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Osservazioni e proposte del candidato Anselmi sui problemi della Sanità ferrarese

di Vittorio Anselmi - Maggio 2014
Stavolta non ci dovrebbero accusare di fare propaganda preelettorale: non abbiamo organizzato noi gli Stati generali della sanità. Né abbiamo sollecitato il documento dell'Anao-Assomed.

Sta di fatto che giustamente il tema sanità è sotto i riflettori indipendentemente dall'attuale congiuntura elettorale, per cui è doveroso esprimere le nostre valutazioni.

Le preoccupazioni sui destini della sanità locale e regionale hanno origini ormai lontane, e francamente i risultati sul campo non hanno certamente soddisfatto nessuna delle attese.
E se le prospettive sono quelle disegnate dall'Anao-Assomed di un ulteriore accorpamento (area vasta?) tra Aziende Sanitarie, con Bologna capofila, i dubbi e le perplessità crescono ulteriormente.

Abbiamo già dichiarato, e scritto anche sul programma, che su Cona noi abbiamo perso; non è corretto: su Cona ha perso la città, che contro lo spostamento del suo Ospedale ha per anni manifestato pacificamente quanto inutilmente, subendolo come un vero e proprio diktat.
Ciò che paradossalmente, guarda caso, sta accadendo a Comacchio.
Lo affermo nonostante il Sindaco Tagliani si stia spendendo per dichiarare che dopo due anni di sperimentazione il nuovo Ospedale sta entrando a regime, si vedono i risultati positivi, e riscuote consensi entusiastici da parte di molti cittadini.
Per il Sindaco sono state anche smentite catastrofiche previsioni di ingorghi stradali e infarti lungo il percorso: mi dispiace per Tagliani, ma non erano quelle le nostre cupe previsioni.

Per noi l'aver svuotato la città dell'area del Sant'Anna ed aver speso 300 milioni di euro per il nuovo ospedale, senza considerare quanto ulteriormente spenderemo in futuro per la sua gestione, non è affatto un dato positivo.

Nel merito poi del sistema sanitario locale abbiamo sempre espresso critiche e perplessità, che si stanno assommando a quelle di molti altri soggetti che timidamente cominciano a dissentire da una omologata e scontata difesa ad oltranza, per “partito preso” (mai come in questo caso in senso letterale).

La nostra posizione l'abbiamo già sinteticamente espressa nel nostro programma elettorale (www.facebook.com/pages/Vittorio-Anselmi/299025713584175) ma l'occasione dell'uscita pubblica di Anao-Assomed e della nostra partecipazione agli Stati Generali della Sanità ci dà l'occasione di puntualizzare alcuni aspetti che riteniamo vadano sottolineati.

Durante gli incontri organizzati dall'Ordine dei Medici i direttori generali Rinaldi e Saltari oltre al rettore Nappi sono sembrati infastiditi da alcune critiche che riguardavano le modalità di svolgimento dei percorsi istituzionali utilizzati per condividere scelte organizzative riguardanti il riassetto della sanità locale.
A fatica il Presidente Di Lascio ha provato a spiegare, criticandoli velatamente in tal senso, che forse il problema era di comunicazione.
Noi in ogni caso non siamo del tutto rassicurati dalla “perentoria” affermazione del rettore che si è mostrato irritato da certe illazioni sulla chiusura di Medicina.
La partecipazione di Ferrara ad un sistema che oggi si definisce di “Area Vasta”, come ci viene confermata anche dalla fosche previsioni dell'Anao-Assomed, ci fa ricordare passate esperienze che si sono concluse con scelte di razionalizzazione e di tagli sempre a favore di Bologna e contro i nostri interessi, e comunque con il moltiplicarsi delle confusioni di ruoli e competenze.
Poiché la sanità regionale ha da tempo imboccato una strada che vede non nel merito ma nei numeri la propria bussola, ed in una situazione come questa di difficoltà economiche, siamo preoccupati che se si dovranno fare razionalizzazioni nell'area vasta, certamente andranno a beneficio di Bologna, non certo di Ferrara o Imola.
Del resto è esattamente ciò che è accaduto col sistema ospedaliero provinciale: si sono chiuse le strutture più periferiche a favore di quelle logisticamente più baricentriche.
Si è ragionato col compasso e non con il metro della valutazione della qualità dei servizi.

Anche Tagliani ha parlato di area vasta, quasi che ciò di per sé si dimostri una garanzia, ma ciò che ci sta dentro non è ancora dato tutto sapere, e noi crediamo che i cittadini debbano sapere prima, e non a loro spese, come la politica regionale intende modificare (ancora una volta) l'assetto del servizio sanitario locale.

Persino il Presidente Di Lascio ha dovuto richiamare i direttori generali a riflettere sui rapporti non certo amichevoli tra cittadini e istituzioni sanitarie che in Provincia non è certo rosea.
Qualcosa non ha funzionato e non funziona.
Purtroppo le risposte e l'atteggiamento in merito dei due direttori sono sembrate arroganti e infastidite. Non un buon segnale per chi dovrebbe fare dell'ascolto un dogma ed un mestiere, soprattutto dopo la denuncia di molti medici che nelle Aziende di Area Vasta (vedi l'Azienda Unica della Romagna) hanno riscontrato poca razionalizzazione e molta “confusione normativa e marcata difficoltà gestionale”.

Che si tratti anche di difficoltà di comunicazione, lo abbiamo riscontrato durante l'incontro con le associazioni di volontariato e coloro che si occupano del settore socio-sanitario.
Fatta la tara alle prevedibili autocelebrazioni è emerso un quadro, a mio parere di comune cittadino, abbastanza desolante: lo scenario che si prospetta è di un numero elevato di gruppi, associazioni, cooperative sociali ecc. le quali tutte svolgono in modo spesso straordinario e meritorio una attività di sostegno alle fasce più deboli di popolazione, senza un vero dialogo reciproco e con le istituzioni, e di conseguenza senza una attività di programmazione e di razionalizzazione degli sforzi e dei compiti.
Ciò che preoccupa è l'isolamento, talvolta esibito con orgoglio, in cui talune associazioni operano, quasi a caratterizzarsi come singole realtà autonome, salvo lamentarsi del poco sostegno che ricevono, senza curarsi del fatto che l'assistenza dovrebbe alla fine risultare efficace sul territorio, per tutti.
L'altro elemento di preoccupazione è la mancanza di coerenza e di collegamento con le strutture istituzionali, sia sul versante dei servizi, che quello della collaborazione organizzativa e gestionale. Per noi cittadini è preoccupante che queste organizzazioni assistano popolazioni e cittadini di cui non si conosce spesso le complete generalità, la situazione clinica, le malattie di cui sono spesso portatori e così via: ma soprattutto non possiamo accettare che non vi sia una rete organizzata ed efficiente di controllo e monitoraggio dei servizi erogati, così da attuare una più capillare ed efficace distribuzione delle risorse che le associazioni riescono con mille difficoltà a reperire per i propri assistiti.

La frammentazione eccessiva delle strutture, dei servizi, dei punti di ascolto ecc. se da un lato assomiglia ad una “rete” di sostegno, come un po' ingenuamente ed eufemisticamente si è cercato di descriverla, in realtà si configura come una confusa e poco affidabile struttura di accoglienza tutta privata e autogestita.
Perché allora non provvedere, visto che il Decreto Balduzzi del 2012 lo prevede (Istituto nazionale migrazioni e povertà), a creare un centro di coordinamento degno di questo nome, nel quale far confluire almeno alcune prestazioni oggi diffuse, soprattutto quelle mediche e ambulatoriali, di monitoraggio e di controllo? Il luogo ideale sarebbe proprio la costituenda Casa della salute.

La questione della comunicazione tra aziende sanitarie e cittadino non è nuova, e viene sottolineata con forza anche dai Comitati Consultivi Misti dell'AUSL Ferrara. All'incontro dell'Ordine dei Medici la Presidente del Coordinamento CCM, Luana Vecchi, non certo riconducibile per simpatie politiche all'area di centrodestra, è stata particolarmente dura e schietta nel rimproverare ciò che ancora non va nel sistema sanitario locale.
In particolare condividiamo della sua analisi la considerazione che non vi sia effettiva partecipazione e discussione sui nuovi modelli organizzativi della sanità ferrarese, dai “diversi livelli di cura dei presidi ospedalieri alle case della Salute”, ed il cittadino è “confuso” e cresce la sfiducia o addirittura la rivolta come a Comacchio.

Alcuni aspetti debbono infine essere sottolineati, perchè creano una evidente sfiducia e disaffezione nei cittadini: la questione dei lunghi tempi di attesa non solo per le attività di specialistica ambulatoriale e diagnostica, ma anche per gli interventi chirurgici: nonostante il numero di sale operatorie disponibili a Cona non tutte funzionano a regime completo.

Lo stesso CUP unico non sembra ancora decollare ed entrare a regime, aggravato in ciò dal fatto che i lunghi tempi di attesa provocano la rinuncia dei pazienti ad eseguire gli esami prenotati senza darne comunicazione, amplificando quindi disservizi e disagi.

In conclusione ci sembra che il quadro complessivo sia tutt'altro che confortante e tranquillizzante. Nonostante i direttori generali, il Rettore e soprattutto il Sindaco si prodighino a difendere una creatura che stenta a camminare su gambe solide, la sensazione che i cittadini avvertono è di una crescente confusione organizzativa e carenza di indirizzi decisionali.
Forse non è colpa dei direttori generali, ma se allora la colpa è della politica, bisogna che i cittadini ne sappiano tirare le conseguenze.




Ultima modifica: 14-08-2014
REDAZIONE: Gruppo Consiliare Forza Italia
EMAIL: gruppo-fi@comune.fe.it