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Intervento in consiglio comunale dell'11 maggio 2015 a mozione del cons. Spath per il contrasto alla disoccupazione.

di Alessandro Talmelli
Intervento in consiglio comunale dell'11 maggio 2015, alla mozione per il contrasto alla disoccupazione, presentato dal consigliere Spath del gruppo F.lli d'Italia - A.N.


Innanzitutto esprimo a nome del gruppo del Partito Democratico la nostra vicinanza e solidarietà a Paolo e a tutti coloro che vivono situazioni di disagio come il suo.
Vede Consigliere Spath Lei prende a pretesto la condizione di frustrazione del Signor Paolo, per mescolare diverse tematiche che Lei prova a legare una con l’altra, ma in realtà queste tematiche non c’entrano nulla con i problemi del Signor Paolo.
La Politica responsabile, quella che si occupa delle problematiche delle persone, quella che si prende a cuore le persone, non avrebbe fatto un ordine del giorno STRUMENTALE, ma come molti di noi che quotidianamente ricevono telefonate per situazioni come quella del Signor Paolo, avrebbe accompagnato il Signor Paolo in un percorso di fiducia nelle Istituzioni attraverso gli uffici preposti per dare le risposte che merita.
In questo ODG in realtà non si vuole dare una risposta al Signor Paolo ma si vuole fare quell’operazione populista tanto in voga in una certa parte politica.
Nemmeno io sono per un’apertura totale delle frontiere e condivido le preoccupazione che molti cittadini esprimono quotidianamente.

Potrei rispondere punto per punto:
1. Si parla di profughi e migranti: intanto i 230.000 è il dato europeo, mentre quello dell’Italia è 170.000; la spesa ministeriale richiamata dei famosi 35 euro al giorno è un dato rimborsato dall’Unione Europea. Sui profughi e i migranti va detto con chiarezza che solo dopo l’ennesima tragedia in mare di aprile 2015, il consiglio europeo su proposta proprio del nostro Presidente del Consiglio ha deliberato la triplicazione dei fondi per l’operazione Triton, un aumento delle flotte navali e aeree da parte degli altri stati europei, e un progetto pilota sull’accoglienza e sulla richiesta di asilo da adottare sull’Area Europea.
2. Si parla di rom: nel dicembre 2005 l’Italia è condannata per la violazione del diritto all’abitare delle comunità ROM e SINTE. E noi non riusciamo a risolvere un problema del genere per lo 0,2% della popolazione italiana. Come dice Umberto Bossi intervistato da Piazzapulita a fine aprile “i campi rom sono il male minore in questo momento in Italia…” E ha ragione anche perché nel 2008 è la Lega Nord con il Ministro Maroni che stanzia 30 Mln per i campi dei Rom da cui poi nasce l’inchiesta Mafia Capitale. Certamente valuto positivamente la disponibilita' di Fratelli d' italia e del consigliere Paolo Spath a supportare l'azione dell’Amministrazione Comunale che è da tempo avviata in questa direzione.
Il terreno su cui insiste il Campo è stato acquisito dal Comune di Ferrara nel febbraio 1989 per creare un'area di sosta permanente per i Nomadi; il Campo di Ferrara, viene istituito in seguito all'emanazione della Legge regionale dell'Emilia Romagna n° 47 del 1988 (norme per le minoranze nomadi in Emilia-Romagna) e mira a tutelare rom e sinti come minoranza etnico-linguistica. In particolare la Regione Emilia Romagna disciplina e concorre (come molte altre Regioni come il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, …) alla concreta attuazione del diritto dei nomadi al transito e alla sosta e ad agevolare il loro inserimento nella comunità regionale. Tali finalità sono perseguite, oltre alla realizzazione dell'area sosta, mediante attività a tutela delle tradizioni culturali della popolazione rom e sinta, attività di formazione professionale e attuazione del diritto allo studio. A Ferrara, un regolamento approvato dal consiglio comunale il 16 novembre 1989, disciplina la gestione ed il funzionamento del Campo di via delle Bonifiche a Pontelagoscuro, indicando i criteri di accesso e di permanenza, le norme da rispettare e assicurando l'accesso ai servizi, alle cure e all'inserimento scolastico, il tutto riservato in via prioritaria a persone e nuclei familiari residenti nel comune di Ferrara.
Le utenze a carico del Comune sono l'acqua e la luce; si provvede inoltre alla manutenzione della vasca biologica e alla fornitura di Gpl. Gli impianti sono tutti strutturati per un'unica utenza e suddividerli per i singoli nuclei familiari sarà possibile con un investimento specifico.
Gli abitanti censiti a fine 2014 risultano 51 persone per 13 nuclei familiari, quindi non si tratta di un vero e proprio campo quanto di una piccola area.
L'attenzione dell'Amministrazione al campo nomadi é costante da anni sia con interventi sulle strutture sia con interventi di inclusione delle famiglie presenti. Grazie al co-finanziamento della Regione Emilia Romagna è stata completata la messa in sicurezza dell'impianto elettrico ed è stato finanziato il rifacimento del fabbricato inagibile dei bagni; dato che l'area è di proprietà Comunale è dovere del pubblico mettere in sicurezza le strutture.
I vari progetti dei percorsi di autonomia dei nuclei familiari sono seguiti oltre che dal Comune, dall'ASP minori e adulti (ricerca del lavoro e della casa) e dalla Cooperativa sociale Il Germoglio che in particolare mantiene le relazioni tra le famiglie e la scuola, costruendo con gli altri soggetti progettualità che vadano oltre l'assolvimento della scuola dell'obbligo (una ragazza è iscritta all'Ipsia e 3 si iscriveranno alle superiori l'anno prossimo).
Il Germoglio segue inoltre i ragazzi in attività pomeridiane (compiti, sport e altre attività socializzanti), integrati con coetanei del territorio al fine di prevenire ritorni alla vita chiusa del campo e aprire possibilità di vita autonoma fuori dal campo.
Le esperienze realizzate in questi anni, restituiscono un quadro lento ma irreversibile di diminuzione del numero di residenti in via delle Bonifiche:
• alcuni nuclei sono usciti acquistando un terreno di proprietà;
• alcuni hanno avuto accesso alla casa popolare;
• alcuni hanno trovato lavoro presso le aziende ferraresi.

L'obiettivo del Comune resta quello del superamento definitivo del campo aiutando le persone a costruire un percorso di autonomia, impresa difficile soprattutto per la crisi del mercato del lavoro e di molti pregiudizi che ancora accompagnano queste persone nei colloqui di lavoro.
Nel frattempo le azioni in atto consistono nel rendere idoneo il campo (le abitazioni sono case mobili e non baracche), sistemando i bagni e appena possibile, predisporre singole colonnine con relativo contatore, affinché ogni nucleo familiare possa intestarsi e pagarsi le proprie utenze.

Si tratta di interventi delicati e lenti, ma che negli anni han già portato i loro frutti.
Il lavoro costantemente fatto in questi anni ha fatto sì che diverse famiglie hanno fatto richiesta di casa popolare, e siano attualmente in attesa di risposta. Un altro dato molto importante è l'aumento di richieste di opportunità di lavoro fatte dai residenti del campo al servizio sociale e all'ufficio per l'impiego.
La presa di coscienza dell'importanza di trovare lavoro sta aumentando e quindi la progettazione, insieme agli operatori, dei percorsi scolastici è sempre più orientata verso il mondo professionale.
Considerando i progressi fatti negli anni, interrompere o cambiare drasticamente direzione significherebbe gettare al vento le tante energie investite nel tempo.

3. Sui vitalizi e le pensioni d’oro: sia le Regioni che il Parlamento in questi anni hanno fatto progressi sui vitalizi e le pensioni d’oro, anche se non si fa mai troppo. Ma la avviso che proprio la settimana scorsa la corte costituzionale ha bocciato il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori ai 1.500!

Nel ritenuto Lei scrive “al di là delle differenze di parte”: ecco vede quando si scrive questa frase non si può fare tutto un premesso dove le differenze invece vengono messe in risalto! Da sempre siamo contrari a contrapporre gli italiani agli stranieri, perché la risposta da dare al Signor Paolo non è quella che cacciando via i 51 ROM oppure gli stranieri oppure perché no anche quelli italiani nati in altre città, lui troverà casa, lavoro, benessere. Bisogna mantenersi umani, evitando di inseguire la demagogia. Al Signor Paolo va illustrato tutto ciò che i nostri servizi fanno quotidianamente nonostante un quadro di risorse calanti: ad esempio recentemente il Comune attraverso la Holding è riuscito ad attivare 59 tirocini attivati sulle singole aziende del gruppo:
AFM FARMACIE COMUNALI SRL – N. 6 tirocini attivati
FERRARA TUA SPA - N. 4 tirocini attivati
AMSEF SRL - N. 7 tirocini attivati
AMSEFC SPA - N. 18 tirocini attivati direttamente
N. 24 tirocini attivati attraverso le cooperative sociali
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TOTALE N. 59 TIROCINI ATTIVATI SUL GRUPPO


1) “Vengono tutti in Italia”
Gli stranieri in Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia l’8% della popolazione. Solo 300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il Paese Ue con il maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Seguono la Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo (27.800). Da notare che il Paese col più alto numero di immigrati è anche l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente.
2) “Li manteniamo con i nostri soldi”
Gli stranieri con il loro lavoro contribuiscono al Pil italiano per l’11% , mentre per loro lo Stato stanzia meno del 3% dell’intera spesa sociale. Inoltre gli immigrati ci pagano letteralmente le pensioni. L’età media dei lavoratori non italiani è 31 anni, mentre quella degli italiani 44 anni. Bisognerà aspettare il 2025 perché gli stranieri pensionati siano uno ogni 25, mentre gli italiani pensionati sono oggi 1 su 3. Ecco che i contributi versati dagli stranieri (circa 9 miliardi) oggi servono a pagare le pensioni degli italiani.
3) “Ci rubano il lavoro”
“La crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani”, è la Banca d’Italia a parlare. Il lavoro straniero in Italia ha colmato un vuoto provocato da fattori demografici. Prendiamo il Veneto. Fra il 2004 e il 2008 ci sono stati 65.000 nuovi assunti all’anno, 43.000 giovani italiani e 22.000 giovani stranieri. Nel periodo in cui i nuovi assunti sono presumibilmente nati, negli anni dal 1979 al 1983, la natalità è stata di 43.000 unità all’anno. È facile vedere allora che se non ci fossero stati gli immigrati, 22.000 posti di lavoro sarebbero rimasti vacanti. Questo al Centro-Nord. La situazione è un po’ più problematica al Sud, perché in un’economia fragile e meno strutturata spesso gli stranieri accettano paghe più basse e condizioni lavorative massacranti, rubando qualche posto agli italiani. A livello nazionale, ad ogni modo, il fenomeno non è apprezzabile.
4) “Non rispettano le leggi”
Negli ultimi 20 anni la presenza di stranieri in Italia è aumentata vertiginosamente, fra il 1998 e 2008 del 246% dice l’Istat. Eppure la delinquenza non è aumentata, ha avuto solo trascurabili variazioni: nel 2007 il numero dei reati è stato simile al 1991. Di solito si ha una percezione distorta del fenomeno perché si considerano fra i reati degli stranieri quelli degli irregolari che all’87% sono accusati di reato di clandestinità il quale consiste semplicemente nell’aver messo piede su territorio italiano.
5) “Sono avvantaggiati nelle graduatorie per la casa”
Ovviamente fra i criteri per l’assegnazione delle case popolari non compare la nazionalità. I parametri di cui si tiene conto sono il reddito, numero di componenti della famiglia se superiore a 5 unità, l’età, eventuali disabilità. Gli immigrati di solito sono svantaggiati perché giovani, in buona salute e con piccoli gruppi famigliari (poiché non ricongiunti). Nel bando del 2009 indetto dal comune di Torino, il 45% dei richiedenti era straniero, solo il 10% di essi si è visto assegnare una casa. Nel comune di Genova, su 185 abitazioni messe a disposizione, solo 9 sono andate ad immigrati. A Monza su 100 assegnazioni solo 22 agli stranieri. A Bologna su 12.458 alloggi popolari assegnati, 1.122 agli stranieri. A Ferrara e Provincia su più di 6.000 alloggi, solo l’11% è occupato da stranieri.

La mobilità di persone e di famiglie è un segno dei tempi e non un semplice fatto di cronaca. È un evento che mette in discussione tutta la nostra identità umana; un evento che non manifesta solo la differenza tra le persone, le culture e le religioni, ma anche l’uguale dignità umana.
Oggi si parla più di tolleranza, meno d’integrazione. È come se si dicesse: giacché non è facile volersi bene, tentiamo almeno di sopportarci; è già non odiarci e ammazzarci (anche se qualcuno ha pensato ai cannoni come soluzione del problema).
Mi chiedo: il razzismo è paura degli altri, della povertà o è paura di se stessi, della propria coscienza, della propria libertà? Gli immigrati che sbarcano nella nostra terra arrivano portando con sé il ricordo di un Occidente colonizzatore oltre che sfruttatore delle loro ricchezze e delle popolazioni. Non può essere questo ricordo, in effetti, a farci avere paura di noi? Il nostro xenofobismo non è da curva sud, ma ha tante facce, spesso è opportunista o pulito solo in apparenza.
Stiamo costruendo così “un mondo senza l’altro”, diviso in due: “Noi e gli altri”, rischiando che tutto finisca in un disordine globale, nel rifiuto dell’altro.
Una domanda: perché gli immigrati ci danno fastidio? Perché infastidiscono quando, per esempio, si avvicinano alla nostra macchina o espongono la loro merce lungo i marciapiedi, e non quando sono atleti o artisti? In questo caso diventano addirittura oggetti di culto, pagati a peso d’oro.
Platone affermava: “Lo straniero separato dai suoi concittadini e dalla sua famiglia dovrebbe ricevere un amore maggiore”.
Quando i popoli si muovono nulla resta come prima, né sul piano politico, né economico. L’esodo in corso non è da considerare il “male”, ma il “sintomo” di un male, poiché è il segnale di un mondo ingiusto ed è denuncia di un’idea di Occidente, fulcro della civiltà, che va sfaldandosi. È innegabile che la civiltà occidentale ha prodotto risultati che sono patrimonio dell’intera umanità (letteratura, filosofia, arte, scienza), ma è anche vero che sono presenti tanti aspetti discutibili. Per esempio, mettere insieme civiltà e saccheggio che i Paesi evoluti molto spesso operano, con i loro perversi meccanismi economici, scambi commerciali a scapito delle economie più precarie.
La verità è che dobbiamo ormai convincerci che esistono più culture, tutte con proprie caratteristiche, storia e dignità. Bisogna accoglierle e confrontarsi con esse. L’integrazione è un processo lento, faticoso, scomodo, che esige il suo prezzo, ormai necessario, se si vuol stare al passo dei tempi: “Forse è tempo di passare dalla cultura dello scarto alla cultura dell’incontro”.
È necessario convincerci che le migrazioni non sono libere decisioni o semplici avventure, ma scelte forzate, anzi più che scelte, necessità. Gli immigrati sono, in gran parte, “vittime”.
Forse sarebbe il caso di non dimenticarlo.

Ultima modifica: 10-08-2015
REDAZIONE: Gruppo Partito Democratico
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