Comune di Ferrara

salta i contenuti principali a vai al menu L’elenco dei “problemi” storici del nostro paese e della nostra città è sotto gli occhi di tutti da troppi anni. A questi si sommano gli effetti drammatici della crisi economica, sociale e democratica, completamente caricati sulle spalle degli enti locali, senza alcuna azione efficace del governo nazionale. E’ purtroppo nota anche la “tradizionale” incapacità della Politica di condividere le scelte, unire le forze e produrre la coesione necessaria a governare le trasformazioni di cui tutti sentiamo disperatamente bisogno.
Anche a Ferrara da troppi mesi assistiamo con stupore all’atteggiamento delle forze politiche, in particolare di opposizione, impegnate nella sfida di produrre elenchi di criticità arcinote quando anche a loro sarebbe richiesto di elaborare, proporre e mettere in atto delle soluzioni.
Maggiore stupore provoca vedere anche le forze di maggioranza contagiate da un’altra discutibile attitudine: come si spiega la sistematica distanza fra quello che si dice e si fa nelle sedi deputate e quello che si racconta esclusivamente ai giornali?
Esistono ancora delle sedi istituzionali all’interno delle quali misurare la qualità delle decisioni e discutere come migliorarle?
Affrontare nella loro complessità i problemi vecchi e nuovi esige oggi grande responsabilità.
Alla politica è richiesta condivisione e coesione, resistendo alla tentazione di cogliere le numerose occasioni di polemica strumentale anche quando vengono servite su piatti d’argento.
Ferrara ha bisogno di segnali, di politiche e non di slogan, di idee che non siano menzogne, di “nuove pratiche” che siano utili, visibili, misurabili dai cittadini.
Questo è il lavoro del Partito Democratico e dei suoi amministratori impegnati a “progettare il futuro”.
Cavalcare l’amarezza nei momenti di difficoltà non può produrre nulla di buono. È un’operazione che allontana ulteriormente l’opinione pubblica ed i cittadini dalla politica, rende più difficile compiere delle scelte, delineare degli indirizzi, ed infine banalizza il lavoro e le responsabilità di chi è impegnato nella gestione della cosa pubblica.