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Alcune riflessioni sull'agricoltura in tempo di crisi

Archivio legislatura 2009 - 2014
Alcune riflessioni sull’agricoltura emerse in occasione del Consiglio comunale di lunedì 9 novembre, interamente dedicato alla crisi economica in atto.
Nel 2008 a Ferrara hanno chiuso i battenti 192 aziende agricole, secondo i dati del registro delle imprese della Camera di Commercio. Questo dato è indice incontestabile di una situazione di forte difficoltà nel settore agricolo, che, in questa fase di crisi economica generale, si trova indebolito a causa di un lungo periodo che ha visto la progressiva riduzione dei redditi e la perdita di valore della produzione primaria. Nessun altro settore economico è esposto come l’agricoltura agli andamenti produttivi che si registrano negli altri paesi e continenti. Nessun altro settore è condizionato direttamente dagli accordi che in sede internazionale gli Stati vanno a sottoscrivere. Solo all’agricoltura si chiede di produrre a prezzi internazionali sopportando costi nazionali. Di contro gli interventi previsti dalla Politica Agricola Comune solo in minima parte riescono ad attutire gli effetti di tale micidiale combinazione di fattori. Prova ne sono la costante riduzione delle aziende agricole che si continua a registrare e la cronica carenza di giovani agricoltori in grado di assicurare il necessario ricambio generazionale ad una categoria caratterizzata da un’età media molto avanzata.

Le aziende sono dunque in grave affanno. Un'impresa agricola su tre è a forte rischio. I bilanci aziendali sono sempre più "in rosso". I prezzi sui campi continuano la caduta libera, mentre i costi dei mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio), crescono in maniera preoccupante e con essi gli oneri contributivi e il "peso" asfissiante degli adempimenti burocratici. Schiacciati da un peso così rilevante, gli agricoltori oltre a perdere competitività sui mercati, vedono ridurre in maniera drastica i propri redditi, che anche quest'anno sono destinati a registrare il segno negativo.
Va ricordato anche il grave problema della concorrenza sul mercato di prodotti d'importazione di dubbia provenienza e di incerta qualità che spesso arrivano sugli scaffali di vendita "camuffati" da prodotti italiani. Si tratta di alimenti destinati in prevalenza alla trasformazione che sin dal loro arrivo sul territorio italiano perdono ogni traccia della loro origine e diventano "italiani" a tutti gli effetti, solitamente ben mascherati dietro la facciata di un marchio nazionale. Un finto made in Italy, a tutti gli effetti che fa una concorrenza sleale ai prodotti di ben altra qualità realizzati in modo genuino attraverso una filiera tutta italiana. Occorre quindi sostenere con forza quelle proposte volte a difendere il made in Italy, dai campi fino allo scaffale dei supermercati, attraverso l'etichettatura obbligatoria dell'origine dei prodotti agricoli utilizzati negli alimenti, perché sapere cosa arriva e dove va a finire è un fattore importante per riuscire a ridare trasparenza a ciò che mangiamo, evitando che il prodotto indistinto, importato dall'estero finisca con il trasformarsi in prodotto italiano.
Strettamente legato al problema della etichettatura dei prodotti è quello della trasparenza della filiera alimentare, su cui anche la Commissione europea si è pronunciata con fermezza. Come più volte evidenziato, al drastico calo dei prezzi delle materie prime agricole si sono contrapposte quotazioni elevate dei generi alimentari per i consumatori. Un aspetto questo che solleva nel governo comunitario interrogativi sull'efficienza di questo settore cruciale dell'economia europea. Da qui l'azione per migliorare le relazioni commerciali tra gli operatori della catena che può rappresentare un passo importante per rendere più efficiente la catena di approvvigionamento alimentare con benefici per tutti gli operatori della filiera e per i consumatori. La Commissione Ue ricorda che la catena di approvvigionamento alimentare comprende importanti settori - agricoltura, industria della trasformazione alimentare e distribuzione - che rappresentano da soli il 7 per cento dell'occupazione in Europa e che hanno un impatto diretto su tutti i cittadini, in quanto la spesa alimentare incide in media per il 16 per cento sui bilanci delle famiglie. Un funzionamento efficiente della catena di approvvigionamento alimentare è, quindi, essenziale per garantire prodotti di qualità, sicuri e a prezzi abbordabili. Anche a livello locale i punti critici delle filiere sono tangibili: dagli accordi di filiera, ai contratti, alla borsa merci, allo stoccaggio, alla distribuzione, al rapporto con l'industria e la distribuzione, ad una politica dei prezzi che non tiene conto dei costi di produzione delle nostre imprese e non valorizza la qualità e la salubrità dell'autentico made in Italy. Si accentua così la difficile situazione che vede i pochi centesimi pagati agli agricoltori diventare euro sugli scaffali dei negozi e della GDO. Non dimentichiamoci, poi, che grano, mais, soia sono produzioni sulle quali operano anche gli speculatori finanziari con effetti drammatici per produttori e consumatori, in tutti i paesi del mondo. Serve dunque un’impostazione diversa della filiera, per ridare valore concreto alle importantissime produzioni del nostro territorio, che deve essere basata sull'autentico prodotto italiano e fatta direttamente dagli agricoltori.

Sul piano delle Macro Economie occorre un'azione politica incisiva, sui processi della Filiera Lunga, capace di fare dialogare tutti i Soggetti Economici. Se l'obiettivo è il bene comune è indispensabile ricondurre la G.D.O. su un piano di realtà che tenga conto degli altri Soggetti Economici. Non possiamo continuare ad avvallare azioni speculative che non tengano conto del lavoro delle nostre Aziende. I prezzi civetta danneggiano l'intero Comparto Agricolo poiché distorcono la percezione del Consumatore sul reale valore del prodotto acquistato.


In questa difficile situazione, i produttori, senza misure di sostegno efficaci, rischiano di perdere ulteriormente competitività e andare così drammaticamente fuori mercato. Uno scenario aggravato dai pesanti e crescenti costi produttivi e contributivi, dalla mancanza di certezze sul fronte assicurativo, visto che, finora, non sono state reperite le risorse necessarie per il finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali. Nonostante le promesse del Governo - fatte anche dal presidente del Consiglio- sul contributo dello Stato sulle assicurazioni agevolate, gli agricoltori saranno chiamati a pagare l'intero premio assicurativo. Né le compagnie assicurative, né gli stessi agricoltori possono attendere il termine dell'anno finanziario senza avere la certezza dell'intervento pubblico sul Fondo di solidarietà nazionale sulle calamità naturali. È vero che il ministro Zaia ed il Governo dicono di stare tranquilli perché c'è tempo fino al 31 dicembre 2009. Ma è altrettanto vero che gli agricoltori sanno che il Fondo di solidarietà è ‘scoperto' di due annualità e che occorre lo stanziamento di 492 milioni di euro (che si riferiscono a 140 milioni per il 2010, 250 per il 2009 e 102 per il 2008) necessari per la sua integrale copertura. Tali risorse potrebbero essere trovate nella disponibilità dei 9 miliardi destinati al Fondo strategico a sostegno dell'economia in capo alla Presidenza del Consiglio recati dalla rimodulazione dei Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) operata dal Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica) con la delibera dello scorso marzo. Non va dimenticato che hanno contribuito a tale fondo i 600 milioni sottratti al programma Fas del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali annullato dalla medesima delibera del Cipe.
In questo contesto si colloca il ruolo degli Enti locali, nell’ambito della P.R.S.R. (programmazione regionale per lo sviluppo rurale), alla quale occorre affiancare azioni locali capaci di tenere in debita considerazione il Mercato Prossimale e di valorizzare la filiera corta.
Anche se la situazione è difficile, o forse proprio per questo, è necessario impostare una Politica Agricola che tenga conto delle specificità del territorio. L'azione di coordinamento tecnico svolto dalla Provincia è importante e deve portare ad unità tutte le azioni che si esplicano sul territorio. Ciò non vuol dire demotivare o limitare l'autonomia del territorio stesso, ma evitare l'accavallamento di azioni ripetitive che alla lunga risultano controproducenti. Il tema dell'incontro tra Produttori Agricoli e Consumatori nella nostra Provincia ha una tradizione antica, la vendita diretta di orto-frutta in azienda e lungo le arterie principali da sempre è stato motivo di orgoglio della nostra Agricoltura.
Il ruolo delle Amministrazioni Locali è molto importante ed il loro coinvolgimento in un progetto di lungo respiro può risultare vincente. In particolare è positivo ciò che molte Amministrazioni Locali fanno in accordo con Agrifidi nell'erogare finanziamenti a supporto delle Aziende Agricole allocate sul proprio territorio. Mettere in rete tali azioni con la creazione di un Fondo Provinciale, per le calamità (ad integrazione delle risorse rese disponibili dal Fondo Nazionale), potrebbe dare risposta ad un problema endemico che vede le Aziende Agricole in balia degli eventi atmosferici.
Per dare maggiore incisività ed autorevolezza all’azione politica amministrativa della provincia e dei comuni potrebbero, inoltre, essere costituite le consulte agrarie intese come costruttivo momento di confronto e concertazione tra la pubblica amministrazione e le rappresentanze sindacali agricole che devono trovarsi e misurarsi sulle proposte e sulle azioni che sul territorio si vogliono sviluppare nel comune interesse.
Un’ultima riflessione per sottolineare come i processi di urbanizzazione degli ultimi anni, oltre a sottrarre terreno abbiano modificato e modificheranno l'assetto del territorio. Le opere infrastrutturali, (Idrovia,E 55, Cispadana) unitamente ai nuovi Piani Strutturali Comunali rendono più che mai urgente l'esigenza di riportare a sistema l'insieme delle dinamiche territoriali che si intrecceranno, per evitare di perdere di vista il Quadro complessivo dell'assetto del nostro territorio. Occorre porre alla base degli indirizzi pianificatori e amministrativi una scelta politica netta, che veda nell'attività agricola imprenditoriale la condizione essenziale per conservare un sistema eco-ambientale vivibile in un territorio che pure non può rinunciare a trasformarsi sotto l'incalzare delle esigenze della produzione, dei trasporti, dell'edilizia e più in generale dello sviluppo della società, ma che la tradizione e la vocazione agricola hanno contribuito a creare e a mantenere, valorizzando e incrementando il ruolo e lo spazio della green economy.

Per dare concretezza ad un’azione politica territoriale finalizzata alla salvaguardia ed allo sviluppo del settore agricolo, diventa dunque indispensabile un maggior coinvolgimento degli Enti locali ed in particolare delle Amministrazioni Comunali poiché solo attraverso essi sarà possibile creare quei canali privilegiati che permetteranno di investire sull'ambiente, sulla qualità delle produzioni e sul basso impatto ambientale delle stesse, sulla autenticità e tracciabilità dei prodotti, sulla filiera corta, sulla fruibilità degli spazi comuni e sul mantenimento del territorio.

Ferrara, 09/11/2009
Cristina Corazzari(consigliera comunale PD)





Ultima modifica: 30-01-2013
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