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I cattolici e la politica
Archivio legislatura 2009 - 2014
Le parole contenute nella prolusione del Cardinal Angelo Bagnasco sono state misurate e inequivocabili. Come politico e come credente mi sono sempre sentito interpellato da quanto detto dal presidente dei vescovi italiani.
Bagnasco propone un richiamo più generale: “Chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole – come recita la Costituzione – della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che sono connessi allo svolgimento di incarichi pubblici”.
Anziché urlare in modo generico contro la casta, il presidente della Cei ci invita semplicemente a rispettare il dettato costituzionale. Se lo se seguissimo senza tentennamenti certo ne guadagnerebbero la credibilità e l’autorevolezza della politica e delle istituzioni.
Ma, continua Bagnasco, “l’Italia ha una missione da compiere, l’ha avuta nel passato e l’ha per il futuro. Deve reagire con freschezza di visione e nuovo entusiasmo senza il quale è difficile rilanciare la crescita e perseguire qualunque sviluppo.”
E’ singolare che debba essere un pastore della Chiesa a dover richiamare il Paese a ritrovare la propria identità, riscoprendo il senso di una missione collettiva.
Qualche commentatore, analizzando il continuo delle parole del Cardinale, ha parlato di una chiesa che vorrebbe far rinascere la Democrazia Cristiana. Credo sia una lettura del tutto fuorviante, piuttosto sono convinto che rappresenti un invito forte a far emergere una “nuova generazione di laici cristiani” che abbiano a cuore il bene comune della nazione. Non si vede perché i cattolici, variamente organizzati e presenti nel Paese, non debbano ambire ad incidere in modo più significativo nella vita politica. Ne guadagnerebbero sia l’Italia che la comunità cristiana.