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Scuola o salvadanaio?

Archivio legislatura 2009 - 2014
Siamo ai primi mesi di scuola, eppure già si vedono gli effetti devastanti delle scelte del Governo in questo campo:
· 8 i miliardi di euro di tagli alla scuola pubblica previsti per i prossimi anni;
· oltre 36.000 i docenti e 15.000 gli ATA precari i cui contratti non verranno rinnovati;
· pesanti tagli anche sulla Regione e sulla Provincia (a Ferrara 114 docenti e 66 ATA in meno);
· disattesa la promessa governativa di aumentare il tempo pieno (128 sezioni a tempo pieno non aperte in ER). Per giustificare l’intervento sulla scuola elementare era stato promesso l’incremento del 50% del tempo pieno (da 34.000 a 51.000 classi). L’incremento concesso è di appena 2.191 classi;
· tagliate le ore di inglese nella scuola Primaria;
· tagliate le ore di italiano nella scuola Secondaria;
· ripristinato il "maestro unico" nella scuola Primaria.
E così via.
Il piano Tremonti-Gelmini è solo al primo anno di applicazione e sono già 26.000 i precari licenziati: 18.000 insegnanti e 8.000 addetti al personale ATA. Questo piano, che erroneamente chiamiamo riforma, poiché è inserita in una manovra finanziaria votata a suon di fiducia, modifica la nostra scuola non per un disegno pedagogico, ma esclusivamente per una logica di risparmio.
Quanto citato sopra rappresenta un mero elenco di dati e di fatti. Tali fatti però portano con sé alcune conseguenze su cui vale la pena riflettere. I tagli, infatti, non rimangono lettera morta: le scuole sono oberate dai debiti e la gran parte di esse non ha neanche i soldi per garantire le condizioni minime per il funzionamento quotidiano, per le supplenze, le attività didattiche. In tali condizioni quest’anno accadrà ancora più spesso quello che è avvenuto lo scorso anno: i bambini, in mancanza di supplenti, saranno sparpagliati in altre classi, mancheranno i soldi per le fotocopie, i presidi igienico-sanitari e i sussidi didattici. La mancanza pressoché totale delle ore di compresenza, inoltre, impedirà di utilizzare i laboratori e di realizzare uscite didattiche con le classi. Lo scorso anno le scuole superiori hanno avuto solo pochi spiccioli per i corsi di recupero obbligatori che hanno potuto funzionare solo con orari ridotti ed accorpati per più ambiti disciplinari. Le previsioni per quest’anno, se possibile, sono ancora peggiori.
La cosa più difficile da spiegare ai genitori e che forse non si comprende appieno, è che tutti questi tagli si riversano inevitabilmente sulla collettività: SULLE FAMIGLIE E SUGLI ENTI LOCALI.
Si traducono in richieste che le famiglie rivolgono alle Circoscrizioni e all’Istituzione dei Servizi Educativi. Innanzitutto per la copertura delle ore dedicate agli alunni diversamente abili, che sono state drasticamente ridotte: laddove l’insegnante statale non sia più presente o sia presente in maniera insufficiente, al Comune verrà chiesto di integrare il servizio con i propri educatori, poi per esempio per il prolungamento di orario scolastico o per la sorveglianza in mensa con il conseguente onere sostenuto dai genitori per pagare cooperative oppure gli anziani legati alle associazioni della terza età; per rifornire le scuole di materiale di consumo, materiale di cancelleria, computer, attrezzature che vengono richiesti agli enti locali da parte dei coordinamenti dei Plessi Scolastici.
Abbiamo poi lunghe liste d’attesa nella scuola dell’infanzia e le classi primavera senza finanziamenti. In tutto il paese sono aumentate le liste di attesa, non sono state attivate numerose classi della scuola dell’infanzia e le classi primavera istituite dal Governo Prodi non solo non sono aumentate ma sono a rischio di chiusura perché il governo ha ridotto i finanziamenti e ancora non c’è alcuna certezza per la loro erogazione.
Per quanto riguarda l’edilizia scolastica non sono stati ripristinati i 25 milioni stanziati dal Governo Prodi per finanziare un piano pluriennale, cofinanziato con le Regioni e gli Enti locali, per la messa a norma e la modernizzazione delle strutture scolastiche. I tanto sbandierati fondi FAS previsti con le delibere CIPE non sono stati ancora assegnati.
Il governo non può ripetere che la scuola presenta molti sprechi e perciò sono giustificati i tagli e insieme invocare merito e qualità. Gli sprechi vanno individuati e tagliati, dove sono, ma scuola migliore significa anche investimenti. Se vengono meno orario scolastico, contenuti disciplinari e insegnanti è difficile pensare che sia in atto un potenziamento della scuola italiana. Sono inutili i paragoni con l’Ocse se riguardano solo i dati numerici. Sono tanto più inutili se il Governo si ostina a "riformare", tagliando risorse e destrutturandone l’organizzazione, il segmento migliore della scuola italiana, cioè la Scuola Primaria, riconosciuta in tutta Europa e nel mondo come modello di eccellenza, anche sulla base dell’indagine OCSE PISA.
Ci interessa una scuola di qualità perché è un valore assoluto per il futuro del Paese. E’ tempo di un dibattito approfondito e completamente dedicato alla scuola. E’ tempo di smetterla di considerare la nostra scuola un gigantesco salvadanaio da cui pescare quando il governo ritiene di averne bisogno!

Ultima modifica: 30-01-2013
REDAZIONE: Gruppo Partito Democratico
EMAIL: gruppo-partitodemocratico@comune.fe.it
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