora principalmente sui giovani, che agevoli le ASD che dimostrino un reale impegno nel sociale, che distingua, tramite l’applicazione delle tariffe, chi fa sport, chi lo fa per l’avviamento e chi lo fa per il tempo libero da chi cerca business. In questi due contesti, convenzioni e assegnazione impianti, non posso dimenticare le recenti dichiarazioni del Sindaco Tagliani apparse sulla stampa circa la diatriba delle piscine e sulla loro gestione data in convenzione in quanto quelle dichiarazioni mi trovano d’accordo e sono peraltro in linea con i contenuti del mio intervento.

INTEGRAZIONE - DISABILITA’
L’integrazione per alcuni è solo un grosso problema per altri un momento di crescita, io ovviamente faccio parte di quella parte di politica che affronta questo indubbio problema sociale pensando che possa essere anche un’opportunità che un paese civile deve cogliere.
Uno degli strumenti più importanti che abbiamo per governare questo problema, se non il più importante, è proprio lo Sport perché rappresenta una grande opportunità per i diversamente abili ed è strumento fondamentale di aggregazione sociale e di integrazione. Potrei fare decine, centinaia di esempi concreti che testimoniano la realtà di queste mie affermazioni.
Da sempre chi entra in un campo di gioco, qualsiasi sia la disciplina che pratica, non si cura di chi siano, cosa facciano e da dove vengano i compagni o gli avversari sia dal punto di vista sociale e culturale che fisico. Quando ti confronti in una gara, di qualsiasi natura essa sia, hai la netta percezione che si è tutti uguali. Come naturale conseguenza tutti i contenitori di attività sportive diventano dei punti di riferimento unici ed indispensabili di aggregazione e integrazione sociale, di svago e di divertimento. Posti “sani” dove la gente si incontra, discute, vive emozioni, partecipa, si conosce, impara ad essere solidale qualsiasi sia la posizione sociale che ha appena lasciato nello spogliatoio e qualsiasi sia il suo stato fisico.

SPORT E SALUTE
Lo Sport previene e contrasta i mali sociali.
Non presento dati oggettivi perché non è la sede, ma tutti conoscono perfettamente i “bollettini di guerra” relativi agli ambiti che ho citato in questo punto. Chi fa Sport è assodato che ha meno patologie cardiovascolari, cura l’alimentazione, riesce ad essere autosufficiente sino ad un’età molto avanzata, mantiene uno stato di benessere psicofisico, è meno esposto agli infortuni sul lavoro; tutte cose che a livello sociale si ripercuoterebbero enormemente in modo positivo sui costi morali ed economici che oggi siamo chiamati a pagare. I giovani che fanno Sport in modo corretto sono obbligati a rimanere lontani dalla droga, dalla violenza, dal fumo e dall’alcool perché altrimenti, da quello stesso Sport, ne verrebbero esclusi. Una delle prime conseguenze di tutto ciò, con risultati immediati, sarebbe una fortissima riduzione di incidenti stradali, causati dall’uso di sostanze nocive, che hanno un costo sociale di giovani vite umane gigantesco.

INDOTTO ECONOMICO
I dati riportati nella relazione iniziale dalla Presidente del Coni su quanto incida sul PIL sono dati impressionanti che non possono passare sottaciuti nonostante non siano l’argomento principale che mi sta a cuore. Immersi nella nostra realtà comunale e provinciale l’assioma Sport e Turismo può certamente rappresentare uno degli elementi di crescita della nostra realtà.


CONCLUSIONE
A mio parere c’è la necessità di formulare accordi di programma interistituzionali che coinvolgano tutti gli attori locali su queste tematiche; attivare quindi, un tavolo di confronto per una lettura organizzata del bisogno sportivo nel territorio e degli aspetti ad esso connessi.

Il compito concreto è quello di formulare un programma condiviso e a lunga scadenza, con la segnalazione dei bisogni prioritari da esaudire nell’immediato coordinando i vari interventi in modo da effettuare un’economia di scala.
Ultima modifica: 30-01-2013
REDAZIONE: Gruppo Partito Democratico
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