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Contrastare l'omofobia
Archivio legislatura 2009 - 2014
La discriminazione per ragioni sessuali attraversa tutti gli strati della nostra società e interessa tutte le appartenenze politiche, in contrasto con quanto è affermato nella nostra Costituzione relativamente alla parità dei diritti di tutti i cittadini.
Nel 2010 numerosi i delitti a sfondo sessuale: due omicidi, 29 violenze e aggressioni, sei estorsioni, un atto di bullismo, sette atti vandalici; dal 2006 l’omofobia ha prodotto 27 omicidi, 194 aggressioni e 21 casi di estorsioni.
Il moltiplicarsi di simili atti è una circostanza che chiama in causa tutti e tutte: da magistratura e forze dell’ordine, alle quali spetta il compito di individuare i responsabili degli episodi ancora impuniti, alla politica che deve rispondere con nettezza e senza tentennamenti a questa pericolosa deriva.
I dati citati comportano urgenza. Il problema deve essere affrontato ovunque con un'attenzione che legittimi e rafforzi un indispensabile impegno culturale e formativo. E’ questo lo spirito con cui il Gruppo consigliare del PD ferrarese ha presentato un ordine del giorno in tema di contrasto all’omofobia, discusso in aula lunedì 17 gennaio, importante non solo perché coglie dalla cogente e cruda realtà dei numeri l’esigenza di cambiare passo e di farlo con la legittimazione e il sostegno delle Istituzioni, ma soprattutto perché affrontare questi temi anche in una sede politica naturale qual è l’aula del Consiglio comunale è un fatto politico, oltre che di cultura nella accezione antropologica più vasta del termine.
Ancorché consapevoli dei ruoli diversi che competono al Parlamento nazionale da un lato e ad un Consiglio comunale dall'altro, abbiamo ritenuto doveroso ristabilire e riaffermare il ruolo della politica recentemente venuto meno al proprio impegno con l’interruzione del percorso del disegno di legge contro l’omofobia presentato da Paola Concia del PD: un' interruzione che ha avallato il riflusso verso una civiltà di soprusi e discriminazioni, che disattende il dettato dell’articolo 3 della Costituzione discriminando gay, lesbiche e trans.
La proposta di legge contro l’omofobia cercava di colmare il divario esistente oggi tra i diritti riconosciuti alle persone eterosessuali rispetto a quelle omosessuali, partendo dalla necessità di aggiornare e puntualizzare la legge Mancino (“Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” del 26 aprile 1993 n. 205) e di realizzare anche in Italia quanto previsto nella Risoluzione Europea sull’Omofobia promulgata il 18 gennaio 2006. Ma non ha superato gli sbarramenti pregiudiziali che le sono stati contrapposti.
Sono passati vent’anni dal 17 maggio 1990, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità rimosse l’omosessualità ego-distonica (quella di chi è incapace di riconoscere o accettare la propria omosessualità, vivendola in maniera conflittuale o desiderando di poter essere eterosessuale) dall’elenco delle malattie mentali; ma per i gay la strada dei diritti è ancora in salita e vivere con serenità il proprio orientamento sessuale rimane un obiettivo lontano, in Italia più che altrove. Esattamente 15 anni dopo, il 17 maggio 2005 si è svolta la prima Giornata internazionale contro l’omofobia, mentre due anni dopo l'UE ha istituito ufficialmente la giornata contro l'omofobia sul suo territorio. Solo quest’anno, per la prima volta, il Presidente Napolitano ha invitato e accolto ufficialmente al Quirinale le principali realtà rappresentative della comunità omosessuale italiana: Arcigay, Arcilesbica, Circolo Mario Mieli, Di gay project, Mit, Agedo, Famiglie arcobaleno, I-kan, Rete Lenford, Gaylib.
A queste espressioni di legittimazione e dichiarazioni di principio dovranno seguire fatti ben più consistenti. Perchè in Italia più che negli altri Paesi dell'Unione europea gay e lesbiche vivono una condizione paradossale: una coppia Lgbt, (lesbo, gay, bisessuale e trans) non ha alcun diritto in materia di successioni, di accesso all'edilizia agevolata e di assistenza ospedaliera al proprio compagno o alla compagna in caso di malattia. E' evidente quindi l’urgente necessità di una buona legge a tutela dei diritti di tutti i cittadini e di tutte le cittadine, così come è urgente un’evoluzione culturale non discriminante verso le differenze di genere, di orientamento sessuale, di razza, di religione.
Recentemente il cammino della legge sull’omofobia è ripreso e confidiamo possa procedere con successo, così da non relegare il nostro Paese all'ultimo posto in Europa, con la Grecia, tra quelli che non hanno una normativa specifica contro i reati a sfondo omofobico. Ma così come è avvenuto in passato su grandi questioni di libertà e di civiltà (come il divorzio, l’aborto, la procreazione medicalmente assistita, la riforma del diritto di famiglia) è necessario un forte impegno per mettere in pratica i principi di uguaglianza e libertà su cui poggiano i nostri ideali politici di donne e di uomini.
Su queste basi il PD ha chiesto ieri l'approvazione di un ordine del giorno consiliare a sostegno della lotta all'omofobia, anche in previsione della prossima Giornata della Memoria del 27 gennaio. Questa ricorrenza, istituita per commemorare le vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, trova piena legittimazione anche nella ricordata Risoluzione del Parlamento Europeo sull’omofobia in Europa, dove al punto 14 si legge: “Il Parlamento Europeo chiede agli Stati Membri interessati di riconoscere che gli omosessuali sono stati tra i bersagli e le vittime del regime nazista”. L’ordine del giorno è stato approvato con i voti a favore del PD, IdV, SA, LR, Rif com. italiani, PpF, FLI (contrari PdL, Io amo Fe; astenuti Lega nord).