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Resistenza: genere femminile numero singolare

Archivio legislatura 2009 - 2014
Avvenne di martedì: fu un drammatico martedì quell’11 luglio 1995 in cui la città di Srebrenica, in Bosnia-Erzegovina, divenne teatro dell’orrendo genocidio di diecimila musulmani da parte delle truppe serbo-bosniache. Hajra Catic e Advija Ibrahimovic erano là e videro con i loro occhi consumarsi una delle più tristi tragedie della storia recente, un vero e proprio crimine di guerra. Le due donne, che oggi fanno parte dell’Associazione “Zene Srebrenice” (Madri di Srebrenica), sono state insignite dal Sindaco Tiziano Tagliani di un’onorificenza a riconoscimento del loro impegno nella ricerca della verità e giustizia su quel vile genocidio. Alla cerimonia, svoltasi il 26 ottobre scorso, ha partecipato anche la Commissione Donne Elette.
Hajra e Advija - che in quei drammatici avvenimenti hanno perso il figlio e il padre - hanno espresso i sensi della loro riconoscenza per l’accoglienza ricevuta e hanno sottolineato come la memoria per i drammatici fatti di cui sono state protagoniste, debba essere di monito perché la solidarietà dei popoli sia una realtà.
E la loro sofferta esperienza, vissuta davanti all’occhio indifferente del mondo, ha richiamato alla mente quella delle donne della Bosnia, delle donne iraniane impegnate a difendere o a riconquistare spazi di libertà e di autonomia strappandoli al fondamentalismo islamico, ma anche quella delle donne che hanno fatto e vissuto la Resistenza. Episodi significativi, emblemi di chi, vittime di massacri, vittime della miseria, vittime della violenza, deve comunque fare i conti con il dopo, con la necessità di superare i traumi terribili della guerra e riprendere a vivere, offrendo ai sopravvissuti donne, uomini e bambini l’assistenza sanitaria, psichiatrica e materiale per permettere che questa sopravvivenza effettivamente avvenga.
E questa è la grande, spesso misconosciuta “Resistenza delle Donne”.
Proprio su questo tema è importante soffermarsi, cogliendo l’occasione offerta da questi giorni in cui le commemorazioni per i defunti si legano agli anniversari degli eccidi fascisti e nazisti a Ferrara del 15 novembre 1943 e 17 novembre 1944.
Perché se è vero che della Resistenza, con la R maiuscola, sappiamo molto, quello di cui sappiamo poco, perché poco finora se n’è parlato, è della Resistenza al femminile, nonostante tutto il lavoro sulla memoria fatto da studiose che hanno elaborato analisi storiche in ottica di genere e che hanno recuperato storie e vicende familiari ritenute erroneamente “poco importanti” per essere annoverate nel normale corredo della documentazione storica.
Dove sono le donne in tutte le “Resistenze” europee? E’ più facile dire dove non sono, perché le donne sono dappertutto: nel combattimento, nella logistica, nelle azioni di salvataggio, nelle manifestazioni pubbliche, negli scioperi, sono nelle strade, donne cariche di bagagli, spesso con i bambini al seguito, tante sono tra le vittime. Con la consapevolezza di essere “partigiane” o inconsapevoli di esserlo.
E dove non sono? Non sono nei posti di grande potere e di grande prestigio.
Nell’onorificenza alle Madri di Srebrenica si legge un doppio significato: accanto al recupero e alla difesa delle proprie radici, accanto al ricordo dei propri cari vilmente sacrificati, accanto alla salvaguardia della propria memoria storica, si erge l’emblema della comunanza tra donne di Srebrenica e tutte le donne che in Italia e in Europa hanno subìto tragedie tanto grandi.
Quindi aiuto e riconoscenza, coraggio e abnegazione, ma soprattutto consapevolezza della propria forza e della propria energia verso la vita e verso l’amore: il profondo significato di queste parole ha reso la cerimonia particolarmente significativa anche per il numeroso pubblico presente.

Annalisa Ferrari
Consigliera Comunale PD
Ultima modifica: 30-01-2013
REDAZIONE: Gruppo Partito Democratico
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