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Sui limiti consentiti di Pfoa e il PpF
Archivio legislatura 2009 - 2014
Il Consigliere Tavolazzi prova (ancora una volta) a negare l’evidenza. Quando ha scritto che “per il Pfoa il limite di soglia è più basso del valore riscontrato nell’acqua potabile” ha fatto un chiarissimo paragone (“è più basso”) tra Pfoa ammesso dai medici del lavoro americani e Pfoa riscontrato nella nostra acqua. Proprio da quel paragone ha derivato la necessità di un “monitoraggio continuo e frequente” di quella sostanza. Oggi tenta di far credere che voleva semplicemente segnalare “l’esistenza di un valore limite di soglia, anche in Italia, contrariamente a quanto finora sostenuto da Pd”. Anche su questo però dice il falso, visto che gli igienisti americani dicono a chiare lettere che quei limiti di soglia devono essere usati “esclusivamente in Igiene Industriale” e “non possono essere impiegati per altri fini, per esempio per la valutazione ed il controllo dell’inquinamento”.
Se non bastasse, di certo non sono “complessi e sudati” (come afferma Tavolazzi) i calcoli necessari a capire che la quantità di Pfoa ammessa negli ambienti di lavoro non è affatto “più bassa” di quella rilevata nella nostra acqua. Si tratta di due moltiplicazioni (volume d’aria respirata al minuto per i minuti di un turno di lavoro, moltiplicare il risultato per 10). Purtroppo la moltiplicazione, assieme alla divisione, hanno più volte rappresentato in passato ostacoli insormontabili per Tavolazzi e i suoi collaboratori, ma non è il caso di farne pagare le conseguenze ai cittadini con infondati e pericolosi allarmismi.