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Sull'intervento del consigliere Tavolazzi in merito alle aziende sanitarie e al petrolchimico
Archivio legislatura 2009 - 2014
Le riflessioni di Tavolazzi su inesistenti poteri di controllo sulle aziende sanitarie o del petrolchimico da parte di consiglieri comunali sono così evidentemente assurdi da non meritare più di una scrollata di spalle. In effetti, con l'Azienda Sant'Anna un consigliere medico ha pur provato a esigere questa inesistente prerogativa, ma è riuscito solo a coprirsi di ridicolo. Per giunta, si trattava di un consigliere medico di minoranza, mentre ovviamente Tavolazzi "il pesante conflitto di interessi" lo individua esclusivamente "all’interno del gruppo Pd", giusto per non lasciare dubbi sulla mala fede delle sue gratuite asserzioni.
D'altra parte il concetto di politica di Tavolazzi si desume proprio dalla storia professionale da lui stesso narrata nel suo curriculum vitae: essendo "cresciuto in una comunità operaia politicamente di sinistra", "tra casa del popolo e strada", dopo la laurea in ingegneria meccanica solo per un paio d'anni ha lavorato nel petrolchimico di Marghera, preferendo mettere a frutto al più presto la sua militanza politica in una confortevole e rapida carriera dirigenziale nelle cooperative rosse. Così a 32 anni dirigeva già una cooperativa, purtroppo fallita in un paio d'anni, ma già allora lui tendeva a impersonare l'inedita figura del direttore irresponsabile, ruolo perfezionato anni dopo proprio nel Comune di Ferrara. Si spiega così anche la stridente contraddizione tra il fatto che aveva "sentito per la prima volta il disagio politico verso il maggior partito della sinistra" già nel 1985, mentre ci vollero ben 11 anni perché il disagio crescesse "fino ad indurlo a rinunciare alla tessera di partito dal 1996": mica poteva rischiare carriera e stipendio proprio mentre falliva la sua cooperativa! Sia chiaro che la rinuncia, comunque, fu solo alla tessera e non certo alle comodissime amicizie e protezioni politiche che lo portarono a gravare pesantemente quanto inutilmente, per anni, sulle spalle dei contribuenti ferraresi.
Ora questo personaggio gioca con le parole, azzeccando garbugli tra "emendamenti" e "risoluzioni", nel ridicolo tentativo di qualificare come sostanziale il proprio contributo ad una politica di difesa del petrolchimico ferrarese. Mi ricorda Jean de la Fontaine nella mosca cocchiera che, poggiata sul tetto di un carrozzone tirato da sei cavalli, vaneggiava sul proprio ruolo determinante a portare il carro su per un'erta salita. Una favoletta per incantare i bambini, appunto.